detective Hayes
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Inserito - 11/09/2005 : 00:46:45
11 Settembre 2001 - 11 Settembre 2005Uno dei giorni più brutti per l'umanità intera... quattro anni dopo. Ecco un piccolo piccolissimo racconto, a modo mio, per non dimenticare.------------------ Iniziò tutto con uno schianto. Un’esplosione. Tutto era iniziato prima, ma lui non lo sapeva. E fu quello schianto, quell’esplosione a destarlo. O forse s’era svegliato perché colpito al cuore, come tutti i newyorchesi, quella mattina di settembre. L’11 settembre 2001. Il giorno dell’apocalisse. L’orologio sul comodino segnava le 8 e 48 di una mattina che non era come tutte le altre. E quella macabra sensazione lo attanagliò nell’istante in cui aprì gli occhi. Si girò nel letto e guardò fuori, ma non c’era molto da vedere da lì. Le persiane erano chiuse e le finestre puntavano a nord. Non avrebbe visto nulla da lì. Eppure quella sensazione c’era. Era viva. Era presente. Si alzò con un senso di vertigine alla testa e di nausea a scombussolargli lo stomaco. Accese la TV, senza un motivo preciso, visto che non lo faceva quasi mai, nemmeno quando non era in servizio, come quella mattina. Ma quel giorno, quell’11 settembre tutto era strano. Erano passati appena 5 minuti, forse 6 da quando era successo e già la CNN era stata allertata. Attacco agli USA, capeggiava dietro la testa della bionda sullo schermo. Ray sgranò gli occhi e un istante dopo le parole confuse della giornalista divennero comprensibili. Un aereo s’era schiantato sulla Torre Nord del World Trade Center. Cominciavano a girare le prime immagini. Una nuvola di fumo e detriti si sprigionava dai piani alti di una delle Torri Gemelle. La giornalista stava dicendo che lo schianto era avvenuto intorno all’ottantesimo piano. Un aereo di linea aveva centrato il grattacielo newyorchese e ancora non se ne capiva il motivo. Ray alzò il volume della tv per poter sentire cos’altro dicevano e intanto corse a prepararsi. Non era in servizio, quella mattina, ma c’era bisogno di lui. Uscì la divisa dall’armadio. Ormai non la indossava da quasi un mese, da quando era diventato detective e poteva girare in borghese. Ma in quell’occasione era meglio avere la divisa, sarebbe stato riconoscibile anche da chi non lo conosceva. Tutti avrebbero capito che era lì per aiutare. Da casa sua al World Trade Center ci volevano almeno dieci minuti di macchina in condizioni normali. Ma quella mattina non c’era nulla di normale. Tutto era surreale, mentre all’orizzonte vedeva il pennacchio di fumo che si liberava dalla torre. Guardò l’orologio. Le nove erano passate da qualche minuto. Poi uno schianto. Un altro. E un altro pennacchio di fumo. Prese a correre a perdifiato. La strada era tanta, ma non la sentì nelle gambe. Correva verso sud, lungo la 10th Avenue finché non incontrò una pattuglia in allerta che lo caricò a bordo. Non ci furono presentazioni. Non c’era tempo per le presentazioni. Un altro aereo s’era schiantato sulle Torri Gemelle. Questa volta era stata centrata la Torre Sud, all’altezza del quarantasettesimo piano. Al suo arrivo, Ray si rese conto che la situazione era drammatica. Più di quanto non si potesse immaginare. Le due torri sembravano due torce. Una densa nube rendeva l’aria quasi irrespirabile. Difficile individuare qualche volto noto. Difficile anche solo orientarsi. I due giganti urlavano il loro dolore. La città intera urlava. Un’ora. Solo un’ora. Entrò dentro la Torre Nord dozzine di volte, per prestare soccorso a chi non riusciva ad uscire con le proprie forse. E con lui dozzine e dozzine di altri agenti. Altri detective. Centinaia di vigili del fuoco. Tanta confusione e paura. Una paura quasi paralizzante. E le urla di coloro che, bloccati nei piani alti, imploravano aiuto. E qualcuno tentava di uscire da quell’inferno gettandosi nel vuoto ed atterrando in un tonfo di morte. Ancora urla. Grida di terrore. "Prendilo, portalo via!" sentì poi all’improvviso, senza sapere da dove proveniva la voce. Di fianco riconobbe un collega, un agente col quale scambiava solo qualche cenno di saluto quando lo incontrava al distretto. Si chiamava Ron e non sapeva nulla di lui. Solo che era un collega. Ron gli consegnò un bambino che poteva avere all’incirca sei o sette anni. Era biondo e in lacrime. Continuava a cercare la sua mamma. "Vado a prendere sua madre." stava dicendo l’uomo, indicando il piccolo che sembrava voler tornare indietro. Ray fece uno sforzo per non lasciarselo scappare. "Vado io..." "No, credo di averla individuata." lo interruppe e scomparve nella folla, diretto alla Torre Sud. Cinque minuti e il grattacielo collassò. Erano le 10:05 di quella mattina dell’11 settembre e in poco più di un’ora la Torre Sud del World Trade Center era stata cancellata dalla faccia della Terra. E con lei centinaia di persone. Decine di poliziotti e vigili del fuoco, morti nel compimento del loro dovere. E con lei Ron e la madre del piccolo. Un’altra mezz’ora e anche la Torre Nord si accartocciò su se stessa, sotto lo sguardo inorridito di tutti gli agenti di polizia e vigili del fuoco impotenti a ciò che stava succedendo. Sotto lo guardo incredulo di Ray. La Torre Nord crollò alle 10:28 di quell’11 settembre. Un ora e tre quarti dopo l’attacco. Nemmeno due ore dopo dall’inizio dell’apocalisse. ------------------ Dedicato a tutti coloro che hanno perso la vita quel giorno Dedicato a tutti coloro che hanno perso un parente quel giorno Dedicato a tutti coloro che hanno perso un amico quel giorno Dedicato a tutti coloro che hanno perso un collega quel giorno Dedicato a tutti i poliziotti caduti quel giorno Dedicato a tutti i vigili del fuoco caduti quel giorno Dedicato a tutti i poliziotti sopravvissuti quel giorno Dedicato a tutti i vigili del fuoco sopravvissuti quel giorno Dedicato a tutti i newyorchesi Dedicato a tutti coloro che sentono un vuoto nel cuore ogni volta che il pensiero vola a quella mattina di quattro anni fa!
Tiziana
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