Questa è la traduzione dall'italiano al pescarese della canzone "Il pescatore" di Fabrizio De André.LU PISCATOR
All’ombr dill’utim[1] sol
s’aveje[2] assupit nu piscator
e tineje nu busce[3] lung lu vise
come na specie[4] di surris.
Vinn a la spiaggie n’assassin[5]
du ucchje gruss da bardascie[6]
du ucchje pjn di paur
er’ li spicchje di n’avvendur.
Je[7] addummannò: “Damm lu pan
poc è lu tembe e tropp la fam
je addummannò: “Damm lu vin
vuje beve e so n’assassin
Lu vicchje aprò l’ucchje a lu jurn
ninz auardò nemmen ndorn
e mittò a bev e dò a magnà
pi chi di fam scteje[9] a cripà[10]
E fu lu calor di nu mumende
poi n’atra vote vers lu vende
davande all’ucchje angor lu sol
arrete a li spall nu piscator.
Arrete a li spall nu piscator
e la memorie è già dulor
e già lu rimbiande di n’aprile
jucate all’ombre di nu curtile.
Vinò du guardje e li cavall
nghi li pisctol e li cavall
je addummannò si la vicine
fusse[11] passate n’assassin.
Ma all’ombr dill’utim sol
s’aveje assupit nu piscator
e tineje nu busce lung lu vise
come na specie di surris.
(Paolo Talanca 2004)
[1] Per rispettare la metrica bisogna qui spostare l’accento di “ùtim” (“ultimo”) e rendere il termine tronco: “utìm”.
[2] Nel pescarese la “e” finale non corrisponde alla vocale dell’italiano. Nella pronuncia il suono si avvicina a quello dello “schwa” [ə]. Per intenderci, quello dell’articolo inglese “the”. Questo suono è presente sempre anche dopo consonante nasale finale, tuttavia non in veste grafica.
[3] Il termine “buco” dell’italiano passa, dall’occlusiva velare all’affricata palatale – il “bucio” del romanesco –, per poi perdere del tutto l’occlusione e presentare una fricativa alveopalatale: buco > bucio > busce.
[4] Nel caso di “specie”, compreso il suono “e”, la “i” è un segno diacritico per evidenziare la palatalizzazione della “c”. Così sarà per “spiaggie” e tutti i termini che presentano una affricata palatale in fine di parola.
[5] Credo sia giusto mettere l’apostrofo in pescarese anche per articoli indeterminativi che precedono termini maschili. Questo perché per esteso sarebbe “nu assassin”, e quindi l’apostrofo sostituisce la “u” che cade.
[6] Per rispetto di rima andrebbe “bambin” – singolare maschile –, molto meno usato però.
[7] Letteralmente “gli”.
Per rispettare la metrica qui è indispensabile una dialefe tra “beve” e “e”.
[9] Il nesso “fricativa alveopalatale+consonante occlusiva dentale sorda” lo rendo per comodità “sct”. In pescarese l’occlusiva dentale sia sorda che sonora non è mai preceduta da sibilante, ma sempre da fricativa alveopalatale.
[10] “Per chi di fame stava crepando (a crepare, secondo l’italiano d’uso)”
[11] Il pescarese non distingue condizionale e congiuntivo imperfetto, adoperando sempre quest’ultimo. Il motivo per il quale molto spesso ad un pescarese viene da dire, parlando in italiano, “se io farei” è ipercorrettismo: visto che dobbiamo correggere il nostro congiuntivo quando al suo posto va un condizionale, correggiamo troppo e mettiamo il condizionale anche dove non va, in questo caso nell’ipotetica.
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So che si può vivere non esistendo, emersi da una quinta, da un fondale, da un fuori che non c'è se mai nessuno l'ha veduto
Edited by - PaoloTalanca on 30/11/2004 00:37:24