Autore Tema: rosvita
Oggetto: la mia bici addosso a un'altra
Inserito il: 03/10/2007 20:22:25
Messaggio:

La sua è la prima bici rubata a settembre, mi dice il poliziotto in questura, sorridendo. Io ricambio il sorriso, pensando che forse l’unica è riderci, quando ti rubano una bici nuova, e dopo neanche 15 giorni che ne hai comprata un'altra, ti rubano anche quella… Costava meno noleggiarla, penso, ma sorrido, anche perché il poliziotto è un bel quarantenne senza fede, e alla mia età questi sono gli unici sorrisi maschili che mi arrivano…
Diligentemente ho fatto anche stavolta la mia denuncia, in un sabato mattina di inizio settembre (appunto!...) piena di spesa e pacchetti e con una fame da lupo, e senza sapere come tornerò a casa. Ma almeno il mio cuore civico sarà rasserenato dall’aver contribuito a rendere plausibili le statistiche: a Padova rubano le bici.
Te le rubano ovunque. Una me l’hanno portata via sotto casa. Un'altra sotto le telecamere dei varchi elettronici del centro. La terza in Piazza Cavour... dico io, in Piazza Cavour! in pieno giorno in pieno centro in piena folla... Camillo Benso, se solo avessi potuto vederlo... Tutte belle assicurate alla griglia, le mie bici, con il loro bei lucchettazzi che a comprarli ti ci vuole un mutuo... Tatù, TatuTwo, TatùTre... C'è chi sostiene che non me le hanno rubate, ma sono fuggite da sole per la vergogna di nomi così scemi.
Sarà, fatto sta che in questura ho preso parole pure dal poliziotto: Segni particolari? mi chiede. Che ne so, era nuova! Ma benedetta signora, come facciamo ad identificarla se non ha segni particolari, che so, un adesivo, una scritta, una ammaccatura... Alla prossima bici gli scrivo su con il saldatore, penso io.
Comunque mi informa che se la trovo, basta che chiami un vigile, e se posso provare che è mia me la restituiscono immediatamente, sul posto.
Bene! Da allora vado zigzagando in auto per la città guardando tutte le bici blu metallizzato che trovo, ma prima o poi troverò una fioriera e ci finirò contro a furia di guardare di qua e di là...

Però un giorno l'ho vista. Anzi, una sera. Era il tramonto, stavo andando dalla mia amica marghe, che si è innamorata ed ha comprato casa con il fidanzato nuovo, vuol dire che c'è sempre tempo...
Beh, l'ho vista. Era TatùTwo, blunotte metallizzata, manubrio nero arquato, portapacchi e... beh, era lei.
C'era una ragazza con lei. Stava pedalando con una certa grazia, aveva i capelli rossi raccolti con noncuranza, in quel modo affascinante che hanno solo quelle donne che riescono a farsi una acconciatura con una matita... Cioé non io!... Magra magra, slanciata, una figurina stretta in una giacchina da scooter, così aggraziata, così giusta per quell'istante, per quella strada, per quella bici...
L'ho superata, lasciandomela sulla destra, e guardandola nello specchietto ho realizzato che ci sono delle cose che, beh, non ci appartengono... Non sono nostre, possiamo anche averle ma non erano per noi. Non ci stanno bene addosso. Ci "stonano". Avrei dovuto accostare, chiamare un vigile e riprendermi la mia biciblu ma... non aveva senso. Stava bene dov'era. Stava bene addosso a quella ragazza aggraziata con i capelli rossi. Stava bene così, il suo posto era lì. Esteticamente, non avrebbe mai potuto essere di più.

Come l'Architetto, ho pensato, con la sua attuale fidanzata biondissima bellissima ricchissima e ginecologicissima. Io, in fondo, non gli stavo un gran che bene addosso.
Mi pare quasi di vederli, nei locali bolognesissimi dove vanno a prendersi l'aperitivo, e che bella coppia che sono, e come sembrano fatti l'uno per l'altra...
La mia bici non era fatta per me.

Non bisogna sentirsi abbandonati, né traditi se certe cose non erano fatte per noi.
Quello che lasciano non è un vuoto, ma solo spazio per qualcosa di nuovo.