Una vacanza indimenticabile luglio 1971
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Stampato il:
22/12/2024
Tema:
Autore Tema: marcello ravasio
Oggetto:
Una vacanza indimenticabile luglio 1971 Una vacanza indimenticabile luglio 1971 Il motociclo In quagli anni, tutti i miei amici, erano motorizzati su motorette che all’epoca erano alla moda e, distinguevano, per il loro possesso, una determinata zona di appartenenza. Gli amici Dunque, esattamente sono stato bocciato una prima volta in 2° media, pertanto quelli della mia eta’, Gigi e Lele, me li sono ritrovati al Verri nella classe successiva alla mia, Bruno era il figlio del ragioniere del Veri ed era un ragazzone esuberante emiliano-milanese, senza motorino, e percio’ Indicato dal destino, come mio passeggero. Finita la scuola, venni graziato dagli insegnanti della 2° C del Verri perche’, per sfuggire ad una terribile professoressa di chimica, avevo chiesto di passare alla sezione “Ragionieri Programmatori” retta dal magnifico rettore Professor Moro, mi promossero senza batter ciglio, anzi l’unica cosa che sbatterono, fu’ la porta salutandomi con un “addio”. Il campeggio Le ragazze Le amiche della Patrizia erano principalmente le sue vicine di roulotte, Gloria, figlia di una coppia di Torino in odore di “esoterismo” , e Laura che abitava vicino al Verri. La catena degli avvenimenti La compagnia si era allargata e avevo fatto amicizia con un ragazzo che doveva raggiungere la famiglia a Rosignano Solvay, in autostop e, senza pensarci, decisi di accompagnarlo. marcello
Inserito il:
07/07/2006 02:58:43
Messaggio:
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Per il pubblico italiano ci fu una sola occasione per vederli: il 3 luglio 1971, al Palavigorelli di Milano. E si sfiorò la tragedia. Prima, la violenta contestazione a fischi e lattine verso i "canzonettari" del Cantagiro, che aprivano la serata. Poi, durante l'esibizione dei Led Zeppelin, il putiferio: Robert Plant non fa in tempo a completare il primo brano, che la musica si ferma, la polizia spara candelotti lacrimogeni, si alza il fumo. Alla terza canzone, altri lacrimogeni e una carica della polizia, con la gente che, in preda al panico, invade il palco.
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Per ricordare esattamente l’anno, ho dovuto andare in internet e digitare –Led Zeppelin Milano – dove coinvolti in quel casino, ci furono due amici Gigi e Lele, che raggiunsero Milano in autostop da Moneglia, dove eravamo in campeggio, ma andiamo con ordine.
Si andava dal –guazzoni- , al –muiller- , -morini- , -gilera- , - ital jet- etcc.
Io naturalmente, ma senza troppi patemi, ero a piedi, sino a che’ rovistando in cantina, mi sono sempre piaciuti i luoghi bui e misteriosi, ho scovato sepolto dalla polvere e parzialmente arrugginito, il motorino del nonno, del quale andava fierissimo:
motom 51 50,99 di cilindrata con la targa e l’obbligo di assicurazione.
Per darvi un idea, la “motom” era quella fabbrica di motocicli, che oltre a quello descritto sopra, forniva tutti i fruttivendoli d’italia con il famoso motom 3 ruote, in concorrenza spietata con la
famosa ape della Piaggio.
Fu il classico amore a prima vista, rosso, con un rombo potente, nonostante la cilindrata ridotta e, l’immensa possibilita’ potenziale di spostarsi in tutto il mondo, con posto per il 2° passeggero e portapacchi.
Aveva una forma un po’ antiquata, ma dato il mio personaggio di allora, passava per un momento di eccentricita’ motociclistica,eccolo, lo vedete nella foto allegata, non sembra un gran che’, ma cominciavo ad esserne fiero anche io.
Con l’amico Fabrizio, esperto motociclista e meccanico, segammo subito la marmitta, togliendo il silenziatore, ed il rombo passo’ subito ad assomigliare a quello di una Gilera da –cross- e, dopo una sommaria revisione, partimmo subito per una prova, sulla circonvallazione dell’Idroscalo e, durante un sorpasso all’ultimo km/h con un grosso camion, come nel film “Duel”, il camionista vendicativo, abbasso’ il finestrino e con um ghigno, ci scatarro’ addosso.
Superatolo a fatica, imboccammo il violone verso la “punta dell’est”, finendo nelle fauci di una pattiglia dei carabinieri e, dato che avevamo pensato bene di fare il giro di prova senza assicurazione e bollo, ci fecero un verbale di 75metri, con multa adeguata, facendoci ritornare
In via Marciano ad andatura “umiliata”.
La Mamma, non fu contenta di quell’inizio motociclistico e, spremendo il borsellino gia’ sgonfio, mi diede i soldi per pagare la multa e fare la revisione all’ufficio della motorizzazione.
Comunque dopo quell’inizio difficile, il mezzo era pronto per il progetto che ribolliva nella mia mente e in quella dei miei amici di via Marciano:- raid motociclistico Milano- Moneglia, tutto su strade statali e passo della “Scoffera”, con discesona fino a Chiavari e poi finalmente il mare Moneglia.
Nella classe di Gigi e Lele, c’era una ragazzina di nome Patrizia, sorella di una famosa attrice,
che tutti gli anni con la famiglia, andava a Moneglia al camping –la secca-, dove pero’ si annoiava e, quindi propose alle due volpi, di organizzare un’estate insieme.
Detto fatto, comincio’ il progetto, e i due ne parlavano quando ci ritrovavamo tutti nella via , e percio’, non disponendo della tenda per il campeggio, avendone una io abbastanza grande, venni arruolato immediatamente, a patto pero’ di non dover pagare nulla per il campeggio, visto il borsellino della Mamma sempre + sgonfio, giustificando cosi’ la mia partecipazione, come un “leasing”; a quel punto chiesi anche di poter far partecipare il Bruno, mio grande amico.
Il viaggio
Come premio ottenni il permesso di partecipare al viaggio, ma , date le ristrettezze economiche, mi venne assegnata la cifra di 7000 lire, pensando cosi’ di farmi ritornare comunque entro pochi giorni a casa
Ed ecco il gran giorno, 18 giugno sabato , una bella giornata di sole, la moto pronte nel cortile, la tenda sul portapacchi, e gli amici fuori dal portone co i motori rombanti pronti.
Con una cartina economica dell’agip, partiamo alla volta di pavia, proseguiamo verso tortona, e, verso Ronco Scriva, la ruota posteriore del motom, vecchia di 17 anni, cede con una gran pernacchia, e procedendo come un ubriaco all’oktober fest, mi fermo sgonfio nella ruota e nel
morale, proprio di fronte ad un meccanico, che, grande coincidenza, mi cambia la gomma per 7000 lire; perfetto adesso si che posso cominciare la mia vacanza!
Proseguiamo e, a Busalla il bivio per il passo della Scoffera, con il cartello che indica Chiavari,
il cuore che batte all’impazzata e, per l’emozione, sentiamo gia’ il profumo della salsedine nei polmoni.
Arranca il motom sulla saltia sino al passo, ma poi liberatoria arriva la discesa a velocita’ folle sino a Chiavari, dove vediamo il mare, meraviglioso.
Eravamo stati avvertiti dalla Patrizia, di quello che ci attendeva dopo, le terribili gallerie ex ferroviarie che da Riva Brigoso portavano, dopo 15km di terrore , a Moneglia.
Ci imettiamo urlando per farci coraggio nella prima galleria e, a causa dell’originalita’ del motom, la luce puntava direttamente sulal parete di sinistra e, il tappo della benzina arrugginito, non facendo passare l’aria, bloccava il flusso della benzina, cosicche’, sempre in movimento al buio e urlando, aprivo il tappo della benzina, l’aria spingeva la benzina nel carburatore, la luca tornava e anche la vita !!
Dopo tutti e 15km di terrore, sbuchiamo nella galleria che immette al campeggio e, alla fine di dopo una breve salita ci fermiamo e ci buttiamo per terra e, sempre gridando, ringraziamo il cielo di avercela fatta !
Veniamo accolti da Patrizia e dalla sua famiglia, molto gentili ed ospitali, che subito ci invitamo a pranzo, ma noi vogliamo prima fare il bagno e, senza pensarci un attimo, in mutande ci buttiamo in mare, riemergendo dopo poco, e sdraiandoci sui sassi, ci riempiano tutti di catrame.
Ci ripresentiamo alla roulotte pronti per il pranzo e, solo allora, ci accorgiamo che tutti calzano dei curiosi sandaletti di gomma anti-catrame e, sorridenti i genitori diPatrizia ci porgono olio di oliva, non per condire l’insalata, ma per pulirci i piedi.
Il campeggio era posizionato su due terrazzamenti:
- il principale dove c’erano le roulotte
- l’avventuroso, sui terrazzamenti superiori, in mezzo ad una boscaglia , sotto le rovine di un fortino militare.
Noi, dopo un viaggio simile, abbiamo optato immediatamente per la boscaglia, in mezzo alle rovine.
Calano le ombre della notte e, con delle pile di fortuna, ci ritiriamo , dopo un vaggio oscuro nel sentiero in salita, all’interno della tenda.
Nel mezzo dela notte, le urla psichedeliche di due gatti maschi, in pieno litigio territoriale, cia hanno fatto balzare fuori dalla tenda con i capelli ed il resto ritti, ed urlando siamo discesi verso il campeggio, dove il proprietario, un certo Milito, imbracciando un fucile da caccia, ci intimava di fermarci e di mostrare i documenti.
A fatica ci siamo fatti riconoscere e, in un attimo di estrema concessione, ci ha permesso per quella notte, di dormire nel recinto della roulotte della Patrizia.
Il mattino dopo, pesti e feriti nell’orgoglio, siamo risaliti al fortino ed abbiamo spostato la tenda un poco + in basso, in un terrazzamento da dove si godeva una vista meravigliosa della baia di Moneglia, con la spiaggia del paese alla sinistra, e la spiaggia chiamata “la secca” sulla destra.
Il campeggio era un posto meravigilioso, e c’era poprio un distacco totale dalla spiaggia balneare del paese e, l’altra spiaggia selvaggia con il mare aperto, delimitata dalle gallerie.
All’interno delle gallerie, lo scopriremo + tardi, era possibile raggiungere delle spiagge meravigliose con un mare cristallino e completamente deserte di turisti.
Ambientati dopo qualche giorno, eravamo pronti per la nostra prima “vera” vacanza,
la pelle si era gia’ un poco abbronzata, ed il campeggio era pieno di belle ragazze, quasi tutte fortunatamente amiche della Patrizia e, per noi sfigatelli di periferia, quella era veramente un’occasione dorata.
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Gloria era un bel tipo, con occhi vispi, capelli ricciolini e due grandi occhi come quelli di Mina, Laura invece era un tipo di ragazza intrigante, magra, la famiglia di origini pugliesi, le aveva conferito la fattezze di una dea greca, un po’ + magra e, questo fatto della dea greca, fu’ fatale, nacque una simpatia e ci scambiammo qualche bacio e, da questo momento in poi, gli avvenimenti presereo un ritmo vorticoso, che si concludera’ dopo molti anni.
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A quel tempo, era abbastanza facile viaggiare in autostop, le persone dell’eta’ dei nostri padri,
vedendoci per strada con il dito alzato, non potevano fare a meno di pensare ai loro figli, in giro da qualche altra parte per il mondo, per cui ricevere un passaggio non era una cosa cosi’ rara.
Il tipo che ci diede un passaggio, ci porto’ difilato in un campeggio di Massa marittima, dove lo aspettava la famiglia e, dove venimmo accolti come loro figlioli, rifocillati e rincuorati.
Ripartimmo dunque per Rosignano, dove arrivammo la sera tardi , e dormimmo a casa dei suoi, dopodiche’, con un bellissimo scambio / baratto, mi liberai di un bellissimo giaccone da moto, per un sacco a pelo un po’ puzzolente e spennacchiato.
Me ne riparto da solo il giorno dopo per ritornare a Moneglia, ma il viaggio comincio’ oiu’ lento dell’andata e, finito in una via secondaria, sotto un sole cocente, mi avvicino ad una casa, con la speranza di ottenere un bicchiere d’acqua.
Vengo accolto invece da un anziano impaurito, che osservatomi da qualche tempo mentre chiedevo autostop di fronte a casa sua, si era convinto che ero un pericoloso nomade e, mi venne incontro con il fucile in mano.
Mi spaventai parecchio e facendo un passo dal cancello, dissi che avevo solamente sete e, per non rischiare un’impallinata, mi rimisi dall’altro lato a fare autostop e qui’ avvenne uno di quei miracoli dell’animo umano, la pieta’ prese il sopravvento, mi chiamo’ e dal cancello mi fece bere una bottiglia intera d’acqua.
Putroppo si stava avvicinando la sera , ed essendo domenica, il mio piano era di raggiungere il campeggio di Massa Marittima e riacchiappare il tizio, prima che partisse per Milano, ma ero ancora a Forte dei Marmi, e li’ successe un evento straordinario, una coincidenza pazzesca.
Mentre facevo autostop sul lungo mare, senza oramai + 1 soldo, passa pedalando in bicicletta davanti ai miei occhi Melania, una compagna di classe di Gigi,Lele e Patrizia.
Baci abbracci , mi offre 1 gelato e mi regala 500lire, che mi permettono di acchiappare al volo il pulman per Massa dove per un soffio riacchiappo il tizio, mentre sta partendo,e mi porta difilato sino a Moneglia; coincidenze e fortuna pazzesche.
La fortuna dal lato “amoroso”, invece era gia’ finita, perche durante la mia assenza, la “dea greca, un poco magra”, si era invaghita di Gigi, che con quella sua aria da intellettuale, mieteva vittime sia a Milano che all’estero.
Senza sapere nulla, piombo nella tenda dove dormivano i miei amici e, per scherzare spalanco
la tenda e grido: eccomi brutti, adesso vi ammazzo tutti !!
Ci fu subito un fuggi fuggi generale e, mi ritrovai da solo davanti alla tenda vuota, senza capire bene quello che stava succedendo, ma il giorno dopo, lo sguardo lontano di Laura, mi fece capire che la mia “odissea” era gia’ finita, pertanto dissi a Gigi che non c’era assolutamente nessun problema e che potevamo tranquillamente continuare la vacanza, ma Gigi e Lele, un poco diffidenti, decisero di andare a Milano, in autosotop, per vedere il famoso concerto dei
Led Zeppelin, ed io decisi di accompagnarli ugualmente, anche perche’ pur sentendomi oramai grande e vaccinato, volevo rassicurare i miei genitori sulle mie condizioni.
Partiamo il mattino dopo, approfittando del passaggio sulla 850 spider della mamma di Gloria, che ci lascia al casello di Sestri Levante e, in un baleno arriviamo a Milano, dove accadranno gli avvenimenti descritti all’inizio di questo racconto.
La mamma di Gloria, era un tipo un po’ strano, infatti apparteneve a qualche setta esoterica di Torino, e quando guidava, indossava una stola viola, rubata in chissa’ quale chiesa; abbastanze inquetante, pero’ aveva una sorella Carla di 24 anni ed anche li’, comincio’ una nuova piccola “odissea”, che mi portera’, sempre da Moneglia in autostop, a passare giornate “esoteriche” a Torino a casa dei genitori di Carla, assenti per ferie.
Moneglia era diventata la nostra “Itaca”, da dove partivamo per avventure e, dove ritornavamo per riposarci.
La vacanza fini’ e ritronammo a Milano, ma oramai il legame con Itaca era cosi’ forte che, a Settembre, prima che ricominciasse la scuola, ritornai da solo, con il “motom” ed il sacco a pelo spiumato, e mi immersi in un atmosfera magica, credo oggi irripetibile, di questa spiaggia “la secca”, selvaggia , deserta, con questo mare spumeggiante, pulito, vivo, la temperatura oramai non piu+ torrida, ed il silenzio che apriva la mente ed il cuore.
Negli anni a venire tornero’ molte altre volte a Moneglia, portando spesso con me , nuovi amci e nuovi amori, e facendo crescere in ciascuno di loro, quell’amore che solo un posto magico riesce a far nascere.
Anna per esempio, passo’ con me, sullo scoglio che separa le 2 spiagge di Moneglia, una notte di tenerezza, illuminati da una luna immensa, e da un mare argentato sino all’estremo orizzonte, e solo da poco ho saputo che si e’ trasferita in Liguria, dalla parte opposta della riviera, e ogni tanto ho la tentazione di chiamare, ma poi, il mio fedele cane Argo, con un guaito, mi riporta con i piedi per terra.
Ho visto una Moneglia che voi “umani” non immaginereste mai, nell’estate calda, nella primavera dai profumi inebrianti, negli inverni solitari e silenziosi.
Sono tornato l’ultima volta a Moneglia nel 97, e sono scappato via, sommersa da un mare di macchine, rumore, sgarberie, tristezza, ed allora eccola qui’ la Moneglia-Itaca del mio cuore in queste foto che ho trovato su internet, inalterabile ricordo, seppellito nella mia anima.
Replies:
Topic author: marcello ravasio
Replied on: 13/08/2007 22:04:16
Messaggio:
da una scatola nel retro di un negozio di calzature di un amico sono saltate fuori le foto originali di quella vacanza:
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