I Bagni Nettuno-rievocazione di un luogo livorn-
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da : Concerto di Sogni
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Stampato il:
22/12/2024
Tema:
Autore Tema: E.
Oggetto:
I Bagni Nettuno-rievocazione di un luogo livorn- Si entrava da un piccolo cancello tinteggiato di celeste, come il colore del mare.
Inserito il:
04/08/2003 17:35:20
Messaggio:
Nel tragitto percorso dalla macchina (che mamma cercava di lasciare rigorosamente all'ombra onde evitare di ritrovarla più calda di un forno dove cuocersi lentamente alle sette, nel tornare a casa) all'entrata dei "Bagni Nettuno", già si notava un viavai di persone che riempiva la stradina circondata da biciclette e motorini colorati: bambini in costume e coi piedi scalzi che, con duecento lire in mano, si indirizzavano veloci come furetti, saltellando in qua e là sull'asfalto ardente per non scottarsi e di nascosto dai loro genitori, verso la baracchina del lungo-mare situata circa 100 m fuori dai bagni, meglio conosciuta come "da Luciano", dove avrebbero speso quella monetina dorata giocando a biliardino (la "fuga" verso Luciano era la trasgressione preferita da noi pre-adolescenti insieme a quella di approdare, dopo una piccola traversata via mare, ovviamente sempre di nascosto dai nostri genitori, sulla terraferma degli adiacenti "Bagni Tirreno", da tutti conosciuti come "Bagni Trotta", che sì prendevamo in giro perchè rinomati come il bagno meno chic di Livorno (che poi anche da noi non è che ci fossero i principi...), ma che possedevano una gran bella piscina e pure gli scivoli stile acqua-park con vista sulla Terrazza Mascagni!); coppie di anziani signori che, con i capelli ancora bagnati dall'ultima nuotata, avevano concluso la loro giornata al mare, cominciata probabilmente intorno alle otto del mattino, e si avviavano a trascorrere le ore di fuoco al fresco, magari facendo una siesta stesi sul letto, nella loro camera; intere famiglie che, invece, si apprestavano ad entrare, munite di enormi ghiacciaine che contenevano, con ogni probabilità, pranzo, merenda e cena (sì, perchè tutti i frequentatori dei Bagni Nettuno, tranne la mia famiglia e pochi altri, se avessero potuto ci avrebbero anche dormito al mare! Ed il fatto di non rimanere mai a cena mentre tutti i miei amici lo facevano mi faceva sentire un pò diversa, ora che ci ripenso!).
Ma la cosa che ancor di più attirava l'attenzione, durante quella breve camminata, era senza dubbio la confusione proveniente dall'interno dei bagni stessi, che si accentuava all'ennesima potenza una volta giunti in prossimità del cancello: un sottofondo di voci di grandi e piccini al quale si sovrapponevano un sacco di altri rumori che, col tempo, risultavano facilmente distinguibili: il suono metallico del pallone colpito con potenza che rimbalza sulla rete del gabbione; il ritornello della canzone al primo posto in classifica nella hit-parade, nonchè il classico tormentone estivo, proveniente dal juke-box; il terribile rumore degli zoccoli strascicati per terra, atto sicuramente non elegante ma che, ammetto, in gioventù ho compiuto anch'io col risultato di costringere mia madre a portare gli allora amati zoccoli del Dottor Shultz, rigorosamente bassi e color crema, dal calzolaio più di una volta (da molti anni, esattamente da quando mia madre non mi impartisce più l'"ordine" di non camminare scalza per evitare funghi e malattie varie, ho risolto il problema camminando esclusivamente scalza al mare!); ed infine, ad intermitternza, la voce squillante della segretaria all'altoparlante che recitava: "attenzione attenzione! La signora Isola Rossi, ripeto, Rossi Isola, è attesa al telefono". E Isola Rossi non è un nome che ho usato qui per caso, come si fa con Paolo Rossi o Mario Bianchi! No no, Isola Rossi ai Bagni Nettuno la chiamavano per lo meno tre volte al giorno, e io (ma probabilmente tutti) mi chiedo ancora chi fosse che quotidianamente costringeva la povera signora ad interrompere la sacrosanta partita a ramino per correre inciampando sui tacchi verso il telefono...per sua sfortuna, tra l'altro, la sua cabina era la più lontana che ci fosse rispetto all'entrata!
Varcata la soglia dei Bagni Nettuno, subito sulla sinistra si apriva una finestrella nel buro: era la segreteria, dove i pochi non abbonati potevano comprare il biglietto e dove il componente di ogni cabina che per primo arrivava poteva ritirare la chiave della cabina stessa. Noi la chiave l'abbiamo ritirata pochissime volte, perchè venivamo sempre preceduti da nonna Fedora, la mia nonna materna, che, nonostante l'età, tutt'oggi è una delle frequentatrici più affezionate del bagno, dove trascorre all'incirca dodici ore al giorno, dalle undici alle undici, apparentemente senza stancarsi neanche un pò. Pochi passi più avanti, questa volta però sulla destra, seduto su un panchetto dello stesso celeste del cancello, il signor "strappa-biglietti" e "controlla tessere" ci attendeva. In verità nè noi, nè nessun altro abituè, abbiamo mai dovuto mostrare il nostro abbonamento con tanto di foto all'entrata, perchè l'ambiente era talmente piccolo che alla fine ci si conosceva tutti, come fossimo una grande famiglia. Ed era proprio questo il bello, la cosa che più mi piaceva!
Una volta dato il buongiorno al signore e fatto ancora qualche passo in avanti ci si trovava finalmente catapultati in quel fantastico mondo folkloristico che è la realtà degli stabilimenti balneari livornesi, in particolare quelli piccolini, diventando anche noi parte integrante di quello "scarabocchio" di persone e colori di stagione e di quel chiasso di sottofondo che, alla fine della giornata, si poteva sentire solo concentrandosi, perchè era penetrato così profondamente nelle nostre teste fino quasi a scomparire.
Iniziava così il mio viaggio verso la cabina, dove mi sarei spogliata velocemente per poi correre a fare il primo tuffo della giornata, quello del refrigerio prima del pranzo.
E.
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