Amorina
Senatore
Italy
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Inserito - 27/09/2004 : 01:40:45
La distanza la strada che fagocita asfalto chilometri raddoppiati a prima vista dico piano /mio fratello dorme/ Insofferenza al buio/gli occhi stanchi/ Guido pensando al peggio Dove sto andando questa notte diversa da tutte le notti del mondo scivolando liberamente in quell'autostrada tutta curve Ho flussi di coscienza improvvisamente spaccati coscienza cangiante e ondeggiante Il sole esce di casa /finalmente/ e si accende la lampadina lungo la spina dorsale dove risiede la mia anima Nel silenzio dell'alba, rotta dal rumore di macchine da caffè la benzina ha un odore magnifico Tutto quello che appartiene alla tua terra alla tua casa ai colori della natura ha un sapore di fichi dolci come quelli che tua madre ama raccogliere Ora mi abbraccii sotto un sole implacabile mi abbracci e stiamo così sotto lo sguardo imbarazzato della gente sguardo che diventa un sorriso Ci siamo ritrovati voglio dirtelo stringendoti le mani abbracciandoti con gli occhi stanchi sulla panchina avvolta dalla gente che non sa quale piccolo miracolo sta accadendo in quel mercato tra quelle bancarelle di zucchero filato Il dolore sordo non mi lascia,però, sono troppo emotiva.Ti ho chiesto tanto, troppo di corsa, troppo tutto. C'è qualcosa di comico in questo ,e anche di tragico. Il ronzio inarticolato che ho, incessante, nelle orecchie e nell'anima, voglio ridurlo a parole. Troppe parole dici tu, stringi stringi E come si fa a stringere una montagna di valori ritrovati, dimenticati da tempo, il tempo dell'immagine a tutti i costi, di sensi, di sensualità mai avuta sino in fondo. Vivendo di corsa, con tutte le maschere nella borsa sempre più capiente Ore. Tu non vuoi correre, ma vuoi che stringa. Tu hai i tempi dilatati e vuoi che segua ,strisciando ,la scia come bava di lumaca. Ho una teoria ,che ti espongo, infilando guanti spessi alle mani. Non la vuoi ascoltare ma sei attento,non la vuoi capire ma ci pensi. Paradosso. Passiamo i giorni a rodarci, mi sento un mezzo, un elastico,occorre pazienza. Mi sono inginocchiata in quel Santuario, ho pregato per le mie figlie. Mi sono genuflessa anche per te, che stavi provando, che stai provando. Ho guidato tutta la notte, dopo due giorni nei quali non ho toccato il letto, sono arrivata dove volevo, ho portato cio che ho da offrirti, poco o molto che sia. Sto ripartendo con un fardello in meno, con una sorella in più, tua madre, con l'immagine di tuo fratello che s'immagona e sparisce, mangiando fichi dolci, mentre tu mi guardi azzurrissimo e mi dici ti amo con l'alfabeto muto.
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