La disfatta di Durban II
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Autore Tema: Hillel Neuer
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La disfatta di Durban II
Inserito il:
25/05/2009 15:18:33
Messaggio:
Hillel Neuer
La Storia osserverà con benevolenza il quarto mese del 2009. Perchè è stato allora, nella città di Ginevra, che uno schema perverso, tramato dalle forze dell'odio e dai loro fautori e denominato Durban II, fu sconfitto. E nella disfatta di Durban II si rivela una lezione critica per come l'Occidente, con risolutezza, organizzazione e forza di carattere può, contro tutti i pronostici, prevalere alle Nazioni Unite.
Prima di affrontare la storia di Durban II, dobbiamo iniziare con la storia di Durban I.
Nel settembre del 2001, una settimana prima degli attacchi terroristici dell'11 settembre, le Nazioni Unite ospitarono una conferenza mondiale sul razzismo, la discriminazione, la xenofobia e l'intolleranza, nella città di Durban, in Sud Africa.
Invece di essere una conferenza contro l'odio, tuttavia, l'evento in realtà promosse l'odio. Con i Mullah dell'Iran e Yasser Arafat che giocavano un ruolo guida, Durban divenne una piattaforma per una delle maggiori e più abiette esibizioni di antisemitismo del dopoguerra.
I problemi cominciarono a manifestarsi nelle introduzioni alla conferenza, che venne dirottata dall'Organizzazione della Conferenza Islamica, forte di 57 membri. Un incontro preparatorio dei paesi asiatici si tenne a Teheran nel febbraio 2001. Il testo che ne risultò metteva sotto accusa Israele per la "pulizia etnica" e per un "nuovo tipo di apartheid, un crimine contro l'umanità". Questo divenne di conseguenza il linguaggio proposto per l'incontro di Durban.
Mentre gli interventi internazionali fecero sì che la dichiarazione finale di Durban attennuasse la retorica più colma di odio, il testo proseguiva a indicare Israele. In risposta, sia la delegazione degli Stati Uniti che quella di Israele se ne andarono.
Ben peggiori, tuttavia, furono le riunioni parallele tenute dalle organizzazioni non governative all'evento sponsorizzato dalle Nazioni Unite e note come Forum delle Ngo. Un volantino distribuito diffusamente mostrava una fotografia di hitler e la domanda : "E se avessi vinto io?". La risposta :"Non ci sarebbe Israele". Le caricature sugli ebrei, tipo Goebbels, circolavano liberamente.
Migliaia di attivisti, alcuni mandati dagli stati arabi, altri locali sudafricani, marciavano nelle strade con cartelli e canti virulentemente antiisraeliani. Il piccolo gruppo di attivisti ebrei dei diritti umani fu fisicamente intimidito e minacciato. Il documento finale delle NGO dichiarava Israele uno "stato razzista di apartheid" e colpevole di "genocidio".
Nel suo resconto di testimone oculare pubblicato nel Fletcher Forum of World Affairs, il compianto membro del Congresso Tom Lantos, uno dei delegati degli Stati Uniti, rimarcò che "avendo avuto l'esperienza di prima mano dell'Olocausto, quella di Durban fu la più rivoltante e incontrastata esibizione di odio contro gli ebrei che io abbia visto dal periodo nazista".
Il termine "Durban" entrò ben presto nel lessico della Storia come uno dei maggiori incitamenti all'odio antiebraico dell'era moderna.
Nell'agosto del 2007 il Consiglio dei Diritti Umani delle Nazioni Unite creò un comitato di pianificazione con il compito di organizzare la "Durban Review Conference". Il proposito era di monitorare l'applicazione delle decisioni della conferenza del 2001.
La persona scelta per la presidenza del processo di preparazione rivelò immediatemente la serietà del proposito : il presidente della Libia, Moammar Kaddafi. Lo stesso regime che, nel 2002, diede la sua più alta onoreficenza al negatore confesso dell'Olocausto, il francese Roger Garaudy, lo stesso regime che brutalizzava abitualmente gli emigranti arabi di pelle nera e che torturò le cinque infermiere bulgare e il medico palestinese per il solo crimine di essere stranieri. Questo è il paese che venne scelto dalle Nazioni Unite per dare insegnamenti al mondo riguardo al razzismo, rappresentato dall'inviato di Kaddafi a Ginevra, la signora Najjat al-Hajjaji.
L'Iran fu scelto quale uno dei vicepresidenti, l'altro fu la Cuba di Castro. I fondi per la conferenza delle Nazioni Unite provennero dalla Russia (seicentomila dollari), l'Arabia Saudita (centocinquantamila dollari), la Cina (ventimila dollari) e da altri modelli di diritti umani e democrazia.
In altre parole, i regimi repressivi che diedero inizio all'evento di Durban II, desideravano ripetere la stessa retorica di odio e le stesse scene antioccidentali a antiisraeliane del 2001. Volevano creare un seguito che avrebbe replicato ciò che consideravano il successo dell'originale.
Ma sono stati sconfitti. Sia nel testo ufficiale, sia nei principali eventi a margine della conferenza.
Che i regimi canaglia, i negatori dell'Olocausto e gli avvocati dell'approccio medievale verso le donne, la religione e la libertà individuale siano stati sconfitti a Durban II, non è da dubitare. E' sufficiente solamente leggere che cosa i loro stessi sostenitori dicono adesso, dopo aver penato per due anni per mettere in piedi una replica dell'assalto di Durban I contro l'occidente.
Essi si ritrovano d'accordo nella frustrazione e nella rabbia : a Durban II i loro disegni sono stati frustrati, ai loro sforzi negato il successo, le loro parole oscurate. All'opposto, le vere vittime di Durban hanno lasciato Ginevra con rinnovata fiducia nell'umanità e nel mondo dei diritti umani.
Come è accaduto? Come l'occidente ha vinto a Durban II e qualli lezioni possono essere tratte per il futuro?
Per la prima volta, nell'avvicinamento alla conferenza del 2009, le democrazie occidentali hanno agito con unità, risolutezza e spina dorsale, caratteristica che, secondo Margaret Thatcher, raramente l'Europa mostra. E questo ha fatto tutta la differenza.
Un gran numero di brave persone in diverse parti del globo hanno contribuito alla disfatta di Durban II. Il mondo libero è in debito verso, tra gli altri, i risoluti presidenti, primi ministri e ministri degli esteri europei, verso i retti diplomatici americani e verso gli impavidi attivisti non governativi nella vera lotta contro il razzismo, la discriminazione e l'antisemitismo.
I leaders europei come il presidente francese Sarkozy, il ministro degli esteri britannico Milliband e il ministro degli esteri italiano Franco Frattini, tutti quanti hanno insistito su chiare linee rosse, il superamento delle quali avrebbe provocato il loro abbandono del processo. Dato che le democrazie erano in minoranza, era l'unica leva disponibile. Se la maggioranza repressiva avesse oltrepassato i limiti, la minoranza democratica, della quale le Nazioni Unite avevano disperatamente bisogno per dare al processo una verosimiglianza di legittimità, se ne sarebbe semplicemente andata.
La prima linea rossa fu il luogo. Sebbene il presidente sudafricano Mbeki avesse dichiarato l'anno passato che Durban II si sarebbe nuovamente tenuta nel suo paese, gli stati dell'Unione Europea chiarirono che l'evento non si sarebbe potuto tenere in un paese incapace di controllare le proprie folle. Gli europei insistettero affinchè la conferenza di riesame si tenesse, secondo la tradizione, in una capitale delle Nazioni Unite, come New York o Ginevra. Infine, il 27 maggio 2008, sotto la pressione dell'Unione Europea, le Nazioni Unite decisero per Ginevra. Questa decisione sul luogo fu critica per tutto quanto seguì relativamente all'atmosfera attorno alla conferenza.
La vittoria a Durban II ha avuto due aspetti.
Prima di tutto la dichiarazione finale di Durban II ha rispettato in molti modi le linee rosse poste dall'Unione Europea. A dispetto del linguaggio maligno proposto dall'Iran e da altri paesi, la stessa retorica dell'odio del 2001 che accusava Israele di essere un nemico dell'umanità, la dichiarazione finale ha evitato qualsiasi riferimento espresso a Israele. Ci sono stati alcuni riferimenti impliciti, ma nulla di esplicito. E' stato un risultato senza precedenti, mai visto alle Nazioni Unite nel corso di tre decadi. Nessuna meraviglia che i nemici di Israele si siano sentiti gabbati.
Similmente è stato rimosso il linguaggio esplicito degli stati islamici con il quale si richiedeva di considerare criminale qualsiasi discorso di critica all'Islam, dietro il falso concetto della "diffamazione della religione". Di nuovo, ci sono stati riferimenti impliciti, ma nulla da paragonare a quanto regolarmente passa nelle risoluzioni del Consiglio dei Diritti Umani. In sintesi, il testo finale ha molti difetti, ma è il risultato meno negativo possibile per un tale tipologia di conferenza delle Nazioni Unite in tanti anni.
E come secondo punto, c'è stato lo scenario non governativo, che ha giocato un così grande ruolo nel 2001. Qui ci sono state diverse vittorie chiave.
Prima di tutto, il venerdì antecedente l'inizio della conferenza, UN Watch ha posto le cose in chiaro mettendo in imbarazzo la Libia quale presidente dell'incontro finale del comitato preparatorio della conferenza. Mentre la signora Najjat Al-Hajjaaji presiedeva una sessione delle NGO, ho ceduto il tempo riservato a Un Watch a Ashraf El-Hojouj, "Grazie Signora Presidente", ha esordito, "io non so se mi riconosce, sono il medico internista palestinese che fu utilizzato come capro espiatorio dal suo paese, la Libia, nel caso dell'HIV all'ospedale di Bengasi, insieme con cinque infermiere bulgare".
La polizia libica torturò e incarcerò El-Hojouj e le infermiere, accusandoli falsamente di diffusione dell'AIDS. La libica Al-Hajjaaji sbattè rumorosamente il martelletto, tentando senza riuscirci di zittire El-Hojouj. Lo scontro ricevette una grande copertura mediatica, fu la notizia di apertura quella sera alla Tv svizzera, sotto il titolo "l'ipocrisia delle Nazioni Unite smascherata". Ogni diplomatico a Ginevra lo vide alla Tv o sui giornali il giorno successivo.
Poi, durante il fine settimana, il tentativo di replicare il Forum dell'odio del 2001 venne vanificato e al suo posto si tenne uno straordinario evento per i diritti umani. Come accadde?
Grazie all'opera di UN Watch e di altri gruppi, coloro che sponsorizzarono con fondi il Forum delle Ngo a Durban I, ingenui attori come la Fondazione Ford e i governi occidentali, furono convinti a non finanziare alcunchè fosse collegato a Durban II. Questo prosciugò milioni di dollari che avevano supportato gli estremisti nel 2001.
Sulle stesse basi, le Nazioni Unite furono persuase a non prestare il loro nome, la reputazione o le risorse a coloro che, guidati da un gruppo organizzato libico a Ginevra noto come "North South 21", progettavano di replicare il Forum delle Ngo del 2001. E alla stessa stregua, il gruppo che raccoglie il comitato delle Ngo di Ginevra sui diritti umani, di cui sono vicepresidente, ha rifiutato di prestare il suo apporto.
In effetti gli estremisti in quel fine settimana tennero un evento antioccidentale e antiisraeliano noto come "Civil Society Forum", il forum della società civile, malamente organizzato, con pochi partecipanti e con poco o nullo impatto.
Al contrario, quello stesso fine settimana, UN Watch, SOS Racisme, Freedom House e venti altri gruppi dei diritti umani, tennero una "vera" conferenza sui diritti umani. Avevano riservato, con un anno di anticipo, il centro congressi internazionale di fronte alle Nazioni Unite. L'Iran si sarebbe in seguito lamentato che noi avevamo ottenuto il luogo principale, costringendo i gruppi raccolti da libici e iraniani ad utilizzare uno spazio meno importante dall'altra parte della città.
Quella domenica, il dottore palestinese El-Hojoujii e ventuno altri oratori furono ospiti del Summit di Ginevra per i diritti umani, la tolleranza e la democrazia.
Offrendo una immagine speculare alla leadrship della conferenza di revisione di Durban, molti degli oratori avevano subito misure repressive ad opera dei leaders del consiglio odierno dei diritti umani delle Nazioni Unite. Dissidenti politici dall'Iran, Cuba, Libia, Venezuela, Zimbabwe e da altre parti del mondo, insieme alle centinaia di convenuti, hanno respinto la combinazione letale dell'acquiscenza europea e della manipolazione delle dittature che perpetuano quella che uno degli oratori ha denominato "la coalizione degli autocrati del mondo". Questo oratore, il dottor Saad Eddin Ibrahim, incarcerato in Egitto per tre anni, ha affermato che la Libia quale guida dell'ente dei diritti umani delle Nazioni Unite, è una presa in giro dei diritti umani. Ha anche denunciato "l'indifferenza dei democratici", dispiacendosi dell'auspicio del segretario di stato americano Hillary Clinton che gli argomenti dei diritti umani non avrebbero esacerbato le relazioni americane con i cinesi. "Quando la gente non denuncia più le ingiustizie... noi diamo una boccata di ossigeno ai dittatori così che essi possono continuare a calpestare i diritti umani", ha avvertito Jose Ramon Castillo, un attivista cubano.
Nella emozionante sessione di apertura, le vittime dei genocidi del Darfur e del Rwanda hanno commosso i delegati fino alle lacrime, descrivendo il male che hanno dovuto sopportare. Dominique Sopo, il presidente di Sos Racisme, ha condannato il "negazionismo" della Durban Review Conference, in quanto ignorava i veri e reali crimini contro i diritti umani. "E' incredibile che il Darfur non sia in agenda", ha insistito Sopo. "Quale è il senso di avere una conferenza contro il razzismo, se esso è ignorato?".
Sottolineando la passività delle Nazioni Unite rispetto all'idealismo dei discorsi di apertura degli attivisti, Irwin Cotler, ex ministro della giustizia del Canada a legale di Nelson Mandela e di altri prigionieri politici, ha ringraziato i dissidenti per "ispirarci ad agire a a fare quello che è necessario sia fatto". Con la celebrazione dei sessanta anni della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani e della Convenzione sul Genocidio, le diverse sessioni hanno esaminato i vari articoli della dichiarazione.
Nazanin Afshin-Jam
Una sessione ha esaminato l'Articolo 5, "il diritto di essere liberi dalla tortura e da trattamenti crudeli o inumani". Miss Mondo Canada 2003, Nazanin Afshin-Jam, ha descritto la sua campagna per fermare le esecuzioni di bambini in Iran, il leader mondiale in questa barbarie. Ha proposto la sua testimonianza Ahmed Batebi, un dissidente imprigionato in Iran per cinque anni dopo che sulla copertina dell'Economist è stata riprodotta una sua fotografia mentre innalza una camicia insanguinata di un collega studente abbattuto durante una dimostrazione antigovernativa. Ha raccontato come fu gettato in isolamento su basi legali inconsistenti. Ha ricordato le minacce, le finte esecuzioni, la brutalità contro i suoi amici e come "legavano le mie mani ad una sedia e mi tenevano sveglio fino a che perdevo conoscenza, poi mi tagliuzzavano e versavano sale sulle mie ferite per risvegliarmi". Questa crudeltà, ha spiegato, "è un tentativo di schiacciare lo spirito" di chiunque critichi il regime iraniano.
Il Summit di Ginevra è stato il "vero" evento dei diritti umani, il "vero" evento dell'antirazzismo e il "vero" evento delle Ngo. (Tutti i discorsi possono essere visti in video su www.genevasummit.org).
Il giorno successivo, il venti aprile, la conferenza di Durban II aprì i battenti. Ma dieci paesi si erano ritirati dalla finzione : Canada, Israele, Stati Uniti d'America, Italia, Germania, Olanda, Repubblica Ceca, Polonia, Australia e Nuova Zelanda. Il ministro degli esteri Frattini merita un grande credito per il suo coraggio morale nel rendere l'Italia la prima nazione europea a chiamarsi fuori dalla farsa di Durban II, già diverse settimane prima della conferenza.
Il presidente iraniano Mahmoud Ahamadinejad ha tenuto il discorso di apertura. Come previsto, ha vomitato odio, definendo l'Olocausto "un pretesto delle sofferenze degli ebrei" e invocando la distruzione di Israele.
Ma stavolta c'è stata una grande risposta. Tutti i diplomatici delle rimanenti nazioni dell'Unione Europea, quelle ancora rimaste presenti alla conferenza, si sono alzati e sono usciti in segno di protesta.
Non solo, poche ore dopo, una grande commemoriazione dell'Olocausto si è tenuta nella pubblica piazza di fronte alle Nazioni Unite, dato che quella sera era Yom Hashoah, il giorno dell'anno in cui si ricordano le vittime dell'Olocausto. Le comunità ebraiche di Ginevra, in cooperazione cone i gruppi della Chiesa, hanno richiamato 3.000 persone ad una cerimonia commovente a cui partecipavano il sopravvissuto all'Olocausto Elie Wiesel, il filosofo francese Bernard-Henry Levy e Padre Patrick Desbois, un prete cattolico che dedica la sua vita alla scoperta delle fosse di massa dell'Olocausto in Ucraina e si assicura che abbiamo una sepoltura secondo i canoni ebraici.
Eli Wiesel ha parlato con eloquenza :
Elie Wiesel, Ahmed Batebi, Hillel Neuer
"Dopo la guerra, nei campi dei profughi, la prima cosa che le persone facevano era sposarsi e avere bambini. Non sapevano che cosa significava? Che il mondo era pericoloso per gli ebrei. Avere bambini ebrei in questo mondo che non voleva avere nulla a che fare con essi. Ma no, non era questo. Abbiamo appreso dalla nostra storia che anche nell'oscurità c'è il canto e c'è la preghiera e anche quando la sofferenza diventa insopportabile, l'anima si eleva in alto e al di sopra. Abbiamo appreso che quando si pone la questione di giustificare chi siamo, non è con la disperazione che lo facciamo. Come disse Camus, quando non c'è speranza, essa deve essere inventata. E noi diremo : è perchè non c'era speranza che noi l'abbiamo inventata. Ma questa speranza persiste..."
Perchè ricordiamo? Siamo onesti con noi stessi : per i morti è troppo tardi. Ma non è troppo tardi per i nostri figli. E noi siamo qui oggi pomeriggio per i nostri figli e i loro.
A dispetto dell'odio di Ahmadinejad, a dispetto dei progetti di Kaddafi, Durban II si è risolta in modo diverso da Durban I. La fermezza dei diplomatici occidentali ha prodotto un testo che ha evitato i peggiori eccessi del 2001. E le vere Ngo dei diritti umani, come Un Watch e altre, hanno tenuto il più significativo evento pubblico della settimana, mentre gli estremisti erano ridotti ai margini, privi di finanziamenti, di spazi importanti o di altri supporti.
La lezione di Durban II è che se i sostenitori della democrazia, della tolleranza e dei diritti umani si dimostrano impegnati, determinati e organizzati, noi possiamo sconfiggere le forze dell'odio ed aiutare a fare del mondo, e delle Nazioni Unite, un luogo migliore.
Hillel C. Neuer
direttore esecutivo di Un Watch e avvocato di diritto internazionale.
[NdR: edito per il numero 3 del 2009 della rivista You. Pubblicazione a cura di Concerto di Sogni con la collaborazione dell'associazione Italia Israele di Milano.]
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