Quando Sara scoprì la verità
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22/12/2024
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Autore Tema: Gabriella Cuscinà
Oggetto:
Quando Sara scoprì la verità Quando Sara scoprì la verità Gabriella Cuscinà
Inserito il:
21/05/2010 07:44:26
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Rachele era una bellissima donna, ma era anche una ginecologa molto impegnata e a quarantacinque anni, non aveva ancora trovato l’anima gemella. Sua nipote Sara le presentò l’avvocato Giulio Rossi e questi destò subito il suo interesse con quei capelli brizzolati, gli occhi azzurri, i lineamenti regolari e le spalle larghe. Era collega di sua nipote che svolgeva la professione di avvocato civilista. Dopo la presentazione, Sara le aveva comunicato che lui era il suo nuovo fidanzato. Rachele aveva visto sfumare in un attimo le proprie illusioni.
-Ma quanti anni ha? -aveva chiesto in privato.
- Cinquantadue – aveva risposto Sara.
- Caspita! Tu ne hai trenta. -
- Non mi interessa. Il suo matrimonio è stato annullato dalla Chiesa e io mi sono innamorata di lui. Comunque ha tre figli.-
-Tre figli!- aveva esclamato Rachele.
- Sì, a quanto pare si è scoperto che la moglie soffre di una grave malattia nervosa e i figli sono stati affidati a lui. -
- Sara, ma non ti pare allarmante la prospettiva di occuparti di figli non tuoi?- aveva osservato la zia.
-Presto ci sposeremo, zia Rachele, ed io avrò la responsabilità di questi ragazzi. Il più grande ha dieci anni e la più piccola ne ha cinque. -
- A me pare da pazzi sobbarcarsi una tale incombenza. Non puoi voler iniziare la tua vita di coppia con dei ragazzini che schiamazzano per la casa.-
- E’ quello che ho deciso invece. Ho scelto di stare con lui, anche se dovessi convivere con un intero battaglione militare. -
Rachele aveva ripensato ai sogni di sua sorella, la madre di Sara, che aveva fantasticato per la figlia un matrimonio completamente diverso. L’aveva vista sposata ad un bravo giovane suo coetaneo. Il giovane sarebbe stato un medico oppure un ingegnere o un architetto. Sognava dei nipotini nati da Sara e invece si sarebbe ritrovata con dei bambini cui Sara doveva fare da matrigna. Povera sorella, che delusione!
Intanto zia Rachele ripensava agli occhi azzurri dell’avvocato Rossi e sentiva sobbalzare il cuore, cosa che non le era successo spesso.
Qualche giorno dopo, incontrò la sorella in questione. Sembrava disperata e amareggiata. Chiese a Rachele se fosse a conoscenza della novità riguardante Sara e quando udì la risposta affermativa, cominciò a gridare:
- E tu cosa le hai detto? Che è una pazza vero? Com’è possibile che una ragazza come lei vada ad impelagarsi con un mascalzone del genere? Ha tre figli, ne vuole altri quattro da Sara? Non sono d’accordo che lo sposi e non lo sarò mai, mai, mai! Ho allevato una figlia meravigliosa e la vedrò inguaiata. Ma perché, perché rovinarsi con le proprie mani?-
Rachele provò a calmarla, ma sortì l’effetto opposto. La sorella s’infuriò ancora di più e continuò a urlare:- Una madre non può tacere davanti a un sacrilegio del genere! Quello è uno screanzato, un lestofante che vuole approfittarsi di una ragazza giovane come Sara. Ha già fatto impazzire la prima moglie e ora ne vuole consumare un’altra. Oh povera me, che figlia sfortunata!-
- Adesso non esagerare, - aveva detto Rachele – vedrai che tutto si sistemerà.-
Intanto cominciò ad analizzare il caso e a studiare il sistema per aiutare sia la nipote che la sorella. Quello che sapeva con certezza era il fatto che l’avvocato, data la sua età, era un tipo più adatto a lei che a Sara. Le frullò in mente l’idea pazza di rivederlo da sola per conoscerlo meglio e per sondare le sue intenzioni. Doveva trovare un pretesto per avvicinarlo. Le venne casualmente in aiuto l’ADMO, l’associazione volontari midollo osseo. Le mandarono infatti dei moduli da far compilare a degli eventuali donatori. Telefonò a Sara e le chiese se poteva contattare l’avvocato Rossi per coinvolgerlo in tale donazione. Sara le diede il numero di cellulare e Rachele gli telefonò. Giulio rispose manifestando un particolare piacere nell’udirla. Addirittura disse: - Cara Rachele! Oggi è un giorno fortunato perché sento la tua voce. Da quando Sara ci ha presentati, ho pensato spesso a te. Ho ripensato ai tuoi occhi verdi e alla loro dolce espressione che ha fatto vibrare le corde del mio cuore.-
Proprio il classico cascamorto! Rachele rifletté che le conveniva assecondarlo. Era un latin lover e bisognava dargli corda. E dire che le era piaciuto tanto! Adesso le piaceva molto meno e capiva quanto sia vero che l’autentica bellezza è solo quella interiore. Quest’uomo così piacente sapeva dimostrarsi un gran farabutto. Come poteva corteggiare la zia, se era fidanzato con la nipote?
- Senti Giulio, - esordì Rachele – potresti venire qua nel mio studio? Avrei da sottoporti delle proposte sanitarie. –
- Senz’altro, - rispose Giulio – tra non molto sarò da te, dammi l’indirizzo preciso. –
Dopo meno di un quarto d’ora, l’avvocato era da lei. Nel salutarla l’aveva abbracciata strettamente e l’aveva baciata languidamente sulle guance. Rachele aveva provato un’istintiva ripugnanza, ma aveva fatto finta di niente. Aveva capito come e perché la povera moglie si fosse ammalata di nervi. L’aveva comunque lusingato e dopo gli aveva chiesto se voleva aderire all’ADMO. Giulio non si era dato disponibile, invece aveva continuato a corteggiarla, dicendo che aveva un fascino irresistibile e che era il più bel medico che avesse mai conosciuto. Non cessò di fare il cascamorto e allora lei gli chiese che intenzioni avesse con sua nipote. Al che Giulio glissò la domanda e continuò a dire che era stato conquistato dalla personalità di Rachele. La suddetta doveva far capire a Sara di che pasta fosse fatto il suo bel fidanzato. Facendo finta di essersi infatuata di lui, gli diede appuntamento a casa per l’indomani. Quando Giulio se ne fu andato, telefonò alla nipote raccontandole l’accaduto. Si sentì rispondere:
- Non è vero! Non è vero zia Rachele! Sei tu che hai combinato tutto perché ti piace e vuoi soffiarmelo. -
Questa affermazione giunse amara ed offensiva. Rachele constatò fra sé che, in effetti, l’avvocato le era piaciuto particolarmente, ma sapeva che si sarebbe fatta ammazzare prima di portarlo via alla nipote. E poi aveva scoperto che era un mascalzone.
- Sara, tu mi conosci e sai che non farei mai una cosa simile, anche se Giulio Rossi è un tipo molto piacente. Senti, domani vieni pure tu a casa mia e te ne starai in cucina a preparare un dolce per fargli una sorpresa. Vedremo cosa succederà.-
- Va bene, domani stazionerò nella tua cucina. Vedremo cosa succederà.-
L’indomani sera, Sara stava preparando una torta quando Giulio arrivò.
Si presentò con un enorme mazzo di rose e sfoggiò un fare da grande seduttore.
- Ma che bei fiori! Grazie, non ti dovevi disturbare- disse subito Rachele.
- La grazia di questi fiori scompare di fronte alla tua bellezza.- Le aveva preso la mano e non la lasciava più.
- Giulio tu sei un bell’uomo e avrai sicuramente capito quanto mi piaci. Purtroppo però sei fidanzato con mia nipote.-
A queste ultime parole, lui l’aveva afferrata per la vita, l’aveva stretta e aveva cercato di baciarla dicendo:- Non pensiamo a questo per ora, dai, lasciati andare. -
- Giulio, mi piaci, ma non è giusto, - aveva detto Rachele cercando di respingerlo. Lui era stato più insistente: - Giusto o non giusto non mi interessa, io so solo che tu mi fai impazzire, - e aveva continuato a mettere le mani sul seno e sui fianchi di Rachele.
A questo punto, sulla soglia era apparsa Sara con un’espressione da Erinni inferocita. Contorceva le mani e sprizzava rabbia dagli occhi.
- Questa è la verità! La verità è questa! Sei un porco farabutto, un essere abominevole e mi fai schifo. Il grande avvocato Rossi non è altro che un emerito mascalzone, il peggiore dei delinquenti! E tu zia Rachele gli tieni bordone. Fai la finta santerellina e intanto te lo porteresti a letto subito. Non vi voglio più vedere! Non voglio più assistere a scene come queste. -
Così dicendo s’era avviata alla porta d’ingresso e l’aveva sbattuta violentemente.
Lo sguardo della zia esprimeva un dolore profondo. Giulio non parlava, sembrava rincitrullito e teneva gli occhi bassi. Dopo un po’ Rachele aveva detto indicando la medesima porta: - Non ti rimane che scomparire, avvocato, e sappi che hai fatto una figura pietosa. -
Per un anno zia e nipote non si parlarono più. Poi Sara conobbe un medico giovane e brillante e si sposò.
Zia Rachele fu la sua testimone di nozze.
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