Risalita
Stampato
da : Concerto di Sogni
URL Tema: https://www.concertodisogni.it/mpcom/link.asp?ID ARGOMENTO=10757
Stampato il:
22/12/2024
Tema:
Autore Tema: Cesare Baccheschi
Oggetto:
Risalita Risalita Le cose più strane mi sono sempre accadute in treno, mentre nelle lunghe ore di viaggio osservo chi mi sta intorno; Da queste osservazioni prolungate ho imparato a conoscere gli altri e ad affrontare i miei pregiudizi, sempre così obsoleti e privi di alcun fondamento, riuscendo, in qualche modo, a mettere in rapporto il più intimo me stesso con le proiezioni degli altri, con le loro manifestazioni e a comprendere il mio lato umano, che molte volte, quasi sempre per dire la verità, viene poco considerato e messo in disparte. Questo mi ha permesso di limare le mie verità, di crescere, altrimenti tutto di me sarebbe campato in aria e sarei rimasto disteso in una amaca con la testa fra le nuvole; Ho fatto del male anche a troppa gente con le mie parole sconnesse e con la mia arroganza, cosa che mi ha portato ad essere costantemente accompagnato da un orrendo senso di inadeguatezza, di idiozia, di stupida determinazione che accompagna i matti e i malvagi. Lei che non capiva, era maliziosa, e credo non abbia mai capito,comunque acconsentì, e sinceramente non ho mai saputo perché, però quello che è stato emblematico di quella situazione per il mio futuro, non fu tanto che lei acconsentì,chissà a cosa poi, ma quanto per il fatto che subito dopo che ci prendemmo per mano lei disse: Tutto quel mondo, tutta quella grande gioia che nei miei pensieri, nei miei sogni, era collegata al tenerla per la mano, svanì immediatamente per farmi sentire la realtà nuda e cruda; La sentii come una mano di sconosciuta e quel contatto non aveva più lo alcun senso. Come una grande cometa mi aveva sfiorato quell’eterno, Haimè non ero riuscito a prenderlo e si era allontanato portando via tutto con se. Solamente in questo da bambino sono stato grande; Il resto poi è continuato nell’incapacità dell’esperienza che contraddistingue tutti gli uomini; Io dentro però avevo il ricordo di quella luce. Cesare Baccheschi cesare
Inserito il:
13/02/2005 12:20:26
Messaggio:
Con il tempo mi sono calmato, e i miei stupidi furori hanno lasciato spazio a qualcosa di diverso.
Molte altre volte invece mi lascio scivolare in ricordi rievocati dai tratti somatici di quelle persone che sto osservando, trascinando a bordo della cabina dove sono seduto, fantasie, sensazioni, sentimenti che, in passato, da bambino, ho avuto, e che sono rimaste senza un compimento e che come tanti capi di fili riaffiorano magicamente alla mia memoria e io colgo l’occasione per riannodali con il presente; Questo fa si che il tempo si confonda con quello che ero, e che non sono più, con i dolori presenti, in un grande, caldo brodo, succoso, che io assaporo e che ogni volta profuma di compimento; eh si, Proprio di compimento profuma! perché adesso sono libero, basta il pensiero per completare il gomitolo; La mia esistenza quindi, in questi momenti, diventa una sintesi di passato e presente che mi fa intravedere l’altro capo del cerchio che sto inseguendo da tutta la vita. Questo è un processo sintetico di grandiosa intensità, di una sconvolgente portata; una splendida esplosiva fusione del sentimento della mai storia con il mare che mi avvolge.
Il magma virulento della realtà si copre di simboli, come un prato fiorito di piccoli funghetti che io non faccio altro che raccogliere e mangiare; masticando trovo la chiave dello scrigno dei miei ricordi, e ogni volta torno con un grandioso bottino.
Una delle ultime volte che sono salito in treno mi sono seduto di fronte ad una ragazza, che pur non essendo attraente risvegliava in me strane lontane sensazioni; cominciai a fare finta di leggere, sarebbe stato troppo imbarazzante guardarla direttamente in faccia, e poi non riesco a concentrarmi quando qualcuno aspetta qualcosa da te.
Mentre il mondo girava sotto al mio sedere come una vecchia pellicola mentre io stavo fermo in un punto dello spazio, mi dilungai nell’osservazione dei particolari del suo volto, di quella piccola bocca e del modo in cui si muoveva, non sapeva pronunciare bene le consonanti dure, limandole, e aveva quel piccolo tic di inturgidire le labbra mentre si concentrava, che mi ricordava quando al prato della mia città, in soleggiato pomeriggio, passeggiavo per mano con quella bocca che, ancora ignaro, mi avrebbe lasciato un segno tanto profondo dentro di me; mi ricordo che fin dal primo giorno delle scuole elementari fui attratto da lei per i più svariati motivi, ma anche per il caso che volle che per un anno intero fossimo vicini di banco. Diventammo così amici, e dietro quell’incosciente, pura, dedizione si nascondeva già tutto me stesso, nelle mie ambizioni, nelle mie vergogne, nei miei silenzi carichi di lacrime; fu la prima persona per la quale piansi, di notte, in segreto, nel mio letto.
Non ero affatto capace di difendermi dagli altri che andavano occupando tutte le possibili manifestazioni categoriche presenti nell’immaginario delle persone; C’era chi cercava di diventare il capo della situazione, chi era il buffone, chi il piccolo genio della classe. Erano atteggiamenti comuni, tanto radicati nell’intimo di ognuno, che l’adattare il più possibile la propria immagine a questo stereotipo permetteva di essere capiti, di essere nella maniera più semplice accettati e rispettati. Quello era un modo per tutti di difendersi dalle nuove prove che la vita presentava.
Io invece nella maniera più categorica non riuscivo in questa impresa, tanto è vero che soffrii il confronto con chi, per necessità di copione, era costretto a umiliarmi per sopravvivere. Come nei più mitici film americani su e per adolescenti io guardavo lei che parlava con il biondino ed ero geloso, e sognavo riscatto.
Nelle lunghe ore passate al collegio con i miei compagni di scuola capitò una volta che ci trovassimo da soli dietro alla lavagna, e così timidamente cercai di tirare fuori quello che avevo dentro; Fu una delle cose più strane che mi sia mai capitata; Dire delle cose tanto grandi quanto inesprimibili con le parole di un bambino, con l’ingenuità, l’inesperienza, che forse la resero la volta più pura che mi espressi prima di essere corrotto, prima di crescere.
_” e adesso che cosa facciamo? ”
Non seppi mai cosa rispondergli;
Mi ritrovai così a passeggiare tra i pini del parco nel quale di giugno gli istruttori del collegio pomeridiano ci portavano, e con in mano l’odore della resina e della polvere di terra accanto a lei.
Non sapevo cosa potesse essere un bacio, così passavamo molto tempo assieme senza fare niente, giocavamo con gli altri bimbi, ma con una consapevolezza maggiore, che non eravamo soli.
Pensavo che l’unione di due persone fosse fatta appositamente per fare figli, così le proposi di farne uno. Non ostante tutto questo è uno dei ricordi più dolci che io abbia;
Andammo in una piccola radura tra gli alberi della fortezza, tutta verde con le margherite e là, decidemmo di fare un figlio. Non sapevamo come fare, e allora decidemmo di metterci uno sopra l’altra, ed aspettare che la cicogna facesse il suo avvento. Ovviamente non arrivò mai, ma io chiusi anche gli occhi, perché era così che ci si metteva più sentimento, e quando li riaprii ero come più giovane; i miei ricordi erano pregni del presente, e il presente aveva riacquistato un sapore più viscoso.
Lei , la ragazza che avevo di fronte, mi era oramai familiare, era come se l’avessi conosciuta da sempre, oppure avevo conosciuto un me lontano differente da quello che sono adesso e quindi in quelle fattezze non vedevo che me, non vedevo che il mio passato.
Oltre a odori, sapori, ricordi, sensazioni, l’esterno riporta in vita la dimensione di valori nella quale si era immersi, moltiplicando la personalità, eliminando la coerenza, la rettitudine,che è una pretesa semplicemente razionale, una assurdità immonda; L’uomo non è uno solamente nella sua integrità, ma ci sono migliaia di integrità, di sfaccettature anche opposte all’interno di un’anima che non è possibile fare finta che non esistano, sfaccettature che io assecondo e cerco di liberare da qualsiasi inibizione, e pudore.
Così quella sera riscoprii la purezza dell’amore, che albergò in me quando ero pulito e capace di essere libero dal mio corpo (Questo non significa che io mi rifiuti per quello che sono adesso, ma questa vicenda è importante, perché questa esperienza ha influenzato, ha condannato me stesso a cercare un sogno nella realtà che si dimostra assurdo fin dalle sue premesse), e la vivevo nuovamente adesso. Mi era nuovamente riassunto.
Nel momento in cui il treno stava per arrivare alla stazione della mia città, lei si alzo per andare in bagno, e io cominciai a racimolare le mie cose per scendere.
Speravo che lei tornasse prima della mia fermata, così avrebbe potuto conoscere qualcosa di me, e mi dispiacque quando arrivò il momento di scendere e lei non era ancora tornata nello scompartimento per vedermi andare via.
I motivi erano due, o lei credeva che non sarei sceso ad Arezzo, e quindi si era presa il tempo di andare in bagno, oppure non era minimante interessata a sapere qualcosa di me e quindi se fossi sceso, o se fossi stato risucchiato dal finestrino da una improvvisa tromba d’aria non gli sarebbe cambiato niente; Anzi, se fossi stato risucchiato, si sarebbe anche divertita, e avrebbe avuto di che pensare per tutto il resto del viaggio.
Dispiaciuto scesi dal treno, scesi i miei bagagli, e mi diressi verso l’uscita, se non che nel momento in cui mi voltai un’ultima volta a guardare su avevo lasciato niente sul treno sentii prima un rumore e poi vidi le sue feci cadere tra i binari con il fragore dello sciacquone.
Mi persi nella memoria, e mi ritrovai quando da bambino vidi e mi resi conto che le ragazze che suscitavano in me quei sentimenti tanto anormali per un piccolo bambino, e che io vedevo come delle dee, potessero avere gli stessi problemi che avevo io.
Anche loro, sempre impeccabili a scuola, nel fare i compiti, nell’eseguire i disegni, nel risolvere i problemi di matematica, litigavano con i genitori, venivano sgridate, e addirittura messe in punizione. Per me era inconcepibile.
Non ce la feci più, per un lungo periodo a parlare, con Barbara, perché una volta ad una festa di compleanno lei aveva mangiato troppi pasticcini e aveva avuto dei problemi di diarrea e quindi ogni cinque minuti era costretta ad andare in bagno.
Io ignaro di tutto aprii la stanza del mio sacrificio, e ci trovai lei che faceva strani rumori seduta in quella stanza molto puzzolente.
Come per rimediare tirò lo sciacquone ed io risalii dalle sue interiora in fermentazione, su per lo stomaco, per l’esofago, e ed infine dalla sua bocca che fece un piccolo rumore, come quello di una rana, e nel puzzo di succhi gastrici si sciolsero i miei fili e la mia purezza volò in cielo come una manciata di palloncini.
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