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 Il silenzio delle parole non dette
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krapp
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Inserito - 20/12/2006 :  18:00:28  Mostra Profilo  Visita la Homepage di krapp Invia un Messaggio Privato a krapp
Questa è la bozza di una specie di romanzo... o racconto lungo... che sto scrivendo. L'idea che avevo... e che ho... è di scriverlo on-line... inserendo di volta in volta quello che scrivo in una specie di blog così da avere consigli e pareri e opinioni da chi legge. Un modo per far vedere il processo creativo e di renderlo aperto ai lettori. La cosa per il momento non sta funzionando come avevo sperato... ma mi auguro che con il tempo le cose cambino un po'.


A volte ci sono domande e rispote. Altre volte ci sono solo domande. Altre volte ancora c'è solo il silenzio delle parole non dette.


Loro sono in quattro in una stanza, sono tre ragazzi e una ragazza. La stanza in questione è circondata da un appartamento, che è incastrato al terzo piano di un palazzo piuttosto vecchio che si trova in una città diversa da qualsiasi altra città che è immersa in una notte particolare. Tanto particolare che se qualcuno prendesse la briga di unire le stelle che sbriluccicano in cieli, tracciando delle linee fra queste, verrebbe fuori la scritta “in questa notte tutto è possibile”. Nella stanza aleggia un leggero aroma di fumo di tabacco mischiato ad una certa erba aromatica che, a detta di molti, aiuta a prendere decisioni avventate e stupide che sembrano assolutamente intelligenti, quasi geniali, almeno finchè l’effetto di quella particolare erba non finisce… ma ormai il danno è fatto.

I tre ragazzi e la ragazza, erano proprio in quella strana condizione mentale quando hanno deciso che il futuro della loso serata si svolgerà in giro per la città alla ricerca di un vecchio pazzo-filosofo-barbone-poeta che si fa chiamare Serse. Il fatto che non sappiano minimamente dove poterlo trovare non sembrava essere assolutamente un problema, quando hanno preso la loro decisione e non lo sarà ancora per un po’… considerando che l’ultima sigaretta corretta che hanno fumato è stata spenta poco più di cinque minuti prima.

Mischaiato al fumo azzurrognolo, nella stanza, ci sono anche le note di un cd di uno dei ragazzi. Per la precisione il suono del violino elettrico di Ed Alleyne Johnson che satura l’aria di attesa. Ultima scoperta musicale di uno loro, portato alla serata, espressamente, per farlo ascoltare e conoscere anche agli altri. Anche se si tratta di roba vecchia di almeno una ventina d’anni.

Lei guarda dalla finestra, ha sempre il timore che appena staccherà gli occhi dal mondo il mondo si metterà a ballare il can-can, e lei non vorrebbe perdersi lo spettacolo. Loro giocano a scacchi, ma con mosse inventate e di fantasia e nessuno mangia nessuno. Lui guarda Lei che guarda la notte scorrere in strada scostando con due dita una ciocca dei lunghi capelli lisci che le solletica una guancia, incastrandola dietro l’orecchio. Per un momento si perde ad osservare la propria immagine, evanescente, riflessa sul vetro della finestra. Non ci sono quasi dubbi che la particolare forma e collocazione delle orecchie sul nostro capo sia stata progettata e pensata, in maniera molto lungimirante, proprio per incastrare dietro a queste ciocche di capelli ribelli e anarchiche.

Hanno già deciso che tra un pò usciranno di casa per andare a cercare il vecchio Serse. Per farsi fare delle domande o per farsi raccontare una storia. Hanno messo i loro averi in comune, in ordine sparso su un tavolino: 35 sigarette, 27 euro e 75 centesimi, un pacchetto di gomme, una bottiglia di vino, sette cartine lunghe, tre corte, due accendini (di cui uno con l’immagine di una donna molto poco vestita su una spiaggia lontana), un pacco di biscotti per bambini, di quelli che si sciolgono nel biberon, frutto di una momentanea regressione alla prima infanzia di uno dei ragazzi nel suo ultimo giro al supermarket vicino casa. In un primo tempo, al tesoro comune, erano stati anche aggiunti 2 preservativi al gusto di fragola… ma poi si erano accorti che erano scaduti da più di un anno e li avevano buttati nella spazzatura. Non prima di una lunga e, a tratti accesa, discussione se dovessero essere buttati nell’immondizia generica, nella plastica, oppure aperti in modo da dividere l’involucro protettivo dal contenuto gommoso e aromatizzato. Alla fine, per tre voti contro uno, erano stati buttati fra i rifiuti vari.

La Due Cavalli, che li porterà in giro, scalpita posteggiata proprio sotto casa. Lei continua a guardare. Ha la sensazione che la notte stia entrando dentro casa dalle fessure della finestra. Ci sono notti, pensa, in cui sembra che tutto sia possibile. E come quella teoria di teatro che dice che tutto puo’ essere rappresentato poiche’ gli spettatori sospendono la loro incredulità. Così come certe notti abbiamo tanta voglia voglia di stupirci che crederemmo a tutto. I ragazzi la chiamano. Lei si gira. Il mondo comincia a ballare il can-can. Lei sente per un attimo la musica che oltrepassa il vetro. Si gira di nuovo a guardare fuori. Ma il mondo ha smesso di ballare, solo le strizza un occhio. E’ il momento di andare. Dalla strada un vecchio guarda una finestra ancora illuminata da cui si intravede una ragazza che si prepara ad uscire. Pensa che il modo abbia bisogno di un pò di follia. E già da un pò ha deciso che lui farà il possibile per fargliela avere. Cammina in un paio di scarpe di vernice con un calzino rosso e uno verde. Ha addosso tre maglioni di lana e un paio di pantaloni a righe. A tracolla tiene una borsa di tela verde e dentro la borsa tutte le sue poesie e un quaderno pieno per intero di domande che non hanno risposte, e foglietti con canzoni e storie. Cammina guardandosi intorno e allo stesso tempo si guarda dentro per vedere che cosa succede. Quando lui passa, ne è sicuro, il mondo si mette a ballare il can-can...

I ragazzi salgono in macchina. Il motore comincia a ronfare, le ruote a girare e la citta comincia a mouverglisi intorno. Come una di quelle giostre per bambini.

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