zanin roberto
Senatore
Italy
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Inserito - 18/05/2006 : 11:39:08
MISTERO D'UNA STRADAIl caldo è insopportabile, la strada si è spavaldamente impossessata del tempo, non c'è tregua, ne clemenza, l'arsura fa fuggire i pensieri e le persone. Ogni umanità è evaporata, svuotata dallo spirito e da ogni moralità. Dalla finestra del mio attico, scorgevo una fanciulla con i capelli sciolti, giocare con passione con il cerchio che trascinava in equilibrio, forse fuggiva anche lei, mentre il silenzio e la solitudine sottolineavano la strada deserta. Erano passi sospesi, quasi la strada fosse minata, passava anonima. Il sole, vero padrone dello spazio, allungava ombre fresche, un carrozzone abbandonato da un improbabile circo, se ne stava con le porte spalancate, come se il contenuto fosse scappato dalla realtà, con la velocità della luce. Un lungo susseguirsi di archi ricamavano un infinito sottoportico pedonale, che aveva finestre chiuse, in un abbandono umano come se l'uomo non esistesse, non fosse un elemento coerente, fosse escluso da quella realtà. La fanciulla, in effetti, era solo un'ombra, ne più ne meno che una cosa fluttuante, marginale, non potevo sentire il rumore, ne vedevo il dinamismo del suo esistere ma solo potevo immaginarlo. Volevo gridare la mia presenza, volevo dare anima, senso a quello che vedevo, ma la vita a volte non è senso. Allora mi allungavo, stendevo il mio corpo, e cercavo nuovi orizzonti, un angolo di veduta più ampio che mi facesse capire, ma non c'era niente di razionale, qui si era in una dimensione metafisica. Alzai gli occhi al cielo e non mi ritrovai rassicurato, un cupo verde bosco, chiazzava l'orizzonte, come se l'estate avesse deciso di cambiare colori, ahimè...che malinconia quella strada, che strazio quell'abbandono, la miseria umana è molto più comprensibile nelle vie d'una città che in aperta campagna, che mistero questo vicolo deserto e mistico. Stavo rientrando quando intravidi un'enorme ombra d'uomo, sbucare dall'angolo di destra, da uno spazio largo che si apriva dopo la fine della mia casa scura, mi chiesi chi fosse, cosa fosse quell'ombra smisurata. Subito calcolai che la ragazza e l'uomo o la cosa indefinita si sarebbero incrociati tra pochi attimi ma la mia attesa e il mio dubbio si perpetuarono con la cadenza dell'utopia. Suonò il telefono, gracchiando aspramente, sudato e spossato mi avvicinai alla cornetta nera, la sollevai e dissi stanco: - " Siii...Roberto " una voce metallica, atona, distaccata, formale, assessuata e indefinibile rispose : - " MISTERO E MALINCONIA DI UNA STRADA - di Giorgio De Chirico, 1914 " . Mi sdraiai sul letto grigio, dalle molli cigolanti, lasciai cadere nel vuoto la cornetta, mi sorseggiai un gin tonic con il ghiaccio sciolto e mi addormentai, sperando che le ombre si palesassero chiare. di Zanin Roberto
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