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L'AMBULATORIO MEDICO

Stampato da : Concerto di Sogni
URL Tema: https://www.concertodisogni.it/mpcom/link.asp?ID ARGOMENTO=15947
Stampato il: 22/12/2024

Tema:


Autore Tema: zanin roberto
Oggetto: L'AMBULATORIO MEDICO
Inserito il: 12/09/2007 20:39:36
Messaggio:

L'AMBULATORIO MEDICO

Il giorno si era caratterizzato per una calura afosa e il sole dava fastidio, mentre l'ombra ingannava un ristoro mai completo, l'umidità si insinuava ovunque, tutto appiccicava , tutto si attaccava per disperdersi noioso, in questa atmosfera il mio mal di gola estremo, il pulsare doloroso della testa, l'intontimento dovuto ad una debolezza conseguenza della infezione batterica, certo contribuiva a rendermi quelle ore da incubo.
Arrivai dietro al campanile del Santuario della Madonna delle Grazie, puntuale, alle 17,00, salii le scale dell'abitato accostato alla chiesa e mi ritrovai in un lungo corridoio che si allargava nel mezzo, in una saletta d'attesa, lì c'era l'ambulatorio del medico che sostituiva per ferie, il mio. Subito mi prese un leggero capogiro, mi appoggiai ad un piccolo davanzale in legno, di una finestra aperta per far passare aria, c'erano dodici persone in attesa, un rapido sguardo e mi feci l'idea che sarebbe stata lunga. Un paio di anziani oltre gli 80 anni, non promettevano visite lampo, ma c'erano anche giovani chi con lastre di ossa rotte, chi con carte e cartelle, un paio di signorine che esigevano solo ricette, feci un veloce calcolo e mi risultò un intervallo di tempo di almeno un paio di ore d'attesa.
Mi misi una mano sulla fronte per verificare se la febbre avesse avuto un rialzo, ma mi sembrò normale, d'improvviso alle mie spalle un angelo bianco, coi folti capelli biondi arrivò agitando due ricette in mano, davanti a me due persone riconoscenti se ne andarono soddisfatte, la guardai rientrare nella sua stanza, dentro quel camice bianco, aperto civettuolo a mostrare un busto proporzionato e sensuale. Mi rimisi una mano a detergere la fronte, ma questa volta il colpo di calore aveva giustificazione, si liberarono due posti sulla panchina di marmo, mi sedetti e ne trassi subito sollievo. Entrò nell'ambulatorio una signora, di quelle che non so se sono del paese, anzi, io non l'avevo mai vista, aveva i tratti di etnie lontane, forse una badante?.....aveva uu fascicolo di carte che non lasciavano speranze su un breve tempo di visita, guardai una ad una le persone presenti ma nessuna lanciava segnali di ottimismo, mi rassegnai e mi rammaricai di non aver messo l'orologio al polso, per controllare il tempo di permanenza e cosi poter farne una proiezione attendibile.
Entrò altra gente e ora dopo di me, c'erano quattro persone, pensai che il dottore non ce l'avrebbe fatta per le 19.00, ora di chiusura.
La temperatura era alta, la pelle si inumidiva e non essendoci condizionatori tutto era nelle mani di quella finestra aperta, per una folata d'aria più fresca, mi ricordai che avevo i capelli unti, erano due giorni che me ne stavo chiuso in casa per cercare di venirne a capo di questo maledetto mal di gola che mi impediva di deglutire senza dolore, perfino di parlare, aspirina e pasticche disinfettanti avevano solo infastidito il mio stomaco delicato.
Quando la misteriosa signora usci, erano passati 25 minuti, un'eternità, ma non era quella la media!...non era possibile, quando mi passò vicino la odiai, ma mi convinsi che forse aveva problemi grandi. L'anziana rimasta in attesa, continuava a sdulcinare domande indiscrete a compatire quello e quella compaesana, si alzò, raggiunse un uomo e lo catturò come un ragno nella sua tela, per un suo particolare aggiornamento mondano. Mi guardai le scarpe, si, erano un bel paio di mocassini e in punta si erano sporcate per una scarpata ricevuta, alle pareti c'erano solo manifesti del ministero della salute, un'agonia pubblicitaria per chi sta male. Mi si sedette vicino, un ragazzo consumato dalla droga, nelle sue periodiche richieste di ricette particolari, gli passai un giornale che sfogliò con curiosità, confabulando di tanto in tanto, commenti intraducibili, in un groviglio di lingua, respiro, e suono vocale.
Era già passata un'ora, mi sentivo debole e se fossi svenuto?... bè il medico era li, non mi preoccupai, mi dovevo avvicinare alla donna che avevo conosciuto tanti anni prima, nel mio primo lavoro, lei faceva la cassiera in un supermarket ed io la sostituii per quattro mesi, avevo vent'anni, era però depositaria di una vecchia tragedia che non conosceva pace e io lo sapevo.
Mi sedette vicino, una volta liberato il posto, alla signora magra, esile come uno stelo di margherita ma dallo spirito guerriero, ancora giovanile e accativante, domandai per rompere le titubanze se era normale tutta quella gente e ne ricevetti una conferma consolatoria, a volte era molto peggio, mi rispose cordiale.
Quando mi chiese di mio figlio mi sentii in dovere di confermarle che non avevo dimenticato quella incredibile tragedia, in cui suo fratello e un suo amico, della mia stessa classe, erano morti in un tremendo incidente stradale, appena ventenni, per eccesso di velocità, finendo contro un platano una corsa spensierata e guascona, traboccante di vita. Mi confermò che adesso che siamo genitori possiamo capire cosa avessero potuto passare i suoi, "ma sono molto religiosi e c'è l'hammo fatta!" - mi confermò con commozione.
Mentre parlava, le si velavano gli occhi e mi mise in mano, due splendide foto in bianco e nero, di suo fratello e dell'amico, con le date e le dediche che lo rendevano un autentico "santino". Feci un tuffo nel passato, mi bloccai, la guardai e mi accorsi che le avevo procurato dolore, mi dispiaque molto, mentre una fitta mi punzecchiava una tonsilla, volevo solo rendere omaggio a quel ricordo.
Quando toccò a me entrare, erano passati 90 minuti, avevo conquistato finalmente l'occasione di una visita medica, ora che richiudevo la porta dell'ambulatorio dietro di me, quasi mi dispiaceva staccarmi da quel filling raggiunto nella sala d'attesa.
Il dottore me lo ricordavo giovane, era invecchiato e appesantito, ma mi accolse con un sorriso, mi chiese il nome e il motivo della mia presenza. Ascoltava con pazienza e io a cercare di essere il più preciso possibile nel descrivere sintomi e terapie tentate, poi mi mise una paletta in bocca abbassa-lingua che mi da sempre una sensazione forte di soffocamento, quindi con una rapida decisione si butta nella tastiera del computer. Scrive per un pò poi dalla stampante spunta ricetta e certificato medico con una routine impiegatizia, finito tutto, in meno di cinqwue minuti ! ma gli altri che ci fanno allora dentro ?? mi chiedo.
Quando esco sono deluso, avevo guadagnato un bonus per fare una visita di almeno quindici minuti ma sono leggero quando saluto il salotto d'attesa, che pulsa, vive, soffre, relaziona, pettegola nell'attesa di entrare dal medico.
Esco all'aperto e la sera inizia le operazioni di sostituzione con il giorno, la temperatura ora è sopportabile, la gola non la sento più, sono felice di essere stato per una volta in un luogo dove conosci un aspetto delle persone forse unico, le paure del responso, il fastidio dell'attesa, il male che continua a indebolirti e a renderti schietto o ostinatamente chiuso.
- " grazie, dottore, arrivederci!- In fondo in un paese come Cordovado, il dottore è sempre il dottore e la piazza si sposta itinerante alla bisogna!

di Zanin Roberto

zanin roberto


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