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 L'ipnosi
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Gabriella Cuscinà
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Italy
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Inserito - 17/09/2004 :  09:58:00  Mostra Profilo  Visita la Homepage di Gabriella Cuscinà Invia un Messaggio Privato a Gabriella Cuscinà
L’ipnosi
Mentre stava visitando un museo, Enrico era stato colpito dal ritratto di una nobildonna del Cinquecento. Era l’immagine di una dama dai capelli scuri e raccolti attorno alla nuca. Gli occhi erano severi e dolci al contempo. Le labbra carnose avevano un atteggiamento superbo. Nell’insieme, quel volto risultava assai affascinante. Gli era sembrato di conoscerlo da sempre, di avere già visto quella donna in un lontano passato. Ma poi aveva riflettuto che era un fenomeno frequente a molti
e non ci aveva più pensato.
Poi nella casa di sua sorella Sara, rivide quel ritratto. I suoi occhi si posarono su un quadro con un’antica cornice dorata e guardò la donna che vi era raffigurata. Lo stesso ritratto e la stessa donna. Di nuovo gli tornò l’impressione di averla conosciuta, di averla già vista.
“Sara, ma di chi è quel dipinto? L’ho ammirato in un museo.”
“Lo ha eseguito un pittore fiorentino del Cinquecento. Rappresenta la sua amata. Naturalmente questa è solo una copia.”
“Sai, anche la prima volta che lo vidi, ebbi l’impressione di aver gia conosciuto quella donna.”
“Ah sì? Pure io a volte ho la stessa sensazione quando osservo un quadro. Pensa che una volta mi feci ipnotizzare da un mio amico per questo motivo.”
“Cosa? E perché?”
“Perché il fenomeno si era presentato spesso e allora, poiché un mio amico psichiatra fa l’ipnotizzatore, mi sottoposi a una sua seduta.”
“Ma brava Sara! Adesso non dirmi però che sei vissuta in un un’altra epoca perché tanto non ci crederei. Guarda che io nego la possibilità di essere in balia della volontà di un’altra persona. ”
“Non importa che tu ci creda o no, ma durante la seduta parlai con voce diversa e raccontai di una monaca di cui sapevo tutto.”
“Ma va! Ma che monaca! Tutt’al più potevi essere Giovanna d’Arco ah ah ah ah.”
“Ridi, ridi, ma io credo che il Purgatorio possa consistere nelle continue reincarnazioni. Sono credente e anche la religione cattolica parla di redenzione attraverso la purificazione delle anime. E se questa purificazione si ricevesse attraverso il tornare a vivere?”
“Non è possibile. Io penso a mio figlio e non vorrei mai che si trasformasse e diventasse un altro essere umano. E’ mio figlio e tale sempre dovrà restare. Anche dopo la mia e la sua morte. La dignità dell’uomo consiste proprio in questo: nell’essere unico e irripetibile.
Come l’attimo fuggente che mai tornerà, così pure l’uomo mai si ripeterà.”
“Ma Dio Creatore può tutto Enrico! Avrà potuto anche assegnarci una purificazione che consista nella reincarnazione.”
“Se io m’indigno al pensiero che mio figlio si trasformi e diventi il figlio di un altro, come può il Padre Eterno permettere che i suoi figli cambino, che vivano vite diverse diventando persone appartenenti a epoche, paesi e condizioni completamente diversi?”
“Allora perché non ti fai ipnotizzare? Guarda che il mio amico ormai è in pensione, ma all’occorrenza esercita sempre.”
Enrico guardò la sorella per un attimo perplesso. Poi si grattò il mento e la testa. Abbassò lo sguardo e soggiunse: “Va bene, ci sto. Mi faccio ipnotizzare. Telefona al tuo amico.”
“Bada che l’ipnosi modifica le tue funzioni di veglia e determina l’insorgenza di una condizione molto simile al sonnambulismo. Potresti avere rigidità muscolare, allucinazioni, ma si cerca in genere di farti esercitare in particolare le facoltà mnemoniche.”
“Sono pronto a tutto. Se prendo una decisione, non mi lascio intimorire da nulla.” Enrico pareva davvero deciso ad affrontare questa nuova esperienza.
“Bene, telefonerò al mio amico e vedremo quando poterti sottoporre a una seduta.”
L’amico di Sara era il dottor Paolo T….., un anziano medico in pensione che aveva esercitato come neurologo e psichiatra. Aveva inoltre il brevetto per esercitare l’ipnosi a scopi terapeutici e diagnostici. Nella sua lunga vita travagliata, aveva avuto molte amanti ma mai una moglie. Era stato amico del defunto marito di Sara e in seguito, era divenuto amico di famiglia. In realtà era sempre stato innamorato di lei, ma non glielo aveva mai confidato per non rovinare il magnifico rapporto d’amicizia e perché troppo rispettava i suoi antichi e sani principi di correttezza e onestà coniugale. Quindi il loro rapporto, col tempo, si era rinsaldato e il dottore era divenuto suo confidente oltre che medico curante. Per ogni minima cosa, Sara gli telefonava. Seguiva la dieta alimentare che lui le consigliava, prendeva i farmaci che lui aveva prescritto.
“Pronto, ciao Paolo, come va? Sai, c’è qui mio fratello e vorrebbe sottoporsi a una tua seduta di ipnosi. E’ possibile?” Così aveva esordito Sara chiamando il medico.
Risposta: “Perché? Vi è un motivo terapeutico?”
“No no. E’ solo una ragione puramente accademica e che a che fare con la curiosità.”
“Non credo che la curiosità possa riguardare una seduta di ipnosi.”
“Paolo, mio fratello non crede nell’efficacia della terapia ipnotica e nella possibilità di essere veramente in balia della volontà di un’altra persona.”
Il medico era rimasto un attimo in silenzio, poi:
“Il discorso è lungo, Sara, va bene venite a trovarmi domani a casa.”
Il mattino del giorno seguente Enrico era con la sorella a casa del dottore.
“Lei dunque è il famoso fratello,” disse quest’ultimo a presentazioni avvenute.
“Sono il fratello, ma non sono famoso,” aggiunse lui con il consueto tono faceto.
“Dico famoso, perché non sa quante volte Sara mi ha parlato di lei, delle sue capacità imprenditoriali e dell’affetto che vi lega.”
“Già, immagino quello che può averle detto.”
“E perché scusi, non crede nell’ipnosi. Ho curato parecchia gente grazie a questa metodologia.”
“Mi hanno detto che nello stato ipnotico si possono verificare fenomeni di vario genere, quali paralisi, modificazioni del ritmo cardiaco, eccetera. Ora io credo che non bisognerebbe sottoporre i pazienti a tali cose.”
“Non tutti i medici psichiatri hanno il brevetto per ipnotizzare. Quelli che lo abbiamo, sappiamo chi poter ipnotizzare senza rischi e chi no.”
“Io, per esempio, correrei rischi secondo lei? Sa, mi piacerebbe sapere il perché ho l’impressione di avere già visto una donna rappresentata in un quadro del Cinquecento da un pittore fiorentino.”
“Perché forse è già vissuto in quell’epoca e l’ha conosciuta. Lei, per quanto ho capito, anche dai racconti di Sara, dovrebbe essere un soggetto senza rischi, senza catalessia ipnotica che sarebbe la rigidità muscolare, e senza neppure disturbi neurovegetativi che sarebbero poi quelli cui lei stesso accennava. Ha mai sofferto di niente nella sua vita?”
“No, grazie a Dio mai niente di grave. Bene, allora voglio essere ipnotizzato. Perché altrimenti non mi convincerò che un’altra persona possa imporre la sua volontà alla mia, sia pure per scopi terapeutici.”
“Badi che lei dovrà essere del tutto consenziente a che io imponga la mia volontà alla sua.”
“Sì per forza. Capisco. Sarò del tutto consenziente.”
Il dottore lo fece accomodare da solo nel suo studio, lo face stendere su un lettino e chiese se poteva dargli del tu, per entrare in maggior contatto e confidenza con lui.
“Allora Enrico, adesso rilassati e respira profondamente. Ecco così, ancora, respira. Ancora e rilassati di più, non pensare a niente.”
Il paziente appariva del tutto rilassato e tranquillo.
“Bravo, continua a respirare lentamente. Dovresti già sentirti insonnolito. Abbandonati a questa sensazione, rilassati completamente.”
Enrico aveva chiuso gli occhi.
“Le palpebre sono pesanti e sta arrivando il sonno. Non puoi rimanere sveglio e le palpebre sono sempre più pesanti. Il tuo corpo è abbandonato e tu dormi. Sai che devi dormire. Non pensare a nulla e dormi. Dormi a lungo e profondamente. Ecco. Abbandonati completamente. Stai dormendo.”
Infatti Enrico dormiva e appariva sereno e rilassato. Le labbra erano distese, il respiro regolare e il colorito naturale.
Lo psichiatra continuò: “Ora tu andrai lontano nel tempo, molto, molto indietro. Ma non devi avere paura. Sono solo memorie e non devono preoccuparti. Puoi dirmi chi eri nel passato? Se c’eri e se vedi qualcosa, dimmelo, ma con calma. Adagio.”
Aveva acceso un registratore e aspettava.
Il paziente si era irrigidito e si stava muovendo sul lettino. Aveva stretto a pugno le mani e poi le aveva distese. Le aveva allacciate insieme e poi le aveva sciolte.
“Dove sei Enrico, puoi dirmi cosa vedi?”
La voce che rispose era diversa. Parlava con una strana cadenza ed era di tono basso e profondo.
“Vivo nella mia casa a Firenze e faccio il pittore. Amo una donna che è già andata sposa a un nobile per volere del padre.”
“Che anno è? Puoi saperlo?”
Una lunga pausa. Poi la voce aveva ripreso: “Credo siamo nel 1550. Io l’amo da sempre, e anche lei mi ama da quando era giovinetta.”
“Bene Enrico, vai avanti con calma. Non affaticare la memoria. Rimani rilassato e dimmi cosa vedi.”
“Lei è bella, altera. Il suo sguardo è fiero, ma io so che soffre perché ama e ha amato solo me.”
“Non soffrire anche tu, sono solo memorie. Ricorda lentamente.”
“Non ha mai amato suo marito e sposandolo, ha obbedito al padre, per mezzo del quale la conobbi, quando mi affidò l’incarico d’eseguire il ritratto della giovane figlia. Ci innamorammo perdutamente, ma senza speranza.”
“Continua con calma.” Il dottore stava registrando tutto.
“Ci amammo anche dopo il suo matrimonio, ma non potevamo più vederci. Lo facevamo di nascosto e i nostri incontri erano segreti. Però un giorno il suo sposo ci scoprì e minacciò di uccidermi.”
Enrico si muoveva sul lettino come fosse in ansia. Ogni tanto agitava le braccia e le mani come a difendersi da qualcuno o qualcosa.”
“Cosa vedi? Se ti fa male, non ricordare più.”
Lui invece continuò: “Il marito disse che me l’avrebbe fatta pagare, che sarei morto, che dovevo morire!”
“Non ricordare se non vuoi. Rilassati Enrico.”
“Purtroppo a morire fu la mia amata, il mio bene! Il mio amore! Sapeva che se fosse morta, ogni pericolo per me sarebbe svanito. Così si uccise, si tolse la vita in una triste mattina d’inverno. Morì! E la mia vita finì con lei. Finì con lei!”
Adesso Enrico aveva degli spasimi in tutto il corpo e agitava nervosamente le mani.
“Basta Enrico, non ricordare più. Conterò fino a cinque e poi ti sveglierai. Uno…due….tre…..”
“Non contare dottore tanto sono sempre stato sveglio. Ah ah ah ah.
Ho fatto solo finta e ho inventato tutto. Ah ah ah ah che ridere! Ci sei cascato in pieno!”
Paolo era frastornato e lo guardava attonito, con la bocca aperta.
Appariva offeso e deluso. Aveva abbassato gli occhi e non parlava.
“Mi spiace dottore, ho voluto solo scherzare e provare a me stesso che non saresti riuscito a ipnotizzarmi. Infatti non ci sei riuscito. Io eseguivo ciò che dicevi, ero rilassato, ma non mi addormentavo. Scusami, forse ho esagerato.”
“Più che esagerare ti sei preso gioco della medicina, perché l’ipnosi è una pratica medica. Ti sei fatto beffa di me che mi sono mostrato disponibile nei tuoi confronti. Lo diremo a tua sorella.”
Il dottore continuava a essere urtato e aveva un’espressione molto severa.
“No, ti prego non dirle che ti sei offeso. Dille dello scherzo, ma non farle capire altro. Ti chiedo scusa dottore. Ho abusato del tuo tempo e della tua bontà.”
“Va bene. Faremo come tu dici. Ma cerca in futuro di avere più rispetto della scienza medica.”


Gabriella Cuscinà

   
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