riflessioni sulla creazione artistica( revisione)
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da : Concerto di Sogni
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Stampato il:
22/12/2024
Tema:
Autore Tema: Elena Fiorentini
Oggetto:
riflessioni sulla creazione artistica( revisione)
Inserito il:
28/01/2003 12:34:52
Messaggio:
Ritengo che l’artista, anche senza la A maiuscola, debba essere tutelato nella sua arte.
Si è arrivati a degli assurdi in cui in un’ opera lirica conta di più un regista, prestato spesso dal cinema o dal teatro ( Luca Ronconi ad esempio), che non l'opera stessa che passa in secondo piano per una serie di motivi tra i quali possiamo includere anche la pubblicità che si fa tramite i mass-media.
E' capitato sentire le cantanti non tenere in alcuni punti l'intonazione ,perché dondolanti su un'altalena, geniale trovata registica!
Si sente anche dire che chi vuole fare qualcosa di diverso si ritrova sempre di fronte al solito ostacolo: quello della gente ferma nelle sue idee, che non vuole superare il passato...
Nessuno impedisce ad un artista di evolvere la sua arte e di rappresentare le “sue” creazioni,né di superare il passato, infatti solitamente l'artista é libero.
Più innovativo il movimento del Bleu Reiter, intorno al quale nacque e si sviluppò l'espressionismo tedesco, che fu stroncato dal Nazismo e che tra i suoi esponenti poté contare Schoemberg, Alban Berg,Webern, Paul Klee, Kandiski e una interesantissima fioritura di commedie alcune trasformate in "opere liriche": Woyzeck,Lulu,oppure il vaso di Pandora per giungere all"Angelo Azzurro" di Heirich Mann, nel dopoguerra,con uno splendido film di area espresionista.
C’è tuttavia una notevole differenza tra Schoemberg che trovava disagio ad usare il linguaggio dei suoi predecessori e ha creato opere ex-novo, con linguaggi creati ad hoc ed un moderno allestimento teatrale o cinematografico che accolga in toto il testo, appunto, dandone una lettura moderna in modo acritico,risultante alla fine dei conti, noioso perché non riversa l'Antico nel Nuovo dando una vera rilettura combiando anche giustamente alcune parti del testo originale (Rosencraz e... personaggi minori di "Amleto" diventati protagonisti in una rilettura).
Allora si ha la sensazione del pasticcio,e qui uso le parole da me udite recentemente, e " uso questo testo perché inevitabilmente quadagnerò tanti soldi" tout court, senza portare altre motivazioni come potrebbe essere "L'Ambleto" che ho visto al Franco Parenti, assolutamente geniale e fuori dagli schemi.
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Il disagio di un linguaggio che non veicola più la propria ispirazione vale anche per Strawinski, Schoemberg, per Charly Chaplin e gli autori della Nouvelle Vague, potrei riempire pagine di autori di tutte le arti che hanno rischiato,riuscendo anche a guadagnare tanti soldi, che sembra essere la nuova corrente di pensiero artistico ammirata da una consistente parte di pubblico,o pochi soldi,secondo la propria fortuna, salvo che, quando arriva talvolta fa miseramente decadere l’ispirazione....
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La legislazione sui diritti d’autore è recente davanti a millenni di creatività artistica e si sta ponendo il problema della riproposta delle opere che hanno superato i cinquant’anni.Questo riguarda anche l’uso che si fa di Mahler, Debussy,i Queen con il grande Freddie, Giuseppe Verdi, Chopin.... e mille altri per reclamizzare prodotti commerciali.
Angosciante, a questo proposito, l'uso di "Nobody to love" per reclamizzare le fette biscottate.
Non posso sentire questa struggente canzone senza percepire tutti i sentimenti di solitudine con il dolore che ne consegue. Che cosa c'entrano le fette bicottate, che secondo l'intenzione dei pubblicitari dovrebbero portare un momento di serenità?
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Un modo simpatico che avevano a Roma e a Venezia per tutelare l’opera d’arte era il taglio della testa che veniva praticato a chi canterellava per strada o in gondola le melodie che venivano provate prima della prima messa in scena e, nel caso di Roma ,il ripetere da parte dei cantori della Cappella Sistina le parti Reali di un Miserere di Allegri.
Per la comprensione dell’opera musicale moderna posso fare riferimento al libricino di Baricco: La musica classica e le mucche del Wisconsin , che conclude con una simpatica post- fazione ispirata ad T.W. Adorno.Altrimenti si potrebbe leggere direttamente”La filosofia della musica moderna “di Adorno e vari libri sulla Sociologia della musica, senza entrare nel merito di altri autori.
Per quanto riguarda l'espressionismo tedesco trovo che i testi di Luigi Rognoni sono ancora i più chiari e documentati.
Per le opere di Shakespeare uso leggere e consultare le ottime le racolte di Einaudi in lingua originale con traduzione a fronte e ampio commento iniziale.
Elena
Edited by - elenafior on Jan 31 2003 12:14:58
Edited by - Elena Fiorentini on 05/06/2005 11:45:43
Replies:
Topic author: Elena Fiorentini
Replied on: 30/01/2003 15:30:24
Messaggio:
libri consultati:
Luigi Rognoni “La scuola musicale di Vienna” pubblicata nel 1966, rifacimento di “Espressionismo e dodecafonia.
Rognoni, musicologo milanese, morì tragicamente nel 1985.
Inoltre i libri di T.W. Adorno riguardanti la filosofia e la sociologia della musica
Scritti sulla musica popolare ( Béla Bartòk)
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Milano, 5 giugno 2005....
Cercavo in questi giorni notizie, il testo e altro, del Duetto delle ciliegie, data la stagione. Ho trovato centinaia di siti, nessuno in italiano.
Faccio osservare che l'autore è Pietro Mascagni, le cui opere vengono tuttora cantate in ogni angolo del mondo.
Allo stato attuale l'arte è in stato di grande sofferenza, non solo
per quanto concerne la musica , ma per tutte le arti e non per mancanza di artisti.
E' di questi giorni la mostra personale della nostra Francesca Giraudi e l'annuncio delle manifestazioni di Venti di Brera,di cui continueremo ad occuparci.
Giovanissimi talenti si impongono all'attenzione del pubblico e , con nostra gioia, concerto di sogni può ancora occuparsene e farà di tutto perchè anche la voce e la presenza degli artisti del mondo delle immagini e della musica non venga oscurato.
Elena Fiorentini
Edited by - Elena Fiorentini on 05/06/2005 12:56:35
Topic author: Luigi Mannori
Replied on: 09/06/2005 18:44:04
Messaggio:
Ho letto con estremio interesse le riflessioni di Elena Fiorentini, e sebbene non mi ritenga all'altezza di un'analisi altrettanto ricca di contenuti e concetti, vorrei sottolineare la profondità della frase all'inizio dell'editoriale: "Ritengo che l'artista, anche senza la A maiuscola, debba essere tutelato nella sua arte".
A mio modesto parere, fin dalle origini della creatività artistica, questa ha dovuto dibattersi fra la reale finalità artistica dell'autore ed il condizionamento dovuto ai poteri politici e commerciali, dominanti il territorio di origine, ed ha colpito in eguale misura, sia le opere a favore di tali poteri, sia quelle contrarie, anche se soltanto parzialmente. Questa realtà poco discutibile, non si è mai dissociata dalle opere dell'intelletto, poiché esse rappresentano l'indicazione evidente di ogni momento storico o addirittura ne sono state il pilota, e sono quindi state gelosamente gestite nel tempo dagli stessi centri di potere, che le hanno considerate uno strumento di propaganda ed utilizzate di conseguenza.
Lo sviluppo delle democrazie, non ha cambiato questo tema, semmai lo ha accentuato, con il diffondersi del consumismo, che non ha mai trovato il giusto equilibrio, fra la diffusione del consumo di beni materiali e della cultura (trascurando scioccamente che la cultura è uno dei pochi beni, se non l'unico, non soggetti ad inflazione).
La stessa legislazione, nata a tutela del diritto d'autore, è condizionata dal favorire le strutture egemoniche, che nel tempo hanno sempre condizionato i legislatori per la comoda presenza della loro azione monopolizzatrice e per i legami diretti tra il potere e le amministrazioni di tali strutture.
L'esasperazione del consumismo, in fin dei conti, è il risultato dell'evoluzione della combinazione di tali poteri, e produce un suo effetto preciso, non solo sulla creazione di nuove opere, ma anche sull'indirizzo di interpretazione e gestione di quanto rappresenta il passato, a prescindere dal suo valore.
Un'altro fattore importante, da non sottovalutare, è dato dall'umana tendenza a propendere per la rivoluzione, più che per l'evoluzione, con evidente danno per tutto ciò che potrebbe costituire patrimonio, maggiormante penalizzato da scelte condizionate da obiettivi commerciali, raramente coniugabili con ciò che ha già acquisito un proprio valore di mercato.
Gli ampi e ricorrenti periodi di decadenza di ogni disciplina artistica, trovano linfa vitale negli interessi marginali che trasformano l'arte in uno strumento di condizionamento, approfittando dell'incapacità delle masse, di cogliere i messaggi essenziali, per scarsa conoscenza, quindi, carenza di interesse, o, peggio ancora, interessi condizionati da forme precostruite, confezionate, prive di spontaneità e valore intrinseco.
Se la diffusione della cultura artistica, intesa in modo non mnemonico, ma analitico, fosse anticipata nei gradi di istruzione di parecchi anni, ed adeguatamente approfondita fino ai massimi livelli di studio, l'innovazione potrebbe rappresentare un tema di confronto comune a tanti, se non tutti, e quindi un vero strumento di evoluzione, ed il "passato" potrebbe rappresentare un punto di riferimento e non un "detrito superato", da utilizzare solo nel momento in cui non viene più a "costare", con dissacranti elaborazioni gestite secondo principi rigorosamente economici.
Qui si dovrebbe aprire il discorso anche sulla tipologia degli organi di diffusione della cultura artistica ed in particolare sui canali di informazione propriamente detti, ma il discorso si amplia eccessivamente e tende a sconfinare dal tema della replica.
Se ho spostato il discorso in questa ottica parallela, è per evidenziare una condizione che, autentico freno condizionatore, colpisce tutti, ma in particolare, coloro che scoprono tardivamente l'importanza della cultura in funzione della creatività artistica, fattore in passato poco considerato, poi ignorato, oggi addirittura ostacolato da esseri che gestiscono strumenti di diffusione culturale /Radio, Tv e Giornali), per il solo scopo di "fare cassetta" e con la minore spesa possibile.
Chi al contrario, in una realizzazione, cerca il significato, il messaggio socialmente avvalorato, deve scontrarsi con spese macroscopiche: e questo vale per ogni settore della creatività artistica, sia riferita al tradizionale, che all'innovazione.
Non dimentichiamo che la creatività necessita sempre e comunque di sperimentazione, ed è questo il costo più alto, vero scoglio per tutti coloro che si cimentano in un qualsiasi settore delle opere dell' intelletto, o addirittura pretendono di farne una professione.
Gigio
Topic author: Elena Fiorentini
Replied on: 09/06/2005 23:23:29
Messaggio:
Grazie per gli spunti interessanti sul problema dell'opera d'arte, molto complesso.
L'artista, come lo scienziato, deve essere libero di esprimersi e questo comporta dei costi...( art.33 della Costituzione:...le scienze e le arti sono libere...)
Voglio avere ancora la speranza che il talento dei nostri giovani possa essere salvaguardato...ma come?
Potrebbe lo Stato investire per difendere l'immenso patrimonio costituito dai nostri giovani, anche quelli che non hanno mezzi?
Chi vivrà vedrà!
Elena F.
Edited by - Elena Fiorentini on 09/06/2005 23:24:13
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