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Per il 4 nov, Mario barbiere dei soldati

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Stampato il: 22/12/2024

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Autore Tema: Giusy Melillo
Oggetto: Per il 4 nov, Mario barbiere dei soldati
Inserito il: 03/11/2010 20:54:25
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Celebrando il 4 novembre: il racconto di Mario, barbiere dei soldati.

di Giusy Melillo

Alla vigilia della Giornata del 4 novembre, per rendere omaggio ai soldati caduti nella prima guerra mondiale e in tutte le guerre, e alle indispensabili Forze Armate ancora oggi impegnate nei Paesi in conflitto; desidero offrire la testimonianza bellica di un mio conterraneo, nato nel 1912, che combattè nell’ultima guerra mondiale. Il soldato in questione si chiama Mario e fu il barbiere dei soldati. Per contribuire a salvare la memoria storica, a favore delle nuove generazioni, scava tra i lontani ricordi della vita trascorsa a “fare la guerra” prima ed il prigioniero di guerra poi. Maio fu chiamato al servizio di leva nel 1935, e presto fu spedito a Tripoli (in Libia), insieme ad altri soldati del suo paese (situato in Provincia di Benevento)poi defunti. Lui, che era sempre stato barbiere, mestiere appreso da suo padre, anche quando visse sul fronte continuò a tagliare capelli e barba, naturalmente non per i suoi clienti ma per i soldati. Questi si sedevano sopra un masso di pietra perché lui eseguisse la prestazione , gratuitamente o, talvolta, dietro compenso che poteva consistere in pochi soldi o in sigarette.
“A Tripoli, dove noi militari fummo mandati a combattere- racconta Mario- io ero nella Fanteria e, oltre a un senso di grande sofferenza, ricordo solo alcune cose di quegli anni: dormivo per terra, sempre vestito e con il fucile sempre carico. Noi soldati cantavamo tanto, a volte giocavamo a carte. Le notizie non c’erano dove mi trovavo io, ma ricordo che qualche volta scrivevo alla mia famiglia. Una volta, poi, mi dovettero ricoverare in ospedale perché presi un esaurimento a causa della guerra”. Un incontro da lui fatto casualmente gli procurò tanta emozione: durante la permanenza sul fronte, un giorno rimase sperduto, e dopo aver vagato un po’ si trovò davanti un ufficio postale e qualcuno gli intimò: “Alt là!”. La persona che pronunciò tali parole non era altro che un suo compaesano di guardia in quel posto. Per Mario fu molto bello poter conoscere un militare che proveniva dal suo stesso paese, e parlare con lui della nostalgia per la propria casa. Anche quel militare si salvò dalla guerra e, tornato nel suo paese d'origine, conservò l’amicizia verso Mario, tanto che spesso si recava a casa di questi, situata nel centro abitato, dalla campagna dove egli viveva, appositamente per fargli visita.
Tra i momenti brutti degli anni vissuti in guerra, Mario rievoca quello della cattura che lo rese prigioniero per sei anni. “Io e i miei compagni avevamo i cannoni e le mitragliatrici esposti al nemico- dice al riguardo- ma il nemico ci sorprese da dietro e allora dovemmo alzare le mani in alto ed arrenderci, perché non possedevamo i mezzi del nemico, loro infatti avevano i carri armati. Fu allora che divenimmo prigionieri degli inglesi australiani, i quali ci trasportarono in Egitto dove fummo messi all’interno di un reticolato. Ricordo che in quel posto eravamo 96.000 prigionieri, tra i quali c’erano sei tedeschi, detenuti a parte; 305 di queste persone morirono. Pertanto, in Egitto fu costruito un cimitero apposito, cioè per i morti in prigionia”.
Quando Mario divenne nuovamente un uomo libero, aveva 35 anni. Non potrà mai dimenticare il giorno in cui, dopo la lunga prigionia sofferta, fece ritorno a casa: nel suo paesino,in Provincia di Bn, dove si era appresa la notizia della sua cattura, uno stuolo festoso di persone lo attese e lo accolse calorosamente. Una nave lo portò dall’Egitto a Napoli, poi un treno fino al suo paese. Là c’erano familiari, clienti del salone di barbiere che nel partire aveva dovuto lasciare, amici e compaesani che gli andarono incontro riservandogli un’accoglienza eccezionale, “di festa”- come la definisce Mario stesso. E quella festa continuò nei giorni successivi, perché molte altre persone si recarono nella sua abitazione per fargli visita. Mario, fortunatamente, era tornato e poteva continuare a vivere la sua vita, nel suo paese, e nel suo salone di barbiere. Ha continuato a praticare tagli quasi fino alla soglia dei 90 anni di età, almeno per i suoi amici più stretti. E, a 99 anni, rilascia la presente testimonianza.


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