Milano, 17 aprile - dal vostro inviato specialeL'Alcatraz, una delle mecche della musica milanese, era gremito in onore del concerto di Elisa, che mia nipotina trascinatrice mi stava descrivendo come poetessa del rock.
All'ingresso io ho chiesto a mia nipotina se grazie al tesserino della concerto news system potevo sedermi insieme agli inviati della stampa e lei mi ha detto di no, ma io mi sono sentito ugualmente alla pari di un reporter del New Yorker, con penna e taccuino in mano.
Come i poeti, Elisa compone molte delle sue musiche e dei testi e come i grandi interpreti della musica e' accompagnata da un complesso con basso, chitarra elettrica, batteria e tastiere.
La scenografia sul palco e' semplice, tendaggi blu che si incrociano e i cui colori mutano di canzone in canzone ad opera del perfetto impianto luci del locale.
Poco prima del concerto, mia nipotina, futura tecnica del suono, mi presenta un macchinario gigantesco che si chiama mixer, e' grazie ad esso se i suoni di voce e strumenti captati dai microfoni si compongono, si bilanciano, si equalizzano, fino ad essere rilasciati nell'ambiente liberi per quanto possibile da disturbi e cosi' gradevoli all'udito.
Elisa irrompre puntuale sul palco sfoggiando jeans azzurri e una camicetta rossa chiaro, ad ornamento del viso ovale e dei lunghi capelli castani e subito si lancia in uno dei suoi hit: "Heaven out of Hell".
Mentre mia nipotina mi indica i led intermittenti del mixer, io le chiedo se mi presenta una ragazza che si trova appoggiata giusto su una delle gigantesche casse e lei mi dice di no.
Quello che colpisce immediatamente in Elisa e' la potenza della voce, approfitta gia' del primo pezzo per tenere per dieci secondi una nota altissima senza un cedimento e gia' da quel primo pezzo si conferma la ragione del suo successo internazionale. La sua musica e' un misto di rock irlandese, di country americano, di melodia italiana.
L'attacco di "Fever", di "Rainbow", il suo ultimo grande successo, di "Inside a Flower" consentono di raccogliere una capacita' vocale per cui ad un certo punto anche il fonico entusiasta vicino a noi esclama :"Con quella voce puo' fare cio' che vuole e non le serve neppure un mixer!". In effetti Elisa passa da momenti in cui la sua voce diviene spiritual a momenti in cui allegramente si avvita attorno alla musica suonata dal suo complesso, come a raccoglierlo e poi a volar via, l'accompagnamento musicale diviene un albero dal quale le note della sua voce di staccano o si riattaccano come tessitrice di ricamo con perfetta padronanza sia di tecnica che di fantasia.
Il suo talento naturale ci regala quindi "The window", una delle tante composizioni con il cambio di tono, come una giornata di pioggia seguita dal capolino del sole, questa e' la sensazione, questo e' il suo modo di prendere per mano un pubblico ormai entusiasta.
Poi la famosa "Labyrinth", cantata in coro dalle migliaia di spettatori e "Luce", che ha presentato con grande successo ad un festival di Sanremo, una delle sue poche canzoni in italiano. Infatti tale e' la sua capacita' vocale che ha scelto di cantare quasi esclusivamente in inglese, un inglese perfetto senza accento che le ha procurato fama in tutto il mondo. La domanda del perche' proprio l'inglese riceve la risposta da "Shadow zone", "Mr Want", "The Marriage", "Gift", "Rock your soul", con una voce cosi' non importa la lingua in cui canta, passa del tutto in secondo piano, in primo piano quella voce, una voce che ad ascoltarla dal vivo rende giustizia alla sensazione che nei cd sia come una prigioniera che vuol prorompere impetuosa, dal vivo i suoi guizzi e voli le rendono il giusto onore.
E' questo il momento in cui il complesso scompare e Elisa rimane sola sul palco con la sua chitarra e la sua voce avvolge con "Fairy girl" il silenzio assoluto che e' calato nella sala, quasi di raccoglimento, come negli stadi quando con le lucine e oscillando il pubblico accompagna i cantautori.
Alla fine ci avvolge con un altro grande successo :"Sleeping in your hand" che il pubblico continua a cantare anche mentre il grande teatro dell'Alcatraz abbassa le tende del palcoscenico.
La cantante Elisa e' giovanissima, solo 23 anni, e' straordinario pensare dove la portera' una voce cosi' nella sua carriera ancora lunga come una vita.
E nella notte, durante il ritorno a casa, il vostro inviato speciale ascolta dalla voce della sua nipotina lezioni di analisi comparate su artisti e musiche e per un solo attimo appare iniziare a tentare di dire qualcosa di sensato anche lui, nella sempre vana speranza di essere accettato come critico musicale della pagina musicale della Concerto News System.
Dal vostro inviato Bob Porter - Cns - Concerto News System - @2002