Domenico De Ferraro
Emerito
Italy
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Inserito - 19/01/2007 : 21:02:25
LA DANZA E LE TENTAZIONI INNO DI GENNAIO Ballano i contadini intorno ai falò al suono di violini elettrici consumano le loro passioni rurali , ridono del fuoco che brucia il temuto male . Un freddo vento ,gela le parole sulle labbra ove vocaboli dissimili e confusi strizzano l’occhio alla visione dantesca generata dalla mente d’una zitella eccentrica. Tradizioni e tentazioni in un turbinio di sensi l’incantata passione decantata nel canto dei vicoli intorno alle fiamme ove spettri e demoni danzano la loro macabra realtà lungo le statali nelle campagne imbiancate dalla brina. In giorni gelidi nell’eco di canti campagnoli nutriti di cultura antica nell’ossesso pietoso immerso nella leggenda perduto in mille fiabe avventurarsi dentro questo cerebellare labirinto poetico per ritrovare quel misterioso connubio d’immagini e verbi latini. Alla ricerca del signore di questo mondo. Anche sé tutto mi sembra assai stupido. Mi creda mi sento così piccolo e solo. Diavoli in volo sulle case rosse e astratte del paese Illuminato a festa s’alzano nel cielo librano nell’aria infuocata si lanciano nel vuoto, vari concetti mutano al contatto degli elementi della natura, animali e mercanti passano per le strade in festa fuggendo lontano dai cacciatori di testa in attesa d’una loro preda forse un turista distratto intento a visitare mostre e musei. Sarebbe stato meglio non aver paura del fato. Avremmo portato sulle nostre spalla questa morte l’avremmo portato fino al rogo acceso in piazza senza far comprendere a nessuno il viscerale timore d’essere cosa o sogno. Saremmo stati fermi ad aspettare nuovi messi nel grembo freddo di gennaio in attesa passi il lungo treno della memoria. Anche sé comprendo la vaghezza del mio dire. Brucia il morso della verità sulla pelle ballando intorno al fuoco ,favilla la fiamma balla e ti trascina con lei per magia lontano dall’inferno. Ma non tremare , non aver paura di scendere alla prossima fermata o di continuare a credere che l’ amore sia un dare e un avere. L’orrore nasconde in sé la verità nutrita in silenzio forse neppure l’urlo della solitudine dell’essere inermi di fronte al fato può cambiare quella vita scivolata via lungo quel tubo ove scorre una linfa urbana mista di sentimenti e ricordi di passioni incancellabili. Cantano i contadini , cantano un opera un dramma d’ altri tempi per scacciare mali e avversi destini per ingraziarsi favori divini. Narrano una storia già vissuta mille volte , con ardore con vigore ascoltando note allegre, note snelle e sincere capaci come per incanto di cambiare il volto della storia vista per caso passando per strada prigioniera dietro le grate di questa bifronte realtà.
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