Fine agosto. Ero al mio deposito per dare una mano al mio staff ridotto per le ferie, li ho aiutati a preparare degli ordini e all'improvviso un grido straziante, mi ero punto un dito con la sola graffetta esistente nel raggio di mille metri quadri, è uscita una goccia di sangue che è caduta sulla confezione di un prodotto, una scena da film horror e la mia segretaria è corsa a salvare il prodotto lasciandomi con la mia ferita, insomma con il puntino che era stato punto dalla graffetta ma vi potete immaginare che leggende ne verranno fuori dalla mia penna. Salvato il prodotto la mia segretaria ha preso un enorme bottiglione di alcool e una sporta di bende e mi si è avvicinata e quando le ho chiesto che intenzioni avesse, mi ha risposto che se io consideravo quell'invisibile puntura una ferita da mito, allora lei mi avrebbe versato addosso tutto il contenuto del bottiglione e mi avrebbe avvolto nelle bende come una mummia. Io ammiro sempre la razionalità delle donne.
Uscito vivo dal deposito mi sono fermato in centro al negozio di Timberland, non so perché, ho messo a tacere i segnali di allarme che mi lanciava la mia psiche e ho comprato una polo e mentre lo facevo sentivo che presto l'angoscia da cui avevo sempre sperato di stare lontano mi aveva catturato e adesso sto guardando quella polo sul divano e poi la metterò nell'armadio sapendo che non la indosserò mai, come tutte quelle che ho nell'armadio.
Vi rivelo il mio problema psicoanalitico, io non ho mai capito se le polo vanno messe con la parte finale dentro i pantaloni oppure lasciate libere fuori. E' per questo dilemma che non so risolvere che non metto mai le polo.
Roberto Mahlab