Cari concertisti, oggi vi intrattengo con questioni di sintassi... No, non chiudete già il messaggio! È una cosa commestibile, ve lo assicuro! ;-) Da tempo leggo la rubrica di Beppe Severgnini, Italians, sul Corriere on line, ma non avevo ancora avuto la faccia tosta di inviare un messaggio. Beh, settimana scorsa ho provveduto alla torrefazione del sembiante e l’ho fatto. L’esperienza è stata talmente utile che alla fine ho deciso di aggiungere Italians ai “preferiti”: non esattamente la home page, ma la pagina con il contatore dei caratteri disponibili. Sembra strano, ma c’è un perché.
Se volete inviare una lettera a Severgnini vi si apre una pagina dove si chiede di inserire il messaggio in modo che non superi lo spazio messo a disposizione dalla redazione. Per semplificare la verifica è stato predisposto un contatore.
Questo pallottoliere digitale all’inizio mi si era parato davanti come un limite alla libertà di parola digitata: 2400 caratteri e non uno di più. Uno strumento di precisione fiscale: i tre puntini sospensivi occupano tre spazi e non uno, le virgolette non sono considerate componente del sostantivo, l’espressione di meraviglia col segno esclamativo e interrogativo toglie due interi punti, e un errore di doppia spaziatura non viene abbuonato.
L’avevo quindi avvicinato con un certo timore: e se quanto avevo appena scritto su word non ci fosse entrato lì dentro? Manco a dirlo, non ci entrava: come voler premere un contrabbasso nella custodia di un violino. Avrei potuto semplicemente rinunciare. Ma la sfida era decisamente divertente.
Così ho iniziato la levigazione. Quell’aggettivo è ridondante: via. Quell’avverbio può trasformarsi in sostantivo: risparmio cinque lettere di “mente”. I due punti fanno economizzare un cioè. Una maggiore precisione con le definizioni evita l’uso di due virgolette. “Quanti” può sostituire “quelli che” (Quanti che il calcio: chissà se funzionerebbe!). “A me sembra sia meglio” diventa “sarebbe meglio”: ovvio che quanto scrivo sia emanazione di un mio parere e non di quello d’altri. A quella litote si può rinunciare senza nostalgia: “non è irrequieto” diventa “è calmo”. E si può lesinare ancora qualcosa con la scelta del sinonimo più breve.
Il contrabbasso diveniva un violoncello, e poi una viola, ma non bastava ancora. Passo così dalla grammatica alla struttura: via il concetto ribadito, l’inciso che spezza il pensiero, la serie di frasi che toglie attenzione alla principale.
Per quasi mezz’ora ho tagliato più di Figaro in un mese. La cosa più interessante è la lezione tratta da questa gara con lo spazio: l’esigenza di sintesi focalizza l’attenzione su quanto si intende realmente comunicare e costringe a mettersi nei panni di un ipotetico lettore a cui non è giusto rubare più tempo e concentrazione di quanto strettamente necessario. Per questo il contatore si è meritato il posto fra i preferiti, in funzione di “reminder”, per ricordarmi l’importanza della sintesi ogni volta che vorrò scrivere per un “pubblico”.
Del resto, io non sono Yo-Yo Ma e la riduzione del violoncello a violino non può causarmi una crisi di identità! ;-)
Un caro saluto a tutti!
colibrì