Il piano di Sarah
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da : Concerto di Sogni
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Stampato il:
22/12/2024
Tema:
Autore Tema: Sarah
Oggetto:
Il piano di Sarah La ditta Neumann&Stern,pianoforti e strumenti a fiato, era famosa.
Inserito il:
24/11/2004 15:53:55
Messaggio:
L'ufficio piccolo e scuro si trovava in Getreidegasse, vicino al Kohlmarkt, nel quartiere ebraico di Vienna.Produceva i migliori pianoforti d'Europa, che fossero modesti e verticali, sontuosi a coda per le ville del IX Bezirk,eleganti a mezza coda, magari marroni, con venature color cognac, i preferiti dalle ragazze giovani. La figlia di Neumann, Sarah, ne suonava uno.Sarah era minuta,con occhi a mandorla vedastri e la pelle di oliva, bruna d'estate e spenta d'autunno.Non amava particolarmente Vienna, fredda e cupa d'inverno,con la sua gente era così distante ed elitaria...
Il figlio del signor Stern, Lev, era invece un violinista di eccezionale talento, ma lavorava a Trieste, nella filiale, e teneva la contabilità.Dal porto partivano le navi per l'America,pianoforti per le case dell'East Lower Side,per le sale da concerto e le bianche tenute del sud.
Era il novembre del 1939. Trieste brillava, sospesa nel gelido vento di bora sul mare grigiazzurro, increspato di spuma leggera e salmastra. Il freddo era dovunque. Sarah scese dal treno, infagottata nel suo cappotto blu con i bottoni d'oro, la stella al braccio, gli occhi impauriti. L'indirizzo era su un foglio sgualcito,
ma lei non aveva idea di dove andare. Non ricordava bene Lev,l'aveva visto solo da ragazzino, quando era ancora piccola.Lo riconobbe più che altro dalla fascia al braccio.Aveva gli occhiali ed una bocca sensuale, le mani quadre e forti, un naso incisivo.
Lui prese la sua valigia, quasi scostante, e senza parlare la condusse al porto. Sarah aspettavacon lui l'imbarco per New York, nella notte. Salirono insieme sul ponte, nella sera inquieta di stelle di ghiaccio.Sarah era sola con Levv, sconosciuto, taciturno e scontroso.Lasciava il suo giardino in Mitteleuropa, la scuola, la casa grande e zeppa di libri, tutta la sua famiglia.Aveva freddo e paura. Parlò a Lev, in jiddisch. Lui la guardò a lungo, con durezza:"Parla italiano,non far storie,cos'è 'sta porcheria, non ti capisco, e poi sai che è pericoloso,dovresti saperlo meglio di me". E rientrò in coperta.
Lei si aggirava per nave, con un grumo nero davanti agli occhi.
Finchè arrivò alla sala dei piano,enorme e spoglia.Sedette allo sgabello di un piano a mezza coda come il suo, quasi esausta, per molto tempo. La nave era adesso scossa dalle onde nere e dense, lottava con pareti di nevischio grigio.
Sarah toccò i tasti avorio, prese a suonare le Danze Ungheresi, quasi con frenesia. Lev arrivò, attratto dal magma di suoni e da un'improvvisa, inspiegabile nostalgia.
"Il mare è grosso" disse Lev quasi rauco per i suoi troppi silenzi, non hai paura?
"Non più,ora." disse lei, gli occhi febbrili e sognanti."Sai, ora danziamo con il mare, ma a Vienna partono tutti, sul treno, per lavorare all'Est,ma nessuno torna a raccontare. Nessuno."
Lev prese il suo violino.Era molto che non riusciva a suonare. Le guardava gli occhi e le labbra, suonava con lei nel tempo del vortice, nel vortice dei suoi sensi e nel ritmo del suo cuore.
Era l'ultimo carico di pianoforti della ditta Neumann&Stern di Vienna, quello diretto a New York.
Francesca Buccomino
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