Renato Attolini
Senatore
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Inserito - 23/06/2005 : 23:22:29
Il pomeriggio scorreva lento e noioso, col telefono che squillava ininterrottamente, il baritonale vociare del capoufficio e la tipica routine quotidiana di fine giornata, fra archiviazioni varie e chiusure contabili, sempre uguali da anni ed anni a parte qualche cambiamento di procedura, immediatamente assorbito ed assimilato. Raffaele si stava preparando al consueto rito dei saluti, lasciandosi alle spalle un’altra giornata vuota, arida e niente affatto gratificante. Non aveva mai amato quel lavoro, semplicemente lo sopportava perché gli dava da vivere anzi sarebbe meglio dire da sopravvivere, ma negli ultimi tempi il malessere esistenziale che lo affliggeva si era fatto più acuto, complice anche una situazione familiare che andava deteriorandosi sempre più. Con sua moglie, nei rari momenti in cui riuscivano ad incontrarsi per via degli orari differenti, c’era un dialogo banale, forzato, vivacizzato solo da improvvise e furiose litigate causate spesso da futili motivi. I momenti d’intimità erano sempre più rari e oramai privi di quella gioia focosa che aveva contraddistinto l’inizio del loro rapporto. Il desiderio si stava spegnendo in entrambi e presto sarebbe scomparso del tutto. La colpa di questa situazione, come nella maggior parte di questi casi, era di tutti e due o di nessuno dei due. Succedeva e basta. Lei spesso si rifugiava al telefono per parlare ore ed ore con sua madre o qualche sua amica o parente e lui s’impigriva davanti al televisore, cambiando canale come un forsennato nella speranza di trovare qualcosa che lo interessasse, puntualmente disillusa. Sua figlia, che adorava, stava crescendo e presto avrebbe preso la sua strada. Mancava ancora una ventina di minuti all’uscita e Raffaele decise di dare uno sguardo ai messaggi della posta elettronica. Erano le solite comunicazioni di servizio, qualche barzelletta, qualche foto osé, i commenti beffardi dei colleghi tifosi sui risultati del campionato di calcio e poi le immancabile catene di Sant’Antonio: “Manda questo messaggio a cinque persone e vedrai..se non lo farai..etc. etc.” Raffaele annoiato li cancellò tutti ma si bloccò nel notare proprio una di queste. Il contenuto era uguale ma nondimeno c’era qualcosa d’inquietante ed all’apparenza diverso. Recitava più o meno così: “Intanto che leggi questo messaggio esprimi intensamente molto intensamente dentro di te un desiderio, saranno coincidenze ma a tutti quelli che ci hanno provato si è proprio avverato quanto speravano. Come a loro anche a te, quando avrai finito di leggere, il tuo telefono squillerà. E’ il segnale che realmente si verificherà ciò che vuoi veramente. A quel punto inoltralo a cinque persone e vedrai che il tuo desiderio s’avvererà in meno di un’ora. Se non lo farai….” Seguivano le consuete minacce comuni a tutti quei tipi di messaggi. Raffaele era sempre stato convinto che queste fossero solo delle grandi dabbenaggini e considerava quelli che ci credevano come dei poveri sciocchi ma stavolta in virtù della depressione che lo stava attanagliando si trovò, cosa che lo sorprese non poco, a leggere con molta attenzione ed alla fine, si chiese: “Perché non provare? Non si sa mai! Magari funziona!”.Affascinato da quella prospettiva, si concentrò pensando a cosa potesse realmente desiderare: Soldi? Vacanze? Donne?. L’urlo gli esplose dentro con una forza che quasi lo spaventò: LIBERO, VOGLIO ESSERE LIBERO! Voglio godermi la libertà, privo di qualsiasi legame, di qualsiasi laccio. Voglio la libertà come mai l’ho avuta in vita mia! Via dalla famiglia, da quest’insulso lavoro, via da tutto!!! Non finì di formulare quel pensiero che il suo cellulare prese a trillare insistentemente. Un’emozione violenta lo colse, pervadendogli tutto il corpo. Rispose senza neanche capire chi fosse e cosa gli stesse dicendo. Uscì dall’ufficio salutando meccanicamente tutti i colleghi e prese l’auto per far ritorno a casa. Un senso d’euforia, prima leggero poi sempre più forte si stava impadronendo di lui. Cercò di calmarsi, si disse che non doveva crederci, ma invano. Ormai era sicuro che il suo desiderio si sarebbe realizzato ed anche presto. Cominciò a cantare e a gridare: “LIBERO, TRA POCO SARO’ LIBERO!” Era talmente eccitato che non si accorse del semaforo rosso e s’immise sulla Strada Provinciale nell’attimo in cui un grosso Tir sopraggiungeva a forte velocità. L’ultima sensazione della sua vita fu che il destino, ancora una volta, si era preso gioco di lui.
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