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lallah
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Inserito - 25/06/2004 :  02:48:52  Mostra Profilo  Visita la Homepage di lallah Invia un Messaggio Privato a lallah
Tra le palpebre chiuse si insinua, silenzioso, caldo, penetrante…quel fastidioso, sottile raggio di sole. Non hai abbassato bene l’avvolgibile ed adesso, impertinente, viene a svegliarti. Si, meglio alzarsi. Ormai il sonno è perduto. Fa caldo, una doccia e via di corsa in strada.
Una ragazza, con le mani nelle tasche della tuta, porta a spasso il suo cane: ha un walkman ed ascolta canticchiando la sua musica mentre il cane le saltella intorno.
Poco più in là, una bambina sfreccia con la sua bici fiammante, tutta rossa e brillante, mentre mille treccine si sollevano dietro di lei, come la coda multicolore di una cometa.
Ecco il tuo autobus, Sali su. È affollato. Un signore magro magro con la giacca blu guarda fuori dal finestrino, tormentando con il polpastrello del pollice destro l’angolo del biglietto obliterato: guarda fuori, ma il suo sguardo è appannato da un velo di ricordi…sembra quasi di poterli scorgere dietro le iridi azzurre. Accanto a lui, poggiata sul fondo dell’autobus, una cartella portadocumenti di pelle marrone. Se la aprissimo, potremmo trovarvi dei fogli, una penna, qualche floppy e un panino al prosciutto, che sua moglie gli ha preparato come ogni mattina.
Per terra c’è una stagnola accartocciata, calpestata da scarpe indifferenti, che qualcuno ha fatto cadere dopo aver scartato la sua gomma. Vorresti sederti, fa caldo in piedi schiacciata tra sconosciuti indifferentemente appoggiati al tuo corpo e a quello di altri; guardi speranzosa, vedi un posto laggiù… è vuoto, potresti occuparlo. Non lo fai, non ti va di raggiungerlo per cederlo poco dopo a qualcun altro.
Un signore anziano. Un po’ curvo, con i capelli bianchi, lunghi, leggermente tinti di violetto. Lo guardi, ti sorride. Un ventaglio di rughe gli si allarga agli angoli degli occhi e due linee profonde solcano le sue guance lisce, appena rasate. Profuma di colonia, ti ricorda tuo nonno.
Un bambino piange, accaldato e stanco di sentirsi guardato da occhi estranei mentre la sua mamma, afferrata con una mano alla maniglia, lotta per tenersi in piedi tenendolo saldamente in braccio.
Ecco la tua fermata: scendi dall’autobus, entri in ufficio. Sta proprio di fronte. Appena oltrepassata la soglia, la calma ti attira nel suo vortice silenzioso, cui fa da sottofondo il ronzio leggero dell’aria condizionata. Un caffè? Si grazie, ci voleva proprio signorina.

Laura

   
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