Domenico De Ferraro
Emerito
Italy
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Inserito - 27/11/2005 : 08:29:25
CONVERSAZIONEDel nostro dire per rime poco importa quando giunge la fine ogni cosa prende e porta via dolori e lacrime, sonetti ed inni. La notte trascorsa tiene ancora stretto al suo petto il dolce pargolo suo un sogno immaturo una piccola personale gioia fiorita dal nulla dei suoi pensieri oscuri. Uscire poi di casa a cert’ora è andare incontro ad avventura a gloriose imprese perdersi da solo tra l’intreccio di strade e vicoli sentieri e sentimenti vari. In ogni luogo s’odono grida spari la gente fugge a ripararsi l’itala sponda presa d’assalto da saraceni e corsari Le ciminiere delle fabbriche con i pennacchi di grigio fumo fanno ombra agli operai silenziosi a digiuno d’ ideali con le tasche sempre più piene di dubbi e problemi . La città ha occhi e mani ,una bocca da baciare labbra su cui e cosparso del veleno un corpo malato simile ad una vite intorno ad un albero Il suono delle macchine il rumore dei ferri da lavoro i pensieri degli umili. La rivolta delle case basse contro quelle alte L’ esercito accorre brandendo l’arma e la luna si ritira dentro la stanza a rammendare la veste al cielo scucita ,cinta di stelle Altri idilli ,altre storie, ognuno e padrone del suo destino del portare gli animali al pascolo o del ragionar o studiare del lavorare come impiegato o come netturbino La legge è uguale , il cielo sopra di noi la terra sotto Muta quest’amor notturno figlio della sorte Stelle sorelle, astri fratelli e nel giorno germoglia il desiderio d’ andar lontano oltre le colonne d’Ercole Le rime ingannano l’intelletto, i versi offuscano la vista la poesia uccide e inconsapevolmente diveniamo folli ed insicuri di ciò che siamo di ciò che dovremmo dire per essere.
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