Il rapido 226Sono le 5,45 una leggera nebbiolina avvolge l’aria di una bella giornata di primavera inoltrata; al deposito delle 691, grandi locomotive utilizzate sui convogli rapidi. Giordani, il macchinista e Olivieri, il fochista, si avviano in fretta al deposito: la locomotiva li aspetta già in linea, il tempo non è molto, il convoglio partirà alle 7.00 precise.
Giordani si occupa della lubrificazione degli ingranaggi, controlla la pressione dei manometri; Olivieri verifica la caldaia, le scorte d’acqua e di carbone.
Alle 6,30 ,sbuffando, la possente locomotiva avanza presso la stazione. Alle 6,45 indietreggia verso il convoglio che l’aspetta sul binario di partenza. L’aggancio, un fremito, il treno sembra vivere.
6,58. Ultimo controllo; il fuoco arde dentro il fornello : Giordani alza la leva d’avvio, mentre, al fischio del capostazione, si accende la luce verde della via libera. Lentamente, con possanza, il convoglio si muove, acquista velocità e , in una nube di scintille si avventa sulla pianura.
Una sottile nuvola di fumo avvolge i fianchi della locomotiva, sfumati dalla velocità.
Olivieri riempiva di carbone il fornello, Giordani dava pressione ai manometri.
Quasi in prossimità dell’arrivo, avvenne un incidente: un pezzo di carbone ancora ardente cadde sul piede di Olivieri che ebbe una smorfia di dolore, subito trattenuta.
Olivieri non voleva che Giordani si accorgesse del fatto.
Il dolore era insopportabile, per fortuna l’arrivo era vicino. Il treno avrebbe abbandonato la vaporiera per delle anonime locomotive elettriche, che l’avrebbero portato in montagna.
Staccata la locomotiva, rimessa in deposito e controllata, Giordani disse ad Olivieri:” Vieni a fare un giro con me.”
“No, sono stanco, vado a riposarmi” rispose Olivieri che non ci vedeva più dal dolore.
Lasciato l’amico, Olivieri si recò in infermeria. L’infermiere lo medicò, ma gli disse :”Dovresti stare a riposo, il piede è molto gonfio.”
“Non preoccuparti” rispose Olivieri taglia la scarpa”. “Come vuoi tu” e la scarpa venne tagliata.
A sera, quando i due amici si ritrovarono, Olivieri zoppicava vistosamente.
“ Ti sei fatto male?” chiese Giordani
“No, non è niente, è solo una storta:
Il rapido arrivò dalla montagna, la vaporiera fu riagganciata; il treno ripartì.
Olivieri sentiva dolori terribili al piede e per non pensarci lavorava forse troppo, perché a un certo punto Giordani lo rimproverò.
“Troppo carbone!!”
Finalmente, come Dio volle, ecco la grande stazione. Uno stridio di freni, il treno si fermò la gente sciamò dai vagoni. Fu staccata la macchina e riportata in deposito.
Olivieri e Giordani, passando dallo spaccio, furono salutati con rispetto: erano l’aristocrazia dei conducenti: i macchinisti del rapido. A questo Oliverio non avrebbe mai rinunciato e perciò non avrebbe accettato di farsi sostituire.
“Come va il tuo piede?” chiese Giordani
“Un po’ meglio, domani sarà a posto”.
“Bene, ci vediamo, ciao”.
Per alcuni il lavoro va oltre il sacrificio.
Giorgio