L’umidità si infiltra dappertutto, nel profondo, sottotraccia, e cammina, strisciante, attraverso cunicoli di mattoni color sangue e calcinacci che odorano di muffa e urina, ammoniaca e succhi vari ma sempre gastrici, mai di frutta.
Finisce poi per trasformarsi in una sorta di escremento che, però, non sarà mai escreto.
Sono attimi vitali, o meglio vite riassunte in attimi, quelle che ricordiamo con più nitidezza, sia nel bene che nel male.
Una macchina, rumori, un corpo ed un’anima che si rendono conto di volare, sospesi in un’aria che riesci a respirare anche adesso, a distanza di 13 o forse solo di 4 anni, con quell’immagine che non puoi riuscire a descrivere, tanto meno a dimenticare, mille lucine colorate e vetri e corpuscoli di plastica e silenzio assoluto che galleggiano insieme a te, tra il reale e quello che forse non esiste affatto, ma chissà.
Pochi attimi, come dopo quel lancio col paracadute, che era in tandem e per gioco, o forse per pazzia, certo, ma in cui eri solo, di nuovo sospeso, di nuovo silenzio, di nuovo assenza del contorno e presenza del piatto forte, che non sei tu, che non è neanche la tua anima, ma che riesci per una frazione di secondo a subodorare, che sia invenzione per lenire i dolori o solo materia che ci richiama, alla quale dovremo tornare, o stiamo già tornando.
L’assoluto.
Ma esiste davvero un colore più scuro del nero?
Non necessariamente più tetro, ma più denso, profondo, forse anche più ricco, a volte più bello, lui sì, in mezzo a tanta immondizia di suoni e colori a far da disturbo, ad allontanarti da un vuoto che è pieno, corposo, benigno o maligno, probabilmente solo neutro, ma che è l’unico vero sole d’ebano, il sole di notte intorno alla cui orbita ruotiamo senza neanche accorgercene, perché esiste da sempre, è infinito almeno nel tempo, magari anche nello spazio.
Io sono un agnostico dell’ultima generazione, non credo di credere, in fondo in fondo.
Ma guarda che il fondo, di qualsiasi cosa si tratti, a volte si vede, ed è pure bello rendersi conto che esiste, un fondo del mondo.
Non capirò mai cosa sia, ma mi preparerò a scorgerlo di nuovo, magari fugacemente, sperando che stavolta, per cambiare, abbia la forma di un cuore di cioccolata fondente, scurissima, al 100%, di quelle davvero amare ma delicate al palato. Il cuore di lei?