L'ULTIMO BATTITO D'UNA PASSIONE
Stampato
da : Concerto di Sogni
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Stampato il:
22/12/2024
Tema:
Autore Tema: zanin roberto
Oggetto:
L'ULTIMO BATTITO D'UNA PASSIONE L'ULTIMO BATTITO D'UNA PASSIONE Il ticchettio del circuito pneumatico scemò brusco, i led luminosi dai colori accesi si oscurarono e lo strumento scientifico si spense del tutto, nel laboratorio chimico ogni vibrazione era una voce conosciuta per Roberto che da ventisei anni lavorava in quella stanza tappezzata di tanti grafici e tabelle.
Inserito il:
28/05/2004 23:07:34
Messaggio:
Si fermò a pensare mentre con la mano lisciava una spatolina da pesata, il camice bianco aderiva al suo corpo come la corazza di Achille, il taschino trabordava di penne e cucchiai,le mani si erano vestite dei guanti in lattice e l'odore consueto dell'etere etilico lo rassicurava, spendeva quegli ultimi gesti ripetuti migliaia di volte, nell'ultimo giorno di lavoro prima della chiusura del suo reparto, voluto dalla nuova proprietà.
La pipetta gocciolava lacrime di soluzione metanolica e l'operazione continuava senza nessuna attenzione, come un respiro vitale senza l'ausilio di nessun comando, il ricordo andava indietro nel tempo, a quando giovane e idealista era arrivato in quella ditta a conduzione familiare, in cui l'orgoglio del cognome muoveva positive pulsioni.
Quelle candide mura, quel locale dalle grandi vetrate, il laboratorio era stato costruito banco dopo banco, rubinetto dopo rubinetto, in una sorta di personale guscio, dove la scienza e la tecnica non soffocavano l'umanità e l'etica di una professione che poneva il controllo a vigilare sulle miserie e debolezze umane.
Le bolle d'aria che gorgogliavano sui refrigeranti confessavano che l'acqua scarseggiava e la falda vecchia, arrancava nella sua insofferenza per l'usura, l'agitatore elettromagnetico ruotava indifferente al tutto, nel perpetuo tentativo di trovare la stasi e il riposo, pulsavano di proprio le strumentazioni e il coro rincuorava Roberto.
La tavola periodica degli elementi chimici s'era annerita in tanti anni, lo sguardo che si posava alla ricerca dei pesi molecolari ora la osservava per i suoi colori, cosa inanimata, appesa e essenziale un tempo come ora solo oggetto da museo.
Entrò l'amico e collaboratore Renzo, l'operaio che in tanti anni aveva condiviso ed era stato testimone di tante battaglie combattute dal caparbio chimico, arrossato e impolverato dalle farine, incrociò gli occhi di Roberto, sorrise e disse sereno:
- " Non pensarci, non tormentarti, vedrai che una soluzione verrà... su coraggio, non è tua la sconfitta!"-
- " Renzo, ho le lacrime agli occhi!...Non mi vergogno di ammetterlo ma la speranza è l'ultima a morire !" - rispose con il tono grave della smobilitazione.
Quell'ultimo giorno di lavoro in laboratorio era più un calvario ma la normalità dei gesti e delle operazioni era la cosa più dolorosa.
La soluzione alcoolica si tinse di rosa scarlatto il pH alcalino della
titolazione aveva esploso quella gioia di colore, ogni volta si sorprendeva di quel mondo di molecole e atomi che creavano il mondo, stupendo e senza giochi di prestigio, puntuale e rigoroso, con la schiettezza delle leggi universali che governavano il cosmo, riciclò i liquidi in un bidoncino per i rifiuti speciali, lavò i beker giocando con i colori che di volta in volta segnalavano reazioni sconosciute che finivano di estrinsecarsi lungo il tubo di scarico del lavabo.
- " Ciao chim... hai visto lo sceneggiato televisivo su Nerone?" -
disse Ivano, volando alto sulle ferite, cercando di essere sereno anche per Roberto.
- " Tutta opera di Seneca che non è riuscito a equilibrare quel funesto imperatore...che strazio per l'impero!...tra Caligola, Nerone e Commodo, un disastro!"-
Ivano aveva solleticato la grande passione per la storia antica del chimico, volutamente, quasi ad applicare un narcotico sulla realtà che vedeva soffocare l'amico.
Spense il gracchiato rumore della cappa d'aspirazione, serrò le valvole dei carrier dell'analizzatore automatico di azoto, mise il cappuccio plasticato alla bilancia, staccò la sonda del phmetro, la puli, la rimise nel suo alloggiamento, disattivò il polarimetro, scaricò del solvente la buretta, con gesti mirati e nobili, estrema cerimonia d'un rituale diventato religione del cuore.
Quando l'ultimo pulsante si azzerò, si tolse lentamente il camice bianco, lo appese all'attaccapanni come una bandiera, si lavò le mani, spense la luce e chiuse la porta.
S'era consumato l'ultimo battito dell'antica passione, ma restava quel camice a ricordare che si può eliminare l'uomo ma è impossibile eliminare il suo insegnamento.
Aleggia ancora tra la polvere e le tele di ragno, un alone di energia, quell'ultimo battito che rimbalza perpetuo come una spora in cerca di attechire ancora per rinascere alla dignità e al rispetto.
Il camice è ancora là, con le macchie e il taschino ricolmo di ricordi.
di Zanin Roberto
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