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il professore -II parte -

Stampato da : Concerto di Sogni
URL Tema: https://www.concertodisogni.it/mpcom/link.asp?ID ARGOMENTO=3702
Stampato il: 22/12/2024

Tema:


Autore Tema: lori
Oggetto: il professore -II parte -
Inserito il: 28/03/2003 21:31:23
Messaggio:

Finalmente suonò la campanella della fine delle lezioni. L’insegnante trovò il cane alla porta che lo aspettava. L’animale strofinò il corpo alle gambe del suo padrone e insieme si avviarono verso casa.
Il professor Andreini si accorse delle freddezza intorno a lui. Un passo dietro l’altro, comprese che per tutta la mattina non si era parlato d’altro, tutti avevano detto la loro, si era ricamato su quel piccolo insignificante episodio, ingigantito solo dai nomi dei protagonisti e dal fatto che il giornale gli aveva dato spazio.
Il professore si chiuse la porta alle spalle e, nel consueto buio,si adagiò nella sua poltrona.
Chi poteva aver divulgato la notizia? Il preside o la signora Petrelli? Il primo non aveva nessun interesse a far sparlare della scuola, quindi restava la signora. Era anche tipico del suo modo di fare, non era la prima volta che si faceva paladina di una causa, andando avanti come un buldolzer travolgendo tutto quello che incontrava sulla strada. Ora era toccato a lui.
Domani avrebbe parlato con il preside, non sapeva nemmeno cosa c’era scritto di preciso sul giornale. Aveva percepito solo i mormorii dei ragazzi e il gelo della gente fuori della scuola.
Avrebbe potuto chiamare un vicino, un collega e farsi leggere l’articolo. Ora non si sentiva di parlare con nessuno, avrebbe affrontato tutto domani con il preside.
Si alzò ed accese il suo vecchio giradischi . Sapeva l’ordine preciso dei dischi, contò fino a trovare le 4 stagioni di Vivaldi. Mentre la musica cominciava a riempire la stanza, si rimise nell’ avvolgente poltrona, chiuse gli occhi e si fece prendere dagli arpeggi dei violini de La primavera. Domani, domani avrebbe pensato all’inverno.
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Un deciso – Avanti! seguì l’altrettanto deciso bussare alla porta. Il professore entrò nella stanza porgendo il giornale vecchio di un giorno al preside - Non mi sono fatto leggere di proposito l’articolo, so che c’è qualcosa che mi riguarda ma vorrei che fosse lei a dirmi cosa sta succedendo.-
- Io ho provato alcuni giorni fa, a farmi dire da lei professore cosa sta succedendo con la signora Petrelli. Non ho ottenuto nessuna risposta. Per il giornale, ha ragione. Anche io avrei preferito che la cosa rimanesse qui dentro, quindi non ne so niente. Si sono limitati a pubblicare la lettera che lei conosce. Visto che io non l’ho certamente divulgata, è la signora che l’ha fatto. D’altronde è lei che l’ha scritta, può farne l’uso che crede opportuno. Doveva pensarci prima con chi aveva a che fare e valutare le conseguenze.-
L’insegnante cercò l’appoggio della sedia che aveva di fronte : - Sono 38 anni che insegno e in tutti questi anni il mio obbiettivo non è stato solo quello di far amare la nostra lingua, di far comprendere i nostri poeti o far apprezzare i grandi scrittori. Io ho amato i miei allievi, ho cercato di comprenderli e prepararli alla vita di ogni giorno, in una parola di aiutarli a crescere. A volte sono stato di aiuto, a volte no. Ma ci ho provato sempre, anche se significava difenderli dalle loro stesse famiglie.
Il preside lo interrupe acidamente - Professore voglio sapere cosa è successo con la signora Petrelli! la sua missione non mi interessa !-
- Ho avuto una discussione con la signora durante l’ultimo colloquio. Andrea è un bravo ragazzo, intelligente e preparato, ma è soffocato da sua madre. Lo protegge da tutto e da tutti, ha delle aspettative molto forti nel ragazzo e questo lo rende insicuro. E’ timido e in classe lo prendono per un borioso e si divertono alle sue spalle. Io ho provato a parlarne con la madre. Le ho consigliato di essere meno esigente, ma anche di scrollare un po’ il ragazzo, di fargli prendere qualche responsabilità, magari uno psicologo poteva essere di aiuto. Lei mi è saltata addosso, dicendomi che alla testa di suo figlio ci pensava da se, che io mi fossi occupato del mio aggiornamento professionale che probabilmente lasciava a desiderare. Insomma ci siamo lasciati malamente, ma non mi aspettavo una vendetta del genere.
Il preside era visibilmente nervoso - La sua ingenuità mi sorprende, lei conosce la reputazione della signora, prendersi la briga di dare certi consigli e magari pensare di esser anche ringraziato! Ora dobbiamo trovare una soluzione, la signora è scesa sul sentiero di guerra e le sue armi sono più affilate delle sue, professore. Io non sarò al suo fianco, non lo nascondo. Non voglio perdere le possibilità che i soldi della banca daranno a questa scuola. Provi a pensare cosa significheranno per questo Istituto… attrezzature nuove, corsi aggiuntivi… . Questa scuola, una delle tante, potrebbe diventare la migliore della provincia e, secondo lei, io dovrei perdere questo treno?
Guardiamo un’altra probabile conseguenza del disastro che la sua presunzione ha combinato. Il padre di Andrea ha amicizie influenti e io dovrei far entrare la scuola nell’occhio del ciclone, rischiare di mettermi contro il Provveditore o chi altri? Professore, lei è in guerra ed è anche solo. Una resa dignitosa è l’unica strada percorribile, ci pensi.
Il prolungarsi di una pausa preannunciò il colpo finale:- Mancano pochi mesi alla fine della scuola, potrebbe darsi malato poi chiedere il pensionamento. Non ne uscirebbe troppo male, in fin dei conti anticiperebbe solo di poco un ritiro comunque inevitabile. Uno scontro diretto non gioverebbe a nessuno, nè a lei né alla scuola. Ora non dica niente, ci pensi e mi faccia sapere.
Torni in classe e si limiti a seguire il programma. Non voglio altri colpi di testa .-


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