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Renato Attolini
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 Inserito - 06/02/2007 : 12:29:19
Questa frase é diventata famosa grazie alle radiocronoche sportive di molti anni fa quando il risultato della partita prendeva una piega inaspettata, soprattutto se di scena c'era una squadra altolocata che quindi si trovava in difficoltà con quella locale, meno rinomata. Il Cibali di Catania é così rimasto simpaticamente nell'immaginario collettivo, come luogo dove avvenivano fatti sorprendenti dal punto di vista sportivo. Purtroppo solo fino a pochi giorni fa, quando si é verificata quell'immane tragedia. Adesso le cose sono cambiate e quello stadio evoca sinistramente altre cose. Al pari d'altri...disgraziatamente.
Sono state dette miliardi di parole e versati fiumi d'inchiostro sull'assurda morte di un uomo che stava semplicemente compiendo il suo dovere e non vorrei dilungarmi anch'io ma mi premono, da quel giorno, alcune considerazioni.
1. Ho sentito in TV l'intervento del segretario nazionale del sindacato polizia che ha detto una cosa sacrosanta: "Basta con le giustificazioni di tipo sociale, questi sono delinquenti e come tali vanno trattati." Giustissimo!
2. Bisogna educare ai valori dello sport le giovani generazioni, cominciando dalle scuole elementari e proseguendo parallelamente nelle varie attività agonistiche che questi giovanissimi atleti praticano. E' questo é un compito al quale non si debbono sottrarre allenatori, dirigenti e soprattutto genitori. Basta osservare il comportamento di moltissimi di questi in una qualsiasi partita di calcio giovanile o solo di mini-basket, per comprendere che poi non ci si deve stupire se questi ragazzi, una volta cresciuti, fanno quello che fanno.
3. E' ora che tutti gli addetti ai lavori si diano una calmata. Wiston Churchill diceva degli italiani: "E' un popolo che va alla guerra come se andasse ad una partita di calcio e che va ad una partita di calcio come se andasse alla guerra." Ineccepibile. Se é vero che gli ultras sono quello che sono é altrettanto vero, a mio avviso, che essi non sono che la punta di un iceberg. In Italia si vive il calcio in modo integralistico come una religione. Basta seguire certe trasmissioni televisive per rendersene conto. Qualche settimana fa un giornalista, o sedicente tale, a proposito del probabile arrivo di Ronaldo e del fatto che avrebbe indossato una maglia diversa da quella per cui costui fa il tifo, dichiarò testualmente: "E' meglio che non venga a Milano, perché non lo faremmo vivere." Alla richiesta di spiegazioni ha corretto il tiro dicendo "sportivamente intendo". Che cosa significa "sportivamente"? Ormai la frase era sta detta. Questa é istigazione alla violenza e il conduttore avrebbe fatto bene ad espellerlo dalla trasmissione. Invece niente di tutto questo. Se una "testa calda" avesse visto quella scena, si sarebbe sentito legittimato poi a comportarsi di conseguenza.
E questo è solo un esempio. Se ne potrebbero fare a centinaia che riguardano tutte le tifoserie. L'intolleranza e la faziosità purtroppo sono fenomeni trasversali.
Rientriamo tutti nei binari, per favore. Stiamo parlando di calcio, di sport e quindi di un appassionante diversivo. Anche i giocatori che pure lo vivono in modo professionale si adeguino. Mi ricordo tantissimi anni fa, una semifinale di Coppa dei Campioni in Inghilterra fra il Manchester e il Milan. La squadra rossonera fu "bombardata" dall'inizio alla fine da palloni che provenivano da ogni dove. Il portiere, Fabio Cudicini, si guadagnò il soprannome di "ragno nero" (indossava una tuta di quel colore) perchè parò l'impossibile. Il Milan perse 1-0 ma in virtù del risultato conseguito all'andata passò il turno. Ebbene i calciatori del Manchester aspettarono i loro avversari all'ingresso degli spogliatoi formando due ali e li appaludirono sportivamente riconoscendo i loro meriti. Quando mai si é vista una cosa del genere sui nostri campi?
4. Ultima considerazione che non c'entra niente almeno all'apparenza con quanto enunciato finora. Sembra che un'ondata di follia stia percor rendo il nostro paese e forse il nostro pianeta. I telegiornali sembrano bollettini di guerra: si ammazza per un bambino che piange, per un cane che abbaia, per uno "stop" non rispettato...oppure per una partita di calcio. Tributiamo un doveroso omaggio alla memoria del povero Filippo Raciti con l'augurio che possa veramente essere l'ultima vittima di quest'orribile gioco al massacro.
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Elena Fiorentini
Curatore
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Inserito - 09/02/2007 : 00:22:54
Ho dato il mio contributo allo scritto di Renato nell'area dedicata ai film, trattandosi del film di Ricki Tognazzi Ultrà
E' un film del 1992 ed è altmanete drammatico. Per saperne di più http://www.concertodisogni.com/mp/link1.asp?TOPIC_ID=15247 Un altro film, che proprio non è di ieri, ma degli anni settanta riguarda un partita di calcio dello Spartak, una storia vera.
Non ho trovato notizie in google, ma ricordo di averlo visto ben due volte.
Gli atti di vandalismo furono innumerevoli, ci fu un processo e molti furono condannati. Ricordo la scena della conduttrice del treno, che venne gettata dal treno in corsa. Elena
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