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LA MIA PIAZZA

Stampato da : Concerto di Sogni
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Stampato il: 22/12/2024

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Autore Tema: zanin roberto
Oggetto: LA MIA PIAZZA
Inserito il: 05/06/2003 19:56:43
Messaggio:


Quando avevo otto anni, alla sera d'estate, mi piaceva correre fuori da casa, in via Battaglione Gemona e raggiungere l'adiacente piazza Santa Caterina con al centro quella fontana con uno zampillo centrale e quattro fontanelle, nei quattro punti cardinali, di acqua potabile, alle quali mi sono dissetato varie volte.
Ora non ci sono più perchè l'acqua non è più potabile e non sgorga con sufficiente quantità. Chiusa su tre lati quasi a triangolo è la piazza centrale di Cordovado seicentesca, forse non del centro storico raccolto vicino al Duomo Vecchio romanico ma sicuramente di quello commerciale, con in fondo la chiesetta quattrocentesca di santa Caterina, appunto che le dà il nome e l'antiestetico distributore di benzina a guardare la statale che fa dà colonna vertebrale al paese.
A quei tempi, inizi anni 60, non c'era ancora l'asfalto e i pini, quà e là, lasciavano sul terreno un tappeto aghiforme color marrone scuro, era bello correre come i passeri allegri nel cielo, spensierati, felici di essere giovani, sfogandosi in corse senza meta, non c'era traffico se non qualche raro veicolo, solo la gente passeggiando animava lo spazio tra l'altro malamente illuminato.
Nella campagna della bassa friulana il romanticismo era saldo e il progresso una utopia vista nelle città, i ritmi si dilatavano nelle funzioni biologiche e i sogni formavano nuvole dense di speranza.
Oggi a distanza di 30 anni, non oso pensare quel che resterà nei prossimi 30, la fisionomia è di un arido parcheggio, soffocato dal metallo, permeato da esalazioni di benzene e olio motore, in cui quella fontana non respira più, asfissiata dal correre dei veicoli, dallo spazio fagocitato, dal verde dei rari alberi sopravvissuti o ripiantati e quei ricordi di bambino assumono valenza proprio per la trasformazione della piazza che aveva un sua intimità.
Aveva una sua familiare riservatezza, proteggeva con i suoi lati e induceva sicurezza, i marciapiedi alternati ai passi carrai con quel suo cemento logoro e debole, le aiuole di contenimento leggermente impolverate ma fragranti di agreste, tutto conosciuto, quasi un parco giochi, una stanza all'aperto, dove bambini come farfalle si posavano ovunque, senza ansie, senza tempo, godendo di quello spazio.
La piazza in rari momenti sussurrava clemente, mormorava divertita e pulsava all'unisono con noi ragazzi.
La signora che vendeva la benzina si sedeva con una seggiolina piccola e bassa all'esterno della casa e iniziava un lavoro a maglia, sferruzzando con i ferri, si chiamava la vedova Elena, la vicina usciva con delle grosse secchie di metallo lucido, vestita tutta di nero, con un fazzoletto avvolto sui capelli che la faceva nonna a tutti gli effetti pur essendo nel fiore degli anni, e le lasciava sotto il getto delle fontanelle a riempirsi e a raffreddarsi mentre al bar adiacente qualcuno di noi, più fortunato riusciva a comprarsi le caramelle mou,quelle al latte,un pò gommose che ti scioglievano la gola.
Il cielo puntinato di stelle lentamente copriva con il suo mantello la piazza, i rumori delle nostre corse si affievolivano, le grida diventavano vocio, le mamme finita la chiaccherata radunavano noi, sudati e stanchi e dopo una carezza a spettinare i capelli umidi, ci portavano a dormire.
La piazza vuota ora si zittiva ma voltandomi a volte mi sembrava di sentire un sussurro, un respiro, un grazie perso negli angoli più remoti, forse era solo la mia immaginazione ma tanto non costava nulla!

di Zanin Roberto dal mio Zibaldone di ricordi 1997


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