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 Il principe d'Egitto - riflessioni
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Roberto Mahlab
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Inserito - 21/04/2003 :  13:55:45  Mostra Profilo  Replica con Citazione Invia un Messaggio Privato a Roberto Mahlab
Nel 1998 usci' nelle sale cinematografiche "Il principe d'Egitto", lungometraggio di animazione della Dreamworks, la societa' dei mitici Steven Spielberg, Katzenberg e Geffen.
La trama narrava l'uscita del popolo ebraico guidato da Mose' dall'Egitto e aveva il pregio di soffermarsi sugli animi dei protagonisti.

Ogni anno nella celebrazione della Pasqua ebraica, le famiglie si riuniscono per festeggiare con una cena particolare in cui ogni cibo ha un siginificato storico, in ricordo di determinati episodi del racconto della Bibbia sull'uscita dall'Egitto e l'inizio del viaggio verso Israele. L'obbiettivo della serata e' proprio porre e porsi delle domande, ad esempio io ci rimango sempre male quando si ricordano le dieci piaghe e soprattutto l'ultima, quella della morte dei primogeniti egizi. Certo e' un racconto e forse molto di cio' che ci viene riportato non ha esattamente il significato che oggi ci pare di comprendere, forse il racconto delle dieci piaghe si deve riportare a fatti storici che sono avvenuti in quelle terre in quei giorni, forse e' solo un modo poetico per raccontare vicende umane, inframmezzate da carestie, epidemie, rivolte e movimenti di popoli.

La scorsa settimana, dopo la celebrazione della cena di Pasqua, e' stato bello rivedere il film "Il principe d'Egitto" assieme a mia sorella e ai nipotini e chiacchierare delle vicende rappresentate, ad esempio perche' il Signore non ha dato a Mose' la facolta' di imporsi al faraone senza scatenare la distruzione. Ricordo che qualche tempo fa ero in viaggio di lavoro con mio cognato che e' abbastanza osservante dei riti e finalmente gli ho posto la questione, prendendo spunto dal film, dicendogli che e' imbarazzante dover pensare di essere scampati grazie ai disastri che si sono abbattuti sugli altri. Davanti a squisiti piatti di pesce a Santa Margherita, siamo arrivati alle seguenti conclusioni, basate su profondi studi dell'orata al cartoccio e considerazioni della nostra tradizione:
- Il Signore ha creato il mondo, ma non ne ha mai stabilito il corso, esiste cioe' il libero arbitrio per ognuno di noi, di comportarci bene o di comportarci male
- se cosi' non fosse non si spiegherebbe la storia del mondo, cioe' il Signore dovrebbe intervenire ogni volta che un essere umano si comporta in modo inumano facendo soffrire un altra persona, ma allora perche' e' successo e succede di tutto?
- ma se il Signore intervenisse ogni volta, l'uomo non esisterebbe piu', tutto sarebbe prefissato e la vita non avrebbe significato efffettivo, pensate se il Signore ci programmasse ogni secondo della nostra vita, saremmo vivi?
- trasportando questi discorsi sulla domanda del perche' il Signore non ha dato a Mose' i poteri di convincere il faraone senza piaghe, la risposta potrebbe essere che Egli ha lasciato il libero arbitrio agli uomini di comportarsi come la loro mente o il loro cuore decideva e il faraone ha deciso di chiudere il suo cuore, come tutti i tiranni della Storia, altrimenti che tiranno sarebbe stato?

Il regista del film e' ebreo e la scena piu' sentita e' stata quando Mose' si e' accasciato affranto su una colonna dopo la tragedia della morte del figlio del suo fratellastro Ramses, la domanda che e' necessario porsi quando si celebra la Pasqua e' se dobbiamo gioire quando la tragedia si abbatte anche su chi ci perseguita e la risposta umana che da' la nostra tradizione e' no, tanto e' vero che il giorno prima della Pasqua ebraica, i primogeniti che osservano la tradizione, digiunano in segno di tristezza per la morte dei primogeniti degli Egizi.

Una nota al film che i miei famigliari hanno rilevato e' che non e' stato ricordato esattamente cio' che si tramanda, il mar Rosso non si apri' di fronte al popolo ebraico in fuga, ma solo dopo che uno dei fuggitivi si getto' in acqua, solo dopo cioe' che il Signore ebbe la prova che credevano in Lui, se nessuno avesse avuto la fede di gettarsi in acqua, credendo che ci sarebbe stato un miracolo, il miracolo non ci sarebbe stato.

Le dieci piaghe sono intepretate come il castigo del Signore, ma dopo, solo dopo che l'uomo ha scelto di comportarsi in un determinato modo.

Quanto questo sia un concetto che ritiene il Signore uguale agli uomini e quanto questo sia discutibile, e' stato ripreso nel film Train de Vie, quando il protagonista considerato il "matto" dice che e' stato l'uomo a creare il Signore nella forma e nelle azioni che un uomo puo' comprendere, un concetto un po' arrischiato verso il Creatore di un universo di cui sappiamo solo che, se ne accettiamo l'esistenza, nulla e' impossibile, solo che non lo capiamo e non lo conosciamo.
La figura del "matto" del film Train de Vie mi ha commosso moltissimo, tutto cio' che nel corso della vicenda ha fatto per salvare la sua gente dalla deportazione da parte dei nazisti, tutto cio' che ha suggerito, l'incredibile suo piano per rovesciare la Storia del mondo, era stato in fondo congegnato per salvare la vita della donna che amava, l'enorme pianeta dei propri sentimenti che nella gioia o nel dolore, e' talmente lontano dalle vicende che accompagnano l'umanita' nel suo piccolo pianeta.

Roberto


   
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