Un giorno...per caso...
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da : Concerto di Sogni
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Stampato il:
22/12/2024
Tema:
Autore Tema: LunaDelPerù
Oggetto:
Un giorno...per caso... L'avevo riconosciuto per caso. Luna Del Perù
Inserito il:
23/09/2004 12:40:27
Messaggio:
Aveva lo sguardo perso, dentro la vetrina di un bar, seduto su uno sgabello d'aria davanti al tavolinetto rotondo.
Sorseggiava un thè credo, un orzo forse, ma la tazza era grande, e quando la portava alle labbra e la ruotava sul viso gl'impediva lo sguardo, e il vapore gli lucidava il naso.
Adesso quanti? Trent' otto. Quaranta.
Sedeva composto.
Mi fermai dietro il pioppo del viale, magari prendevo coraggio; sarei andata a salutarlo al prossimo respiro mi dissi.
No, avrei atteso che passasse la prossima auto rossa e gli avrei fatto un cenno da fuori prima, con la mano, e poi sarei entrata a passo deciso nel bar.
No, forse era meglio entrare nel bar, andare dritta al banco del caffè, ordinare anche una pasta e poi far finta di vederlo, e attaccare discorso e dirgli tutto quello che mi era rimasto dentro, sepolto.
Però era un rischio grosso, avrebbe potuto far finta di non conoscermi, andare via lasciandomi di sasso davanti a tutti, e ancora non sapevo neanche se fosse solo o con qualcuno, qualche collega di lavoro o la sua nuova ragazza.
No , quella no, impossibile, m'avevano detto che era d'un altra città.
Eppure sedeva da solo a quel tavolino.
Aveva il giornale con sé , piegato per bene, appena comprato. Accidenti quanti problemi mi faccio!
Aspetterò che esca, ecco, sì, lo aspetterò lì, vicino all'entrata, vicino al fioraio.
Potrei far finta di comprare una piantina, e così mi troverei lì, per caso, con una cosa appena acquistata in mano, come se niente fosse. Sì, farò così.
Attraversai velocemente. La strada era vuota. Era ancora presto.
Uscivamo sempre a quell'ora, la mattina, quando abitavamo insieme. Facevamo colazione insieme in quel bar, una volta. Adesso ci va Luigi ogni tanto, quando non rientra a casa per pranzo, dopo la scuola, prima degli allenamenti.
Scelsi un' orchidea.
La fioraia avrebbe voluto vendermi un càctus, ma di quelli ne avevo già troppi sul davanzale della cucina.
Lo vidi uscire dal bar mentre pagavo, era elegante, tranquillo, mio Dio mi stava proprio venendo incontro...
Aveva mantenuto la stessa inclinazione della testa , leggera, sulla spalla destra, fumava ancora quando camminava per strada. Era un suo piccolo vizietto, fumare camminando e mai da seduto. Adesso stringeva fra le labbra una sigaretta nuova di zecca...
Mi voltai per dire alla fioraia che avevo scelto il vasetto d'orchidea, che il càctus non m'interessava e poteva rimetterlo al suo posto vicino al cesto di rose, ma appena tornai con lo sguardo a cercarlo, lo vidi parlare chinato, sorridente, davanti al portello aperto di una ford bianca.
C'era una donna al volante, non la conoscevo.
Lui disse qualcosa alzando la voce.
In quel momento era felice, non l'avevo mai visto così quando stava con me, mai.
Salì sull'auto, lo sportello si chiuse quasi da solo, senza forza.
La ford scomparve dietro i pioppi del viale.
"Signora, la sua orchidea....Signora?..."
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