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 L'attentato
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Mavec
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Inserito - 18/04/2007 :  19:49:40  Mostra Profilo Invia un Messaggio Privato a Mavec

L’attentato


Due ore, mezzo pacchetto di sigarette, nessun furgone. Gli brontolava lo stomaco e il bar, in fondo alla piazza, sembrava sorridergli. Lo avevano mandato in anticipo sul posto per fargli conoscere il posto. Lui si studiò bene tutte le vie di fuga, si squadrò gli eventuali posti difficili, insomma alla fine, annoiato, si sentiva pronto. La piazza si stava, lentamente, riempiendo. Era una splendida giornata di sole, la primavera aveva rivestito di azzurro terso tutto il cielo e i fiori dell’aiuola centrale risplendevano di colori. Passò un’altra mezz’ora e ancora niente. Per non dare nell’occhio aveva passeggiato per tutti gli angoli della piazza, osservando i negozi, le facciate degli edifici e, ogni tanto, dava un’occhiata all’orologio. A qualche sguardo indiscreto, voleva dare ad intendere che fosse in attesa della sua ragazza, ma nessuno badò a lui. I passanti erano tutti rapiti da quella prima, vera giornata di sole, dopo tanto grigiore invernale. Finalmente, il furgone comparve. Parcheggiò accanto all’aiuola nella striscia riservata ai veicoli commerciali. Riconobbe subito il compagno che si rivolse nella sua direzione con un breve cenno del capo. L’automezzo era di colore grigio, perfettamente anonimo con nessuna indicazione sulle fiancate. Questo, pensò, poteva essere un errore e destare qualche sospetto. Una qualsiasi indicazione, una banale decalcomania, poteva depistare l’attenzione di un poliziotto troppo curioso. Ci passò sopra, tanto sarebbero bastati pochi minuti, quelli necessari al compagno per defilarsi, poi….Poi sarebbe bastato premere il pulsante della scatoletta che aveva in tasca e un altro bel botto avrebbe scosso la pace di quella giornata. La destra scivolò in tasca, afferrò il radiocomando e, attraverso, la stoffa, lo puntò in direzione del furgone. Si sentì come in un film e si meravigliò della sua freddezza. Un cane si avvicinò al furgone, annusò le gomme e sollevò la zampa posteriore: stava marcando il territorio. Si scoprì a sorridere: anche lui avrebbe fatto parte del mucchio. Come al rallentatore, le dita si appoggiarono sulla scatoletta, mentre si guardava attorno. La gente era serena: uomini, donne, anziani, bambini a passeggio. Un lieve brusio di chiacchiere placide si alzava nell’aria calda. Tutti sembravano muoversi con molta calma. Ora era arrivato il momento, il posto s’era affollato discretamente. Sarebbe stato un bel numero di morti, stavolta. Chi di loro si sarebbe salvato? Quella ragazza bruna in jeans e magliettina fucsia ferma a poca distanza dal furgone, in attesa di chissà chi? L’uomo giovane, sulla trentina, snello e piacente che stava attraversando, giusto nella direzione del mezzo? Una delle cinque persone sedute sulla panchina vicina? Chi potevano essere? La donna grassa dalle gambe tozze, il vecchio col giornale aperto alla pagina sportiva, l’uomo magro con una borsa sulle ginocchia, la mamma con la bambina? Gli avevano detto che non doveva soffermarsi sui dettagli, non doveva guardare la gente, non pensare, solo premere il bottone e bum!! Intanto, osservava quei cinque e, soprattutto, la mamma con la bambina: chi dei due poteva sopravvivere? Pensò subito alla bambina. Poteva avere cinque anni, biondina, magrolina e con simpatiche treccine che scendevano, vezzose, sull’abitino bianco. Sarebbe rimasta orfana? Un lampo gli attraversò la mente, un’ondata di ricordi cominciò, rapidamente, a travolgerlo. Anche lui era stato un orfano: risentì dentro di se tutto il gelo della solitudine vissuta senza genitori. La bambina cominciò a piagnucolare, mentre la madre cercava di calmarla. Stava perdendo tempo, doveva agire. La bambina gemeva e scostava, con le braccine, la mamma da se. La vide scavalcare velocemente l’aiuola, raccogliere un fiore giallo, portarselo al nasino, riscavalcare la bassa recinzione e avvicinarsi, sorridente, alla donna.
Le mostrò il fiore e glielo offrì. Lei commossa, la strinse a se e le baciò la testolina. No, non sarebbe rimasta orfana, se fosse sopravvissuta. Staccò la mano, tutta sudata, dalla scatoletta e si allontanò…..Gli avevano detto che non doveva badare ai particolari……..


Mario Vecchione

   
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