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 Il Teatro dell'arcobaleno
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Angelica Calo Livne
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Inserito - 21/01/2005 :  10:08:37  Mostra Profilo  Visita la Homepage di Angelica Calo Livne  Replica con Citazione Invia un Messaggio Privato a Angelica Calo Livne
Nessuno puo' sapere cosa accadra' in Medio Oriente dopo l'avvento di Abu Mazen, e dopo i grandi cambiamenti politici in Israele. Nessuno può sapere cosa accadra' in Irak, in Somalia o in tutti i luoghi dove c'e' guerra. Nessuno puo' sapere se ci sara' un'altro Tsunami. Abbiamo sviluppato capacità di fare previsioni di ogni genere eppure ci sono ancora fatti eclatanti che come quest’onda arrivano all'improvviso, cancellano e distruggono tutto, sradicano, travolgono e annichiliscono il nostro spirito. Ci sono onde che arrivano un bel mattino, che ti colgono di sorpresa, e tu neppure te ne rendi conto. Senti che sta' accadendo qualcosa, e ti guardi intorno smarrito, per scorgere un tronco a cui appigliarti. Tutto intorno si capovolge, e ad una ad una tutte le tue certezze, tutti i valori in cui credi, spariscono davanti ai tuoi occhi, come ingoiati dai flutti di una tempesta. Qui un bambino rapito e seviziato, là un intero villaggio in Africa trasformato in un covo di combattenti senza D-o, qui chiese, moschee, sinagoghe in fiamme, là gente che ha paura di entrare anche in un centro commerciale, che non si rende conto di cosa accade e consuma migliaia di scatolette di Prozac per calmare i nervi, per recuperare la speranza e la voglia di vivere.
Siamo nell'onda. Siamo in un mastodontico, immane Tsunami. Siamo nella fase del risucchio in cui il mare improvvisamente retrocede, si trasforma in una gigantesca barriera, in attesa tornare con devastante potenza sulla spiaggia, scaraventandosi su tutto ciò che incontra. Stiamo vivendo una terza guerra mondiale. Chi ancora non se ne rende conto lo capirà, con sgomento, quando l'onda tornera' e travolgera' tutto. Chi puo' salvarsi da una terribile tempesta in alto mare? Chi può sfuggire dai flutti, dal freddo, dalla paura, dalla disperazione? Si tratta di una guerra che stiamo combattendo più con la mente e con il cuore, piuttosto che con le armi. Lo tsunami ci ha bruscamente ricordato sia quanto siamo fragili, sia che esiste un’unica famiglia umana. Non è un caso che lo stesso tsunami, origine di tanti lutti e di tanta devastazione, abbia portato alla luce i segni di una umanità che si preoccupa per gli altri. Allora si puo' salvare dall’”onda” non solo chi ha imparato a nuotare, non solo chi e' forte, o chi trova un appiglio, ma anche chi ha immaginazione, chi sente la responsabilita' di salvare qualcuno che ama profondamente, chi rinuncia alla sua superbia e accetta di essere aiutato, chi porta aiuto a degli sconosciuti seguendo quell’ impulso di una solidarietà che è insita nelle radici umane. Ecco allora che chi riesce a vedere se stesso e gli altri in modo diverso, può salvarsi da una tragedia. Operare per la pace significa educare se stessi e gli altri per scampare da tutti gli Tsunami del mondo, significa imparare a togliersi "una maschera divenuta così pesante da non poterla piu' sopportare". Così dice Mussa, arabo cristiano di Pekiyin, che recita nel Teatro dell'Arcobaleno. Una maschera che indossiamo molto presto, e che offusca la nostra esistenza uccidendo i sogni di quando eravamo bambini. Ecco allora come ciascuno di noi può ancora vincere la guerra in atto e sfuggire all’onda immane. Ognuno può recuperare, giorno dopo giorno, quella sensibilita' così naturale verso i dolori di migliaia di persone che ancora non hanno una casa, o un lavoro, e vivono nella desolazione. Ognuno, ogni bambino di ieri, può valorizzare il suo operato contribuendo ad evitare che i bambini di oggi e di domani siano ancora oppressi da quella stessa maschera. Per vincere lo tsunami e sopravvivere dobbiamo essere chiari, spiegare con tutto l'amore che abbiamo dentro che non basta "comportarsi bene", bisogna operare, creare, fabbicare il bene e coinvolgere tutti coloro che ci circondano, contagiare tutti coloro che ci si avvicinano, inondarli di positivita', far provare a chi si imbatte in noi l'ebbrezza del calore, la gioia e la riconoscenza di chi si e' aiutato, di chi si e' salvato, senza neanche rendersene conto, anche solo con una parola, con un sorriso, con una carezza sul capo. Questa solidarietà innata e' l'unica forza che puo' davvero salvare il mondo, che può cambiare il punto di vista di chi preferisce stanziare somme spropositate per mantenere efficienti 10 mila bombe atomiche, invece di finanziare centri di ricerca per i movimenti sismici, per curare il cancro, per risolvere il problema dell'acqua potabile e dell'irrigazione. Siamo tutti responsabili, genitori, nonni, insegnanti, droghieri, benzinai, tutti. Tutti noi, piccoli, minuscoli frammenti di cosmo abbiamo il dovere di sforzarci per poterci guardare in volto, facendo calare quella maschera che ci impone la società in cui viviamo, .

Occorre prendere atto che ciascuna delle nostre storie ha bisogno di rafforzarsi, costruendo anche una storia comune, dove non esistono piu' torti ne' ragioni, dove si ricomincia da capo, dove si prende il buono da ognuno e si uniscono le forze per costruire. Costruire. Salvare. “Ci sono tante creature al mondo che hanno in se' un po' di D-o” c’è scritto nella Kabbalah. Il nostro compito è di aiutarle a scoprirlo, a rendersene conto. Quando le persone si incontrano e mettono insieme quanto c’è in loro “A sua immagine e somiglianza”, allora ecco che riemerge e si costruisce quell’”humanitas”perduta e dissolta nel corso dei secoli. Questi incontri avvengono sempre più di frequente e sono l’espressione più concreta di come operi la forza della solidarietà. Ne abbiamo esempi anche i quelle situazioni dove ancora si cerca la pace, come tra israeliani e palestinesi. Dal prossimo mese i ragazzi dell'Arcobaleno si spargeranno nei villaggi della Galilea e creeranno piccoli gruppi di teatro con bambini e ragazzi piu' giovani. Il teatro apre un dialogo coinvolgente: e' cio che sanno fare, e noi li li aiutiamo a metterlo in opera. Si inizia così a diffondere questa consapevolezza di una umanità positiva, nello stesso modo in cui un sasso gettato nell'acqua crea cerchi concentrici che si allargano e si moltiplicano.
Non è solo una speranza. Molti di questi cerchi hanno raggiunto il Lazio, l’Umbria ed il Veneto in Italia, altri sono arrivati fino a Betania, fino a Chicago, fino all'Australia, dove questa consapevolezza ha già cominciato ad affiorare con forza.

E’ più di una speranza. E' un inizio. E’ il futuro che si affaccia in attesa che noi, bambini di ieri, tramandiamo alle nuove generazioni, come è stato già fatto con noi, il patrimonio piu' prezioso dell’umanità: quello col quale sarà possibile evitare tutte le guerre e tutti gli tsunami, che ancora ci minacciano.

Angelica Calò Livné

Angelica Calò Livnè
http://www.concertodisogni.com/angelica/index.htm

   
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