Mesi fa, durante la chemioterapia di mia madre, scrissi di getto, per esorcizzare le emozioni che mi fagocitavano , e tentare di emulsionarle con tranci di vissuto.
Decisi di chiamare il tutto 'Come filo spinato'.
Ora lo leggo con occhi diversi, ma in quel momento mi fu utile cavare fuori la rabbia , figlia del senso di impotenza e dello smarrimento..
I passi le si accavallano . L'aveva chiamata. Succedeva di rado.
Ora la casa era a meno di 300 metri.
Le schiamazzò un pensiero, sempre lo stesso.
Due ragazzini stracciavano le ore per strada, come al solito.
Una bicicletta granato .
Un veccho la pedalava con visibile fatica.
Conosceva Zi ' Giuanni . L'età lo aveva lasciato inalterato.
Il rione l'avrebbe percorso ad occhi chiusi.
Da bambina aveva conosciuto i suoi pattini, le corse in parrocchia.
Da giovane mamma se ne era fatta desiderare.
Era peggiorato.
Un filare di costruzioni popolari infoltivano la sinistra della strada.
Panni stesi, urla , moccoli al naso , panchine che ospitavano
adolescenti. Indolenti e faceti . Colonna sonora di quello scenario.
Un moto di rabbia la accompagnò verso il portone.
Peggiorato, si ritrovò a pensare.
Una muta impotenza , groviglio di filo spinato nelle viscere.
Aveva celato per anni la rabbia.
Continuava a farlo: era giusto così.
Sua madre smunta, piccola e accasciata.Ecco un buon motivo per tacere.
Doveva morire tranquilla : era destino.
Lei lo voleva, almeno in quegli anni.
Sua madre aveva conosciuto il filo spinato.
In una fuga le aveva stracciato la gonna e s' era fermata.
Non ci aveva più provato.
Prigioniera fino all'ultimo respiro.
Trappola per fiaccati.
Le scale dei tre piani erano vuote.
Pochi abitavano il caseggiato. Quei gradini risuonavano,
carichi, nella memoria.
Attimi , tranci di passato irrompevano come cavalli non domi.
'' corri - abbiamo fatto tardi''
'' Dai Silvana, il prof di latino è sempre in ritardo!!''
Quaderni e libri legati con una molla.
La sua era rossa.Quella di sua sorella? Non la ricordava...
I vestiti ,recuperati da un pacco americano, davano loro
un aspetto insolito.
Le scale le ricordarono la mantella bleu.
Se ne era invaghita subito. Con prepotenza l'aveva afferrata.
''E' mia, mi piace''
La mantella le dava sicurezza. Svolazzava come un pipistrello.
Un maschiaccio giù per le scale .
La mantella era un antidoto al filo spinato.
Anche ora. La portava dentro di sè.
Abbracciò sua madre.
Un conato la prese: la chemio era stata implacabile
come al solito.
Le tenne la testa fra le mani.
Il pensiero tornò a turbinare come un mulinello in acqua.
'per quanto tempo ancora ?'
Sì , per quanto tempo Dio gliela avrebbe lasciata.
Non bastava il filo spinato ?
''Rispondimi Dio .........''- urlò dentro di sè.
Incontrò gli occhi di suo padre.
Muti come mai.
Ma l'impotenza di Dio la conosceva.
Meglio quella del dio seduto sul trono e la barba
bianca, lo sguardo da sovrano.
Quel dio assiso che le era stato inculcato per anni.
Un Cuore di Gesù occhieggiava in cucina.
''sei meglio tu, più rassicurante - le accadde di pensare''
I preti s'erano aggiornati.
Come i pubblicitari: sapevano quale pasto servire.
E il Cuore di Gesù, Padre Pio avevano spodestato
il dio severo e assiso.
'' e se fosse questo il filo spinato?''
Accompagnò sua madre sulla poltrona.
Si appisolò. Rimase a guardarla.
L'orologio a cucù sulla parete era muto.
Mute quelle mura .
e le mani di sua madre..................