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 La lunga strada verso casa
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luisa camponesco
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Inserito - 17/10/2005 :  08:49:35  Mostra Profilo  Visita la Homepage di luisa camponesco Invia un Messaggio Privato a luisa camponesco

La lunga strada verso casa

Le note di una canzone country si diffusero nel bar, davanti ad una tazza di caffè Eveline vedeva i lineamenti del suo viso riflessi nel liquido nero. Era il colore giusto pensò, come il suo umore, come la sua vita. Si appoggiò allo schienale e guardò la gente che passava per la strada, cercò di indovinare i loro pensieri, era un gioco che faceva da bambina insieme a katy, la sua amica.
Si accese una sigaretta dopo aver controllato si essere nella zona fumatori. Un filo grigio di fumo salì verso l’alto e con esso i ricordi.

°°°°°°

- Evelineee! Andiamo sulla collina? – Katy la chiamava da dietro il recinto.
- Non posso! Devo strigliare Tuono. – il cavallo alzò il muso verso di lei
- Lo farai più tardi, dai andiamo oggi è il giorno giusto…
Eveline controllò che nessuno la osservasse, poi, lesta come un gatto corse via insieme all’amica.
Dalla collina si dominava la vallata cosparsa di pale eoliche che giravano vorticosamente al soffiare del vento. Distese sul prato le due ragazze, guardavano il cielo e le nubi che si formavano e mutavano forma.
- Adesso concentrati Eveline! Chiudi gli occhi conta fino a sessanta e poi guarda le nuvole. La forma che assumeranno ti svelerà il tuo futuro.
Era davvero un gioco divertente, lo facevano spesso nel primo lunedì pari dei mesi dispari. E fantasticavano sulle belle cose la vita avrebbe loro riservato. Quel giorno era diverso, non seppe spiegarsi il perché, ma quando aprì gli occhi vide una nuvola a forma di carro, le vennero i brividi.
- Cosa hai visto Eveline? Io credo si sapere chi sposerò! – a Katy brillavano gli occhi
- Io ancora nulla – mentì la ragazza.
Uno strano malessere la accompagnò fino a casa, Katy chiedeva spiegazioni ma senza ottenere risposte. La visione della nube a forma di carro la tormentava, era un cattivo presagio. Ne parlò con sua madre che per tutta risposta le proibì di frequentare l’amica.
La vita nella fattoria era monotona, ogni giorno, prima di andare a scuola, doveva foraggiare i cavalli e controllare le uova nel pollaio, l’arrivo del bus interrompeva le sue mansioni nella fattoria e per Eveline era un vero sollievo.
Venne il giorno in cui Katy, che frequentava la sua stessa classe portò, di nascosto, una rivista che descriveva la vita della grande città e le opportunità che poteva dare. Le due ragazze incominciarono a sognare Hollywood, il mondo del cinema, la fama e il successo.
Gli anni passarono, Eveline divenne una giovane di bell’aspetto e la vita della fattoria gli andava sempre più stretta.
Tutto ebbe inizio la sera del ballo di fine anno, quando trascorse la notte in un motel di El Paso con Eddy Low, la polizia irruppe nella camera e trovò tracce di cocaina.
Suo padre pagò la cauzione, ma la rinchiuse in camera e la punì severamente. Quello che le fece più male fu l’indifferenza, in famiglia nessuno le rivolgeva più la parola, era come se lei fosse invisibile.
Fuggì un pomeriggio d’inverno, fece l’autostop sulla Statale 10 per Los Angeles, con un borsone di tela e una rivista sulla quale appariva una bellissima top model.
Era determinata Eveline, la scalata al successo era l’obiettivo da raggiungere a tutti i costi, avrebbe fatto morire d’invidia tutti quelli che la conoscevano, e soprattutto la sua famiglia.

Los Angeles una megalopoli multietnica, code interminabili di auto, strade e superstrade che si sovrappongono che si intersecano, ad Eveline mancò il respiro. Abituata ai silenzi della prateria il rumore e il caos le fecero girare la testa.
Pochi dollari in tasca e con la necessità di trovare un letto a buon prezzo, incominciò a far domande a diversi negozianti, alcuni non le risposero, altri la cacciarono.
Una bella ragazza in una città come quella non faceva certo notizia, ma poteva attrarre l’attenzione di chi è sempre pronto ad approfittare delle situazioni.
Fu avvicinata da un uomo, con un vistoso tatuaggio sul braccio.
- Posso fare qualcosa per te? Mi accorgo che sei appena arrivata.
- Si! Potresti indicarmi un Motel economico.
- Hai incontrato la persona giusta, ti accompagno.

Al 1200 di Rosecrans Ave uno sgangherato alberghetto ma con una vistosa insegna si affacciava proprio sulla strada, quando entrarono un uomo russava sonoramente.
- Arnoldddd ! Svegliati! Ti ho portato una cliente.
Si svegliò con una imprecazione volgare
- Guarda cosa ti ho portato! – gli fece l’occhiolino
- Dagli la miglior camera mi raccomando, non farmi far brutta figura con questa nuova amica, mi raccomando.
- Agli ordini! – rispose con una risata sguaiata.
La camera, piccola e polverosa, ragnatele agli angoli del soffitto e un finestrella che guardava su di un vicolo colmo di spazzatura. Eveline non poté far a meno di paragonarla alla sua cameretta, con le pareti rosa e le tendine di pizzo, per non parlare del panorama sull’immensa prateria con i cavalli che correvano liberi. Si rannicchiò sul letto vestita e pianse.
Di buon mattino qualcuno bussò alla porta, Eveline ancora assonnata aprì. L’uomo col tatuaggio era davanti a lei.
- Ti serve un lavoro?
- Beh si, veramente….
- Ho quello che fa per te. Un amico fotografo cerca volti nuovi per servizi di moda. Sai ragazza questa è Los Angeles. - calcò la voce sull’ultima frase.
-
Le dette un indirizzo sulla Paramont Ave, ad Eveline parve il segno del destino.
Il fotografo la accolse con estrema gentilezza.
- Dovremo fare qualche ritocco – le disse squadrandola.
Una ragazza con i capelli blu e con un costume succinto uscì da dietro una tenda.
- Per oggi ho finito – disse – ci vediamo domani.
- È anche lei una modella? – chiese Eveline
- Certo, ed è anche una delle più richieste, ma tu …. potresti batterla.
Il servizio fotografico si concluse in breve tempo.
- Puoi andare, ti farò sapere.
La ragazza rimase delusa avrebbe voluto saperne di più, ma… pazienza. Comperò un giornale ed incomincio ad esaminare le offerte di lavoro.
Camminò tutto il giorno e alla sera si ritrovò con i piedi gonfi e doloranti. Un hot dog fu tutto quello che riuscì a mangiare.
I giorni passarono senza alcuna notizia, incominciava a disperarsi, ma rientrando in albergo un pomeriggio, il proprietario le allungò un biglietto con scritto un numero telefonico.
- Deve chiamare subito!
Rispose il fotografo.
- Cara Eveline, come va?
- Buone notizie per me? Si tratta del servizio?
- Non proprio, ma ho qualcosa per te. – fece una pausa – questa sera c’è un grande ed importante party, vi partecipano personaggi in vista del mondo dello spettacolo. È una occasione importante. Allora sei interessata?
- Eccome se lo sono – Eveline non nascose la sua gioia – ma non credo di avere un abito adatto. - replicò
- Non preoccuparti te lo procuro io. Passo a prenderti alle 19.
Attese con trepidazione l’ora, nel frattempo si fece un bagno, si lavò i capelli e sorrise vedendosi riflessa nello specchio appannato.
Quando il fotografo arrivò fece una smorfia vedendola, la squadrò in viso, le toccò i capelli.
- Dovrò fare una magia mia cara e anche in fretta.
Quando uscì dal suo studio quasi non si riconobbe tanto era cambiata. Si sentiva in imbarazzo, l’abito lasciava scoperto gran parte del suo corpo.
- Ma sei sicuro che vada bene così?
- Più che sicuro mia cara. – rispose imboccando lo snodo per Beverly Hills
La villa era di quella che si vedevano solo nei films con una enorme piscina in parte coperta, gente elegante e donne bellissime. Bevve e continuò a bere fino a stordirsi, il giorno seguente si destò in un letto accanto ad uno sconosciuto. Quello fu solo l’inizio, partecipò a molte feste e passò per molti letti. Alcol e droga erano ormai un uso quotidiano, toccò il fondo ma imparò la lezione, non si sarebbe più fatta usare, ma avrebbe usato gli altri, e non gli importava come.
Divenne Eva Love.
Con una foto su di un calendario, iniziò la sua scalata al successo, qualche porticina in films di second’ordine, un poster su Play Boy e poi ….nessuno più la fermò.
Dal suo attico dominava la città, aveva una segretaria che prendeva appuntamenti e un agente che stipulava contratti. Era richiestissima.
Sorseggiava una coppa di champagne nella sua vasca idromassaggio quando la segretaria, taccuino alla mano, le ricordò gli impegni.
- Ha chiamato il senatore Morris, vuole che gli confermi l’appuntamento per stasera, poi alle 15 devi essere allo studio 3, poi……
- Annulla tutto!
- Come? Ma non puoi Eva!
- Certo che posso! Oggi non voglio vedere nessuno!
Mise gli occhiali scuri, un foulard per coprire i capelli, e con la sua cadillac sportiva nera vagò senza meta. Si fermò nei pressi di Santa Monica, il vento le scompigliava i capelli, si sedette ad ammirare l’oceano e i ragazzi che con le loro tavole colorate cavalcavano le onde. Lei aveva cavalcato solo Tuono. Tuono, non aveva più pensato a lui da anni, ma quanti ne erano passati? Fece un rapido conto mentale, otto, otto anni. Chissà se era ancora vivo, e la fattoria?
Cercò di scacciare dalla mente i ricordi ma inutilmente.
Non aveva più parlato con i suoi da almeno sei anni ed erano corse parole molto dure fra loro ed i rapporti si erano definitivamente interrotti.
Ma perché allora ci stava pensando? Risalì in macchina e guidò superando i limiti di velocità senza rendersene conto.
La sirena della macchina della polizia la riportò alla realtà, accostò a lato della strada e attese.
Il poliziotto si avvicinò con cautela.
- Vuole scendere dalla macchina, per cortesia!
- D’accordo, d’accordo! – prese la patente e gliela porse, ma non scese dalla macchina.
- Eva Love! – esclamò – signorina Love sa che di aver superato i limiti di velocità consentiti?
- Se lo dice lei ci credo.
Prese il foglietto della multa e lo mise nella borsa
- Guidi con più cautela d’ora innanzi. - le fece il saluto militare e si allontanò.

°°°°

Continuava a rigirare fra le mani la tazza del caffè ormai vuota.
- Ancora del caffè signora! – la cameriera aveva il bricco fumante
- Si grazie!
- L’avverto, signora, che stiamo per chiudere.
- Certo mi scusi. – non si era accorta di aver fatto così tardi.
Le luci dei lampioni e un semaforo lampeggiante illuminavano la strada. La cabina del telefono era proprio lì a due passi da lei. Non seppe neppure lei cosa la spinse ad entrare, prendere la cornetta e fare quel numero.

- Pronto! -una voce di donna – PRONTO, Eveline sei tu? Ti prego rispondi!
In lontananza un voce d’uomo.
- E’ Eveline? Passamela! Eveline per l’amor di Dio se sei tu rispondi!
- Ciao papà! – sentire la sua voce dopo tanto tempo le procurò una emozione antica.
- State tutti bene?
- Abbastanza, ma vogliamo sapere di te!
- Sto bene anch’io grazie.
- Eveline…..dopo tutti questi anni….è bello sentirti.
In sottofondo udiva il pianto della madre.
- Eveline, noi siamo qua, ricordalo, qualunque cosa ci sia stata in passato.
- TORNA A CASA EVELINE!!! – quello di sua madre era un grido.
- Ciao! Statemi bene! – chiuse la comunicazione.

Si accasciò sul fondo della cabina, si asciugò gli occhi, poi, decisa, risalì in macchina.
Da una copia di Cosmopolitan appoggiata sul sedile, Eva Love, coperta da un velo, sorrideva maliziosa, Eveline la prese e la lanciò nel cassonetto dell’immondizia, poi accese il motore e si diresse verso la Statale 10 per El Paso.





Luisa Camponesco

Edited by - luisa camponesco on 17/10/2005 09:50:24

   
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