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Le navi di Davide

Stampato da : Concerto di Sogni
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Stampato il: 23/12/2024

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Autore Tema: Roberto Mahlab
Oggetto: Le navi di Davide
Inserito il: 06/10/2009 14:44:07
Messaggio:

Questa è una favola, ma è anche una storia vera. Ed è' una storia vera perchè è una favola ebraica. E' una favola ebraica perchè nasce da una angoscia ed è una storia vera perchè per superare l'angoscia talvolta gli ebrei si ingegnano a creare un mondo in cui favola e realtà giungono a coincidere.

Accadde che per ragioni imperscrutabili e misteri dell'animo umano e di vite parallele, scompariva ogni occasione di rispettare una promessa fatta ad un bambino, portargli delle navi di legno e, per questo, settimana dopo settimana, la mia angoscia cresceva e quel mondo per un lungo attimo così vicino si era allontanato al di là della sempre più fitta e silenziosa oscurità. All'improvviso immaginai di costruire una scala nel buio e la vicenda si trasformò in fiaba e fu il primo gradino. Il secondo gradino fu di chiedere il permesso per la rappresentazione della fiaba e il terzo gradino fu comprare gli attrezzi di scena, come il girasole, e il quarto gradino fu di disegnare alcuni quadretti della storia, così che il bambino non si addormentasse. E il quinto gradino fu presentarmi nel luogo della recita spacciandomi per un attore di Hollywood, Rob Clooney insistetti di chiamarmi, anche se i presenti insistevano a loro volta a chiamarmi con quello che ritenevano essere il mio nome originario. Porsi loro dei pomodori, li avevo scelti uno per uno dal fruttivendolo, quelli morbidi, invitando gli spettatori a usare quelli se non avessero apprezzato lo spettacolo, affinchè non mi tirassero degli ortaggi di loro proprietà assai meno maturi. Accennai appena che si trattava di una fiaba ebraica e solo perchè i realissimi protagonisti appartenevano alla tradizione, l'ebreo errante, Davide, il Mondo di ogni vita che è un mondo intero. Non raccontai dell'angoscia.

E cominciai a narrare con la voce e i disegni ...


Le navi di Davide

C'era una volta un ebreo errante che ricevette dal mondo l'incarico di portare tre navi di legno al piccolo Davide, felice si mise in spalla il sacco contenente i giocattoli e si incamminò attraverso il sentiero, poco lontano si intravedeva il palazzo in cui il bambino abitava insieme a sua madre che si chiamava Mondo, il cielo era terso a l'aria frizzante, tanto che all'ebreo errante pareva di poter toccare le mura se allungava una mano. Il sentiero si addentrava in un bosco e gli alberi alti nascosero la vista del castello agli occhi dell'ebreo, all'improvviso egli udì delle voci sghignazzanti provenire da una radura che costeggiava la via.

"Io ho messo a ferro e fuoco una città in un solo giorno!", si vantava un omone, "e io ne ho distrutto pure le fondamenta in due ore", ribatteva un altro, "io invece ho ridotto in macerie una città in dieci minuti", aggiunse freddamente un terzo.
Il viandante si stupì, "dieci minuti?", sospirò a bassa voce, "sono quasi dieci minuti che cammino e non sono arrivato al castello di Davide e in dieci minuti qualcuno distrugge una città?".

Riprese il suo cammino sul sentiero che sbucò fuori dalla foresta, si accorse che stranamente il castello non si era avvicinato, pensò che forse esso si trovava su una altura e per questo non ne aveva correttamente giudicato la lontananza e non si perse d'animo ma allungò il passo, il sole si offuscò e si levò un vento tempestoso, si coprì il volto tossendo, il sentiero si snodava ora attraverso un deserto, le dune comparivano e scomparivano come se corressero a scavalcarsi, un gruppo di guerrieri armati lo superò al galoppo, :"forza, presto, dobbiamo devastare quel villaggio prima che faccia sera!", ordinava quello che pareva il capo del drappello. Le ombre della sera erano già comparse e l'ebreo errante poteva solo scorgere il sempre lontano castello attraverso l'oscurità che avanzava. "Devo fermarmi per la notte", decise, "che strano però, quei guerrieri distruggeranno una città prima di sera e io non sono ancora arrivato nello stesso tempo a consegnare le navi al piccolo Davide".

All'alba l'ebreo errante si svegliò e si stropicciò gli occhi e i lineamenti del suo viso parvero paralizzarsi per la stupefazione, di fronte a lui era comparso un oceano, il castello si trovava ora al di là delle acque, sulla riva c'era una barca e l'ebreo errante iniziò a remare verso la costa opposta, un boato trapassò l'aria, poi un altro, poi una tempesta di fuoco, dei galeoni si scambiavano bordate terribili, sulla tolda di una nave il capitano ordinava il fuoco ai cannoni, da una delle rive si notava una città in fiamme :"sparate, forza, non deve rimanere in piedi un solo muro della città, prima che passino due giorni la occuperemo e la saccheggeremo", gridava con un ghigno diabolico il comandante della flotta.

Due giorni dopo, l'ebreo errante giunse spossato sulla riva in direzione del castello, portò in secca la barca e si accasciò al suolo, stremato :"in soli due giorni i pirati devasteranno quella città e sono già passati più di due giorni e io non sono ancora arrivato al castello per consegnare i giochi al piccolo Davide”.
Ma non era finita, ogni volta che all'ebreo errante pareva di avvicinarsi al castello, il castello pareva allontanarsi, attraverso fuoco e fiamme, tempeste e gelo, distruzioni e devastazioni, "Mondo, che ti succede?, esclamò con tono disperato, "lascia che un bimbo sorrida", ma non avveniva, ad ogni passo avanti che compiva, il castello si ritirava più lontano.

Fino a che, scoraggiato, l'ebreo errante si sedette su una roccia, di fronte il panorama della valle ricoperta di fuoco, il cielo oscurato dalla cenere, il castello di fronte ma irraggiungibile. "Mondo, davvero è questo che hai negli occhi, davvero sono sufficienti dieci minuti a chi vuol distruggere una città e non bastano giorni e giorni per permettermi di portare delle navi di legno ad un bambino?", si appoggiò alla roccia e si assopì e sognò...

… correva sulla neve, si arrampicava sugli alberi per osservare la pianura sottostante, i tetti delle città risplendevano, l'acqua azzurra dei fiumi correva allegramente verso l'oceano, i laghi, i mari, le montagne, il suo sogno lo aveva riportato al mondo che aveva sempre conosciuto, che amava, che sapeva esistere perché ci era vissuto e vi aveva piantato dei fiori nei giardini, per esso aveva lottato per mantenerlo lontano dal male, di cui conosceva purtroppo la contemporanea presenza, e sapeva necessario combattere a fianco di chi abitava il suo stesso realissimo mondo, per difenderlo e continuare a vederlo crescere...

Si svegliò perché sentiva caldo, si levò in piedi di scatto raccogliendo il sacco con le navi di legno, ancora il fuoco, il campo erboso stava bruciando, uomini armati di fiaccole lo stavano incendiando, il fumo soffocava l'ebreo errante che cercò una via di uscita, si volse verso il castello, quasi a chiedere aiuto, chiuse forte gli occhi e scosse la testa ed esclamò :"no, questo non è tutto il mondo, nessuno riuscirà a convincermi, la realtà è un'altra, io l'ho vista".

Camminando all'indietro per proteggersi dal fumo, quasi inciampò, si volse e vide un girasole, il grosso fiore pareva lo osservasse, muto, come se cercasse di farsi capire, l'ebreo errante si accorse delle fiamme che ormai stavano lambendo il fiore e lo colse in tutta fretta e lo ripose nel sacco delle navi di legno e poi prese a correre verso il castello, quando si accorgeva che esso si allontanava, ci metteva il doppio dello sforzo per recuperare la distanza, fino a che giunse al portone,

"Davide, eccomi", esclamò esultante, corse su per lo scalone di pietra, giunse nel grande salone, Mondo abbracciava Davide ed entrambi guardarono l'ebreo errante che chinò il capo in segno di rispetto e disse :"Mondo, che strano che per distruggerti basti un attimo ed un ebreo errante che desidera solo portare un dono ad un bambino debba superare una strada lunga, ardua, con pena e sofferenza, ma io sono qui, infine, a provarti che anche il mio mondo esiste".

E Mondo sorrise, l'ebreo errante si tolse il sacco dalle spalle e lo appoggiò a terra, ne tolse il girasole e lo porse a Mondo, ne estrasse le navi di legno e le offrì a Davide.
E da quel giorno, furono i raggi di quel girasole nelle mani di Mondo ad illuminare la rotta delle navi di Davide.

.....................


Alla fine della narrazione accadde tutto davvero, Mondo sorrise e Davide non si era addormentato, porsi il girasole a Mondo e le navi a Davide, l'angoscia scomparve, la fiaba e la realtà si erano sovrapposte, la scala nel buio si era appoggiata nuovamente su un solido bordo e fu coincidenza del tempo dei mondi paralleli.

Roberto Mahlab


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