Iris.na
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Inserito - 28/12/2004 : 14:12:42
ottobre 2000 di cash...Affacciato alla finestra, vedo le mille luci della città brillare in lontananza, sotto un cielo grigio e cupo. La pioggia che scende incessante, incontrando le foglie degli alberi, scandisce lentamente le ore della mia solitudine. Mi stendo sul letto e guardo il bianco soffitto, osservo la fredda geometria della stanza che racchiude il mio corpo. Il mio corpo è prigioniero del tempo e dello spazio, ma la mia mente è lontana. Viaggio ai confini dell'universo conosciuto, tra le stelle, nessun rumore, solo luci ed ombre, libero dalle catene che mi tengono saldamente ancorato al suolo, libero dalla forza di gravità. Viaggio ed incontro altri mondi, infiniti universi paralleli, ed in ognuno di essi regna quiete e silenzio, un silenzio rotto soltanto da un frastuono lontano, un frastuono che il mio io terreno percepisce a malapena, il grido di un demone malvagio che vuole attirare la mia attenzione, mi chiama a sè con tutta la sua forza per cingere di nuovo le mie caviglie, il demone della mia coscienza non ha pietà, non può averne. Volo lontano, fuggo, ancora più lontano, attraverso galassie alla velocità del pensiero, ma non serve, lui è ancorà lì, sento il suo alito sul collo. Per eluderlo torno di nuovo sulla terra, una terra diversa, modellata, plasmata dal mio cervello, e mi nascondo tra la folla, migliaia di persone che si affannano in un camminare senza meta immerse nei loro pensieri, nei loro problemi, persone totalmente indifferenti a ciò che le circonda. E' tra loro che mi nascondo. Lì il demone non mi troverà, non ci riuscirà; ed infatti non lo sento più. Il frastuono che ancora percepisco in lontananza adesso si mescola al rumore generale fino a scomparire. Tranquillizzato mi metto in cammino, ed in silenzio osservo le facce della gente, le loro espressioni contratte, le loro smorfie di dolore, i loro sorrisi ammiccanti, i loro volti gioiosi, le loro espressioni ora ansiose ora serene, e le auto, i bambini che giocano nel vicolo, quattro anziani che, sorseggiando vino rosso, giocano a carte sotto la veranda del circolo. Alcune signore mi passano davanti, uscendo dalla bottega del panettiere, i loro abiti rivelano una bassa condizione sociale e una vita di ristrettezze ha scavato profonde rughe nei loro volti, eppure il loro portamento è dignitoso, quasi regale, le loro braccia forti sorreggono con sicurezza la pesante borsa della spesa. Distese in un prato del parco alcune ragazze con i libri in mano tentano inutilmente di ripassare la lezione di storia, poi alzano la testa e si guardano, scoppiando a ridere, fantasticando sul bellissimo compagno di classe che mai le ha degnate di uno sguardo, civettando sulla compagna secchiona o sulla amica che ha rimorchiato la sera prima ad una festa. Seduta sull'erba, con la schiena appoggiata ad un secolare ed imponente olmo, una giovane ragazza mi osserva con espressione incuriosita. Con le dita gioca con i suoi ricci capelli, raccolti in una lunghissima coda, il suo fresco sorriso ha il candore e l'innocenza della fanciullezza. Mi avvicino, lentamente, e non appena l'ombra dell'albero centenario mi avvolge, un vento caldo lambisce il mio viso, lei scioglie i capelli che come impazziti volano nel vento coprendogli il volto, lei sorride e arrossisce, anchio le sorrido, le tendo una mano, un colpo di clacson... nella strada sotto casa le automobili passano ancora, la pioggia tamburella dolcemente, il demone mi ha afferrato ancora. Sono di nuovo prigioniero. Vado al computer e scrivo queste poche righe per nessuna ragione in particolare, solo perchè ho voglia di farlo, solo per la voglia di comunicare.
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