Prima di entrare ho bussato alla porta dell’aula studio al piano terra…Un sorriso su un viso tondo tondo, circondato da lunghi capelli neri e lucidi, un accenno di inchino…Mari Kato, la mia insegnante di lingua giapponese.

Al momento dell’iscrizione al corso, quando comunicai la mia decisione di studiare questa lingua, il signore che gestiva queste lezioni mi disse: “Complimenti per la scelta”.
Forse voleva dirmi che il giapponese era troppo difficile, che richiedeva tempo e tanto impegno e forse, per la prima volta in vita mia, mi ero stupidamente sopravvalutata.
Il signore continuò a parlarmi.
“Mi scusi se mi permetto di…Ma sa, sono anch’io un padre e un nonno e…Mi fa piacere quando la gioventù si pone degli obiettivi!”

Già, posso ammettere che molto probabilmente ho puntato troppo in alto, come sono solita fare; e l’ho capito nel momento in cui Mari ha cominciato a tracciare quei complicati ideogrammi sulla lavagna…Ma io sono del parere che nella vita bisogna mirare sempre al massimo, pur sacrificandosi se la cosa è prevista… Ciò e possibile solo se in noi vive la più certa convinzione che tutto ciò che facciamo è utile, tutto serve, tutto può arricchire il nostro bagaglio. E i frutti del nostro lavoro arriveranno, ritorneranno come un bumerang dolci e succosi.

Imparare un nuovo alfabeto è immergersi totalmente in una nuova cultura, assaporare terre lontane e cariche di mistero e poesia. L’idea di riuscire a scrivere, parlare, esprimere insomma i miei pensieri e le mie convinzioni attraverso l’uso di un’altra lingua completamente diversa dalla mia, mi carica, mi affascina al punto tale che penso riuscirei a perdermi nella magia dei tre alfabeti: Hiragana, Katekana e Kanji.

Riempirò pagine e pagine di questi segni, sarà un po’ come ritornare alle elementari quando i quaderni erano zeppi di letterine tremolanti…

Vanessa