il funerale di Grace
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Stampato il:
22/12/2024
Tema:
Autore Tema: marcello ravasio
Oggetto:
il funerale di Grace il funerale di Grace- Ciao Grace
Inserito il:
01/05/2008 15:22:08
Messaggio:
non lasciatevi respingere dal titolo, ma ancora una volta , quello che sembrava un triste e ricorrente evento, si e' trasformato in un momento di nostalgia, maliconica bellezza, solidarieta' tra "umani" impensabile in una citta' come milano.
Oramai gli ultimi avvenimenti della vita, ruotano sempre piu' attorno alla "basilica" della mia infanzia , SS Nereo e Achilleo in fondo a viale Argonne a Milano e alla casa dove sono nato, in via marciano.
Questa casa venne costruita proprio grazie ad un finanziamento ottenuto dalla Parrocchia subito dopo la fine della guerra, e i soci della cooperativa, erano tutti amici e frequentatori della Parrocchia stessa.
E' da qualche anno oramai, che tutto mi riporta nel quartiere dove sono nato e, proprio nella scala opposta alla mia, abitava un bambino della mia eta' di nome Riccardo che, tantissimi anni dopo avrei ritrovato come mio collega, prima nello stesso palazzo dell'azienda dove lavoriamo, e poi addirittura trasferiti nello stesso ufficio.
Venne dunque il trasferimento d'ufficio in un palazzone della lontana Bisceglie, e Riccardo ed io, ci trovammo uniti a condividere la "traversata" della milano "da sudare", ancora senza ecopass,e risulto' naturale per me, arrivando dalla rivoltana, e passando proprio in viale argonne, proporre a Riccardo di aspettarmi tutte le mattine all'angolo con la piazzetta dove c'e' ancora un mercato comunale o rionale , caricarlo in macchina, e poi "decollando" in direzione centro, raggiungere piazzale Cadorna, dove ci aspettavano altri due pellegrini.
Dopo una breve sosta per un caffe' nel bel bar all'angolo della piazza, via di nuovo per il gran finale della traversata, atterraggio a bisceglie, stremati ma allegri, perche' con tutto quel trambusto, coincidenze di orari, contrattempi e caffe', si era creato un clima di confidenza nel gruppo, che non lasciava immaginare ci si trovasse di fronte colleghi, ma piuttosto ad una riunione di vecchi compagni di classe.
Ed e'proprio in uno di questi incontri mattutini, nella prima fase di viale argonne, che il cellulare squilla e Riccardo mi chiede se posso fare una piccola deviazione nella parallela via beato angelico, dove a meta' c'e' l'istituto di religiose che gestisce le scuole medie,frequentate dalla figlia di Riccardo, Cecilia, e davanti all'istituto li vedo tutti e tre, Cecilia, Grace e Riccardo.
Mi piacciono, agitati come tutti noi, ma uniti come una cosa sola, indissolubile, si vede subito, era bello da guardare,e dal parabrezza faccio un piccolo cenno di saluto, Riccardo sale, e partiamo a razzo perche' siamo gia' in ritardo , ed il caffe' in piazza cadorna si raffredda.
Non sara' l'unica volta , che il mondo di Riccardo, si incrociera' con il mio, come quella volta che di corsa lo accompagnai all'oratorio dell'ortica, a recuperare Cecilia, alla fine di un allenamento di pallavolo, oppure quella in cui preoccupato mi chiese di accompagnarlo, sempre di ritorno dall'ufficio, all'oncologico di piazzale gorini, perche' qualcosa non quadrava nello stato di salute di Grace,era il 2004.
Era sempre il 2004 quando mamma “Mimma”, parti’ per la sua vacanza in cielo e,al funerale nella chiesetta di S.Bovio, lo vidi in un angolo discreto che aspettava di salutarmi, portandomi la solidarieta’ a nome dei colleghi del nostro ufficio, me lo ricordo bene, il suo volto non stereotipato non convenevoli frasi, ma un sorriso e una stretta di mano.
Poi negli anni di nuovo divisi e poi riuniti nello stesso stabile, ogni tanto una visita nei rispettivi uffici, un caffe’ e due chiacchere e, pur sapendo della malattia di Grace, alla domanda “come va?”, rispondeva dribblando con un pizzico di humor inglese , ed io lasciavo perdere.
Arrivo’ poi il bel momento del concerto del Quartetto in SS Nereo e Achilleo nell’ottobre del 2007, ed eccolo ancora presente , sempre in un angolo che con discrezione , alla fine del concerto, aspettava di salutarmi.
Ed arriviamo ai giorni nostri, quando la voce della “partenza” di Grace, arriva in ufficio improvvisa e, a tutti indistintamente si stringe il cuore pensado a Riccardo, ma soprattutto alla piccola Cecilia, e la collega Rose cerca subito di contattarlo al cellulare per un conforto e per sapere del giorno ed ora del funerale, ma Riccardo visibilmente e comprensibilemente scosso, non riesce a darci nessuna indicazione.
Ci lasciamo cosi’ tutti in ufficio senza sapere nulla di preciso e nel dubbio, comincio a mandare a Riccardo una mail di condoglianze.
Devo premettere che nel nostro ufficio, ma in tutti gli uffici dell’azienda, stiamo vivendo tutti delle giornate frenetiche per cambiamenti aziendali interni ed esterni, e pertanto il giorno dopo, tutti indistintamente eravamo coinvolti in appuntamenti, attivita’ varie etc.etc., ed io personalmente eran parecchi giorni che mi trascinavo da una sede all’altra, con il computer portatile a tracolla, che data la mia eta’ anagrafica, di portatile non ha nulla, infatti pesa come un macigno, in riunioni varie.
Il mattino dopo, accendendo il cellulare, trovo il messaggio in segreteria di Rose, che mi avverte del funerale, per le 9 in SS Nereo e Achilleo.
Subito la mente parte in fibrillazione, come faccio, devo risolvere una “menata” terribile entro la mattina in centro, ho il computer dietro da trascinarmi eventualmente in chiesa dopo aver avvisato del ritardo, stavo gia’ andando in tilt, quando la soluzione appare in tutta la sua semplicita’:
mi precipito nell’ufficio vicino alla stazione centrale, dove lavorano quasi tutti i colleghi che hanno lavorato con Riccardo, collego il computer, mando mail proponendo ai destinatari della “menata”, cosa fare e chi chiamare nel frattempo, mollo il computer nell’ufficio , e posso prendere il 5 che mi porta diretto in beato angelico a due passi dalla chiesa.
Intanto anche nell’ufficio, la confusione regna sovrana, non ce’ stato modo di avvisare tutti, la macchina e’ una sola e gia’ piena, non vedo Rose e immagino sia gia’ in viale argonne, chi entra butta la borsa a chi e’ dentro gridando che sta’ andando al funerale, senza chiedersi se il ricevente della borsa, stesse uscendo a sua volta, altri colleghi stanno lavorando ignari,ed e’ gia’ tardi, mentre esco faccio tempo a dire a Tizz e BlueMarine’ dove sto’ andando,e via di corsa insieme a loro, sul piazzale nel tentativo di prendere il 5 al volo.
Ed e’ sul piazzale che subito capisco che siamo entrati tutti in qualche cosa di strano e unico, il tempo si ferma ancora una volta, tutti e tre fendiamo l’aria come cavalieri antichi e galoppiano verso il 5 fermo al semaforo rosso, non e’ tecnicamente ne materialmente possibile che si riesca a prenderlo, ed invece saliamo e partiamo.
Il tram, come partecipe di una programmazione superiore, raccoglie lungo il percorso e ci fa’ incontrare altri colleghi e amici di Riccardo, e il caso vuole che io sia l’unico pratico della zona e, quindi quando arriviamo in beato angelico alle 8.55, li guido ancora in una cavalcata mozzafiato verso la chiesa, dove entriamo a cerimonia non ancora iniziata, e con il fiatone, ne approfitto per entrare in sacrestia per salutare Don Ferdinando, proprio mentre si sta’ vestendo con i paramenti viola per la cerimonia.
Ritorno nella chiesa e mi accorgo di quanto e’ affollata di parenti, amici e colleghi, il silenzio si respira, e lontano in maniera impercettibile, si sentono arrivare i rumori dalla citta’ infernale e del suo traffico mattutino.
La cerimonia inizia, e il mio respiro diventa quasi normale e comincio a guardarmi intorno, anche perche’ ci sono parecchi inquilini dello stabile dove abita Riccardo , tra i quali mia zia e qausi tutti gli inquilini che abitavano la’ ai tempi della mia infanzia.
I miei occhi cominciano a registrare, spinti dalle emozioni del cuore.
Vedo nella prima panca Riccardo abbracciato a Cecilia, che le parla dolcemente;
davanti a loro finalmente nel riposo e nella pace Grace, di fronte all’altare e a Chi le sta’ venendo incontro per accoglierla;
dalla parte opposta, le compagne di classe di Cecilia, e dietro a seguire appunto vicini di casa amici e colleghi.
La cerimonia continua e all’omelia, rimango sempre sorpreso dalla profondita’,e allo stesso tempo semplicita’ delle parole di Don Ferdinando, che ci parla della nuova vita di Grace e delle meraviglie che l’aspettano, riflette anche sul fatto che con la sua “partenza”, non ha potuto completare dei progetti che tutti hanno, ma specialmente quelli che una madre ha per la sua famiglia, interrotti temporaneamente dalla morte.
Rivolgendosi a Cecilia e a Riccardo, ricorda loro che la morte non e’ separazione se l’amore ha unito i cuori, e qui’ ci troviamo di fronte ad una famiglia d’amore, l’esempio e la forza di Grace, specialmente durante i lunghi anni della malattia,
saranno l’esempio e la forza di Cecilia che, con l’aiuto di Riccardo, vivra’ ricordando solo tutte le cose belle e buone che la sua mamma ha fatto per lei.
Ed e’ lo stesso concetto che Don Ferdinando indica nella preghiera al Padre, chiedendo Lui di accogliere l’anima di Grace, purificata dalla sofferenza, ricordando solo le opere di bene fatte e perdonandole gli inevitabili errori che tutti commettiamo.
E’ proprio questo momento che mi commuove in tutti i funerali, l’immaginare quel corpo immobile innanzi al Padre, spossato da questa vita, che viene accolto solo per le sue opere di bene, e l’anima si libera finalmente da queste catene e vola via.
La cerimonia finisce e all’uscita Riccardo si accorge che siamo presenti quasi tutti dell’ufficio, mi sorride e lo abbraccio.
La vita frenetica si riaffaccia in tutti noi, in mezzo ai saluti e agli abbracci, si riaccendono i telefonini, la pressione comincia a risalire.
Ancora una volta, come esperto della zona, divento capo-comitiva,per guidare questa volta un gruppo piu’ numeroso, verso l’ufficio in centrale e, sfruttando appieno le potenzialita’, peraltro poco conosciute, dell’integrazione bus-tram e passante, guido i miei colleghi in un velocissimo viaggio da viale argonne a piazzale dateo in bus, e da li scendendo nel passante, in un attimo siamo in stazione centrale.
Il tran tran quotidiano sta’ riappropriandosi delle nostre vite, ma abbiamo assistito a qualcosa di meraviglioso: non e’ stato un funerale, e’ stato vivere un momento d’amore tutti insieme, un gruppo di persone sparpagliate per la citta’, stretti a Cecilia e a Riccardo, ma soprattutto mi ha colpito la presenza di quasi tutti gli inquilini di via marciano, come se fosse una cerimonia svoltasi in un piccolo paesino dove i dolori e le gioie di uno, sono i dolori e le gioie di tutti.
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