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 IL LATO NASCOSTO DELLA RADIO
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zanin roberto
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Inserito - 16/10/2006 :  23:17:33  Mostra Profilo Invia un Messaggio Privato a zanin roberto

IL LATO NASCOSTO DELLA RADIO
THE DARK SIDE OF THE RADIO

La sigla musicale era partita con buon tempismo, il pezzo dei Pink Floyd bene si adattava al commento del nuovo programma di spiritismo e di paranormale che il brano dell L.P. "The dark side of the moon",con quelle sue straordinarie assonanze da laboratorio chimico, evidenziava. I miei vent'anni e quelli del mio amico Paolo erano il nostro unico alibi per quella improvvisazione radiofonica. Il 1974 ci aveva visti collaborare come autori, attori, scenografi di alcune scenette teatrali presentate per il carnevale, eravamo compagni di scuola, e pure nella squadra di pallone, insomma ci intendavamo alla meraviglia, gli interessi erano comuni.
Quella sera il buio era calato profondo, l'inverno alle porte regalava i primi brividi, mentre la luna s'era eclissata chissà dove, l'eschimo avvolgeva caldo, ci eravamo dati appuntamento da Gino, alla radio, una delle prime radio che nasceva in provincia.
Gino, un paio d'anni più vecchio di noi, si era leso la colonna vertebrale un anno prima, in un incidente stradale mentre svolgeva il servizio militare, tornato a casa e costretto in una carozzina si era rifuggiato nell'hobby dei C.B. con una trasmittente parlava con molti di noi, appassionati di radio trasmissioni e cosi di progetto in progetto si arrivò all'idea e alla creazione di una radio autonoma.
All'inizio tutto era difficile, aveva bisogno di collaboratori, che gli riempissero gli spazi e ci propose un paio di sere a realizzare un programma di un'oretta circa.
A Gino non potevamo dire di no, pensai subito alla mia passione di allora, spiritismo, enigmi, misteri, il triangolo delle Bermuda, e altre problematiche simili. Ne accennai a Paolo, il quale mi lasciava sempre carta bianca, preparai per la prima puntata una serie di citazioni, tratte dal libro che stavo leggendo "La morte non esiste", mi raccomandai al mio amico di seguirmi nei commenti musicali, negli stacchi tecnici, nelle battute di supporto ma sapevo che lui aveva le misure giuste degli interventi, era la mia rete di salvataggio.
La musica saliva mistica, le note ricamavano utopie e ci aveva stregato, la luce era soffusa e vagamente rossastra, il silenzio irreale, la solitudine dello studiolo, il buio impenetrabile fuori, tutto sembrava preparato con scrupolosa cura, tanto che i brividi potevano vibrare su di noi.
La cuffia rendeva Paolo un'astronauta, con quei suoi grossi occhiali da intelettuale, la sua snella figura longilinea, mi fece cenno di partire, per un paio di secondi ci fu il totale silenzio,e io mi chiesi che cosa stessimo facendo, poi incrociai il viso serafico di Gino, oltre la vetrata, che ci augurava buona fortuna e non osai ritirarmi, cacciai il panico e diedi fiato a tutto il mio repertorio teatrale. Ora il caldo delle lampade, l'ambiente angusto, la tensione mi facevamo sudare, ad ogni fine commento il Cico (Paolo) mi alzava la musica dei Pink Floyd e le descrizioni di ectoplasmi, di lievitazioni, di fenomeni telecinetici si susseguivano con incalzante regolarità.
Guardai l'orologio, i quaranta minuti canonici concessi erano passati ma Gino faceva segno di continuare. Scoccava la mezzanotte e mi immaginai che se qualcuno avesse acceso la radio sulla nostra frequenza, ora che una nebbiolina aveva reso lattiginoso ogni dove, avrebbe potuto spaventarsi davvero.
Paolo incurante sembrava in trance, non mi guardava e si impegnava a farmi domande pertinenti a completare l'argomento.Poi Gino finalmente entrò e ci battè le mani, con sincera gratitudine, stringeva in mano una cassetta con la registrazione della trasmissione appena ultimata, ci disse:
- " Ve la regalo, è una copia della puntata, risentitela, molto bella, preparatene un'altra!"
Sorrisi contento, scaricando un brivido che avevo accumulato. Alcuni giorni dopo ci presentammo per una seconda puntata su Atlantide ma la sorpresa fu grande quando Gino ci disse che avevamo posta da un fans.
In un paese di 2500 abitanti, negli anni settanta, era difficile che ci fosse un pubblico numeroso, ma noi almeno un ascoltatore lo avevamo, un ragazzo che aveva appena perso i genitori e che viveva con il nonno, nella sua situazione di disagio, aveva voluto distrarsi in quella notte insonne e ci aveva scritto con simpatia.
La vita non gli riserverà nessuna delicatezza, anzi lo farà precipitare in una sorta di autodistruzione ma in quelle righe di complimenti per la trasmissione ci aveva confermato che il risultato era buono, accettabile, se è vero che almeno per un'ora lo avevamo distratto, accompagnandolo in una sorta di viaggio fantastico tra le anime dei morti, tra il mistero della vita, tra l'insolubile problema dell'esistenza.
Non andammo oltre la quinta puntata, travolti da mille iniziative ma a distanza di anni, Gino che aveva poi ceduto la radio, ci appostrofava ancora con il ricordo di un buon progetto che non avevamo continuato.
- " Ciao Roberto, ciao Paolo, ma sapete che ho ancora la copia della registrazione di quella prima puntata?"
- " Ehilà Gino, come va vecchio pirata? Adesso che hai la pesca sportiva te la spassi eh?...Eh bei tempi, quelli della radio, se..."
mi resta soffocato un commento in bocca, ora che gli anni hanno logorato il mio "spirto guerrier" ma guardando Paolo che mantiene la sua flemma senza tempo, mi perdo a ricordare, a quel ragazzo che ci aveva fatto i complimenti ma che in realtà ci aveva domandato a suo modo aiuto, troppo giovani per capirlo, troppo inesperti per intuirlo, cosi vanno le cose.
Mentre l'auto corre nel viale alberato che mi riporta a casa, l'autoradio trasmette i più bei pezzi dei Pink Floyd e in un tramonto infuocato il sangue mi pulsa veloce, sento che sono invecchiato ma una puntata sugli extra terrestri la farei volentieri!


zanin roberto

   
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