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ophelja
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Inserito - 11/05/2005 : 13:03:39
Laboratorio creativo...mumble...mumble.... Un nuovo gioco. Ma siamo forse al parco, alla scuola materna, all'oratorio?
La fantasia è un pozzo senza fine e per dimostrare - qualora ce ne fosse ancora bisogno - la creatività degli Amici di Concerto di Sogni, desidero proporre una nuova sfida. Il racconto " more ending" ovvero " se l'avessi scritto io " Che vorrà dire, chiederanno i più. I meno , invece, alzeranno gli occhi al cielo e penseranno: "Ci risiamo". E' un racconto con " più possibilità di conclusione", dove, partendo dalla storia iniziale e necessariamente famosa, si esplora la possibilità di un finale diverso, proprio come se il romanzo celebre, o l'opera arcinota, o il film campione d'incasso, " l'avessimo scritti noi" .
Se abbiamo pensato agli eroi delle nostre letture in contesti diversi da quelli tramandatici dai loro Autori, se il finale di una grande opera ci ha lasciati perplessi o dispiaciuti, siete nel post che fa per voi e quindi andiamo a cominciare e
buon editing con il more ending
Ophelja
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Inserito - 11/05/2005 : 13:07:19
Cappuccetto rosso di Charles Perrault
C'era una volta...una bambina tanto carina e dolce, che era amata da tutti. Ella amava molto la sua mammina e la vecchia nonna che abitava nel bosco vicino. L'anziana donna si dedicava ai lavori di cucito per sbarcare il lunario. Con un bel taglio di stoffa rossa, aveva confezionato una mantellina, con cappuccio, per l'adorata nipotina. - Mettiti questa mantella. - Disse la nonna alla bimba. - Ti riparerà dalla pioggia e dall'umidità del bosco, così verrai a trovarmi più volentieri. La bambina, felicissima per il regalo, ringraziò la nonna e da quel giorno andò a trovarla tutti i giorni, con la mantellina rossa indosso. Fu così, che la gente cominciò a chiamarla " Cappuccetto Rosso" e quel nomignolo le rimase. La mamma della piccina preparava una bella torta tutti i giorni e mandava Cappuccetto Rosso dalla nonna con un cestino colmo di provviste. Così, un giorno, come di consueto la donna disse: - Prendi il cestino, cara. Ho preparato un pranzetto davvero speciale per la nonna. Portalo con questa torta di mele. Stai attenta e non ti fermare con nessuno, sembra che nel bosco sia stato avvistato un pericoloso lupo. Cappuccetto Rosso annuì e andò.Durante la strada canticchiava a mezza voce perché era particolarmente felice; la primavera stava annunciandosi e il bosco era pieno di fiori e di leggiadre farfalle. Dimentica delle raccomandazioni della madre, la piccola si fermò a giocare con le farfalle e gli animaletti del bosco. Fece a gara con dei passerotti nel cantare melodie dolcissime. La voce della bimba risuonava cristallina per tutto il bosco. Nell'udirla, molti animali uscirono dalle loro tane; era arrivata la primavera! mentre si addentrava nel bosco, Cappuccetto Rosso incominciò ad avere un po' di timore. La voce della mamma le risuonava nella mente e capiva di aver fatto tardi, le ombre della sera si allungavano già sugli alberi. Improvvisamente, un lupo le si parò davanti. - Salve, Cappuccetto Rosso! - La salutò amabilmente la fiera. - Buon giorno, signor lupo. - Dove vai così di corsa? - Vado dalla mia nonnina. - E cosa c'è in quel grazioso cestino? - Ci sono i cibi che la mia mamma ha cucinato per la nonna. - E dimmi, viva da sola la tua nonna? - Si. - Rispose Cappuccetto Rosso. - La mamma le ha chiesto molte volte di venire a vivere con noi nel villaggio ma lei preferisco restare nella sua vecchia casa, dove è sempre vissuta. Mentre Cappuccetto rosso le parlava, il lupo pensava: " Questa bambina deve essere molto tenera. Me la mangerei subito. E' meglio che aspetti il momento più propizio Non vorrei che ci fosse qualche taglialegna nei dintorni. Oltretutto potrei mangiarmi anche sua nonna e il cestino delle provviste. Mi farò dire dov'è la casa della vecchia." - Posso accompagnarti? - Chiese il lupo. - Non vorrei che la nonna si spaventasse - Hai paura di me? - Io no! Come potresti farmi del male? Sono solo una piccola bambina. Il lupo pensò ancora: " Che sciocca! Non sa che noi lupi preferiamo le bimbe come lei. Le tenderò un tranello e la precederò alla casa di sua nonna. Poi, le mangerò tutte e due." - A tua nonna non piacciono i fiori? - Domandò il lupo. - Moltissimo! - Rispose la piccola. - Ne tiene sempre un vaso sul tavolo. - Ti consiglio di portarle un mazzolino di fiori che potrai raccogliere nei prati qui vicino. Adesso me ne vado, ho un sacco di cose da fare! - Addio signor lupo. Rimasta sola, Cappuccetto si pose a raccogliere i fiori per comporre un mazzolino e portarlo alla nonna. " Il lupo ha ragione. Questi fiori sono molto belli e la nonna sarà felice." Ignorava che il lupo si dirigeva alla casa della vecchietta e che, in quel momento, bussava dolcemente alla porta. - Chi è? - Domandò la nonna. - Sono la tua nipotina, sono Cappuccetto rosso. Il lupo cercò di addolcire la voce. Sperava che attraverso la porta fosse semplice ingannare la vecchia. - E' aperto. Gira la maniglia ed entra. Il lupo entrò. La nonna era a letto con un brutto raffreddore. Quando vide il lupo reagì immediatamente; in un balzo scese dal letto e si rifugiò in cantina, raggiungibile da una botola. Il lupo si contrariò parecchio poi, decise di attendere l'arrivo di Cappuccetto e mangiarsela con calma. Si travestì come la nonna e si infilò sotto le coperte. Intanto, la piccola aveva formato un magnifico mazzo si fiori e si era avvicinata alla casa della nonna. Nel vedere la porta aperta, entrò senza timore ma una volta entrata non si avvicinò alla nonna - Buona sera, nonnina. Il lupo non replicò e la bimba si avvicinò un poco. - C'è molto buio, nonnina. Vuoi che apra un po' le finestre? Il lupo tacque ancora, nel timore di tradirsi. La piccola si avvicinò di più. - Ma nonna, che orecchie grandi che hai! - E' per udirti meglio. - Disse il lupo in falsetto. - E che occhi grandi che hai! - E' per vederti meglio! - E che bocca grande che hai - E' per mangiarti meglio! - Esclamò il lupo e cercò di gettarsi sulla piccola. Lo slancio fu così forte che il lupo cadde contro la parete. Cappuccetto rosso urlò per il terrore e corse fuori dalla casetta, inseguita del lupo. Le grida della piccola avevano attirato l'attenzione di un cacciatore che passava nelle vicinanze. Il lupo aveva raggiunto la povera Cappuccetto che, terrorizzata, non riusciva più a scappare. Quando pareva non ci fossero più speranze, apparve il cacciatore che, con un grande calcio, scacciò il lupo. Il fiero animale se ne andò, ululando per il dolore e la bimba ringraziò il cacciatore. Senza perdere altro tempo, i due si diressero verso la casa della nonnina. - Chissà che paura, povera vecchina! - Diceva Cappuccetto Rosso. Presto arrivarono davanti alla casetta e la bimba chiamò a gran voce: - Nonnina, nonnina! L'anziana signora uscì dalla casa e abbracciò la nipotina, e quindi disse: - Povera piccina, devi aver avuto una gran paura! - E' vero! Per mia fortuna questo cacciatore passava nelle vicinanze - E' un lupo molto pericoloso. - Intervenne il cacciatore. - Sono molte settimane che tento di catturarlo. Sono sicuro che non tarderà a ripresentarsi e allora per lui sarà finita. Dopo quella disavventura, la nonna decise di trasferirsi al villaggio nella casa di sua figlia e sua nipote. In questo modo Cappuccetto Rosso non avrebbe più dovuto avventurarsi tutta sola nel bosco. L'accaduto destò molto scalpore fra la gente del villaggio e il commento unanime era che Cappuccetto Rosso fosse stata una bimba molto coraggiosa.
"more ending" della favola di "Cappuccetto Rosso" di C.Perrault
Qualche tempo dopo a casa di Cappuccetto Rosso arrivò una strana busta. Il timbro non era molto leggibile ma il mittente risultava essere un certo "Avv.Prof.Proc.Lupus De Fieris". "Conoscete qualcuno con questo nome?" disse la bimba rivolgendosi alla nonna e alla mamma. La nonna si mise gli occhiali per leggere meglio e "Apriamola" tagliò corto . E lessero la lettera.
"Con la presente, il mio assistito, Lupo Kattivo, richiamandosi alle norme che tutelano le razze protette, mi dà formale mandato di richiesta di risarcimento per danno morale e materiale causatigli da tale cacciatore improvvisamente e proditoriamente comparso nella favola di Perrault Charles e che, con minacce e percosse, gli ha impedito il normale approvvigionamento di proteine nobili necessarie alla sua dieta giornaliera, con l'aggravante di aver sparso calunnie e malvagità sul suo conto. Con la presente chiede un risarcimento di mille quintali di carne e cita in giudizio tale Cappuccetto Rosso e sua nonna come persone informate dei fatti. Firmato: Avv.Prof.Prof.Lupus de Fieris" Le donne si guardarono e solo allora videro che Cappuccetto Rosso si era tolta con un moto di stizza la sua mantellina rossa e aveva indossato un paio di jeans con una polo. "Ha ragionevado a testimoniare.non posso permettere che un animale tanto nobile e intelligente continui ad essere discriminato per unaper una favola!" Mentre usciva dalla porta la udirono dire: "Jack London aspettami...tu si che amavi i lupi!"
Ophelja |
Renato Attolini
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Inserito - 14/05/2005 : 00:03:06
"Cappuccetto Rosso" - my "more ending".A quel punto il cacciatore prese la mira e fece per sparare. “Fermo” urlò Giacomo, il lupo. Aldo, il cacciatore, rimase interdetto e sorpreso e non premette il grilletto. “Cosa c’è?” apostrofò il lupo. “Non mi puoi uccidere!" “E perché mai?” fece il cacciatore incuriosito. “Io” dichiarò il lupo gonfiando il petto per l’orgoglio “sono un membro effettivo dell’OLLP <Organizzazione per La Liberazione del Lupo>, mi dichiaro prigioniero politico e invoco la <Convenzione di Ginevra>!” “Ma che minc…vai dicendo, ah?” il cacciatore passato lo stupore si stava innervosendo “Tu sei un lupo fetuso, stavi aggredendo una picciridda dopo che quasi ti mangiavi la nonna e mo’ ti dichiari prigioniero politico? Ma che mi pigli per scemo? E poi la favola parla chiaro: a questo punto tu devi morire! Non so da quanto tempo che si racconta questo finale e bisogna rispettarlo! Perciò adesso ti sparo.” Imbracciò il fucile e prese nuovamente la mira. “Fermo! Lei non spara proprio a nessuno!” La voce di Giovanni il guardiacaccia rimbombò nella foresta. Aldo lasciò cadere il fucile, si mise le mani sul volto diventato paonazzo e cominciò a gridare: “Miiiiii! Non ci posso credere!!!! Anche il guardiacaccia! Ma questa non è una favola, è un incubo!!” “Questa è una riserva di caccia. Favorisca i documenti, prego! Innanzitutto vediamo se lei ha la licenza.” Giovanni s’avvicinò, lisciandosi i baffi, al cacciatore con fare sussiegoso. Intanto il lupo Giacomo che si godeva la scena, esclamò ironicamente: “La licenza? Quello ignorante com’è non ha neanche quella elementare!” “LO AMMAZZO!” Aldo s’avventò sul lupo brandendo il fucile come una clava. “Fermo! Lei non ammazza proprio nessuno! Ha capito?” lo bloccò Giovanni. “Siii! Ho capitooo!” poi continuò a bassa voce “Dio, come lo odio questo! Non lo sopporto proprio! Quasi quasi m’è più simpatico il lupo!” “Allora questi documenti, li vogliamo o non li vogliamo esibire?” la petulante voce di Giovanni s’era fatta più insistente. Aldo un po’ imbarazzato si frugò nelle tasche e poi porse un documento al guardiacaccia. Giovanni lo esaminò poi guardandolo spazientito, sbuffò: “Non faccia lo spiritoso! Questa è la tessera dello stadio!” “E quella tengo! E’ l’unico documento che ho!” fece Aldo guardando in basso un po’ vergognoso. “Va bene ho capito, venga con me, la porto al posto di polizia.” Aldo il cacciatore cominciò a piagnucolare. “Ma pecché? Ma pecchè mi sono cacciato in questo pasticcio? Non potevo capitare in un’altra favola? Magari <Biancaneve>? Lì non c’erano né lupi né guardiacaccia, solo qualche nano e basta!” Il lupo Giacomo intanto sempre più divertito, stava sorseggiando una lattina di birra. “Ehi, cacciatore ne vuoi un po’? Sai è fatta col luppolo!” e rise della sua battuta. “LO UCCIDO!” Aldo s’avventò ancora sul lupo ma prima che Giovanni lo potesse bloccare di nuovo apparve Cappuccetto Rosso. Guardò stupita il lupo e poi volse lo sguardo risentito verso Aldo. “Ma che razza di cacciatore sei? Ti ho chiamato per difendermi e invece d’ammazzare il lupo te ne stai qui tranquillo e beato a parlare con lui e con quest’altro qua? Ma non ce l’hai un po’ di coscienza?” “LA UCCIDO!” Aldo s’avventò su Cappuccetto Rosso che impaurita si diede alla fuga inseguita da Aldo il cacciatore. Edited by - renato attolini on 14/05/2005 00:16:53 |
ophelja
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Inserito - 15/05/2005 : 00:34:50
Con i complimenti per il movimentato more ending n.2, ho il dovere di segnalare pubblicamente che il nostro amico Renato Attolini aveva iniziato a scrivere di film a finale personale.Pertanto, desidero condividere con lui l'apprezzamento per l'idea da me elaborata in assoluta buonafede. Forza , Renato, il pozzo della fantasia è senza fine...e senza plagio. Promesso.
Per rimediare all'involontario sgarbo allego i due divertenti post pubblicati nell'area dedicata ai film. Pretty woman - il seguito (inserito da Renato Attolini l'8/12/2004)
Vi é mai capitato di pensare dopo aver visto un film: chissà se avesse avuto un altro finale oppure se fosse stata una vera storia come sarebbero andate a finire le cose nella realtà? E' una specie di gioco e come tale ...chi vuole giocare s'accomodi! Io comincio col....seguito di PRETTY WOMAN!
Vivian rimase accovacciata sulla poltrona, le gambe strette nelle braccia mentre rivoli di lacrime le scendevano dagli occhi. Perché le favole sono solo nelle favole, si chiese amaramente? Perché tutto deve finire e sempre nella maniera peggiore? Ripensò ancora una volta a quel giorno quando Edward in piedi sulla sua limousine la raggiunse nel suo misero appartamento agitando il suo ombrello, a guisa di un cavaliere antico con la sua possente spada, come nei suoi sogni di bambina. Che emozione, che gioia! “Perché, perché Eddy?” si chiese piangendo silenziosamente “Perché non sei andato a New York quel giorno e sei venuto a cercarmi?” Era una domanda che si era posta spesso. Col tempo il ricordo della loro brevissima storia d’amore si sarebbe affievolito lasciandole soltanto dolci sfumature fino quasi a farle credere di aver vissuto un sogno. Con i soldi intascati in quella settimana, avrebbe potuto cambiare vita, abbandonando per sempre i boulevard di Los Angeles e magari terminare i suoi studi e…..chissà? Invece le cose erano andate diversamente, si erano tuffati entrambi in questa nuova avventura non pensando che l’amore deve fare i conti con la realtà e che spesso le miserie della quotidianità finiscono per corrodere anche i sentimenti più grandi. Che sbaglio atroce avevano commesso! Vivevano su due pianeti distanti anni-luce fra loro e poco a poco le diversità avevano finito per influenzare il loro rapporto….fino a quel giorno.. oggi. Le litigate erano sempre state più o meno violente ma oggi si era superato ogni limite e mai e poi mani Edward si era espresso in quel terribile modo, con quelle parole taglienti come una lama affilata e dolorose come una coltellata al cuore. “Che cosa potevo mai aspettarmi da un’ex prostituta?” Dopodiché era uscito sbattendo la porta. Certamente, com’era sua abitudine, alla sera sarebbe ritornato con un fascio di rose rosse e magari un piccolo gioiello come pegni da pagare per ristabilire una pace comunque di breve durata. Oggi però non sarebbe servito. Avrebbe forse anche chiesto umilmente perdono per quella frase a dir poco odiosa ma Vivian sapeva in cuor suo che prima o poi l’avrebbe ripetuta. E questo non poteva sopportarlo. Non più. Ormai aveva capito che il passato non si può cancellare, il presente è squallido e il futuro ancora peggio. S’asciugò le lacrime e lentamente si diresse verso l’armadio e mentre nuove lacrime ripresero a scorrere copiosamente ripose la sua roba in una valigia, scrisse poche righe d’addio, aprì la porta di casa e la richiuse alle sue spalle. Per sempre. The Family Man - Un altro finale (inserito da Renato Attolini il 14/12/2004)[/b]
Jack si svegliò nell’enorme letto del suo lussuosissimo appartamento in Manhattan in preda ad uno sgradevole senso di vuoto. Mosse la mano cercando il calore del corpo di qualcuno che non c’era e non poteva esserci. “Kate, Kate!” chiamò, ma la sua voce rimbombò come un’eco. Restò in attesa di udire voci e schiamazzi di bimbi ma le sue orecchie percepirono solo ed esclusivamente un gelido silenzio appena incrinato dall’ovattato e lontanissimo rumore del traffico sottostante il grattacielo. Dov’era stato tutto questo tempo? Possibile che fosse passata una notte soltanto? Cos’era stato, un sogno o aveva davvero vissuto in un’altra dimensione? Dov’era la sua villetta nel New Jersey? Un sottile ed inquietante malessere mai provato in vita sua s’impadronì di lui. Si era coricato la sera precedente “single” convinto e felice e si era svegliato come un uomo solo. Non era esattamente la stessa cosa. S’aggirò per la casa che per la prima volta gli sembrò fredda ed estranea. Aprì l’armadio guardaroba ed una serie d’abiti costosi e firmati gli si pararono davanti. Li osservò ad uno ad uno come se volesse conoscerli. Guardò fuori della finestra e riconobbe, sia pure piccolissima, la sagoma familiare della sua potente “Ferrari” guardata a vista dall’imponente portiere di colore. In quel mentre suonarono il campanello. Aprì la porta e si ritrovò una bionda mozzafiato con lo sguardo sornione e malizioso, con la pelliccia aperta che lasciava intravedere delle generose forme a malapena coperte da una biancheria di pizzo nero. Si allontanò perplesso, tornò a guardare i suoi abiti, la “Ferrari” e di nuovo la bionda e non poté fare a meno di pensare: “Se è stato un sogno quello fatto stanotte, è stato senz’altro bellissimo! Però anche la realtà non è niente male!”.
Ophelja
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Renato Attolini
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Inserito - 15/05/2005 : 22:38:16
Grazie Ophelia, come sempre sei insuperabile anche nella correttezza. Non era assolutamente il caso che ti scusassi, non l'ho affatto preso per uno sgarbo, anche se mi ha fatto piacere che hai riproposto due miei vecchi post. Dedico a te ed a tutte le donne di "Concerto" l'ultimo inserimento in "Gymnic poetry". Ciao. |
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