Quando visito i paesi del sud est dell'Asia fatico a non riempire la valigia di articoli in batik, dai pigiami per uomo, ai vestiti per donna da regalare, pantofole, portafogli, sciarpe, un caleidoscopio di sgargianti colori su un tessuto morbidissimo.
Il batik e' un tessuto di cotone disegnato a cera, un'arte nata in Indonesia e poi diffusa e comune in Malesia. All'epoca della colonizzazione, gli olandesi e gli inglesi importarono la tecnica nei loro paesi e nacquero fabbriche che esportarono a loro volta abiti e tessuti nei paesi dell'Africa nera. La decolonizzazione vide gli abiti di batik presi a simbolo della raggiunta indipendenza, soprattutto in Nigeria e Ghana, nazioni in cui vennero indossati con orgoglio dai nuovi popoli liberi.Il batik rappresenta dunque uno straordinario viaggio tra le culture piu' diverse di tre continenti e straordinario e' l'utilizzo moderno che ne fa l'artista anglo-nigeriano Yinka Shonibare.
La mostra delle sue opere e' stata organizzata dall'Israel Museum di Gerusalemme e non e' un caso, secondo le parole stesse dei curatori, che un paese come Israele, luogo di incontro di cento culture e tutti i colori della pelle, abbia dedicato sforzi per far conoscere nel mondo l'opera di un uomo che ha saputo unificare le diverse tradizioni, europea ed africana, in cui e' stato educato.
Le opere di Yinka Shonibare sono in questi giorni e fino al 14 settembre esposte al Padiglione di Arte Contemporanea a Milano.
Siamo abituati ad opere di artisti occidentali che ci narrano usi e costumi di altri popoli, la novita' proposta da Yinka Shonibare e' una visione degli usi e costumi occidentali visti dall'ottica dell'arte caratteristica di altri popoli.
E' una novita' che avevo riscontrato in un film del regista del Mali Oumar Sissoko, "La genesi", che vidi un paio d'anni fa, una rievocazione delle vicende bibliche riportate nei luoghi dove presumibilmente ebbero luogo. Una pellicola che ebbe un grande successo in tutto il mondo e che anticipo' l'ingresso del cinema africano nelle sale dei paesi dell'occidente. Alla fine della proiezione ci fu un dibattito e ricordo che uno spettatore chiese al regista come mai aveva scelto di rappresentare vicende che, per quanto gli era stato sempre insegnato, erano fino ad allora patrimonio della cultura occidentale, religiosa ed artistica. Fu fantastica l'espressione di perplessita' del regista e ancora piu' bella la sua risposta, tra lo stupefatto e l'ovvio, spiego' a chi aveva posto la domanda che la creazione del mondo fu un fatto che aveva coinvolto l'intero genere umano e non solo gli occidentali e che era piu' probabile che fossero corrette l'ambientazione e il colore della pelle descritti nel suo film piuttosto che altre descrizioni in voga in occidente.
Double Dutch
Il discorso di smantellamento dell'eurocentrismo sostituito dalla doppia cultura (Double Dress) l'ho ritrovato nelle opere dell'artista anglo-nigeriano, fin dalla prima, intitolata "Double Dutch", in cui una parete e' ricoperta di rettangoli di batik splendidamente colorati che rappresentano il mescolarsi delle culture di tanti popoli diversi.
E' un motivo che l'artista ripropone in "L'altalena", un corpo rivestito di abiti in batik e senza testa, senza colore della pelle ben definito quindi, una riproduzione del famoso quadro del pittore francese Fragonard.
The Swing (L'altalena)
E tanti altri motivi della cultura europea vengono riscoperti, dai manichini che raffigurano le sorelle Bronte, in memoria della difficile diversita' che nello stesso vecchio continente costrinse le famose scrittrici, perche' donne, a pubblicare i loro romanzi sotto pseudonimi maschili, a diversi personaggi famosi nell'epoca vittoriana, raffigurati in splendidi abiti di batik e sempre senza testa.
Emily Bronte
Interessantissima anche l'opera fotografica su quadri, Yinka Shonibure stesso si autoraffigura in serie tratte dal "diario di un dandy vittoriano" e dal "ritratto di Dorian Gray" di Oscar Wilde, anche qui l'ironia e' splendidamente descritta da una sequenza che mostra il viso delll'artista africano al posto del dandy di pelle bianca.
Dorian Gray
Particolari sono i manichini che raffigurano gli "Alieni, mamma, papa' e i bambini", la costante degli abiti di batik e la poesia di una scena futuristica, perche' il futuro, lo stesso futuro, e' di tutti.
Alien Obsessives, Mum, Dad and the Kids
Una mostra che e' entusiasmante da visitare e che mi sento di raccomandarvi, per il significato culturale grandissimo e per la straordinaria bellezza dell'arte di Yinka Shonibare.
Quando sono uscito dalle sale la sensazione e' stata proprio di avere visto qualche cosa di bello.
Nelle cronache leggiamo che il continente africano e' in condizioni disperate, guerre, dittature, fame e malattie ne stanno decimando la popolazione. Le notizie dal continente non sono frequenti, un'agonia che si svolge lontano dai riflettori, come non fosse mondo.
L'arte offre questa immensa occasione, di fare da palcoscenico, di anticipare quel momento tanto atteso di ingresso di un continente intero a fianco di tutti gli altri, con la dignita' e la curiosita' di popoli che tanto hanno sofferto e tanto hanno da insegnare.
Uno dei sogni nel cassetto del nostro piccolo concerto di sogni e' di essere in grado di trovare le voci dall'Africa, ancora non ci siamo riusciti, questo e' solo un primo piccolo omaggio di cui dobbiamo ringraziare il Padiglione di Arte Moderna di Milano e il Museo d'Israele.
Bob Porter - Concerto News System - Arts and leisure magazine - Concerto di Sogni - @2003