"La banda"
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da : Concerto di Sogni
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Stampato il:
26/12/2024
Tema:
Autore Tema: Roberto Mahlab
Oggetto:
"La banda" Il mio primo pensiero fu :"chissà se posso portarmi dietro il succo di frutta e le pizzette e i Mars che di solito mi sgranocchio quando vado al cinema a vedere i miei adorati film gialli o di fantascienza", ma poi la consapevolezza che la Signora Mimi Navarro, anima e cuore dell'Associazione Italia-Israele di Milano, mi stava invitando alla prima del film "La banda", premiato al festival di Cannes e candidato all'Oscar, mi fece riflettere e ci andai senza i miei usuali accompagnatori commestibili. La sala di uno dei più eleganti cinema di Milano era gremita di spettatori e di inviati dei media, due storiche amiche del nostro Concerto di Sogni, Angelica Calò Livne, la creatrice del teatro dell'Arcobaleno in Israele e Dounia Ettaib, la responsabile dell'associazione delle donne marocchine italiane, presentavano la pellicola con parole entusiaste e commoventi. Del film ci si innamora dalla prima immagine, con la banda musicale degli uomini in divisa della polizia egiziana in visita in Israele, dispersi per un equivoco in una località sperduta del paese, solitarie figure al bordo di una strada. Il regista Eran Kolirin e gli interpreti avvolgono lo spettatore in una storia di umanità, di timidezza, di profondità dell'animo nell'incontro tra i musicisti arabi e gli abitanti del piccolo villaggio israeliano, un incontro di persone che poco a poco vengono vinte dalla curiosità dell'altro, l'altro che fino a poco tempo prima era il nemico con cui si combatteva. Un film meraviglioso, di una dolcezza rarissima, un vero atto d'amore e non solo di speranza, comprensibili sono i riconoscimenti e i premi ottenuti in tutto il mondo. Alla fine della proiezione, Angelica Calò Livne ci rivela un cruccio, alcuni governi arabi ne hanno vietato la proiezione nei loro paesi. E in effetti ci si può rendere conto che la trama avrebbe una capacità dirompente di incoraggiare popoli condizionati dalla propaganda antiisraeliana a mutare il loro cuore. Il film "la banda" è un'opera d'arte, un capolavoro culturale in grado di sovvertire gli squilibri che si oppongono all'incontro tra i popoli della regione, una minaccia per il fondamentalismo così forte da initimidire i governi arabi ed è interessante che venga ritenuta un pericolo una trama in cui sono proprio i personaggi arabi, con la loro cultura e gentilezza, che conquistano il cuore degli abitanti del villaggio israeliano, oltre che degli spettatori. Il giorno successivo ringraziai la nostra amica Angelica con queste parole :
Inserito il:
29/03/2008 19:21:36
Messaggio:
Devo dire che mi hanno anche abbracciato e sbaciucchiato più volte per la gioia di incontrarmi, cosa che mi ha parzialmente consolato della rinuncia alle barrette di Mars, ma non l'ho dato a vedere, dato che mi vanto di essere un duro marine.
"Cara Angelica, la serata è stata splendida, però io ho una osservazione. Data la serietà dell'ambiente, mi sono vergognato di comprare patatine, pasticcini, pizzette e succo di frutta, mia usuale compagnia al cinema e quindi ho sofferto. Certo il bellissimo film e le tue parole hanno parzialmente riempito il buco nel mio stomaco ma, se posso dare un suggerimento per la prossima volta, nell'invito ci dovrebbe essere scritto :"vi aspettiamo numerosi insieme ai vostri usuali spuntini cinematografici", anzichè solo :"vi aspettiamo numerosi". Il film "la banda" secondo me ha un particolare: come giustamente tu hai osservato è un atto d'amore verso i vicini di Israele, ma è sorprendente anche notare che gli atti d'amore verso gli altri popoli sono caratteristici dei popoli perseguitati e poco tollerati, la loro speranza di un mondo diverso si riflette nella loro arte in cui "l'altro" viene descritto come addirittura migliore. Nell'arte dei persecutori, nel corso della Storia, invece "l'altro" viene descritto come essere indegno. E poi, come hai detto, se il film fosse proiettato nei paesi arabi, l'opinione pubblica ne sarebbe colpita perchè l'atto di amore è evidente e porterebbe, credo, ad una comprensione e ad un contraccambio di affetto. Certo i governi arabi hanno paura di proiettare il film a causa della presenza delle organizzazioni integraliste, quel film è più pericoloso di mille eserciti. Pensa se proiettarlo nei paesi arabi portasse ad atti d'amore verso Israele girati da registi arabi e chissà quanti di essi vorrebbero farlo, ma non ne hanno il coraggio, data la situazione."
Non ne ha parlato male, anzi... se si salta l'introduzione. Ho stropicciato più volte gli occhi e scosso le orecchie, tramortito da una delle prime frasi:"... la cosa tragica è che questo film è stato boicottato sia dai festival arabi che da quelli israeliani...".
Come se, tanto per non essere costretto ad ammettere che da Israele arriva qualcosa di buono, sia necessario metterci una frase che stravolge l'intero senso dell'opera e la si dipinge non come un atto di amore di un regista israeliano verso i vicini arabi, ma si inventa un atto di censura dello stesso Israele contro un regista che ha girato un atto di amore verso i vicini. Almeno i paesi arabi l'hanno vietato e basta, non l'hanno mistificato, l'hanno vietato perchè offre amore, non si sono inventati, come avvenuto in Italia dalle colonne del più prestigioso quotidiano nazionale, la solita forzatura contro Israele, scoraggiante costante nel nostro paese.
Il link al video con la recensione di Paolo Mereghetti si trova qui.
Dispiaciuto, ho scritto ad Angelica e, scherzando, ho osservato che, a dispetto di quanto voleva convincerci la propaganda sionista, per fortuna in Italia si ripristinava la verità.
Per una volta però, Angelica non si è sentita di stare al gioco e mi ha scritto una mail che mi ha pregato di far arrivare al Corriere della Sera, eccola :
"Gentile sig. Mereghetti,
Sono molto felice che abbia apprezzato il film "La banda". Nel suo breve filmato sul Corriere on line lo ha descritto con parole semplici ma molto adatte allo spirito del film. Le vorrei solo far notare che il film e' stato apprezzato moltissimo anche dal pubblico israeliano e dai critici. E' stato osannato in molti festival israeliani tra i quali: il Festival del cinema di Gerusalemme, il piu' prestigioso dei festival israeliani, dove ha vinto il primo premio. Quindi 8 altri premi al Festival Ofir e il Premio Wolgin del valore di 180,000 shekel.
Sito del Jerusalem Film Festival.
La prego di rivedere la sua recensione.
Dott.ssa Edna Calo Livne Israele"
Risposi così al desiderio di Angelica :
"Cara Angelica, ho chiamato la signora Mimi Navarro che mi ha chiesto di girarle subito la tua bellissima lettera che domani stesso sarà inviata al corriere della sera.
Sai però che dovremmo vederla in modo positivo, Paolo Mereghetti avrebbe potuto dire che :" la cosa tragica è che questo film è stato boicottato solo dai festival israeliani...". E invece ha scritto che è stato boicottato anche dai festival arabi e non solo israeliani. Insomma, poteva andare peggio. E poi sai che parla sempre male dei film gialli e di avventure che piacciono a me, di solito vado a vedere tutti i film di cui lui parla male e mi piacciono sempre tutti."
La lettera di Angelica è arrivata sul tavolo del corriere e immagino che, ammesso che il destinatario risponda, sia previsto un articolo di fondo di Paolo Mereghetti in prima pagina, intitolato : "il resto del mondo non capisce i film, solo io li capisco".
Intanto devo dire che oggi mi è venuto uno scrupolo, osservando la lista che mi sono fatto delle pellicole in uscita e che andrò a vedere durante la primavera : "Il cavaliere oscuro", "L'incredibile Hulk", "Indiana Jones e il regno del teschio di cristallo", "Iron man", "Alla ricerca dell'isola di Nim", "Next". Sono tutti film di fantascienza e fantasy. Una volta dei miei amici mi hanno portato a vedere un film impegnato e quando siamo usciti mi hanno chiesto che cosa avessi capito e, dopo aver ascoltato, non mi hanno più invitato al cinema. Da quel giorno ci vado sempre da solo al cinema a vedere solo i film che capisco. E mi porto dietro pizzette, Mars e succo di frutta.
E poi non scrivo recensioni inventate, non sono mica un intellettuale io.
Roberto Mahlab
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