A braccia aperte
Stampato
da : Concerto di Sogni
URL Tema: https://www.concertodisogni.it/mpcom/link.asp?ID ARGOMENTO=6242
Stampato il:
22/12/2024
Tema:
Autore Tema: emofione
Oggetto:
A braccia aperte Mese nuovo, controtendenza. Non potevo più davvero restar senza.
Inserito il:
01/12/2003 18:39:44
Messaggio:
Oggi ho una nuova forza, un ritrovato spunto.
Abbandono l’autodistruzione, saluto per un po’ l’introspezione selvaggia, il logorato mezzo per riuscire a cogliere quella mutevole verità, che quando la raggiungi già si è trasformata, è da un’altra parte, ha cambiato di nuovo pelle e non ti serve a niente, ti lascia in mano solamente una mucchietto di dati di fatto, alcuni ciottoli da spiaggia, pochi, colorati e caldi di fresco utilizzo, la maggior parte grigiastri, nebulosi, freddi al tatto, e levigati, quasi corrosi dal tempo e dagli accadimenti.
Adesso mi riprendo tutto quel che ho, che ho sempre avuto e del quale troppo spesso mi è tornato comodo dimenticare. Mi riprendo la voglia di scoprire, di conoscere e di sognare, riconquisto il mio ruolo di essere umano votato alla socialità ed alla comunicazione attiva e propositiva, riallaccio i contatti, i fili invisibili ed indivisibili che hanno cucito la mia vita e le parti più vere e palpitanti di me a certi punti di riferimento, a certi valori, ed alla consapevolezza del mio essere lunatico e privo di pace, ma al contempo duttile, camaleontico, reattivo. Il che può essere anche un bene, ora lo vedo.
Stasera ceno con due vecchi amici, tanti, nel senso che sono due elementi almeno altrettanto complessi e “pieni” quanto me. Sì, sono pieni anche di angosce e stanchi di come gira il mondo, ma più che altro sono colmi di risorse, di cervello e di intuizioni. E non è questione di sentimenti, no davvero. Valgono, c’è poco da dire.
Ed è veramente ganzo ed appagante capire, alla fine di un percorso ed all’inizio di un nuovo viaggio, che i pirati della ciurma della quale da sempre hai fatto parte, li potrai ritrovare costantemente lì, magari diversi, certamente ognuno con i suoi acciacchi, ma pronti a salpare, laddove ce ne sia bisogno. Non solo e non tanto perché amici tuoi, no.
Buttarla sull’amicizia sarebbe riduttivo e non coglierebbe nel segno.
Ma perché sono nati per questo, perché c’è chi ha manualità e c’è chi ha la testa, c’è chi è ordinato e razionale e chi disordinato e geniale, c’è chi è artistico e un po’ astruso e chi concreto e realizzatore, c’è chi è mezza punta e chi mediano, magari col vizio della sortita offensiva. Ma soprattutto c’è chi ha l’ardire di pensare e di interrogare ed interrogarsi, anche a costo di risultare ridondante ed eccessivo e questi, bé, questi sono i soggetti di cui voglio contornarmi. Ma apro le braccia a tutti, in questo momento, davvero. Mi sono stancato delle mie nevrosi e della mia impulsività. Quella la manterrò sempre, certo, ma la sfrutterò invece di renderla la solita mina vagante e asfissiante.
E non ne posso più neanche della selettività che tutti negano di utilizzare ma di cui ognuno di noi tende a farsi scudo per sentirsi parte di un qualcosa di elitario o di quanto meno riconoscibile, facilmente individuabile ai più.
Una buona squadra non è fatta di doppioni, cari miei. Fiducia a tutti allora, incondizionatamente. Poi chi vale gioca, gli altri attendono il loro turno, senza lamentarsi, perché consci a loro volta.
Io riparto e rinasco. Insieme a tutto quel che ho. Insieme a tutti quel che so.
“E torno sui miei passi, adesso sì, è inevitabile
Percorrerò a ritroso un viaggio che mi costa lacrime
Mi aspetta un mare di tranquillità
tempeste che ho già superato anch’io….
…E’ li la verità, io cosi scettico
adesso so che la felicità non è un ostacolo….
Un concerto dentro me, la mia strada so quale è
Siamo foreste, montagne inviolabili ma poi
a sorprenderci è il sole
che dissolve le ombre intorno a noi!”
Io, sorcino qualche anno fa, poi rivoltosi ad altre melodie, a testi un po’ diversi, un po’ più contorti ma non necessariamente più ricchi. Alle bellissime parole dei vari De Gregori, Battiato, Concato, De André, anche a Baglioni se vogliamo, a Vasco, al vecchio Pino, ai nuovi Tiromancino e Bandabardò, a un po’ di rap di quello sensato. A qualche straniero di quelli “Dessè”, tanto per sentirmi inconsciamente “dentro”, agli Asia, ai due diversissimi Harper, ai “The Strokes” newyorkesi neo-rockettari che sto inseguendo, agli eterni U2, Queen, Red Hot, a Sting, anche a Bob Dylan.
Ma mi piace in fondo andare verso il nuovo passando”nuovamente per il vecchio”. Un po’ di sana Zerofollia dunque, da non leggersi, come ho fatto ultimamente, come staticità, immobilità. No davvero. Le radici non si cambiano, i rami, quelli sì, si fanno germogliare come ci pare, si potano o si lasciano crescere come crediamo, si curano o si tarpano. E allora non c’è banalità, non esiste limitatezza di vedute nel tornare, ogni tanto, a vedere come sta la base.
E qui al centro della pianta che vuol diventare albero secolare, là dove sta la linfa, so cosa ci trovo, so dove cercarlo.
So chi. Nel vecchio e nel nuovo, nel vicino e nel lontano, nel domestico e nell'oltre. E non mi chiedo più il perché.
E’ dentro di me.
“Un concerto dentro me
il mio posto è accanto a te (caro animal Zapata)
Che vite le nostre
mille storie e nascoste verità
Una sera di queste mi riprendo il coraggio e torno là
Che mi manchi davvero vita mia
Le mie radici la mia coscienza
A braccia aperte rincontrarti è un piacere…libertà!”
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