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 1 Due chiacchiere tra amici (presentiamoci)
 "Lo strillo della Cornacchia"
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Luigi Mannori
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Inserito - 31/12/2005 :  20:05:49  Mostra Profilo  Visita la Homepage di Luigi Mannori  Replica con Citazione Invia un Messaggio Privato a Luigi Mannori

Se qualcuno cerca un riferimento diretto fra il nesso del titolo e quello di quanto segue, beh, posso giurarvi che non c'è, salvo un richiamo al più famoso "il ruggito del topo", che però è già in uso, per cui................
Potrei forse evidenziare che un possibile "Strillo di una cornacchia", sottolineerebbe un tono sufficientemente ironico, che ben sposerebbe con il mio "raccontino" di fine anno.
A proposito di fine anno, AUGURONI a tutti ed un macroscopico "grazie, altrettanto" per coloro che gli auguri me li hanno già presentati.
- Nel mese di Marzo, ho avuto la malaugurata idea di accettare una offerta promozionale di Telecom, avanzatami, in conseguenza all'analisi dei miei elevati "consumi di navigazione", dall'attenta organizzazione di tale superorganizzata società.
Di per sé, la proposta si basava su una logica del risparmio, proporzionata in misura esponenziale ad un illimitato aumento dei consumi, ed era talmente "logica", da non permettermi esitazione alcuna.
Poche ore dopo, venni informato dai fantomatici "servizi promozionali", che l'accettazione della promozione, autorizzava l'accesso ad un'altra promozione, anch'essa madre di un'ineccepibile logica, che indicava la possibilità di aggiungere una linea telefonica, gratuitamente, dove avrei potuto "gozzovigliare" (in senso telefonico, naturalmente), spaziando a costi irrisori, in ogni branchia della telecomunicazione.
Potevo dire di no? Eh, se l'avessi fatto!
Invece, tordo come tutti i consumatori, che anelano al servizio all'insegna del risparmio, ho accettato, fra l'altro, convinto di aver risolto i problemi delle mie future bollette.
Chi ha letto il mio intervento su Concerto di Sogni, con il "raccontino" "L' ultimo guasto" ed altri occasionali sfoghi, ricorderà certamente che da quel momento, non sono più riuscito ad utilizzare Internet ed il mio servizio di posta con continuità, con notevole disagio per le mie, anche se insignificanti, lecite necessità.
Evidenzierei che la linea aggiuntiva, sulla quale sarebbero concentrati i costi da "mille e una notte", potrebbe anche rappresentare una meravigliosa realtà, se avesse funzionato anche solo quella mezza giornata, capace di farmene riscontrare l'esistenza: in compenso,la linea primaria, visto che sull'aggiuntiva erano concentrati un eccesso di sconti e benefici, ha proseguito la "navigazione" all' insegna del prezzo pieno.
E pensate che in fondo tutti questi problemi con "cotanta società", non rappresentino un ostacolo?!
Follia! Pura follia ed eccesso di innocente ingenuità!
Nulla è tanto fatiscente quanto il nostro Colosso delle Telecomunicazioni!
Uffici non ne esistono più, salvo che per il saldo di macroscopici insoluti ed il Superefficiente 187, è un ingegnoso Dispencer di armoniose vocette, apparentemente solerti e positive, che però, stringi, stringi, non possono mai fare niente, se non ricorsi e reclami indirizzati a metterti in comunicazione con competenti tecnici e specifici operatori che regolarmente non ti richiamano mai.
Le mie telefonate al "Supernumero" sono diventate talmente lunghe e frequenti che quasi, prima di parlare dei problemi, scambiamo i saluti alle rispettive famiglie con tutti gli operatori, malcapitati, che rispondono alla mia ennesima chiamata.
E' servito a qualcosa? Ebbene si!
Ho saputo che esiste "Voglio vivere" (nome molto significativo, in ditta), grazie al quale ho fatto causa a Telecom.
"Voglio vivere" è un'Associazione di Consumatori, che vanta la volontà di "menar per soprusi ai cittadini": staremo a vedere!
Da qui l'intestazione "Lo strillo della cornacchia", ma rimando il seguito alla prossima occasione e ne approfitto per "GRIDARE" a tutti voi, I MIGLIORI AUGURI, nel modo più allegro e spensierato concepibile. Miglior 2006 a tutti. Gigio.

Luigi Mannori
Senatore


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Inserito - 01/08/2006 :  01:23:48  Mostra Profilo  Visita la Homepage di Luigi Mannori  Replica con Citazione Invia un Messaggio Privato a Luigi Mannori

IL RITORNO DELLA CORNACCHIA

Tranquilli, questa non vuol essere l'introduzione ad un saggio di argomento naturalistico, sul calendario migratorio di una specie poco nobile e solitamente sottovalutata, ma è un semplice richiamo ad un mio precedente intervento, e pretende di condurre ad esso la "malcapitata" memoria dei Concertisti, costituendone il "naturale" seguito (mi soggiunge un dubbio sul fatto che sia, in ultima analisi, tanto imortante venirne a conosenza!).
Fra l'altro, memore dell'appello del Boss ad evitare lo "sciupio" delle pagine, facilmente digeribile, grazie alla mia indole genovese, ho accodato questo nuovo lancio, che riprendo da............

".........Mentre scendevo la scala, all'uscita dell'associazione "Voglio vivere", avevo la senszione di trovarmi ad un passo dalla soluzione dei miei problemi. Probabilmente, condizionato anche dall'eloquente nome, era l'ambito giusto per ottenere attenzione, visto che conoscevano alla perfezione le procedure, le situazioni e 'iter per rintracciare qualcuno con cui iterloquire in termini reali, con finalità risolutrici.
Per giunta erano tutte donne, chiaramente preparate,fortemente idealiste, molto grintose,poco costose, ed è proprio grazie a quest'ultima qualità, che ho potuto sottoscrivere senza timori particolari, la mia prima, "minacciosa" raccomandata a Telecom, il primo, vero strillo, della mia adorata cornacchia.
A grandi linee, la raccomandata, sottolineava che da circa un anno ero servito "da cani" (quasi le povere bestie C'entrassero qualcosa) e i miei innumerevoli appelli al 187, tradizionali "buchi nell'acqua", nulla avevano apportato alla impossibilità a navigare ed al continuo rifiuto del Login, per l'accesso alla mia casella di posta: fra l'altro, avevo anche acqistato un gioco, "mio per sempre", che non accettava di aprirsi, mentre il portale "Rosso Alice", presso il quale l'avevo acquistato, non aveva esitato un solo secondo, ad "aprire" la mia carta di credito per pescare l'importo "desiderato". (Per dovere di precisione, confesso che la mia, in realtà, è una "carta di debito", maggiormente coerente con le possibilità e caratteristiche economiche del sottoscritto).
A completare le mie fantomatiche pretese, faceva corona la notifica che la linea aggiuntiva "aggiunta" gratuitamente per loro insistenza, sulla quale convergevano tutti gli sconti, franchigie ed omaggi, dimostrava una funzionalità assolutamente equiparabile al suo costo finezza che la mia avidità di ingrato e grossolano cliente, non riusciva a cogliere, spingendomi a pretenderne un'attivazione tradizionale: almeno per 24 ore.
Se, in attesa della risposta, mi fossi dedicato alla lavorazione del Parmigiano, avrei sicuramente messo in crisi il famoso Consorzio che ne risulta produttore esclusivista, per il livello di stagionatura raggiunto, sicuramente ormai introvabile in tutto il mercato dei latticini, e probabilmente mi sarei procurato qualche severo strascico di natura legale, proprio in funzione di una seria esclusiva, ma il mio avvocato, per nulla meravigliata e fiduciosa sulla galanteria del tempo, mi aveva convinto ad investirmi di "confuciana" pazienza.
La Storia insegna, e come "la guerra delle rose" incontrò il suo epilogo, anche la Telecom non aveva potuto sottrarsi dall'inviarmi un tangibile segnale di esistenza: la voce di un tecnico cercava proprio me, sul mio telefonino, e sembrava anche sapesse che qualcosa nella mia linea non funzionava bene (riuscendo tuttavia a negare la conoscenza della mia raccomandata).
Non vorrei passare per uno che ama complicare qualsiasi situazione, ma sono costretto a dilungarmi per qualche riga, onde poter dimensionare nella giusta luce quella telefonata, e la logica della sua conclusione.
E' necessario informare coloro che non si sono ancora stufati di leggere, del fatto che, in questo periodo, sto lavorando come guardiano notturno e che il mio servizio termina alle sei, naturalmente del mattino.
Quel giorno, avrei dovuto ritirare un pacco inesitato, presso un corriere sito al capo opposto della città, rispetto al posto di lavoro, e perfettamente equidistante dalla mia abitazione, con la quale disegnava un perfetto triangolo equilatero; dal momento che avevo programmato di partire per Firenze alle 15 (io abito a Genova - ndr.), mi era sembrato logico, visto che il mio mezzo di trasporto usuale sono i mezzi publici (al secolo gli autobus o veicoli adibiti essenzialmente al "trasporto extracomunitari"), ritirare il pacco e quindi andare a dormire, per poter sfruttare il tempo nel modo apparentemente più logico.
Da quando utilizzo Internet, non compro più giornali, poiché li leggo direttamente in rete: da quando utilizzo Telecom non li leggo neppure, perché non riesco a navigare.
Causa questo piccolo, insignificante particolare, avevo raggiunto il Corriere prestissimo, ritirato il pacco con una rapidità avveniristica, raggiunta la fermata del bus con l'immediatezza del "teletrasporto" (Star Trek insegna) e per ingannare l'attesa del primo mezzo utile, cominciavo a materializzare le sensazioni della ormai prossima dormita, quando mi sono sentito travolgere dalla notizia che era inizito l'immancabile sciopero dei famigerati "autoferrotramvieri".
Dopo un attimo di smarrimento, un sovrumano istinto mi aveva maliziosmente suggerito di organizzare una mia personale precettazione, facendo uso delle Ferrovie dello Stato e,compiaciuto per la "newtoniana" intuizione mi ero diretto a piedi verso la più vicina stazione utile: per fortuna io non sono un pigro, ma la stazione era distante circa tre Kilometri ed il pacco non era leggerissimo.
Anche gli scioperanti erano stati colpiti dalla medesima intuizione "newtoniana" e stavano bivaccando allegramente atraverso tutta la fascia di binari, con la chiara espressione di chi non ha nessun problema a trattenersi nella comitiva.
Un po' meno allegramente, vista l'impossibilità di finanziare ulteriori alternative del costo superiore ai due Eurocent disponibili, valutando che all'ipotesi del letto, ancavano ancora 14 Km., mi ero avviato senza ulteriore indugio, affidandomi al superrodato "caval di S.Francesco".
Ero a circa due terzi di quei 14 km, con un pacco che stava diventando ingombrante come una mongolfiera, più pesante del programma elettorale di Prodi, in costante lite con la borsa quotidiana degli effetti personali, computer incluso, in continua competizione con l'immancabile,vento contrario,in grado di produrre enegia per mezza città, per almeno tre mesi, quando, tempestiva, quanto improvvida,era giunta la telefonata.

(continua)

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Elena Fiorentini
Curatore


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Inserito - 01/08/2006 :  13:05:37  Mostra Profilo  Visita la Homepage di Elena Fiorentini  Replica con Citazione Invia un Messaggio Privato a Elena Fiorentini
In attesa di conoscere gli sviluppi della storia , affermo che la storia non è incredibile. La mia è stata quasi uguale , ma durata un mese, quando riuscii finalmene a liberarmi di loro.
Toccai il fondo quando chiesi il numero di telefono per inoltrare protesta all'ufficio reclami.
La risposta fu che l'ufficio reclami la Telecom non ce l'ha. Telecom è perfetta!!!
Mi aggrappai a tutto ciò che sembrava un numero collegato a Telecom, finchè in qualche modo arrivai.... la mia storia a questo punto diventa banale...non interferiamo ulteriormente nel bel mezzo del racconto surreale di Luigi Mannori.

E. F.


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Luigi Mannori
Senatore


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Inserito - 03/08/2006 :  17:36:04  Mostra Profilo  Visita la Homepage di Luigi Mannori  Replica con Citazione Invia un Messaggio Privato a Luigi Mannori
IL RITORNO DELLA CORNACCHIA

(secondo passaggio)


“Buon giorno!” e già lì, ero andato in bestia, “Sono dell’ ufficio tecnico di Telecom: ho avuto segnalazione di passare da Lei per sistemarle la linea, le và bene oggi alle 15?”
“No, senta, io oggi alle quindici devo partire per Firenze”
“Capisco! Allora potrei fare un sacrificio, visto che è una pratica un po’ vecchia, e venire verso le 11, massimo le dodici: proprio per non lasciarla a piedi!”
“Lasci stare i piedi, per favore, che non è la giornata giusta! Fra l'altro, dal momento che è da un anno che richiedo ripetutamente il vostro intervento, ormai ho affidato il tutto ad un avvocato, per cui, l’esperienza mi insegna, che prima di trattare qualsiasi cosa con voi, devo avvisarlo e ricevere sue precise indicazioni. Altrimenti cosa l’ho preso a fare!”
“Ma guardi signore, che se io non vengo oggi, chiudo negativamente il foglio di servizio e per avere il mio intervento dovrà ripercorrere l’iter da capo!”
“Senta amico, dopo un anno di calvario, il suo discorso mi suona abbastanza meschino, per cui, a maggior ragione, voglio consultare il mio avvocato prima di proseguire un dialogo con voi!”
Saluti d’obbligo e fine rapporto: dopo soli due o tre giorni (sì, ho detto giorni), era arrivata al mio avvocato, ed a me per conoscenza, una raccomandata di Telecom dove si riportava che io avevo negato al loro tecnico, l’accesso al mio appartamento.
E’ più o meno dello stesso periodo, un’ulteriore testimonianza della considerazione di cui potevo godere in Telecom, mi giungeva una nuova bolletta di € 750.00 (o giù di lì): dal momento che era la terza insoluta e che avevo inciampato con uno stipendio, mi precipitavo a pagare le precedenti, di € 150 e 105, quindi abbordabili, per non correre il rischio di rimanere anche senza telefono, ed aumentare il già traboccante disagio.
Per scongiurare il taglio del servizio, avevo effettuato i pagamenti sul sito medesimo di Telecom, seguendo l’offerta di servizi innovativi, da questa realizzati per “semplificare i nostri rapporti”, e come ivi suggerito, avevo rinunciato al cartaceo, per diminuire gli sprechi.
Non avevo naturalmente rinunciato a tornare dall’avvocato per proseguire l’azione ed ottenere la indispensabile funzionalità dei servizi: la nuova bolletta, fra l’altro, evidenziava molto chiaramente che mi stavano applicando dei profili contrattuali che nulla avevano a che fare con gli accordi all’origine del nostro rapporto.
Erano trascorse solo 48 ore (sempre più incredibile) ed avevo ricevuto una nuova raccomandata con gli estremi della nuova registrazione e del buon fine dei pagamenti, per cui mi ero precipitato sul computer per verificare cosa fosse cambiato: in tutti gli ambienti ove avrei dovuto avere accesso con la nuova Password, sbattevo contro l’ avviso “gentile cliente, la sua utenza è stata dismessa, contatti il 187”.
Supponendo che sarebbe stato meglio, prima di ogni altra iniziativa, consultare l’avvocato, avevo formato il suo numero, per riuscire a sentire il messaggio della solita vocina fascinosa: “L’utente non ha diritto al servizio richiesto. Contatti il 187”.
Servizio sospeso, nuova lettera dell’ avvocato.
Fra le altre cose, l’avvocato mi aveva detto che non avrebbero dovuto limitarmi anche sulla navigazione per cui ricontattavo per “l’ iperennesima” volta il “club delle vocine” per chiarire l’ equivoco.
La “vocina” di turno, preso atto per l’ipermillesima volta della mia “teleodissea”, mi suggeriva di provare ad appoggiarmi ad “Alice ti aiuta”, grazioso programmino con iconina sorridente fornito gratuitamente alla sottoscrizione di ogni nuova utenza, e mi aveva quasi convinto di rappresentare una sorta di babbuino, incapace di sfruttare i sofisticati sistemi concessi, sempre gratuitamente, per una serena ed avanguardistica gestione delle mie sottovalutate potenzialità tecnologiche, se non fosse che anche Alice ti aiuta, dimostrava chiaramente che di aiutarmi non ne aveva una gran voglia, dal momento che tutto quello che rusciva a recuperare, era il solito cartello “gentile utente, la sua utenza è dismessa: contatti il 187”.
Dopo circa quindici giorni, mentre tentavo di decidere se affidarmi ai colombi viaggiatori, nutrita colonia in città, seconda solo a quelle degli Equadoregni e dei ristoratori cinesi, fulmine a ciel sereno, mi chiamava nuovamente il servizio tecnico per fissare un nuovo appuntamento, il giovedì successivo (eravamo al lunedì).
Ma con tutti gli appelli all’ equità sociale, molto in voga di questi tempi, chi può osare ancora per la critica agli idraulici?!
Ed era arrivato anche il momento dell’ appuntamento.
Se non fosse stato per la ristrettezza dei tempi a disposizone e del portafoglio, si sarebbe meritato l’accoglienza con la banda ed almeno una televisione, tant’era carino, con la macchinuccia reclamizzata e la camicetta sponsorizzata Telecom; era anche dotato di un apparecchietto predisposto per la chiamata diretta di tutti i numeri utili: peccato che non funzionasse correttamente e lo avesse costretto a ripiegare sul mio famigerato telefono.
E’ così che si era accorto che non funzionava: io stavo cercando di spiegarglielo già da un po’, ma probabilmente aveva scambiato le mie disquisizioni, frutto di uno stato ansioso, tipicamente presente nei clienti che era solito frequentare.
Per alleggerire il racconto, sintetizzo evidenziando che per risolvere i problemi si era dovuto trattenere in casa per cinque intere giornate, aveva scoperto che ero allacciato ad una linea non mia, per cui il software mi riconosceva “abusivo”, di tutti gli apparati che mi avevano affibbiato non ne funzionava uno (tutti sostituiti) e che anche il mio Browser era configurato con parametri errati.
In compenso aveva ottenuto la sospensione della morosità, per poter riconfigurare gli apparecchi e la mia identità in centrale e dopo un’ infinita sequela di umiliazioni e disperati appelli ai suoi colleghi di Roma, Firenze e Genova-Sampierdarena, aveva finalmente disteso le insegne della vittoria quale indomito, novello centurione.
Voi direte “e così a quel punto hai potuto telefonare!?”
Eh no! Qui vi volevo!
Fortuna che, proprio come il babbuino, ho degli imprevisti slanci di “arguzia congenita”, per cui, prima che se ne fosse andato, in forza dell’ amicizia nata da cinque giorni di serrata frequentazone, gli avevo chiesto di constatare di persona il mio accesso al servizio di posta: “Gentile cliente, la sua utenza è dismessa: chiami il 187”.
Solo il “Vernacolo della Telecom” poteva rispondere.
Rischiando il seguestro di persona, gli avevo proibito di uscire prima di aver dimensionato la loro risposta a codesto nuovo, ma ormai tradizionale, quesito, quasi amletico.
Prima di affrontare il vernacolo, avevamo richiamato l’economato, per controllare che non fosse accaduto qualcosa in dipendenza a loro nuove iniziative ed avevamo scoperto l’emissione di una ulteriore bolletta di circa € 650.00, ma ci avevano confermato che la morosità risultava sospesa. Non potevano prevedere per quanto, sicuramente tutta la situazione sarebbe stata riesaminata, ma al momento non sussistevano motivi per la sospensione del servizio, e per ulteriori decisioni era necessario attendere un po’ di giorni.
Dal 187 ci avevano garantito che il problema restante, di natura tecnica, sarebbe stato risolto in breve tempo ed avevano inoltrato l’iperennesimo foglio di servizio.
Il tecnico, in preda a crisi di coscienza, mi aveva lasciato i suoi numeri personali, per darmi modo di interpellare qualcuno al corrente di cotanto sfacelo, in caso di bisogno, ed aveva sicuramente liberato un profondo sospiro di sollievo al richiudersi della mia porta alle sue spalle: non è da escludere che abbia richiesto un periodo di mutua, da spendere in serenità presso un reparto di neurologia.
In un tempo ragionevolmente breve, un altro tecnico mi aveva chiamato per sistemare l’ accesso alla posta e, sempre telefonicamente, mi aveva guidato alla riconfigurazione delle registrazioni per l’accesso alla stessa, per il ripristino di “Alice ti aiuta”, l’accesso al conto telefonico ed agli altri servizi on line, ad esclusione di Rosso Alice, portale di informazione e selezione degli stessi, che utt’ora non accetta il mio accesso.
Pareva che adesso, eccezion fatta per Rosso Alice, funzionasse tutto, ed è stato proprio nel mio primo “giro di ispezione” che zacchete, ultima nata, ho scoperto la bolletta da € 280.00.
Se pensate che ad ogni evento sopra riportato, corrisponde una visita agli uffici di “Vogliovivere”, potrete facilmente capire perché più trascorreva il tempo, più assomigliava ad un pellegrinaggio al Monastero di Medjugorje, sempre per gli stessi problemi visti e rivisti da mille ottiche affini ma diverse, sempre in attesa di un irripetibile miracolo.
L’ avvocato aveva riscritto per chiedere spiegazioni, e dopo alcuni giorni mi era arrivata una lettera che confermava che il mio ricorso era stato accettato, che erano state ripristinate le condizioni contrattuali iniziali e ridimensionate le bollette “corpose” in € 170 e 160 circa.
Io, subdolo opportunista interessato, mi ero precipitato sul sito Telecom, per controllare il dettaglio dei consumi, che mi risultava comunque troppo alto, se non altro per la differenza di utilizzo, che avrei potuto impostare se tutto avesse funzionato correttamente, ed avevo scoperto che gli importi riportati a mio debito non erano affatto cambiati.
187, rispiegazione di tutta la storia, domanda secca alla malcapitata “vocetta”: “Ma a lei, risulta da qualche parte che anziché € 750 ne devo pagare 170?”
“sì”
“E come faccio a conoscere il dettaglio dei miei consumi se qui…..?”
“Beh, deve avere pazienza, il sito deve essere ancora aggiornato…”
“Ma se lei ha il dettaglio, me ne può spedire una copia?”
“Certamente”,
“Graaaazie!”.
Dopo 24 ore mi era arrivata, in posta prioritaria la nuova fattura: €750.00 con relativo dettaglio.
Pellegrinaggio dall’ avvocato, 187, arispiegazione di tutta la storia, ulteriore spiegazione a quella che in alternativa, era una voce maschia sicura e determinata: “Avevo richiesto il cartaceo di………ma la sua collega…….e non mi serve a niente. Se io voglio pagare, come faccio se sul sito non è ancora stato corretto nulla, e voi continuate a mandarmi le stesse?”
“Se può attendere in linea potrò rispondere con presisione”
“Ok, ma tenga presente che stasera dovrò andare a lavorare”
dopo cinque minuti effettivi: “Signore, entro 30 minuti la chiama direttamente l’ ufficio interessato”
“La ringrazio molto”
Passano circa 15 minuti “Buongiorno, le do i dati corretti anche dell’ultima bolletta: sono €85 (circa)
“Ok, ma come faccio a vedere il dettaglio……?”
“Vuole il dettaglio? Glielo spedisco.”
“Molte grazie”.
Dopo 24 ore, in posta prioritaria, mi era arrivata la nuova fattura: € 280.00.
Pellegrinaggio con tendenza alla flagellazione, l’ avvocato insiste “provi un’ultima volta”!
187, rispiegazione con sfumature fantozziane, “la sua collega……cilecca……….il suo collega……capito niente………..l’ufficio “interessato”………….frana completa…….ma insomma, come devo fare per avere sto ca (bip bip) di dettaglio?”
“Non si può!”
“Prego?”
“Certamente, non è possibile. Le fatture sono queste, il dettaglio è questo. Lei ha fatto ricorso, le è stato riconosciuto, le hanno tolto le eccedenze, le hanno scontate, ma le fatture restano queste e non ci può essere altro dettaglio.”
“Dio la bendica. Non mi piace quello che ha detto ma Dio la benedica! E’ la prima persona da più di un anno, che mi fa un discorso compiuto, chiaro ed inequivocabile.Grazie! Le auguro una meravigliosa giornata.”
Fine della discussione.
Ed ora?……….Medjugorje!

-Riusciranno i nostri eroi ad uscire indenni dal labirinto infernale? Il seguito di questo entusiasmante tryller telefonico alla prossima puntata, dal titolo:

LA CORNACCHIA COLPISCE ANCORA

(ndr: con calma perché deve essere ancora vissuto.)


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Luigi Mannori
Senatore


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Inserito - 09/03/2007 :  17:32:41  Mostra Profilo  Visita la Homepage di Luigi Mannori  Replica con Citazione Invia un Messaggio Privato a Luigi Mannori
Il Ritorno della cornacchia

(terzo passaggio)

Nonostante la notevole quantità di “vissuto” abbia fornito un cumulo sufficiente di informazioni da giustificare una prosecuzione del racconto, non si può certo ricorrere alla prevista titolazione “La cornacchia colpisce ancora”, per cui mi vedo costretto a ripiegare su un “provvisorio, terzo passaggio”.
La chiara sentenza dell’ ultimo colloquio con quell’ omino del 187, irremovibile personaggio ma certamente pietra miliare per il mio “provato” comprendonio, apriva la logica, conseguente fase di ricucitura di tanto travagliato rapporto e mi obbligava alla pianificazione di quelle correzioni contabili, che da quel momento, visto che pareva funzionare tutto, dovevano essere ribattezzate “insoluti”.
E’ un po quello che accade in un incontro di lotta: hai messo l’avversario con le spalle al muro, gli stai puntando il coltello alla gola, e mentre guardi che ore si sono fatte, ti ritrovi a gambe all’aria con la punta del tuo coltello che ti lambisce le narici.
Il vero problema è che se tu, prima di guardare l’orologio, sorridevi, adesso è “lui” a sghignazzare ed a scanso di equivoci, sei “portato” a rendergli ragione.
Fra l’altro, il “funziona tutto”, era una defnizione condizionata dalla precedente situazione, poiché in effetti quel famoso gioco “mio per sempre” pur non continuando a richiedermi un “file mancante”, riusciva tuttavia a negarmi l’accesso ponendo come alternativa il pagamento per il suo acquisto, cui io sapevo di aver fatto fronte, ma che lui, con tutto il tempo trascorso, aveva probabilmente dimenticato. Né potevo, inoltre, entrare nel sito “Rosso Alice” e, d’accordo che nella vita ci possono essere cose più importanti, ma il mio puntiglio voleva solo chiarire che in fondo, era proprio quel servizio che stavo pagando, (o quantomeno ne rappresentava una porzione non sottovalutabile), e troppo spesso, ero costretto a ricorrere alla disponibilità di “Alice ti aiuta”, per riuscire ad aprire la mia Supertimida connessione.
La conseguenza logica era stato il ritorno alla serrata frequentazione di quell’ ormai definito 187, ed alla giostra delle richieste di intervento, gioiosamente garantite dalle sue inemulabili sirenette.
Da parte sua, Telecom aveva cominciato ad inoltrarmi a raffica la sua brava sequela di solleciti per i pagamenti sospesi, con la chiara intenzione di sfruttare l’ occasione del vento in poppa, ed il mio portafoglio, in avanzato stato di disidratazione, in parte anche per quanto vissuto sino a quel momento, mi aveva suggerito di ricominciare a frequentare quella simpatica associazione per individuare se potevo aspirare a “voler vivere” un po’ anch’io e guadagnare tempo utile, per rimediare con qualche lavoretto extra, quanto lo stipendio non intendeva concedermi per saldare il mio ormai deprecabile insoluto.
Come sempre l’idea più logica sposava con la semplice verità, per cui avevamo inoltrato nuovamente la nostra sfacciata pretesa di conoscere comunque il dettaglio dei costi che ci erano stati presentati, ed è forse per questo motivo, che Telecom, offesa per l’ignoranza della sua magnanima disponibilità, aveva avviato il suo programma di “purga ed educazione” ad un comportamento consumistico meno anarchico e più educato..
Per rispetto della correttezza, devo riconoscere che il servizio non mi era stato troncato drasticamente, con un’azione “a ghigliottina” ma ogni giorno mi ritrovavo con un pezzo mancante o malfuzionante, fino a raggiungere la più completa paralisi.
Per prima era sparita la finestra degli Sms gratuiti, poi era venuta la volta delle e-mail in ricezione cestinate automaticamente come spam, quindi la dispersione delle mie e-mails, che non giungevano più a destinazione, infine la più incredibile confusione nella comunicazione con i siti dei programmi che ero solto utilizzare e, dulcis in fundo, la caduta della connessione internet.
Anche se parrebbe inutile precisare che le telefonate in uscita avevano da tempo guadagnato l’oblio, era chiarmente giunto il momento fatidico dell’ impossibilità a riceverne, la mia testarda ignoranza etica mi aveva suggerito di avvalermi, una volta di più, del sofisticato congresso delle vocette, l’intramontabile 187, per portare il Ciclope a conoscenza di alcuni pagamenti, nel frattempo espletati.
Questa volta, la donzella all’ apparecchio, aveva assunto un tono che la cinematografia classica avrebbe attributo ad un Ponzio Pilato, per illuminarmi sul fatto che a lei il mio contratto risultava risolto, o più propriamente estinto.
Naturalmente avrei potuto recuperare numero e linea, saldando il debito, e richiedendo il riallaccio che avrebbe compreso le relative spese, come se la richiesta venisse da un nuovo cliente, senza tuttavia aver trascurato di pagare, anche gli interessi di mora e le penali previste per il ritardato pagamento.
La sentenza raccomandava, dopo aver adempiuto al saldo, di comunicare all’apposito N° di fax espresso in bolletta, ed attendere.
Il calendario si era ormai aperto sul mese di Dicembre ed avevo potuto racimolare il dovuto.
Avevo effettuato i miei bravi versamenti, spedite le copie delle ricevute via Fax al numero predisposto, unite all’espressione della mia disponibilità a ricominciare e mi ero raccolto in doverosa, paziente attesa.
Dopo cinque giorni di assenza totale di qualsivoglia segnale o indicazione, avevo riprovato ad appoggiarmi alla solerzia del 187.
“Mi scusi, io bla, bla, bla…….e ho fatto il fax al numero scritto appositamente sulla bolletta…”
“Noooooooo!!!!!!! Ha sbagliato tutto! Logico che non abbia avuto risposta! Deve spedire il fax a pic, pic, pic……che poi la richiameranno dall’ufficio contratti!”
“Mi scusi” reprimendo a fatica un nuovo istinto di ebollizione, “ma se lì c’è scritto così, io come faccio a saperlo!”
“Eh si, si, probabilmente lei ha ragione, ma non c’è altro sistema. Buonasera e grazie per aver chiamato il 187”.
E poi dicono che non si devono dire le parolacce!
La tabacchina, con incontestabile perizia, aveva spedito senza particolari sospetti quel fax, come era solita fare ogni qualvolta gliene facevo richiesta, ma nulla l’aveva trattenuta, una settimana dopo, quando mi ero ripresentato per rispedirlo.
“Ma questo non lo avevamo già spedito?” Convinta di non aver sottolineato “esser solita” leggere la altrui corrispondenza, “Si, ma non ho avuto risposta…..”
L’episodio pareva essersi esaurito lì, se non mi fossi presentato dopo circa cinque giorni ad affrontare la terza spedizione e l’esplodere della sua passione per quel “qualcosa di strano” che stava colmando la sua routine di morbosa partecipazione ed incontenibile curiosità.
La sua evidente soddisfazione a tanta partecipazione si era trasformata in una quotidiana ovazione, quando, per non aver ricevuto risposta ai primi tre fax, avevo deciso di rispedirne altre copie quotidianamente, aggiornate via via con i riferimenti alle copie già inoltrate, debitamente accompagnate dalla classica Copia per conoscenza con destinazione “Voglio Vivere”.
Avevo raggiunto la temeraria “quota 8” ed il “gazzettino popolare”, avendo diffuso sottobanco la notizia della mia ribellione, aveva convinto un gruppo sempre crescente di massaie ad avvicendarsi nella tabaccheria per attendere la mia ora di spedizione e testimoniare così la solidarietà delle colleghe più impedite: ogniuna aveva, fra l’altro, una disavventura in comune con Telecom da raccontare e non mi risparmiava incoraggiamenti e lusinghe, che mi facevano quasi sentire un moderno gladiatore, in procinto di varcare l’ingresso di un personale Colosseo.
All’ uscita dal negozio, non c’era proprio l’ applauso, ma i complimenti e gli incoraggiamenti abbondavano ed impiegavo almeno 50 metri, del mio rientro alla magione, prima che il loro eco scemasse totalmente, per riconsegnare al quartiere la sua abituale glacialità.
Erano le 17 e 30 e mi apprestavo a predisporre il testo del nono fax, quando lo squillo del mio cellulare, ultimo baluardo rimasto per i miei contatti col “mondo civile”, aveva rotto il sottofondo del mio isolamento: “Sig. Mannori, sono il presidente di Voglio Vivere, volevo avvisarla che ho appena parlato del suo caso con un dirigente della Telecom, ha visto i suoi fax ed è rimasto scandalizzato.
Mi ha promesso di interessarsi personalmente ed immediatamente. Mi raccomando, mi tenga informata!”
“Ci può contare, grazie!”
L’iniezione di fiducia aveva rigenerato la produzione di adrenalina e mi ero immediatamente messo all’opera per riordinare l’enciclopedico elenco di lamentele represse, che gelosamente custodivo nel mio mobiletto-scrivania, esclusivista dei miei problemi con Telecom, di cui era ormai abbondantemente ricolmo.
Ovviamente avevo riposto la “persecuzione dei fax” e mi approntavo a sfoderare armi più consone all’ inattesa comunicazione ma, convinto di una possibile crisi isterica della tabacchina per la mia repentina scomparsa, mi ero convinto a deviare le mie esigenze su altri fornitori.

(continua)

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Luigi Mannori
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Il ritorno della cornacchia

(...ancora un passaggio)

Trascorse ancora alcune giornate in trepidante attesa, mi ero precipitato a rispondere alla suoneria del mio cellulare, come ero ormai solito fare con la speranza di incocciare proprio in “quella” chiamata.
“Pronto Telecomitalia, parlo con Fotosport?”
“No signorina, io sono Mannori Luigi ma ho fondate ragioni per ritenere che lei stia cercando proprio me. Fotosport era una ditta mia che ha chiuso l’attività dal 1999 e nonostante ve ne abbia segnalato la cessazione e chiuso il relativo rapporto contrattuale telefonico, ogni qualvolta mi trovo a parlare con uno dei vostri uffici mi tocca rispiegare tutta la storia dal principio. Io sono un privato cittadino ed ho, anzi, avevo, un contratto telefonico residenziale che dovrebbe essere quindi intestato ai miei nome e cognome personali e non sono più provvisto della Partita Iva”.
“Buongiorno signor Mannori, infatti io sono dell’ufficio contratti residenziali di Telecomitalia. Lei ha chiesto la riattivazione della linea telefonica?”
“Ci sto provando!”
“Allora le dispiace se controlliamo i suoi dati?”
“D’accordo!”
“Il suo numeno di telefono è…….?”
“Si.”
“…e l’indirizzo…..è corretto?”
“Corretto.”
“Dunque, lei ha un contratto Megainternet più Alice mia con seconda linea aggiuntiva e due cordless Aladino?……”
“Verissimo.”
“Vuole che riallacciamo anche la seconda linea?”
“Al tempo signorina, al tempo perché qui casca l’asino! A me sta bene che riallacciate la linea aggiuntiva, ma desidererei che funzionasse:”
“Non funziona?”
“Solo da un paio d’anni, praticamente da quando l’avete allacciata non ha mai funzionato. Presso i vostri uffici, da qualche parte, dovrebbe aver trovato rifugio un’enciclopedia di miei reclami in proposito e se devo essere sincero, neanche la navigazione in internet viaggia come dovrebbe: tutto sommato ho scelto la vostra compagnia perché la ritenevo più “attendibile” ma fino ad oggi mi avete garantito solo una catena di delusioni e disagi.
“Mi dispiace….non immaginavo…..sa, probabilmente è proprio la seconda linea, perché può causare problemi. E’ un prodotto sperimentale ed a volte non funziona. Magari ha una linea vecchia.”
“Si rende conto che se quello che mi sta dicendo lei ora, mi fosse stato riferito due anni fa, avrei potuto scegliere un’alternativa e risparmiarmi due anni di Calvario?!
“Beh! La capisco. Il problema è che chi offre le promozioni non può, e neppure è in grado, di valutare troppi particolari. Io in questo momento, considerando quanto mi ha esposto, le consiglio di sottoscrivere un contratto per due Mega, così, risparmia ed è sicuro che funzionerà tutto. Fra l’altro, detto fra noi, la differenza tra due e quattro Mega, è molto poca (Più avanti si scoprirà che questa, che pretendeva apparire una “pia menzogna”, risulterà essere la colossale, consueta baggianata da contrattopoli).
“Vorrei comunque sottolineare che prima che mi venisse sospeso il servizio telefonico, come le accennavo poch’anzi, non si può dire che funzionasse tutto come dovrebbe: se lei ha la possibilità di controllare, ci sono più reclami sollecitati da me presso il 187, che emendamenti dell’ opposizione presentati all’ ultima finanziaria.del governo!”
“Stia tranquillo, essendo un nuovo contratto, sarà ricontattato dal servizio tecnico che provvederà a ricontrollare tutte le configurazioni e le permetterà di funzionare al meglio delle condizioni. Noi non abbiamo alcun interesse che fra i nostri clienti ce ne sia anche uno soltanto che risulti insoddisfatto: vedrà che quanto prima le permetteranno di ricredersi e sistemeranno ogni suo problema.”
“Sarà! Io, per non saper né leggere né scrivere, preferisco continuare a confidare sugli avvocati di “Voglio vivere”: se quanto mi dice troverà una ragione, sarò sempre in tempo per fermarli. Come si suol dire, se son rose fioriranno, le pare?”
“Comprendo la sua diffidenza ma sono sicura che questa volta andrà tutto per il meglio. Allora scrivo che rinuncia a Megainternet ed alla linea aggiuntiva. E il secondo “Aladino” lo tiene lo stesso?”
“Dipende signorina, dipende. E’ sempre come la storia di quel cane che rincorre la propria coda! All’origine di tutto questo sconquasso c’è il mio ordine di un secondo apparecchio telefonico che la mia sprovveduta sempliciotteria aveva supposto utilizzare per riempire una seconda spina telefonica che preesisteva in altro ambiente del mio concentrato appartamento, a tutto vantaggio di una discutibile ma lecita pigrizia.
La genialata di supercomprimere una serie di promozioni “avvenieristiche” è stata della sua collega del 187: se avevate bisogno di lavorare, potevate dirmelo subito che avremmo potuto trovare un punto d’incontro. Certamente avrei messo bene in chiaro di non essere la persona adatta a finanziare Telecom ma, per la miseria, io sto pagando un servizio che non esiste! Non solo lo sto pagando, ma mi avete anche punito e multato per averlo fatto in ritardo e, mi perdoni la precisazione, ritardo che mi sono autoconcesso per capire cosa stavate combinando e dove volevate arrivare”.
“Non ho parole signor Mannori, non ho parole e mi sento sinceramente mortificata a nome della mia società ma sono sicura che da oggi cambierà tutto: le garantisco che segnalerò tutti questi problemi al servizio tecnico e riusciremo a fornirle un servizio impeccabile”.
“Da quando?”
“Subito! Entro pochi giorni la chiameranno i tecnici ed appena le avranno sistemata la linea daranno informazione a noi che le invieremo immediatamente il nuovo contratto. Certamente lei, il servizio, lo potrà utilizzare “da subito”.”
“Mi raccomando, non dimentichi di segnalare la cessazione di Fotosport e magari in modo inequivocabile e definitivo….”
“Non dubiti signor Mannori, non dubiti. Provvedo subito io stessa ad inoltrare anche questa modifica. Buonasera signor Mannori, e ci scusi ancora per tanti contrattempi.”
Ringalluzzito dalle insistenze della signorina dell’ ufficio contratti residenziali, mi rendevo gradatamente conto che in me cominciava a rumoreggiare l’illusione che questa volta correvo il serio rischio di riuscire a possedere una ADSL normale, del tutto funzionante come quelle del resto del mondo civile ma quest’ipotesi non aveva ancora trovato il tempo per radicarsi definitivamente, quando i miei metricubi di aria avevano cominciato a vibrare per la nuova intromissione di una suoneria familiare.
Era lo squillo del mio telefono fisso. Si, senza ombra di dubbio era proprio lui che tornava a chiamare la mia disadattata attenzione! Mi aveva meravigliato che non si fossero ancora compiute le 24 ore dal termine dell’ultima comunicazione ma lui squillava a raccolta, rimpinguando la dose di adrenalina in circolazione, quasi a farle doppiare il livello di guardia.
“Buongiorno, telecom. Sono del servizio tecnico e le sto riallacciando il collegamento. E’ lei il signor Mannori?”
“Si.”

(continua)

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Luigi Mannori
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Inserito - 07/07/2007 :  17:16:13  Mostra Profilo  Visita la Homepage di Luigi Mannori  Replica con Citazione Invia un Messaggio Privato a Luigi Mannori

Il ritorno della cornacchia

(....ed un altro.....)

“ E’ in grado, seguendo le mie istruzioni, di riconfigurare il suo computer, così la riesco a connettere immediatamente?”
“Beh! Non sono un fulmine di guerra ma possiamo provare.”
“Bene. Allora mi dica se i “led” del modem sono accesi ed in che posizione sono.”
“E’ acceso il Power, Ethernet ed Adsl.”
“Ma lampeggiano?”
“No, sono fissi.”
“Che strano, a me risulta spento, quasi il suo PC non fosse collegato! Lo vedo ma mi risulta spento.”
“Non lo spengo mai, anche perché il “deck” collegato al modem, che alimentava la linea aggiuntiva…”
“Che ha disdetto.”
“Esattamente, anzi penso che bisognerà anche riconfigurare il secondo Aladino, poiché era mia intenzione tenerlo come secondo apparecchio.”
“Le dispiace se cominciamo col sistemare quello, può darsi che isoli il computer: se la sente di separare il Deck dal Modem?”
“Certamente………fatto.”
“Provi a sentire se l’altro Aladino funziona…..”
“No, è muto.”
“Certo, và riconfigurato ma almeno è un problema di meno e sappiamo che non è lui a impedire la visibilità del PC. Le spie sono tutte accese come prima?”
“Si.”
“Allora apra il Browser, “strumenti”, controlli se è selezionata la voce “non in linea”, se si, la deselezioni.”
“Era selezionata ed ora non lo è più.”
“Perfetto, rimanga in linea che provo a leggere da qui……….ora lo vedo…….come mai che il segnale è così basso!?”
“Scusi, ma il tecnico chi è?”
“Oh mi scusi! Era una mia considerazione. Mi riavvia il computer per favore?”
“Ok.”
“No, è proprio così. Senta, spenga tutto e mi ritelefoni lei a questo numero…….poi faremo un’ultima prova e se non migliora niente dovrò mandarle un tecnico in casa. In casa sua è mai venuto un tecnico Telecom?”
“Hai voglia! L’ultima volta si è intrattenuto cinque giorni ma anche se fosse, tranquillo, non rappresenterebbe un problema.” Quindi, per ricollegarmi ai problemi più seri “Richiamo subito o devo far trascorrere un po’ di tempo?”
“Chiami pure subito ma prima spenga il computer ed il modem.”
Tic, tic, tic, tic……numeretto…..tic, tasto di chiamata……….bipitapatupetò, selezione…..buuuuz, segnale della centrale.
Porcaccia la miseria, quasi me lo ero dimenticato!
“Ok – risposta – la telefonia funziona, ora accenda il modem…..va bene, ora accenda il computer….quando ha completato l’avvio mi avverta.”
“Avvio completato.”
“Vedo ma ci sono dei problemi che non riesco a correggere…..può attendere in linea che la passo ad un’altra sezione?”
“Certamente”
Tra un “friiick”, un “bit bit” e un “lululù” (mi sembrava di conversare con uno dei Droidi di Guerre stellari), era comparsa anche una voce di tipo umanoide, chiaramente in confidenza con il mio interlocutore, con il quale si erano scambiati pareri e giudizi in perfetto “tecnichese” e, meraviglia delle meraviglie, il PC aveva improvvisamente deciso di eludere la propria timidezza.
“Pare che ci siamo!” mi aveva nuovamente coinvolto l’amico dell’ufficio tecnico dopo essersi calorosamente accomiatato dal Droide-Merlino, “Provi ad aprire il Browser su Alice mia.”
“Si, sono in Alice mia.”
“Faccia il logh-in e vada nella posta.”
“Ok, si è aperta anche la posta.”
“Funziona, però non abbiamo segnale quindi le mando un tecnico a casa. Per sicurezza le do anche il mio numero di cellulare, così mi tiene informato.”
“Ok, grazie.”
“Finché non passano i miei colleghi, se capitassero anomalie, provi ad utilizzare la nuova versione del programma “Alice ti aiuta”, vedrà che sarà sufficiente a sistemare i suoi problemi: lei ce l’ha la nuova versione?”
“Non credo, quella che ho l’ho avuta due anni fa.”
“Gliela mando io. Cancelli quelle vecchie ed installi questa.”
“Si, mi è arrivata.”
“Bene. Prima di avviare l’installazione se ne salvi una copia.”
“Salvata. Ora posso cliccare Esegui?”
“Perfettamente. Io non posso fare di più. La richiamerò per la visita dei tecnici. Arrivederci signor Mannori.”
Appena riposta la cornetta, avevo liberato uno smisurato sospiro di sollievo e mi sarei volentieri abbandonato ad una catena interminabile di folli bagordi, se non mi fosse caduto l’occhio sull’orario raggiunto: le 21 e 30.
Tardissimo!
Mica per emulare l’indimenticabile coniglietto di Alice nel paese delle meraviglie ma non avevo neppure il tempo di mangiare un boccone con il consueto “giro del tavolo” poiché ero solito salire sul bus delle 21,15, per entrare in servizio alle 22 e già per raggiungere la più vicina fermata, mi servivano almeno dieci minuti.
Avevo trascorso tutta la notte pregustandomi l’ipotesi di precipitarmi a visitare i siti a me cari ed inondare internet con una valanga di e-mail “sono tornato, sono tornato!”
Alle sei del mattino, il collega del cambio turno, non aveva ritardato più del solito ed anche gli autobus avevano mantenuto una decorosa approssimazione, di quanto garantiscono gli orari nominali ma finalmente ero lì, pronto ad inaugurare la mia nuova era, non senza essermi prima munito di una bella fettona di focaccia calda ed una mezza pinta di latte (non ci vedevo più dalla fame).
Avevo acceso il computer con la medesima eccitazione che pervade un bambino, intento ad aprire un gigantesco, inatteso, uovo di Pasqua e mi ero rassegnato ad attendere che completasse le interminabili procedute di avvio.
Finalmente si era aperta la finestra per la autorizzazione alla connessione tramite Alice, segnale confermato, nuvoletta accesa sulla barra dei comandi con le specifiche della avvenuta connessione a 18 Mb per secondo, avvio del browser.
Il computer aveva “preso a macinare” solo lui sa che cosa e, dopo una prolungatissima ruminazione, una nuova finestra di informazione: “Per aprire il browser occorre essere collegati ad internet”.
Arguto l’amico! E come facevo a fargli capire che era proprio quello che ritenevo di aver appena fatto?
Improvvisamente mi ero immedesimato in quel tale che si è beccato il pugno del Tyson degli anni migliori, proprio nel bel mezzo dello stomaco, e se non mi era capitato di rivisitare la focaccia, dipendeva sicuramente dalla concomitanza con la prolungata astensione, che aveva permesso allo sventurato di tracimarne tempestivamente la più piccola traccia, ricordo del suo passaggio compreso.
Deciso che era inutile perdersi d’animo, avevo ritenuto fosse meglio farsi soccorrere da quel gioiello di Alice ti aiuta.


(continua)

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Luigi Mannori
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Inserito - 09/07/2007 :  03:24:46  Mostra Profilo  Visita la Homepage di Luigi Mannori  Replica con Citazione Invia un Messaggio Privato a Luigi Mannori
Il ritorno della cornacchja

(...e ancora...)

L’iconina posta sul desktop, che rappresentava il “programmino salvautenti”, non era praticamente cambiata. L’unica differenza da quella delle precedenti versioni, consisteva nell’aggiunta al disco rosso con la scritta Alice, di un Fonendoscopio da medico condotto, aggiunto con la chiara indicazione di ambire a risolvere tutti i piccoli problemi.
Il rincorrersi di segni grafici e la comparsa dell’avviso “attendere, prego”, confortato dalla clessidretta in azione, faceva ben sperare nel funzionamento del programma e finalmente, la home.
L’avevano cambiata.
Ora una composta segretaria, quasi spiata in un tre quarti di schiena, intenta nell’esercizio delle sue funzioni, sostituiva la precedente sensualona semisdraiata, che con sguardo ammaliatore sembrava suggerirti “prendimi, prendimi”, a beneficio, forse, di una serietà aziendale indirizzata soprattutto al mondo dei professionisti e dei benpensanti: sarà perché probabilmente io sono un ignobile perverso ma il quadretto precedente mi ispirava di più.
Rapidamente assorbito l’impatto con la nuova ambientazione, mi ero precipitato sul pulsantino “accedi”.
Un ulteriore rimpasto degli elementi grafici, cedeva alla visuale di tre distinte possibilità di applicazione: posta, connessione, riparazione e pulizia del computer.
Dopo un attimo di indecisione spalmato sulle ultime due possibilità, avevo deciso di iniziare con la connessione, ripromettendomi semmai, di ricorrere all’alternativa in un secondo tentativo.
Anche il cervellone di Alice pareva necessitare di un tempo irragionevolmente lungo per ruminare una propria sentenza ma alla fine aveva sbottato il verdetto: “Nel computer ci sono due differenti configurazioni: attivare la versione più recente?”
Appurato che la nuova “Alice ti aiuta” era affetta dalla sindrome della Sfinge, mi ero arreso alla nostalgica decisione di ricorrere alle più abbordabili terapie del 187 e senza indugi avevo avviato la scalata alle sue perpetue sequenze di messaggini e selezioni.
“Telecomitalia sono Bububù, mi dica” (Vigliacco che una volta sia riuscito a capire il nome dell’operatore).
“Ho dei problemi con la connessione…”
“Le passo l’ufficio tecnico”.
“Grazie”. Musichetta di sottofondo, solitamente ripescata da un infimo repertorio, ed avvio della cantilena di turno: “Ci scusiamo per il prolungarsi dell’attesa dovuta ad un notevole traffico sulla linea. La consigliamo di non interrompere la chiamata per non perdere la priorità acquisita”.
Alla quattrocentesima replica dell’annuncio, la cessazione della musichetta e l’immissione del suono della centrale, preludevano all’imminente risposta del tecnico di servizio.
“Buonasera, mi dica”. La voce maschilotta, forse un po’ brusca o magari seccata per aver interrotto qualcosa di più importante, mi aveva indotto a tralasciare inutili preamboli ed avevo cominciato: ”Il mio computer segnala l’avvenuta connessione a internet ma quando apro il browser mi chiede di connettermi. Ho provato con Alice ti aiuta ma…..”
“Ma cosa parla, cosa parla!” aveva interrotto il tecnicone, chiaramente alterato, “Sono io che devo parlare! Lei deve stare zitto e fare quello che le dico io, altrimenti mi levo la cuffia e lei può parlare per ore che non la sente nessuno. A me cosa costa? Vede, ho levato la cuffia e non la sento”.
Quindi quasi per superconcessione “Qui è tutto a posto….però non è visibile. E’ sicuro di aver acceso il modem?”
“E’ proprio quello che stavo cercando di spiegarle…”
“Ah! Ma allora ce l’ha per vizio! Parli, parli pure, tanto non la sento, ho levato la cuffia…”
Io a quel punto avevo interrotto la comunicazione: sono un “nevrotico terminale” io o avreste fatto così anche voi?!
Ero rimasto praticamente sbigottito a rimuginare se avessimo toccato il fondo, incapace di considerare un’alternativa.
Mi ero risposto solo dopo qualche minuto, quando la ragione era riuscita a comprovarsi che ero ancora materialmente arroccato nel mio anonimo contesto di un pur sempre accettabile mondo: no, come dice una famosa canzone, “si può fare di più, sempre di più” e Telecomitalia riusciva immancabilmente a dimostrarlo.


(continua)

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Luigi Mannori
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Inserito - 08/09/2007 :  19:55:17  Mostra Profilo  Visita la Homepage di Luigi Mannori  Replica con Citazione Invia un Messaggio Privato a Luigi Mannori
Lo strillo della cornacchia

(Il contratto)

Da bravo italiano, la prima cosa che ti salta in mente è “ma chi conosco che potrebbe trarmi da questo pasticcio?”
Il scioccante comportamento schizofrenico dell’ultimo incontro impediva di trovare la voglia di riprovare col 187: l’ipotesi di una possibile epidemia di insofferenza congenita sconsigliava un’azione perseverante, sicuramente votata al massacro.
Non rimaneva altra strada, se non l’alternativa di quel numero di telefono del tecnico cortese e premuroso, che mi aveva quasi convinto di aver a che fare con una congregazione di umani anziché con Telecomitalia.
“Buon giorno, sono Mannori, si ricorda di me?”
“Ma certo, mi dica pure!”
Incoraggiato dalla disponibilità, avevo immediatamente sottoposto i miei quesiti, quasi certo di non essere violentemente strapazzato da una qualsiasi rivendicazione e non mi ero risparmiato un riferimento al discutibile atteggiamento del suo collega.
“Mi dispiace, mi creda, mi dispiace veramente! E’ una di quelle persone che vanifica il lavoro di un’intera azienda e crea malcontento anche nei confronti di chi lavora seriamente e, mi creda, in Telecom siamo la maggioranza ma capisco che basta una mela marcia, per convincere a buttare tutto il cestino”.
Siccome si rasentava la famosa “zona verdetti”, avevo svicolato per evitare un pericoloso approfondimento, capace di congelare il mio ultimo appiglio, affidandomi alla profonda fiosofia “acqua passata non macina più”, compendiata comunque dal pensierino maliziosamente sott’inteso “ma bagna ancora”.
“Purtroppo per i suoi problemi” aveva proseguito il tecnico, “temo che il difetto maggiore sia del suo computer che ha sofferto un po’ per tutti i continui cambiamenti e si è creato delle regole sue che si possono eliminare solamente ripulendo l’hardware e comunque sarà bene farlo dopo che avremo sistemato definitivamente la linea.
Ora posso parlare con il servizio tecnico, cercando di sollecitare l’intervento al suo domicilio. Attenda un attimo in linea”.
Dopo qualche minuto di musichette e spots indigeni, la sua voce aveva riproposto la presenza con la classica notizia da un milione di Euro:”Sono riuscito ad ottenerle un appuntamento per domani, va bene alle 15?”
“Anche in concomitanza col diluvio universale, non dubiti! Grazie, grazie davvero!”
Giusto il tempo di proferire “dovere” ed aveva interrotto la comunicazione, lasciandomi in compagnia di quella insofferenza tipica dei momenti di attesa, che ci scoprono oggetto di situazioni prive di soluzioni alternative ed autoprogettazione.
Alle 15 in punto aveva squillato il campanello ed alla constatazione che proprio del tecnico Telecom si trattava, ero stato assalito dal rimorso di non aver predisposto nel frigo neppure una bottiglia di Champagne né, tantomeno, una ciottolina di olive di Spagna, caviale, burro olandese e cipolline in agrodolce, ma ero riuscito a non farmene accorgere ed avevo potuto mostrare una disinvolta indifferenza, turbata solo dalla voracità con la quale stavo tentando di esporre la mia interminabile lista di problemi.
Il tecnico, per tutto il tempo che avevo impiegato ad esondare la lista, aveva ascoltato con attenzione, mentre allestiva una serie di apparecchiature ricche di manometri e leds colorati.
Terminata la sua operazione e misurata la portata della linea, mi aveva rivolto la parola con aria sconcertata: “Non c’è segnale! E’ troppo basso il segnale, così non può certo funzionare nulla”.
Senza ulteriori indugi, aveva chiamato il tecnico in centrale e, casualità o altro, era proprio quello aspirante alla santità nelle comunicazioni, mio ultimo approdo.
Dopo una serie di scambi nel consueto tecnichese, il mio ospite aveva cominciato a smontare la presa del telefono.
Più che smontare, utilizzerei il verbo demolire, perché ad ogni gesto faceva volare un pezzo e sottolineava “questo non serve più, questo…non serve più, questo…via”, e così dicendo aveva cacciato una molla, poi una vitina, quindi un’altra molla e ancora una vitina, un ponticello, in poche parole, quando aveva completamente denudata la presa, aveva riallaciato il rimanente al muro e si era premurato di praticare una nuova misurazione.
“Hooooooo! Ora si che cominciamo a ragionare” aveva bruscamente gioito, “vede, ora si comincia a vedere qualcosa! Ci sono altre prese in casa?”
“Si, ce n’è una nell’ingresso…”
“Se tanto mi da tanto, sarà meglio farle lo stesso trattamento”.
E così aveva fatto: la mollettina….la vitina….l’altra mollettina…ancora una vitina….il ponticello e si era quindi rialzato dalle ginocchia, con l’espressione di un cavaliere che si è appena risollevato dal cadavere del suo nemico appena sconfitto nella giostra medioevale.
“Vedrà che ora funzionerà meglio ma prima di misurare, voglio controllare anche il cassetto di acceesso.
Così dicendo si era preso la mia scala pieghevole e si apprestava a quello che, teoricamente, avrebbe dovuto rappresentare l’ultimo assalto.
“Ma a casa sua, non sono mai venuti dei tecnici Telecom?” e così dicendo scalava i pioli verso il rimanente baluardo.
“Come no!” avevo risposto con la prontezza di chi ha teso un agguato troppo prolungato, “circa sei mesi fa è venuto un suo collega e si è intrattenuto cinque giorni e poi questo impianto è stato attivsto da tecnici telecom, circa sei anni fa, quando ho occupato questo appartamento ed in mezzo non ho mai avuto bisogno, salvo gli ultimi due anni…”
“Il problema è che tutti questi componenti, li ho levati perché con l’adsl sono inutili, anzi ostacolano il segnale e causano danni……toh! Guardi qui! Queste due valvoline non servono più e fra l’altro sono state completamente rivestite con una colata di pittura……e come potevano funzionare!”
E via anche quelle! Sceso dalla scala era tornato a misurare il tutto e soddisfatto mi aveva fatto notare:”Ecco, vede, non è il massimo ma ora si che c’è il segnale ed anche buono! Le conviene far cambiare anche il cavo che qualcosetta ancora gliela fa guadagnare. Ha una scopa che le raccolgo tutti ‘sti pezzettini?”
Dal momento che a quel punto, quel che restava del mio sconquassato raziocinio si era rituffato nella memoria del “manuale del tartassato perfetto” ed aveva riacceso un lumicino in cerca di alimentazione, mi ero affrettato a rassicurarlo “no, grazie, faccio io, lei ha già reso un servizio da ovazione: non si preoccupi”.
Saluti, ringraziamenti, uscita del tecnico con sventolio di fazzoletti bianchi, e poi di corsa a raccattare il tutto ed a riporlo quasi con cupidigia in un sacchetto: se tutto quel ciarpame non doveva esserci, perché mai nessuno aveva mai pensato di levarlo?
Era nata così l’idea di conservarlo, per avvalorare la testimonianza di quella che non potevo non definire, se non totale incapacità o, perché no, negligenza, ad esclusivo danno di un povero fesso come me, troppo dipendente dalla “specializzazione” degli altri.
Completata la raccolta, mi ero accomodato nel mio “paraufficio” pervaso dall’amletico dubbio “187si, 187 no”, quando il telefono aveva ripreso a starnazzare.
Era ancora il tecnico, quello sempre più in odore di santità che voleva sincerarsi che funzionassero bene tutte le applicazioni, prima di chiudere la pratica definitivamente e trasferirla all’ufficio contratti residenziali.
Funzionava tutto, semplicemente e serenamente, quasi come si interpreta nelle pubblicità televisive, troppo condizionate dal “tutti insieme appassionatamente”.
Trascorsi tre o quattro giorni, via posta, era arrivata la busta Telecom e l’avevo aperta con bramosia, prima ancora di arrivare in casa.
Collimava tutto: l’importo da pagare, l’indirizzo, la prevenzione per i casi di inadempienza.
Solo un piccolo particolare: il contratto era intestato a Fotosport.

(continua)


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Lo strillo della cornacchia

(l'epilogo?)

“Pronto avvocato, si ricorda di me? Sono….”
“Certamente, mi dica pure!”
“Mi è arrivato il contratto dalla Telecom e poco prima mi era pervenuta un’ultima bolletta che comprendeva anche le spese di riattivazione della linea telefonica.
Il problema nuovo nasce dal fatto che il contratto è intestato a Fotosport, con tanto di partita Iva: Fotosport era una mia società che ha comunque cessato l’attività otto anni or sono, ho chiuso quella partita Iva e non ha mai avuto a che fare con il mio attuale indirizzo di residenza. Che devo fare?”
L’avvocato, pur essendomi stato assegnato da Codacons-Voglio vivere, non era colei con la quale avevo avviato la pratica Telecom ma mi era stato affibbiato in occasione dell’invio della prima raccomandata “pesante” e non mi pareva, almeno dalle domande che mi stava presentando, si fosse documentato a sufficienza sull’evolversi di quell’enciclopedia di eventi che ormai costituivano il mio personale faldone, giacente all’interno dell’ufficio legale del sindacato.
“Lei la raccomandata l’ha spedita?”
“No, non ancora ma a questo punto direi che è meglio soprassedere. Se hanno mandato il contratto vuol dire che hanno intenzione di chiudere il tutto in tempi brevi ed un mio intervento potrebbe pregiudicare la riapertura della linea telefonica: a lei, non è questo che interessa?”
“Anche, ma non vedo una fine!”
“Capisco ma se c’è un contratto non sarà certo difficile far correggere loro i dati errati ed ottenere il servizio.
A questo punto non costa molto tentare ed a muovere richieste abbiamo sempre tempo. Provi a rispondere personalmente”:
La logica espressa dall’avvocato richiamerebbe il giudizio “ineccepibile” ma il mio scalpitante subconscio suggeriva due soluzioni alternative, figlie di una confusione indefinibile e fuggente, che potevano trovare motivazioni parimenti solide ed incontestabili:
la prima era di trovarsi immersi in situazioni gestite da quella classica “logica astringente del lassativo” che solitamente serpeggia in tutti quegli ambienti “pubblici” o “parapubblici” ove tempo e spazio sono gestiti dagli “impiegati migratori”, muniti di “foglietto-pratica tipo” tanto per motivare il loro oscuro errare in attesa del segnale di “liberi tutti”;
la seconda, della serie “il Sismi colpisce ancora”, metteva in evidenza la possibilità che una “macchinazione” ad Hoc stesse cercando di bruciare evidenti soprusi ed imposizioni evidentemente anticostituzionali, ormai esternati quindi rimovibili solo con un’azione intimidatoria ad effetto rapido, necessaria a seminare panico e convincere a rientrare nei ranghi in tempi altrettanto rapidi per evitare il “peggio” sott’inteso.
Potrebbe esistere una terza ipotesi tendente all’autodissacrazione per ripartizione immotivata di disservizi, che però preluderebbe all’esistenza di una “coscienza d’ufficio” evidentemente straniera a questi eventi, che quindi non reclama essere presa in considerazione.
L’avvocato non mi aveva convinto, tanto che avevo cominciato a progettare di ritirargli la procura ma nell’immediato non vedevo scelta alternativa e così, il giorno stesso, avevo inviato la mia brava raccomandata.

“Spett.Telecomitalia, perco associazione Voglio Vivere, pregg. Sigg.
Ho ricevuto la copia del nuovo contratto telefonico per il servizio relativo alla linea……e sono costretto ad inviare la presente per un’importante precisazione ad esso relativa, che spero possa chiarire un Vostro reiterato equivoco, una volta per tutte.
Il contratto telefonico relativo alla linea in questione era preesistente al mio rapporto attuale con Telecom ed intestato a mio padre, deceduto, al quale sono subentrato nel 2004 in quanto unico erede convivente.
Detta linea telefonica è stata trasferita a me personalmente, quindi a Mannori Luigi, al medesimo indirizzo del fu Mannori Walter.
Fotosport risale ad una utenza da me dismessa per cessata attività sin dal 1998 (in conseguenza di un furto nel mio negozio di tutta la mia attrezzatura), ed era un’utenza con contratto commerciale, essendo Fotosport naturalmente provvisto di Partita Iva, attualmente inattiva, che non ho intenzione, né la possibilità di riattivare.
Sin dagli inizi del mio nuovo rapporto, sottoscritto per un contratto privato a nome Mannori Luigi, ho riscontrato, nelle innumerevoli occasioni di contatto con il Vostro servizio 187, l’esistenza della Vostra confusione, ne ho denunciato gli elementi essenziali a tutti i Vostri operatori perché provedessero alla correzione ma ho sopravvalutato la Vostra capacità e forse volontà di comunicazione interna.

Per l’ipermillesima volta VI PREGO:
1) – mi sta bene il Vostro contratto, del quale avevo accettato le condizioni essenziali già telefonicamente al Vostro servizio preposto;
2) – non ho niente da obiettare sull’offerta riportata nella Vostra comunicazione;
3) – non parlatemi più di Fotosport! E’ un’attività che, mio malgrado e con grande rammarico, non svolgo più, non svolgerò più, e se così non fosse, giuro che provvederei ad avvisarVi tempestivamente.

E’ possibile riavere copia del nuovo contratto telefonico, semplicemente intestata a Mannori Luigi, privato cittadino sprovvisto di Partita Iva, dipendente con contratto a tempo indeterminato, classe di reddito infima, irrimediabilmente pogrammato per l’attesa della pensione sociale?
A scanso di equivoci, Vi confermo che l’indirizzo al quale avete spedito il contratto è giusto ed il caso vuole che corrisponda al mio indirizzo di residenza.
Ringraziando anticipatamente per la pietà che vorrete riservarmi, colgo l’occasione per porgere i più distinti saluti. M.L.”

Come al solito, non essendo giunta risposta, avevo ben pensato di attivarmi per riuscire a pagare anche quell’ultima bolletta, sufficientemente copiosa, € 258 circa, dopodiché avrei proseguito con la causa.
Trovato un lavoretto extra, accettato all’uopo nonostante la promessa di un compenso da “fuciazione a vita”, non avevo neppure pregustato l’approssimarsi del relativo pagamento, che la mia povera linea telefonica aveva riassaggiato l’onta del black-out.
Quasi si fossero messi d’accordo, il lavoro aveva subito dei forti rallentamenti, in parte dovuti ad un clima sfavorevole, parte alla estrema pidocchieria del “pagatore” e molto al rapido peggioramento del mio stato fisico, imprevista ciliegina su una torta che rischiava di non trovare il suo forno.
Da parecchi anni ero disturbato da un’ernia bilaterale che comunque ero riuscito a tollerare, quasi a considerarla una compagna d’avventura. Ora cominciava a soverchiarmi di problemi ed i trucchi che il tempo mi aveva insegnato per tenerla a bada non riuscivano più a produrre effetto alcuno: dovevo necessariamente farmi operare.
Al contrario, Telecom, pilotava ormai le sue performances con la sicurezza del condottiero vincitore ed aveva scaricato la pratica ad una agenzia di recupero crediti ma devo ancora capire perché nella raccomandata di detta agenzia, di Fotosport non si incontrava il minimo riferimento.
In ospedale, la visita aveva decretato che fossi operato d’urgenza, di lì a sette giorni, naturalmente in perfetta concomitanza con la scadenza dell’ultimatum rapidamente notificato dalla Agenzia ed il lavoro non aveva potuto incontrare il buon fine, per l’impossibilità fisica di portarlo a termine.
Deciso che l’unico rimedio era destinare il successivo stipendio a qualunque costo, per mantenere la mia programmazione, avevo telefonato al “Call center” dell’agenzia per avvisarli della mia disponibilità ma nel contempo, mi vedevo costretto a chiedere una piccola proroga, per poter provvedere al mio rientro dall’ospedale, ad operazione avvenuta.
“Nessuna obiezione”.
Roba da non crederci ma era proprio così: sicuramente l’agenzia espletava il servizio in appalto e nulla aveva a che spartire con Telecom.
Approfittando degli orari consentiti dalla burocrazia postoperatoria, avevo effettuato il pagamento, spedito il previsto fax di notifica all’altrettanto previsto numero verde segnalato sull’avviso e ripreso a spulciare le ore della mia “Procidiaca” attesa.
Nessuna risposta ma qualcosa in realtà era accaduto: era arrivata una bolletta, questa volta di accredito.
Solito incontentabile pretenzioso, avevo chiamato il 187 (non senza essermi prima segnato con la croce) per chiedere se la prassi prevedesse qualche altro passaggio non espresso ed ottenere nientepopòdimeno ché, un ricorso da aggiungere al quasi saturo calderone.
Arrivata altra bolletta di rimborso, mi ero illuso che valesse la pena far registrare un ricorso in più e quindi, reinterpellato il 187, avevo appurato che l’assuefazione è sicuramente un’infallibile predatrice: non avevo provato alcuna particolare emozione.
Botta e risposta, questa volta mi era arrivata una lettera dal “Front-end commerciale” (roboante definizione che non sono ancora riuscito ad identificare) che mi invitava ad un incontro presso un altro numero verde. La lettera, molto educatamente, riportava il monito che se avessi impiegato più di dieci giorni a rispondere, il mio riallaccio sarebbe stato, ma guarda un po’, cestinato.
Naturalmente rinnovavano anche la loro piena disponibilità a soddisfare ogni mia futura esigenza.
L’omino del numero verde che rispondeva all’emblematico Front-end commerciale, mi aveva quasi ammonito “egregio signore, a me il pagamento di cui parla non è stato notificato e la sua linea risulta estinta.
Faccia un nuovo Fax al numero verde…..sono loro che mi devono comunicare che ha pagato ed io rimando tutto all’ufficio contratti residenziali, con il benestare per l’attivazione”.
Eravam giunti, di grazia, al 12 Settembre dell’anno in corso ed il 13 Settembre, stesso anno naturalmente, così riscrivevo:

“Spett. numero verde. Come richiesto dal Vostro operatore dell’altro numero verde… rispedisco copia dell’avvenuto pagamento (peraltro effettuato il 9 agosto scorso) di quanto a quell’ufficio risulta tutt’ora insoluto, pregandoVi di provvedere alla notifica e confermando quindi il rinnovo e la riattivazione del mio contratto telefonico residenziale……da intestare a Mannori Luigi…..
Approfitto per sottolineare, come già comunicatoVi in precedenza, che il nome Fotosport di Mannori Luigi non può né deve apparire, in quanto relativo a Società estinta, quindi priva di uffici, partita Iva e attività, come a suo tempo comunicato, e più precisamente estinta nel 1999.
Ringraziando per la cortese solerzia……………..M.L.”

Il 16 Settembre era arrivata una risposta.
La mia indole sibillina e maligna non aveva potuto evitar di notare che la comunicazione era indirizzata a Fotosport ma quel che più mi aveva interdetto era il leggere all’interno, fra l’altro, la frase “la informiamo che non avendo ricevuto alcun riscontro alle nostre precedenti comunicazioni, la domanda da lei inoltrata è stata annullata. Rinnovandole la nostra piena disponibilità a soddisfare ogni sua futura esigenza le inviamo distinti saluti”.
Se il mio indirizzo avesse rappresentato un ambiente di pubblico accesso, sarei stato costretto ad esporre l’avviso “chiuso per furie”, ma così non è e francamente, sconcertato e depresso, affetto da intossicazione per overdose di adrenalina, devo ancora capire che altro si possa escogitare, per permettere anche un timido voletto alla mia povera, spennacchiata cornacchia.
La storia ha nuovamente raggiunto la quotidianità.
Depongo la penna per risparmiarvi tendenziosi commenti e mi siedo pazientemente sulle rive del mio personale rigagnolo ad attendere il passaggio di un pensierino meritorio.
Non vi assale la curiosità di sapere che accadrebbe se si chiamassero “Teleincomunicazioni?”


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