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 Emozioni
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July
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Inserito - 04/12/2005 :  12:27:11  Mostra Profilo Invia un Messaggio Privato a July
Emozioni …

Marina si svegliò, ed il primo pensiero che le venne in mente, evanescente, e dai contorni sfumati, fugace come un sogno che l’aveva cullata tutta la notte, fu Marco…
Non erano passati tanti giorni – forse solo tre – da quando, assieme, si erano seduti su quella panca, e avevano parlato per un tempo indefinito, minuti od ore, chissà, mentre attorno a loro spirava la brezza di fine estate, leggera, e smuoveva le foglie ancora verdi degli alberi; quel verde spento, e un poco malinconico, di cui le stesse foglie si rivestono alla fine di settembre.

Marina sollevò il viso, ad osservare il volto di Marco, un volto simpatico, da ragazzino; sebbene egli avesse quasi cinquant’anni, c’era qualcosa in lui che suggeriva la spensieratezza e l’inquietudine di un ragazzo del liceo, non fosse stato che per i capelli – grigi, quasi completamente bianchi – e per qualche ruga, che, sparsa qua e là, tradiva la sua età.
Si conoscevano appena, eppure era come se si conoscessero da sempre; o meglio, come se per un bizzarro gioco del destino le loro vite fossero state destinate ad incontrarsi, dopo un lungo viaggiare, in quell’istante, lì, proprio lì, entro quegli angusti confini.
Marina sentiva lo sguardo di Marco scivolarle addosso; era uno sguardo che le regalava la sensazione – imbarazzante e piacevole assieme – che egli potesse magicamente vederla nuda, a dispetto dei vestiti che indossava.
Non riusciva a non ripensare a quando, solo una settimana prima, egli l’aveva baciata sulla guancia; un bacio tenero, posato, al pari di una carezza, vicino agli angoli della bocca… Marina si era sentita fremere, come percorsa da una scossa elettrica, che levatasi dal sottosuolo l’attraversava tutta, fino all’ultimo centimetro cubo di pelle.
Ora, Marco era seduto accanto a lei, così vicino che ella poteva percepirne l’odore, ed intravederne – non di più, perché teneva lo sguardo basso quanto più possibile – l’espressione serena.
“Stai diventando rossa…” Le disse lui. Nonostante l’espressione serena, dagli occhi di Marco trapelava una grande, immensa passione, la stessa che infondevano in lei semplicemente osservandola.
D’improvviso, a Marina venne in mente l’immagine del fidanzato, che scacciò immediatamente perché le procurava un insopportabile senso di colpa.
“Colpa di che?”, pensò. “Mica facciamo qualcosa di male.”
Lui aveva una bambina, una creatura adorabile, vincolata ad esso indissolubilmente, che in quel momento certamente era lontana eppure dentro il suo cuore; e lei aveva un ragazzo, oramai da anni, la cui vita si era amalgamata con la sua, e per il quale aveva provato le stesse emozioni che adesso stava provando per Marco, la stessa corrente traditrice che la faceva immaginare di baciarlo affondandogli le mani nei capelli…
“Da quanti anni state assieme?”
“Dieci.”
“E in questi dieci anni, non hai mai provato emozioni per nessun altro?”
Fu come se le avesse chiesto: “Stai provando emozioni per me in questo momento?”, la risposta era si, e quelle emozioni le divamparono in volto come un rogo.
“Si, mi è successo…” rispose.
Si, mi sta succedendo.
Marco le accarezzò una guancia, ed ella sentì il tocco delle sue dita scivolare, intrigante, sulla pelle del proprio viso.
“Cosa ti piace fare?”
“Leggere, andare al cinema. E a te?”
“Mi piace il calcio.”
Continuavano a parlare, i loro discorsi fluivano, naturali, sotto il sole che ancora elargiva generosamente i propri raggi.
La cosa più importante, l’unica cosa veramente importante, in quel momento, era che erano assieme.
Lui e lei. Soli in mezzo a un sacco di gente. E tutta quella gente ora non esisteva, erano minute goccioline di vita scappate dal nulla dentro l’oceano di emozioni nel quale essi naufragavano.
Marco la prese per mano, in un gesto che era un misto di sorriso e di tenerezza, e le domandò:
“Si sta muovendo qualcosa dentro di te?”
Marina trasalì, sentendosi come se all’improvviso egli le avesse afferrato con la mano il bordo della scollatura e avesse guardato, con tanta naturalezza, il suo seno….
“Si….” Le venne da rispondere.
Marina non lo sapeva, ma nei giorni e nelle settimane successive quelle parole e quegli sguardi avrebbero aleggiato come farfalle fra i suoi pensieri; o meglio lo sapeva, perché l’aveva provato altre volte, e sapeva che quella forza che sentiva sprigionarsi dentro di lei era la cosa più bella che ci fosse al mondo. Ma sapeva anche che si trattava di una fiamma destinata a consumarsi, e spegnersi, fino a lasciare dietro sé nient’altro che cenere.
“Hai davvero uno sguardo bellissimo.”
Hai davvero uno sguardo bellissimo
Ecco, stava arrossendo di nuovo. Se mai un volto aveva rivelato un cuore straripante di emozioni, questo era senza dubbio il volto di Marina.
Prima che si lasciassero – per iniziativa, forse per paura, di lei – egli la baciò di nuovo. Sulla guancia.

Marina ripensò a quel bacio, la cui memoria era forgiata a fuoco nella sua mente, e, ella pensava, l’avrebbe perseguitata per diverso tempo. Nonostante in quel momento non avesse la benché minima idea di dove fosse lui, e di cosa stesse facendo, e lui altrettanto, le emozioni provate quel giorno erano ancora vive dentro lei, sebbene celate negli anfratti del suo cuore.
Guardò fuori dalla finestra, e si chiese se da allora in poi sarebbe riuscita a baciare senza che, da tali anfratti sinuosi, si levasse, sbiadita, l’immagine di lui.


Giuliana carta

   
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