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Un minuto a mezzanotte

Stampato da : Concerto di Sogni
URL Tema: https://www.concertodisogni.it/mpcom/link.asp?ID ARGOMENTO=19028
Stampato il: 22/12/2024

Tema:


Autore Tema: luisa camponesco
Oggetto: Un minuto a mezzanotte
Inserito il: 21/02/2013 17:08:31
Messaggio:



Un minuto a mezzanotte


La mia vita è fatta di sensazioni, di percezioni a volte talmente intense da mettere i brividi. L’udito è il senso che funziona meglio, forse per compensare la miopia che mi affligge fin dall’adolescenza, ma non è detto che un udito molto “fine” sia sempre un vantaggio. Infatti sentire anche il più piccolo fruscio, credetemi, può essere alquanto stressante. I compagni di scuola mi scherzavano dicendo che avevo “l’orecchio bionico” confesso che mi faceva comodo per cogliere i suggerimenti nelle verifiche orali, ma non vorrei tediarvi con le mie performances uditive e invece raccontarvi di un fatto strano, surreale, non saprei come definirlo, ma accadde il 12 agosto di qualche anno fa e solo ora trovo il coraggio di raccontarlo.
Ma procediamo con ordine, la giornata iniziò come di consueto, un cielo sgombro con sfumature rosate ad est, preludio del sorgere del sole e si preannunciava calda ed afosa.
Senza perdere tempo, con una tuta leggera e scarpe adeguate mi preparo per la consueta corsetta mattutina.
Tutto come da copione, il solito olandese tutto muscoli in corsa veloce, la signora di milanese a spasso con il cane, il farmacista ad attendermi appoggiato ad una panchina.
- Stamattina sei in ritardo.
- Non è affatto vero – rispondo saltellando per non perdere il ritmo - perché non cammini anche tu più velocemente? Ti farebbe bene!
- Io non ho bisogno di bruciare calorie, quello che faccio mi basta per la circolazione del sangue e il mio cuore va alla grande.
Lo saluto e proseguo, mi sono imposta di percorrere quel paio di chilometri ogni mattina prima che il sole diventi troppo caldo e sono solo a metà strada, aumento l’andatura e controllo l’ora sperando che nessun altro mi fermi per chiacchierare.
Mi sento chiamare dal giardino di una villa.
- Ehi, le hai viste ieri sera le stelle cadenti?
Il marito della mia carissima amica mi guarda attraverso il cancello-.
- Veramente no. – rispondo – mi sono addormentata come una sasso.
- Poco male, lo sciame vero e proprio è previsto per stanotte. – mi fa un sorriso, apre il cancello e mi consegna una borsa di plastica colma di verdura ancora umida di rugiada.
Ringrazio e torno casa penso alla notte di San Lorenzo e non ricordo di aver mai visto stelle cadenti Quante volte mi sono stesa nel prato col naso in su a scrutare il cielo pronta a formulare desideri, ma niente, proprio niente, così mi limito ad ammirarle nelle riprese televisive dei tg.
La giornata trascorre senza particolari emozioni e comunque io amo la tranquillità, il silenzio rotto solo da frinire delle cicale e dal cinguettio degli uccelli, anche se mi ritengo una donna d’azione trovo indispensabile questi momenti di totale rilassamento.
Il sole si nasconde dietro la montagna alle mie spalle puntuale alle 18 e 30. L’aria fresca della sera mi invoglia ad uscire, due chiacchiere con le amiche davanti ad una esagerata coppa di gelato alla nocciola e cioccolato, la mia preferita poi. torno a casa ma con un passo lento, anzi lentissimo per assaporare la magia del tramonto, non penso alle stelle cadenti e a quello sciame che sarebbe passato sulle nostre teste, fenomeno eccezionale a detta di tutti gli astronomi, ma per me non c’è nulla di meglio di un buon libro nel silenzio della mia casa.
Mi addormento sul divano e il libro scivola sul pavimento.
Un rumore simile al ronzio di un calabrone ed eccomi assolutamente sveglia. La stanza è buia ma dalla porta semiaperta filtra il chiarore lunare. Accendo il faretto posto dietro la tv. esco e seguo il ronzio, prendo atto che il mio udito è quello di sempre. Fu allora che la vidi, una striscia luminosa sfrecciare nel cielo. Incredibile dopo tanti anni riesco a vedere una stella cadente, formulo immediatamente un desiderio consapevole che non si avvererà mai.
Un tonfo, qualcosa è caduto nel giardino, entro in casa a prendere la pila, guardo l’orologio, sono le 23 e 59, un minuto a mezzanotte.
Il fascio di luce della torcia saetta sul prato, tiro un sospiro di sollievo, una prugna era caduta dall’albero: “Avrei dovuto coglierti stamattina “ penso ad alta voce. Sto rientrando in casa quando mi accorgo che il cespuglio accanto alla scala è avvolto da una strana luminescenza .
Mi avvicino con circospezione, qualcosa è penetrato tra il fogliame, sposto alcuni rami e punto la torcia verso il basso.
Non faccio subito caso, ma poi mi accorgo che un sasso di medie dimensioni emana riflessi azzurrognoli.
Mi metto a fantasticare sui vari films di fantascienza visti da ragazzina tra cui uno particolarmente spaventoso dal titolo “La cosa” . La curiosità vince la paura per cui con parecchia fatica il mio braccio si fa strada fino a raggiungere il fondo.
Esito prima di toccarlo anche perché i riflessi si sono accentuati. Mi viene da pensare che quel sasso potrebbe essere anche essere prezioso ed ecco che alla curiosità si aggiunge anche l’avidità ed è proprio questa che mi induce ad afferrarlo senza esitazione.
BUIO
BUIO
Chi ha spento la luce? Che fine ha fatto la luna? Sollevo la testa di scatto e prendo una botta tremenda, ho urtato contro qualcosa, prendo la torcia che fortunatamente funziona ancora e mi accorgo con orrore di trovarmi in una cavità di pietra dal colore azzurro. Sono dentro quel sasso.
Impossibile penso, sto sognando, ma il dolore alla testa dice tutt’altro.
Cerco una via d’uscita, batto i pugni sulle pareti fino a sbucciarmi le nocche poi mi accascio sfinita.
Il sasso inizia a muoversi ed io vengo sballottata da ogni parte, mi metto a gridare, non capisco cosa succede, ma una spinta verso l’alto mi schiaccia sul fondo ed è in continua accelerazione. Ho la sensazione di decollare.
L’aumento di velocità sembra non finire, ed io respiro a fatica. Improvvisamente mi trovo a galleggiare e si fa strada il sospetto d’essere in assenza di gravità. Almeno potessi vedere dove sto andando. Con le mani tocco la parete e con mia sorpresa mi accorgo che è divenuta friabile fino a diventare quasi trasparente. Guardo attraverso questo oblò improvvisato e rimango a bocca aperta.
Sono nella coda di una cometa.
Cerco di ragionare o almeno ci provo, il sasso cavo nel quale mi trovo non è un meteroide infatti, se i ricordi scolastici non mi ingannano, il fenomeno delle stelle cadenti è determinato dal fatto che la Terra si trova a transitare nella scia lasciata da una cometa, sono frammenti di roccia che si incendiano a contatto dell’atmosfera. Io mi trovo rinchiusa in guscio che nulla a che a vedere con le perseidi, ma dove sto andando? È un viaggio senza ritorno? Queste e mille altre domande rimangono senza risposta.
Appoggio l’orecchio alla parete di pietra nella speranza di udire qualche rumore, ma il mio ultraudito non sente nulla, in fondo può il suono esistere nel vuoto assoluto? Non riesco a rassegnarmi guardo attraverso la piccola trasparenza e mi accorgo che vi sono altri gusci come il mio che viaggiano mescolati ai corpuscoli ghiacciati della coda della cometa.
Vedo sagome affacciate dai tratti confusi, alcune hanno grandi occhi altre solo pallidi profili, figure aliene con le quali condivido la medesima sorte.
Cerco di richiamare la loro attenzione, mi ignorano e non sembrano per nulla spaventate al contrario sembrano godere di questo inaspettato viaggio. Mi accorgo di respirare normalmente e trovo la cosa piuttosto strana, visto il luogo angusto nel quale mi trovo, l’ossigeno avrebbe dovuto esaurirsi da tempo, anche la gravità è tornata, infatti riesco a rimanere in posizione eretta.
Un improvviso cambiamento di rotta mi fa perdere l’equilibrio, tutti i gusci escono dalla coda della cometa e si proiettano in un buio infinito, ho paura.
Il buio si attenua e una luce diafana penetra nell’abitacolo, l’oblò improvvisato si trasforma in una finestra panoramica, in lontananza vedo il sistema solare, sono senza fiato.
All’inizio è solo un gracchiare, suoni inarticolati.
- C’è qualcuno? Per favore rispondete! Qualcuno mi sente? – Sto gridando, si riaccende la speranza.
- OCH, SOT ….SI …. Sintonizzazione linguistica effettuata.
- Cosa significa, chi siete? Sono prigioniera?
- Prego mettersi in posizione, agganciare le cinture …..Inizio programma.
Una poltroncina si materializza al centro del guscio ed io sono sempre più confusa. Il guscio inizia a ruotare su se stesso, sono costretta a sedermi ed agganciare la cintura.
Una voce metallica e sicuramente non umana comincia a descrivere ciò che mi circonda.
“Abbiamo lasciato il sistema solare per prendere a bordo il passeggero del pianeta Terra selezionato dalla Ruota Cosmica Casuale come lo è stato per ciascuno di voi. Al termine di questo viaggio sarete ricondotti ai vostri rispettivi pianeti. Potrete porre le vostre domande al termine di ogni escursione”
- Io ne avrei una subito. Ditemi cosa faccio qui?
- Domanda non pertinente
- Come sarebbe a dire non pertinente?
- Domanda non pertinente.
Ho la mente in subbuglio faccio congetture su congetture ma vengo presto interrotta.

“Ci stiamo dirigendo verso Andromeda dalla caratteristica formazione a spirale. La attraverseremo e potrete ammirare alcuni degli ammassi stellari più interessanti.”
Rumori gutturali interrompono la spiegazione, seguita subita da altri rumori gutturali. Nella mia mente prende corpo l’ipotesi che si tratti di un viaggio del tipo space lanes in cui viaggiatori vengono scelti pescando “casualmente” fra vari sistemi solari. Ognuno pone domande nel proprio linguaggio e allo stesso modo ottiene le risposte.
- Posso chiedere quando potrò tornare a casa?
- Domanda non pertinente.
Ho capito posso fare domande solo inerenti a questo viaggio attraverso le stelle. Ci riprovo.
- Quanto è vecchio l’universo?
- A quale universo ti riferisci?
Sono perplessa
- Che io sappia esiste un solo universo .
- Il tuo sapere è limitato. Esistono infiniti universi, i più antichi sono implosi trasformandosi in buchi neri, altri si sono formati, e così come le stelle nascono e muoiono anche gli universi nascono e muoiono. A quale universo ti riferisci?
- Non importa conosco già la teoria del Big Bang.
Non mi sento tranquilla ma prendo atto di vivere una situazione unica, la mia preoccupazione però riguarda il possibile ritorno a casa e su questo non avrò nessuna risposta.
“Ci stiamo avvicinando ad un ammasso di quasar, per chi a conoscenze limitate ( è chiaro a chi si riferisce) i quasar sono oggetti cosmici che emettono radiazioni e una luminosità tendente al rosso, questa luminosità è causata dalla frizione di gas e polveri…..”
Smetto di ascoltare, sono rapita da questa visione, un’esplosione di colori quasi accecante, rimango a bocca aperta. La voce metallica interrompe improvvisamente la descrizione del fenomeno.
“Siete pregati di controllare le cinture di sicurezza stiamo attraversando una zona colma di detriti causati, bilioni di anni fa, dallo scontro di due galassie”
Il mio guscio viene colpito violentemente e scosso più volte, al punto di trovarmi a testa in giù.
- Ehi, ehi, ma sono al sicuro qua dentro?
- Domanda non pertinente.
Dovevo aspettarmelo, finalmente mi raddrizzo e il viaggio continua attraverso un numero incredibile di galassie, a spirale, lenticolari, a vortice, irregolari e nane. Il mio cervello è talmente colmo di informazione che potrebbe esplodere.
- Voglio tornare a casa – urlo.
Strano non ho la solita risposta, in effetti non ho fatto una domanda, ma un’accorata nonché disperata richiesta. Il silenzio si protrae.
- Stiamo analizzando
- Cosa state analizzando?
- Dati insufficienti.
- Bene, adesso siete voi ad avere dei limiti.
Ancora silenzio mentre l’universo mi scorre accanto mostrando incredibili meraviglie di cui io però non riesco a coglierne la bellezza.
- Il ritorno sul pianeta Terra è previsto al prossimo passaggio delle perseidi.
- Le perseidi passeranno fra un anno, come faccio a rimanere un anno in questo guscio?
- Il ritorno sul pianeta Terra è previsto…..
- Ho capito, ho capito!
Un anno, mi domando come farò a vivere, e la mia assenza? Penso ai parenti ed amici alle indagini sulla mia scomparsa e poi, nella migliore delle ipotesi, come giustificherò la mia ricomparsa?
Domande e ancora domande sono talmente stanca che mi addormento di colpo.

Il mio udito finissimo percepisce suoni nuovi o meglio suoni conosciuti.
Il rumore del vento fra le fronde degli alberi e il frinire di un grillo. Apro lentamente gli occhi, una fetta di luna pare dipinta su di uno sfondo blu scuro punteggiato da miriadi di stelle.
Una scia luminosa attraversa all’improvviso il mio campo visivo, mi trovo distesa in terra, non c’è dubbio quella che tocco è erba.
Mi sollevo di scatto, provo un leggero senso di vertigine, mi guardo attorno, riconosco il giardino e la casa.
La pila è ancora accesa è accanto a me, mi alzo, il cespuglio alle mie spalle ha un aspetto del tutto normale, non sono convinta, lo illumino con la torcia alla ricerca di uno strano guscio azzurrognolo.
Nulla , assolutamente nulla, solo banali sassolini grigi.
A prima vista tutto è rimasto come lo ricordavo, possibile? Dopo un anno? E la mia casa? Chi ci abiterà adesso? Salgo le scale con passo felpato, la porta semiaperta disegna una lama di luce sul terrazzo, il cuore mi batte a cento, come giustificherò la mia presenza?
- E’ permesso? C’è qualcuno?
Nessuna risposta, apro dolcemente la porta, pronta a scusarmi, il divano è ancora la e ….il libro per terra. Controllo le stanze, sono esattamente come le ho lasciate.
L’orologio sulla parete segna le 23 e 59, un minuto a mezzanotte.
Non voglio più pormi domande sul perché o sul come mi ritrovo in casa nello stesso preciso istante in cui sono uscita. Si, perché sono uscita su questo non ho dubbi, può essere stato un sogno oppure un incubo, ma io l’ho vissuto
Voi che leggete potete crederci ooppure no ma vi assicuro ……è tutto vero.




Luisa Camponesco


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