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 Le lacrime del lupo
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antonio sammaritano
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Inserito - 28/04/2007 :  16:01:10  Mostra Profilo  Visita la Homepage di antonio sammaritano Invia un Messaggio Privato a antonio sammaritano
Dedico questo racconto a tutti i bambini e ai loro insegnanti
dei quali,in qualche tratto, ne avranno bisogno per la interpretazione giusta e ricordando il grande Esopo e tutti coloro che abilmente riuscirono a farci vedere nelle altre creature quello che siamo noi stessi.

le lacrime del lupo

premessa

Sono andato al circo diverse volte e allo zoo raramente. Non ho mai visto un lupo sia perché dalle parti dove vivo si sono estinti nei primi del ‘900, sia perché non ho mai fatto un viaggio nei pochissimi luoghi dove, i pochi rimasti, vivono ancora come una volta. D’altra parte mi rattristerebbe vederne uno in gabbia allo zoo o in un parco nazionale.
Parecchi anni or sono, al circo un elefante mi venne tanto vicino da permettermi di vedere i suoi occhi lacrimare. Mia nonna mi spiegò che gli animali piangevano anche, ma non allo stesso modo degli uomini. Non aggiunse altro, neanche dove stava la differenza. Probabilmente anche a lei , da piccola le fu data la medesima e sibillina risposta cosi, da allora, presa da ben altri problemi non se lo chiese mai più.
La ferocia, l’ingordigia, il coraggio, la dannazione, l’amore , l’orgoglio…Esiste qualche altro animale a cui l’uomo ha attribuito tutto ciò come ha fatto con il lupo ? Perché ha scelto proprio lui
come ingrediente essenziale di fiabe , di leggende e di proverbi ? Forse perché non avrebbe suonato bene vedere Cappuccetto Rosso insidiato da un cammello o che si dicesse “ Quel tipo ha una fame da allodola! ” Oppure che il terribile licantropo si chiamasse conigliantropo e, infine che Romolo e Remo fossero stati allevati da una simpatica marmotta. Ciò è comprensibile , ma siccome le fiabe e i miti non devono esserlo altrimenti non potrebbero essere tali io, da sempre affascinato da questa creatura, ho dato la mia piccola spiegazione e, con la penna guidata dalla mia fantasia mi è piaciuto scriverla sia per i bambini sia per quella parte sana , pulita e dolcemente ingenua che di essi rimane negli adulti ma soprattutto, per l’altra che il più delle volte prevale.


Dovete sapere che un tempo tutti gli esseri viventi della terra se ne stavano li tranquilli: né in pace e neanche in guerra: questa ancora non era stata inventata e, siccome ogni cosa ha il suo opposto,la pace e la guerra non esistevano; presto però presero vita da quella che è sempre stata la più grande caratteristica dell’uomo: la contraddizione logica. Questo strano essere spreca la sua vita alla ricerca di nuove tecnologie per sconfiggere malattie e salvare i propri simili e, analogamente fa la stessa cosa per devastare portando inevitabilmente sofferenza e morte. Ad ogni modo non voglio addentrarmi su argomenti che vengono tolti dalla naftalina solo per le grandi occasioni: vi hanno già annoiati alquanto con tutti quei bla, bla, bla,…
Sappiate che questo a quel tempo non esisteva . Ognuno prendeva dalla generosa natura ciò di cui aveva bisogno e niente di più. Nessuno arrecava offese e dolore e cosi tutti potevano serenamente cibarsi , crescere i propri cuccioli insegnando loro ciò che avevano appreso a loro volta dai propri genitori.
Era cosi bello vedere le donne con i bimbi attaccati al loro seno e le femmine degli animali fare la medesima cosa ; i maschi adoperarsi a procurare cibo e tutto quello che poteva occorrere alla rispettiva compagna e ai figlioli.. Vi sembrerà strano , ma spesso uomini e animali danzavano e mangiavano anche insieme. Nessuno si adirava se alcuni andavano a caccia usando frecce o artigli perché era giusto che ciò avvenisse ; inoltre nessuno avrebbe mai osato cacciare e uccidere una mamma o un papà che ancora non avevano portato a termine il compito di crescere i loro piccoli .Queste leggi non erano scritte da nessuna parte , tranne che nel cuore di ognuno e tramandate da padre in figlio.
Passava il tempo e i bambini che nascevano erano sempre più diversi da quelli delle passate generazioni:iniziavano a camminare e parlare prima , da soli costruivano giocattoli sempre più sofisticati e facevano agli adulti strane domande alle quali nessuno sapeva dar loro una risposta soddisfacente. Spesso dovevano inventarla anche se dall’espressione incredula dei loro bimbi capivano di essere stati poco credibili. Non si accorgevano che i loro figlioli divenivano sempre più intelligenti , allo stesso modo di chi , prendendosi cura di una piantina, non riesce a notare che essa piano piano cresce sempre di più fino a che diviene un albero maestoso ed elegante.
I giorni passavano lentamente come delle gocce d’acqua che possono , l’una dietro l’altra , riempire enormi recipienti : il trucco sta nell’avere la pazienza di saper aspettare , ma soprattutto di non lacerare il tempo mentre questo avviene : se facciamo scorrere in quel secchio un bel getto d’acqua certamente finiremo prima , ma poi ci accorgeremo di non aver avuto la possibilità di fare le cose che ci eravamo proposte e avevamo sognate. Allora metteremo tutte le nostre forze per svuotare quel secchio famigerato. Ma ahimè , con nostra sorpresa lo troveremo trasformato in solidissima roccia che neanche cento fortissimi eroi riuscirebbero a spostare. Quel secchio enorme , bambini , è il passato e le gocce innumerevoli che vi cadono sono il tempo. Proprio come l’acqua di tante fontanelle che sicuramente avrete visto in qualche bella piazza.

Una mattina il cielo assunse degli strani colori , le nuvole avevano strane forme e si muovevano irrequiete come inesperte ballerine sospinte dal vento capriccioso che soffiava per un po’ in una direzione e poi in un’altra; anche l’aria divenne via via sempre più fredda. Gli anziani furono convocati e interrogarono con il loro riti magici le divinità. Alla fine, dopo giorni di consiglio , preannunciarono solennemente davanti lo sguardo rispettoso ma impaziente di tutti, che li aspettava l’inverno più duro e rigido mai fino ad allora verificatosi .Conclusero appena in tempo, prima di iniziare a ronfare sazi per i pasti succulenti che avevano divorato in quei giorni e brilli per il migliore vino tracannato, che bisognava premunirsi accumulando riserve di cibo , pelli e legna. Ma erano andati via già tutti : non era necessario essere dei vecchi saggi per sapere sul da farsi.

Quando la neve iniziò a cadere lentamente senza mai smettere per un solo istante e il freddo irrigidiva i rami degli alberi e i pochi ciuffi d’erba rimasti , tutte le altre esseri viventi sentirono il pericolo incombente , si riunirono anche loro e , dopo aver discusso parecchio senza interrogare nessuna divinità , decisero che la cosa più giusta era quella di eleggere un capo che li guidasse in questa lotta dura e difficile dove era in gioco la loro sopravvivenza.
Il ghiro che dormiva sin dall’inizio della riunione fu informato della decisione presa da Blind la talpa la quale , rivolgendosi ad un piccolo pezzo di legno e naturalmente non ricevendo nessuna risposta , decise di non rivolgere mai più la parola all’ignaro ghiro per la sua scarsa educazione : più tardi si lamentò dell’accaduto con il facocero che era già andato via da un pezzo: Mamà Cleò, un cigno che non aveva mai volato, le fece amorevolmente notare che il suo interlocutore era un pupazzo di neve che i piccoli avevano costruito nel pomeriggio.
Blind non disse nulla e si avviò verso la sua tana con atteggiamento ieratico, accompagnata dallo sguardo di chi non approva, di Owl il gufo.
Il giorno dopo , i saggi si riunirono nuovamente in privato e , dopo che il sole era già alto nel cielo annunciarono la loro decisione: ”Il nostro capo sarà il lupo. Solo lui è in grado , nonostante non abbia preso parte alla riunione di ieri , a farci da guida e tenere ben salda la situazione durante il periodo difficile che ci aspetta . Inoltre è stato fin da cucciolo abituato ad affrontare pericoli e situazioni che richiedono una particolare resistenza!” Cosi disse l’alce fingendo di non notare alcuni che disapprovavano. L’elefante, l’orso Bear e Blind, gli altri tre membri del gran consiglio sospirando come se anche loro avessero dato l’annuncio, incaricarono Spike la lepre di trovare quel “vagabondo” e comunicargli di quanto era avvenuto e della carica incombente che dal quel momento gravava sulle sue spalle.

Spike trovò il lupo alla radura delle querce rosse a mangiare ciambelle con una giovane e bellissima lupa dalle ciglia lunghe e con una coda tanto morbida come i movimenti lenti e sinuosi che accompagnavano come una musica surreale le canzoni che Hunt cantava per lei. Spike quasi non se la sentiva di interrompere quel momento intimo tra i due, ma aveva un incarico importante e non poteva farne a meno. in seguito, come scosso da un momento di razionalità, ricordò i commenti ascoltati su Hunt a proposito dei suoi rapporti con le femmine: questo non lo fece più indugiare. Hunt , come si usa in questi casi , disse alla giovane lupa il cui nome era Zena, che non appena si fosse sbarazzato dello scocciatore l’avrebbe raggiunta per cenare insieme.
Fortunatamente la natura aveva concesso a Spike il dono della velocità, tanto dovette correre quando raccontò al lupo degli avvenimenti accaduti nella mattina e la sera precedente. La prese male Hunt: lui amava la solitudine , le belle lupe, e il non avere responsabilità : “Figuriamoci che mi metta alla guida del popolo degli animali e, comunque cosa vuoi che sia un inverno particolarmente rigido? Tutti saranno in grado senza me di superarlo fino al sopraggiungere della prossima primavera.” Pensò tra se Hunt quella notte. Qualcosa però lo rendeva inquieto, quasi infastidito. Si conosceva e capiva benissimo quando mentiva con se stesso. Allora pensò a Spike: rivedendo la comicità della scena si addormentò dimentico che poche ore prima aveva invitato qualcuno a cena. Non dormì bene quella notte. La mattina seguente dopo essersi scusato con Zena lasciandole un biglietto sull’uscio , si avviò verso il villaggio a passo sicuro e con le parole ben impresse nella mente che avrebbe detto ai membri del gran consiglio. Ogni tanto borbottava qualcosa forse senza un ben preciso senso.
“Va bene: sarò alla guida del popolo degli animali come mi avete chiesto. Ma sia ben inteso che quando arriverà la primavera il mio compito sarà da considerarsi concluso!”
L’alce, dopo aver ascoltato le parole di Hunt, lo guardò sottecchi : diede una lunga boccata al sigaro come fa chi la sa lunga. Esagerando nell’inspirare, cominciò a tossire facendo una figuraccia non tanto per il fumo andato di traverso ma per l’indecoroso crollo dell’aspetto maestoso che si era imposto, svanito con i cerchietti bianchi che uscivano dal suo sigaro.
L’elefante guardando l’alce agitava il capo in segno di commiserazione. La sua proboscide come un enorme pendolo finì per colpire Blind che, cadendo all’indietro, rimase immobile sopportando il dolore stoicamente e cogliendo l’occasione di non pensare oltre.
Hunt riuscì a stento a trattenersi dal ridere poi,mentre stava per andar via salutò e aggiunse:”Perché tra tutti la vostra scelta è caduta su di me ?Certo non per il fatto che mi vedano di buon occhio qui al villaggio.” A questo punto si interpose Bear :” Non lo sappiamo , Hunt. Ma il fatto di non sapere una cosa non significa che questa non abbia una spiegazione;tuttavia a nome del consiglio puoi star sicuro che quando sorgerà il primo giorno di primavera il tuo compito avrà termine.” Per queste parole egli ricevette uno sguardo di ammirazione e rispetto da Hunt rivelandosi , con la sua umiltà , molto più saggio degli altri. Non a caso una volta era insegnante.
Quella sera egli parlò a lungo con Zena degli ultimi avvenimenti e dell’incarico che gli era stato affidato. Amorevolmente lei lo accarezzò e poi mentre il compagno le dava una mano a preparare la cena , lo baciò sul collo rigonfio di morbido pelo ; quel bacio voleva dire che era fiera di lui e sicura che avrebbe portato a termine il suo compito nel migliore dei modi. Sapeva che il suo compagno non amava gli elogi e preferì farlo con il modo più bello di comunicare con chi si ama.

Nei giorni che seguirono la neve cominciò a cadere senza sosta e la temperatura scendeva a capofitto . Ai piccoli non era permesso di andar fuori a giocare e per distrarli gli anziani raccontavano loro di storie e imprese memorabili di quando erano giovani che, arricchivano con la fantasia specie quando vedevano i volti sbigottiti dei piccoli resi ancor più belli dal colorito che solo essi possiedono: quello dell’innocenza. Le loro piccole bocche semichiuse erano perfette per le mamme che, vi cacciavano dentro, cucchiaiate di minestra calda senza che se ne accorgessero neppure.
Non passò molto e i viveri accumulati prima dell’arrivo dell’inverno cominciarono a scarseggiare. Il freddo non cessava neanche quando la neve smetteva per un po’ di cadere facendo posto per poche ore ad un pigro sole che , comunque permetteva ai maschi adulti di andar a fare rifornimento di legna: quella era l’unica cosa che fortunatamente non mancava. ma la situazione andava sempre peggiorando nonostante Hunt, insieme al consiglio dei saggi, aveva deciso di razionare il cibo solo per gli adulti. “I piccoli non saranno sottoposti al razionamento per nessuna ragione. Sia ben chiaro!” Questo è quello che il lupo disse al consiglio e che trovò l’unanime approvazione. Quella sera espose a Zena anche ciò che aveva in mente di fare per salvare o ,quanto meno tentare di farlo , il popolo degli animali da una fine quasi certa. Zena non parlò: sapeva che il proprio compagno sarebbe potuto morire nel compiere quell’impresa , ma sapeva anche che avrebbe preferito morire pur di non provare la vergogna di essere venuto meno preso.
“Hunt…Ho tanta paura ma sono d’accordo con te : e poi adesso hai un motivo in più per tornare …tra poco diventerai papà sai…? Non ti sei neanche accorto che la mia pancia diventa ogni giorno più grande?”
Il lupo abbracciò e baciò il grembo della sua adorata Zena, poi accarezzandola dappertutto la bagnò con le sue prime lacrime da adulto che sorpresero e commossero la futura mamma facendo piangere anche lei.

La settimana successiva Jeremy , il capo carpentiere , chiamò Hunt in disparte con l’aria di agente segreto che riesce a compiere la sua missione affrontando impavidamente ogni sorta di pericolo :” E’ pronta!” disse sospirando a lungo e guardandosi intorno.
Nella grotta che Jeremy aveva adibito a bottega vi era una specie di enorme carro senza ruote , ma con quattro lunghe e robuste stecche di quercia che gli avrebbero permesso di muoversi sulla neve allo stesso modo della slitta che un giorno il grande Balto avrebbe trainato con le medicine senza le quali molti piccoli umani sarebbero morti di difterite: ma di sicuro questa storia la conoscete molto bene e saprete anche che Balto non era obbligato da nessuno ad andare e rischiare la sua vita stessa perché nessuno bambini , può obbligare i lupi a fare qualcosa perché nessuno, invece di costringerli, glielo chiede .

L’uscita dalla grotta di quello strano carro venne accompagnata da un OOhhhhhh generale e , mentre i piccoli tentavano di salirci sopra Hunt, rivolgendosi un po’ riluttante a tutti disse che sarebbe partito con quel carro da solo per andar a cercare provviste dovunque ne avrebbe trovate . Nel frattempo avrebbe lasciato come suo sostituto Bear :”Se non dovessi essere di ritorno tra un mese chiederete aiuto al villaggio degli uomini che sorge al di là del bosco a sud . Non sono cattivi , di sicuro vi aiuteranno !”
Detto questo si avvicinò a Zena abbracciandola :” Ci riuscirò, vedrai. E poi devo anche portare un regalo ai nostri figlioli.”.. Le sussurrò.
Sistemò per bene le imbracature del carro al petto, aiutato da Jeremy e lentamente si allontanò accompagnato dallo sguardo di coloro che avevano confidato in lui.
“Bellissima nave , peccato non riesca a capire cosa possa farsene senza vele e qui che siamo lontani dal mare …proprio uno strano tipo quel Hunt!” esordi Blind.”Non è una nave, è la nostra ultima speranza .”Lo corresse mamà Cleò, asciugandosi le lacrime .
“Sono matti,completamente matti!”Replicò Blind…e con Ted il procione, convennero che bisognava schiarirsi le idee per capire bene la faccenda, così si avviarono all’osteria.
Nello spiazzale rimase solo Bear: avrebbe voluto seguire il suo amico , ma era troppo vecchio e gli sarebbe stato solo d’impaccio. Pregò per lui e poi a testa bassa tornò a casa.
Hunt camminò fin quando rimaneva appena un’altra ora di luce senza fermarsi finché, esausto , scorse l’imboccatura di una grotta che era quasi del tutto nascosta dalla neve. Aprì un varco, prese il sacco con le provviste, fece un po’ di legna nei dintorni ed entrò.
Dopo essersi ristorato uscì per dare un’occhiata al grande carro:”Jeremy ha fatto davvero un buon lavoro: ma chissà se al ritorno la mia schiena la penserà allo stesso modo…”Sorridendo tornò dentro , si distese accanto al fuoco e dormì sino all’alba.
Per diversi giorni questo fu quanto fece quel lupo finché una sera , mentre stava per consumare l’ultima razione di ciò che gli era rimasto,udì come delle voci, delle strane voci che da parecchio tempo non sentiva; uscì dal suo riparo notturno e , con cautela sporse la testa per quanto era sufficiente dal crinale.
Giù a valle , vide i fuochi di un villaggio: un grande villaggio del popolo degli uomini.
Hunt guardava e, nello stesso tempo pensava sul da farsi; non sapeva se andare giù e chiedere aiuto per il suo popolo oppure essere più prudente e trovare un altro modo per riempire il carro e fare ritorno al più presto; d’altra parte non aveva mai avuto contatti con un uomo: la sua titubanza era più che ragionevole, inoltre al tempo stabilito mancava ormai molto poco , non poteva indugiare a lungo .
Scelse la prima : “Gli uomini non sono cattivi: se a volte cacciano e uccidono lo fanno solo per procurare nutrimento alla propria famiglia e a sé stessi: E’ giusto che ciò avvenga, in fondo anche noi del popolo degli animali lo facciamo . E’ una cosa necessaria e di certo non ci si diverte per nulla; e poi se mi daranno ciò che chiederò , tutto sommato ne trarranno un vantaggio anche loro.” Queste considerazioni gli davano speranza e lo incoraggiavano.
Mentre si apprestava ad aggirare la collina, con lo scopo di scendere a valle, sentì un rumore sordo e un dolore lancinante alla zampa posteriore destra. Vedeva a stento la neve colorarsi sempre di più col suo sangue . Hunt ebbe solo la forza di aprire quella strana cosa che aveva l’aspetto di una doppia fila di denti aguzzi legata ad un albero con una catena , liberare la zampa e
trascinarsi dentro la grotta: poi perse i sensi. Nel delirio della febbre vide di quando sua madre, un tempo , allestì per lui un sacchetto con delle erbe mediche e lo legò al suo collo raccomandandogli di quanto fosse importante portarlo sempre dietro. La vide anche che passava qualcosa nel suo arto gravemente ferito e una bambina , una bellissima bambina con dei riccioli oro e le orecchie che sembravano delle foglie di alloro con la punta rivolta all’insù.
La neve per tutta la notte cadde copiosa occultando il suo sangue come l’altra metà di un toast nasconde la fettina di prosciutto.
All’imbrunire del secondo giorno il lupo si svegliò: non aveva più la febbre , si guardo la zampa medicata con le erbe , le tolse e incredulo vide che la ferita si era completamente cicatrizzata. Andò fuori e vide il carro ben nascosto con frasche e rami.”Chi aveva fatto questo?”si chiese Hunt .”Tua madre,ragazzo:e l’amore con cui lei ha fatto tutto per te nella sua vita , anche nel raccogliere quelle erbe!” ”Ma mia madre è molto lontana da qui! E poi chi era quella strana bambina che ho sognato?” replicò Hunt. Ma il gufo non rispose.
Scesa la notte andò a prendere il carro e scivolò lentamente fino al villaggio degli uomini : ormai era certo che dopo quanto gli era accaduto non poteva più fidarsi di esseri tanto crudeli nel dare la morte in quel modo e , inoltre ad animali di cui non mangiavano la loro carne.
Distante dalle altre vi era una capanna enorme :sicuramente quello che cercava lo avrebbe trovato lì dentro. Portò il carro davanti la grande porta della capanna , poi si arrampico sul tetto , tolse alcune assi , scivolò dentro e in fretta apri la porta richiudendola subito dopo aver portato dentro il carro .Trovò di tutto : sacchi di granaglie , grandi contenitori di latte , carne e pesce essiccati , dolciumi , grandi vasi pieni di frutta e chiusi con strani tappi .
Hunt impiegò quasi tre ore per caricare tutto quel che poteva sul carro , poi decise di mangiare e riposarsi se non altro per riprendere fiato. Assaggiò del buon vino che gli diede un senso di calore e si accese anche un sigaro.
Mentre ammiccava con un occhio chiuso i cerchietti di fumo, notò degli strani oggetti appesi ad un piccolo gancio. Si avvicinò per vedere meglio e si accorse che erano collane adornate con denti di lupo,in un angolo vi erano anche delle pelli alle quali non si avvicinò:non era necessario:in un attimo aveva trovato la risposta alle sue domande.
Non era ancora l’alba ma adesso aveva una ragione in più per allontanarsi dal villaggio .Uscì con circospezione . La neve rendeva agevole e silenzioso il suo cammino nonostante adesso trainava un carico maggiore di venti volte il suo stesso peso; era quasi fuori quando si ritrovò davanti al muso il fuoco di una torcia che faceva brillare la punta di un’arma. Non aveva scelta:Per la prima volta assunse un’espressione terribile digrignando più che poteva i denti e spingendo il petto e gli occhi all’infuori più che poteva ,le sue pupille alla luce della torcia divennero di un colore rosso giallognolo , quasi diabolico.
L’uomo impallidì .Lasciò cadere la torcia e la sua arma e corse ,corse gridando delle incomprensibili parole . Hunt intanto aveva raggiunto la cima della collina , si fermò ed emise un ululato tanto tremendo da far desistere chiunque ad inseguirlo. Qualcuno che ebbe il coraggio di spingere il naso fuori dall’uscio vide quella creatura della quale la luna che stava per tramontare dietro le sue spalle come a proteggerlo proiettò sulla neve la sua ombra che divenne un tutt’uno con quella del carro dando ad Hunt le sembianze di un enorme animale mostruoso , feroce , e dagli occhi che potevano emanare orribili magie per chi li guardava. Per questo motivo,ancora oggi ,ogni volta che la luna che protesse quel lupo è come una enorme ciambella bastevole per tutti i bambini del mondo, non è difficile sentire gli ululati dei lupi che, guardandola le manifestano la loro eterna gratitudine.

Per il viaggio di ritorno il lupo , nonostante il peso notevolmente differente da quello che lo aveva accompagnato all’ andata , impiegò quasi lo stesso tempo ; si concedeva soltanto delle brevi soste per mangiare qualcosa e riposare il necessario per riprendere le forze. Per di più adesso era anche molto vigile : ogni cosa che somigliasse ad un albero reciso nel punto in cui il fusto comincia a diramarsi poteva nascondere una catena che teneva ben saldi quei denti micidiali la cui esistenza Hunt la scoprì nel modo infelice qualche giorno prima.

Mancavano circa tre ore al tramonto quando si ritrovò nella radura dove Spike venne ad
annunciargli la decisione del consiglio mentre era in compagnia della sua amata Zena:
“Quanto era bella quel giorno! Ma adesso da mamma, lo deve essere come nessuno potrebbe immaginare , neanche io stesso che non lascio trascorrere un solo giorno senza rivolgerle un pensiero.” Erano delle parole insolite per un lupo?

Non gli rimaneva che percorrere un altro mezzo miglio , percorrere l’ultima curva del sentiero in basso tra le due pareti rocciose e l’avrebbe vista:avrebbe rivisto tutti gli altri e soprattutto gli occhi di Zena pieni di orgoglio per il suo compagno e lei i suoi , orgogliosi ancora di più per ciò che entrambi avevano generato.

Avete mai immaginato un lupo forte e grande piangere? Beh. Lui lo fece .
Pianse come non mai, come nessuno avrebbe mai creduto potesse fare , non credendo che quel suo versare lacrime avrebbe avuto un seguito già ben tracciato .


Si ritrovò in un villaggio abbandonato: erano andati via tutti . Fortunatamente non era perito nessuno perché non trovò nessun corpo: eppure il tempo stabilito era scaduto da appena un giorno. In ogni caso, il pensiero che tutti si erano messi in salvo gli diede conforto anche se non bastava per attenuare a sufficienza la sua amarezza. Forse il cibo era finito? Ma se le cose stavano così perché non avevano lasciato per lui qualche indicazione per poterli ritrovare e condurli indietro? Che fossero stati tutti catturati dagli uomini? Essi possono comunicare in modo molto veloce tra loro e la notizia di una bestia spietata e di un terribile aspetto di sicuro era giunta in tutti i villaggi tanto da convincere il suo popolo che lui stesso costituiva un grave pericolo per la loro vita.? E Zena?dov’era? Cosa ne era stato di lei?Lei non avrebbe mai creduto ad una simile storia.
Tante ipotesi balenarono nella sua mente in quegli attimi e , seppur non certa , ognuna era plausibile. Non rimaneva altro che mettersi alla ricerca del suo popolo: solo questo gli avrebbe permesso di capire e dare una spiegazione agli eventi che erano seguiti dopo la sua partenza.

La grotta di Jeremy era strana come sono le cose che sembrano non esistere più e invece si mantengono sempre vive e uguali in ogni piccolo dettaglio ; certo che era grande il dolore vedendo i lavori iniziati e abbandonati e , ancor di più l’inquietudine che dà l’incertezza. All’amico quel non era stato permesso di portare via i suoi amati utensili o tutto era stato abbandonato per sua volontà?
I residui di luce che restavano si sbizzarrivano a dare ad una grossa pialla come delle espressioni di chi malinconicamente ma, con ferrea devozione aspetta sicuro il ritorno di qualcuno e mai si convincerà del contrario.
Il lupo fece slittare dentro il grembo dove era stato concepito e nato il carro , poi cominciò ad accendere le torce sostenute sulle pareti da anelli di metallo che un tempo Jeremy lucidava da farli brillare.
“Non accenderle tutte figliolo!Faranno troppa luce …troppa per non poter essere vista anche a distanza e per te , solita testa di somaro, potrebbe essere pericoloso!”
Da una branda di solido faggio Bear emise un lieve ma grave colpo di tosse rimanendo con gli occhi , con quegli occhi che avevano visto più di chiunque ,socchiusi.. ”Sono stato in pena per te ,ragazzo.. sapessi quanto.. ma sapevo che ce l’avresti fatta. Mio malgrado,”.. e finalmente misantropo sorrise” ti conosco da quando sei venuto al mondo:ricordo tuo padre che era come una foglia sospesa in aria per la gioia.. Che festa memorabile diede!...Uno spreco, davvero uno spreco per uno che sarebbe stato solo vagabondo , strano e testa matta. Ma quello che non capisco è la ragione per cui ti ho sempre voluto tanto bene come tutti quanti gli altri del villaggio … e delle giovani femmine poi…quante ne hai inseguite? Puah! meglio non parlarne..”Bear la ragione la sapeva invece, ma preferì così..
Poi l’orso, con un gesto lento ma molto efficace, fece con la zampa per chiamare Hunt accanto a sé. Obbediente ,come era sempre stato verso il suo maestro, trovò spazio nel bordo della branda e, smanioso di sapere ciò che voleva, lasciò il vecchio proseguire;
“ I rappresentanti del popolo degli uomini sono venuti : hanno riunito tutti e con il loro racconto su uno strano animale dalle mostruose fattezze , malvagio e feroce, hanno impressionato quasi tutti. Aggiungi anche il fatto che ormai versavamo in condizioni molto difficili e il gioco ha funzionato alla perfezione. Hanno garantito cibo e protezione per tutti…Non è stato difficile figliolo perché il bisogno ti spoglia sia della ragione,dell’orgoglio e persino della tua stessa pelle imponendoti di vestire abiti che non ti appartengono…Solo i vecchi come me , Eagle , Jeremy , Blind , Owl e Cleò capimmo chi era in realtà il mostro e mai avresti abbandonato la tua gente. Ecco la ragione per cui non siamo andati. A cosa saremmo serviti, dopotutto?”
“Cosa ne è stato di loro ?” chiese Hunt adesso meno ansioso; Bear aiutato dal lupo assunse una posizione supina lasciando ben salda la sua zampa sinistra sul petto del suo migliore allievo,tossì ancora una volta e parlava sempre più a fatica:”Gli uomini hanno mantenuto la promessa dando cibo e rifugio per chi aveva famiglia e ha scelto di seguirli, ma nessuno credeva che gli uomini in cambio di ciò avrebbero voluto loro stessi!”.”Che vuoi dire, maestro?”…”Lo sai cosa intendo.” Lo arguì l’orso come fa chi non vuole parlare volentieri di qualcosa . “Eagle ieri è venuta a trovarmi: mi ha raccontato di grandi capanni dentro i quali leoni e scimmie , cani , cavalli e lo stesso Ely e la sua famiglia vengono costretti a fare delle cose che li umiliano. Saltellare dentro cerchi di fuoco , stare in equilibrio su veicoli con due sole ruote e rimanere seduti su piccole panche fino allo schiocco della fruste dell’uomo. Poi devono soffiare dentro lunghi imbuti dallo sgradevole suono. Eagle dice che i bambini si divertono perché non sanno: battono le mani e si divertono; ma loro non hanno nessuna colpa di questo. La nostra gente lo sa e , seppur a costo di soffrire non può deludere quei cuccioli che un giorno saranno forti abbastanza da spezzare ciò che adesso è forte come la roccia ma senza forma come la marmellata quando cade il barattolo.”
Per alcuni poi , è andata anche peggio: Eagle ha visto pelli accatastate alte quanto una capanna ; Pelli di bisonti , volpi , castori e ….. anche di orsi e di lupi . Fanno anche collane e bracciali con i denti e sembra che siano molto richiesti anche altrove . Cosi di tanto in tanto , quasi ogni luna , vengono uomini di altri villaggi e le portano via in cambio di piccole pietre gialle che chiamano oro gialli. Non so se siano pietre o metallo ma , per gli uomini vale più di quanto immagini . Jeremy ed io stesso una sera abbiamo sentito urlare gli uomini come mai avevano fatto . Owl allora ha planato laggiù per capirci qualcosa . Al ritorno ha detto che un gruppo di uomini hanno litigato per via delle pelli e dei monili : alcuni volevano più oro di quello offerto . Alla fine hanno preso le armi e tre di loro sono rimasti uccisi . Jeremy , quel vecchio tanto pazzo quanto saggio, sostiene che questo è solo l’ inizio : fatti simili si ripeteranno ancora e per molto tempo . Dice che dovunque gli uomini si uccideranno tra di loro e non saranno più solo le pelli e i monili a condurli a questo ma tante altre ragioni che nasceranno come l’ erbaccia da quel metallo giallo . “ Tu cosa credi ? “ Chiese Hunt . “ Oh , quello che posso dirti è che Jeremy , quella testa dalla quale escono bellissime cose come dal legno che lavora ha sempre riflettuto , forse più del necessario , prima di dire la sua e difficilmente l’ho visto sbagliare … Quello spirito empio che si nasconde nell’oro dominerà a lungo il cuore degli uomini .”
Il lupo abbassando il capo e volgendo lo sguardo a quella cicatrice dove il pelo non era piu’ cresciuto . Bear intuì che la domanda piu’ importante stava per arrivare e mettendosi su un fianco aiutato dal suo allievo , decise di precederla con la risposta : “ Zena è al sicuro ,sta tranquillo : il momento di partorire era arrivato .Gli eventi l’hanno costretta a raggiungere i boschi al dì là delle alture ad est . Laggiù sai che i rifugi sono sicuri e raramente gli uomini vi si addentrano per lunghi tratti. E poi, Cleò non ha permesso che andasse da sola: Eagle le ha seguite dall’ alto sino al limite del bosco degli elfi … Presto la tua famiglia sarà riunita. Andrà tutto bene vedrai … “ Per la prima volta nella sua vita l’attempato orso vide negli occhi di quel lupo, che amava allo stesso modo come i figli che parecchi anni prima aveva perduto, lo sguardo di chi crede per rispetto e obbedienza ma, soprattutto per il grande anelito che provava affinché non succedesse quello che lui visse un tempo . E non venendo meno, neanche ora che era molto malato, alla sua virtù di saper dissipare con un soffio il senso di colpa che prova chi non riesce a capire cosa non ha funzionato, rise e volle assaggiare un po’ di quella roba nella bottiglia che Hunt aveva poggiato sul tavolo . “ Cough ma che accidenti c ‘ è li dentro ? “ Ne bevve ancora un sorso sotto lo sguardo divertito del lupo . “ Però ! Non e poi così male devo ammetterlo !... In fondo per certi versi lo sei sempre stato un po’ mostro , lo diceva anche tua madre per quante ne hai fatte : ai tuoi compagni a scuola alle femmine … puah ! Mi chiedo perché alla lunga finiscono poi col volerti bene … Sei troppo diverso dai tuoi due fratelli : loro del lupo portano solo il nome e nient ‘ altro Hunt. Per questo, tu da cucciolo, te ne stavi in disparte e non giocavi mai con loro , ma a tuo padre almeno fu risparmiato questo dolore vivendo non così a lungo come tua madre che hanno mancato di rispetto nel mondo peggiore: quello di abbandonarla. Ma tu mostriciattolo, hai fatto per lei quanto ti è stato possibile per darle conforto. Per tutta risposta. Hunt gli porse la bottiglia invitandolo a bere ancora , ma la bottiglia attese invano di passare da una zampa all’altra. Il lupo prese allora una torcia per guardare chiaramente il volto dell’orso. Adesso la sua era un’impressione serena quasi ringiovanita ma statuaria come chi cade in quello che è il più lungo letargo, quello che non attende più primavere. Un bacio sulla fronte folta di bianca peluria fu l’addio di lupo ad uno che era stato maestro, complice e amico. Ad uno che l’ultimo giorno della sua vita, e forse non a caso, gli aveva insegnato due nuove parole e la loro diversità: schiavi e servi. Uno schiavo si compra, ma nessun padrone potrà anzi mai aspettarsi la sua fedeltà e allora si picchia e si umilia come i suoi compagni nella grande tenda. Per i servi invece l’idea di non aver padroni è inaccettabile, non importa se questi siamo esseri viventi o averi, l’importante è che ci sia.


Il sole faceva la sua comparsa allo stesso modo di come quando voi bambini disegnate un omino triste . Hunt notò la cosa sbalordito : forse perché non gli era mai capitato prima o forse perché era la prima volta che gli succedeva; tuttavia egli non volle rinunciare a respirare quell’aria ancora un po’ fredda ma piacevole della sua trentesima primavera. Raccolse un fiore di cui non conosceva il nome , lo poggiò sulla tomba di Bear , mise la sua enorme sacca che conteneva una svariata quantità di cose , come era suo vizio , e si diresse verso oriente come se prima o poi si sarebbe incontrato con il sole che adesso aveva l’espressione di un omino incredulo, e discutere del più e del meno come fanno due vecchi amici. Quando fu abbastanza lontano , qualcuno uscì da qualche posto e si inchinò piangendo. Bear era morto , e un altro si accingeva ad andare incontro a chissà cosa: Cleò pregò per entrambi ma in modo diverso.


Superate le alture e attraversato quel breve tratto pianeggiante che separava queste dai boschi, il lupo si inoltrò nella fitta vegetazione.
Conosceva bene quei luoghi dove sin da cucciolo vi aveva cacciato col nonno e col padre , ma quel giorno si sentiva inquieto , si poneva tante domande , rifletteva sul colloquio che aveva avuto con Bear e si dava lui stesso le risposte che più le convenivano per sostenersi : “ Povero Bear ! Che altro avrebbe potuto dirmi oltre che Zena è al sicuro ?...Perché né lei né Cleò hanno lasciato un messaggio?...Ovvio , stupido che sono ! Bear o Eagle mi avrebbero messo al corrente di tutto e inoltre , considerati gli ultimi eventi lasciare lettere o roba del genere sarebbe stato anche pericoloso…Che stupido : avrei dovuto intenderlo subito che è andata così…! “
Aveva camminato per diversi giorni senza incontrare qualcuno che potesse dargli qualche indicazione utile.
Una mattina il lupo si svegliò con una strana sensazione : sentiva come se stesse combattendo un incontro di boxe con un avversario invisibile ma molto astuto , uno che non colpisce di continuo ma con un ritmo ben studiato che gli consente di toccare l’antagonista duramente fino a buttarlo giù. Hunt si rese conto che questo avversario avrebbe combattuto con lui un match che finiva , come nelle antiche olimpiadi , quando uno dei due non riusciva più a rialzarsi.
Verso il tardo pomeriggio in una radura dove l’erba e le ultime , piccole tracce della neve sembravano un buffo vestito verde con palline bianche simile a quelli che spesso indossano i clown , si erano accampati un branco di lupi i quali più o meno avevano vissuto anche loro , nei loro territori, quei giorni tristi: ora viaggiavano alla ricerca di territori tranquilli dove poter ricominciare. Il lupo naturalmente si sentì rincuorato di essere tra i propri simili e accettò volentieri di trascorrere la notte con loro. Durante la cena spiegò il motivo del suo viaggio creando in tutti quanti una trasparente frustrazione nel non poter fare proprio niente che potesse in qualche modo aiutarlo. Egli comunque non ne soffrì più di tanto per la ragione che essi provenivano da nord e quindi non avrebbero mai potuto imbattersi in Zena e Cleò.
All’alba dopo essersi scambiati abbracci e auguri evitando espressioni da cannibali come “in bocca al lupo” , Hunt riprese il cammino e a mezza giornata per ben tre volte quell’invisibile pugile lo aveva colpito senza che lui potesse mollargli un solo gancio: mai come adesso , nella sua vita si era sentito tanto stanco.
Il suono dell’acqua cristallina che accarezza e modella con una incredibile maestria le rocce dei fiumi allietò prima le sue orecchie , poi il suo corpo. Rimase in acqua per mezz’ora a lavarsi e a giocare con sé stesso vedendo distorto il suo viso riflesso nell’acqua che diventava mostruoso quando egli si ricambiava le boccacce…E come un cucciolo , anche se per una sola mezz’ora, non pensò a nient’altro e rise, rise e si divertì come non gli succedeva da troppo tempo.
Finito il bagno si mise seduto a mangiare qualcosa e in quel momento capì che si era spinto ben oltre di quanto aveva previsto perché quei posti non erano quelli dove era stato tante volte e , quel fiume lo conosceva solo perché aveva sentito dire fosse ricco di salmoni ma mai vi era stato prima.
Hunt seguì il corso del fiume per un lungo tratto , poi ripiegò leggermente verso sud dove la vegetazione iniziava a essere meno folta. Da una collinetta sulla quale sorgeva un castagno vecchissimo, il lupo vide il fumo di un comignolo e un profumo che le sue esperte narici e ancor di più l’amore non possono mai confondere come, del resto, succede così per ogni cosa: e quel profumo proveniva dalle ciambelle che soltanto una , una sola , sapeva prepararle per lui .
Salì come un fulmine sulla collinetta e , dopo tanto tempo vide la sua Zena con un vassoio ricolmo di ciambelle che si apprestava a portare sul tavolo posto nel piccolo giardinetto. Subito dopo , dietro lei , un lupo uscì cingendola e rischiando di farle cadere il vassoio.
Era finito : quell’incontro di boxe era finito : anche uno come lui non poteva rialzarsi in piedi dopo un colpo tanto inaspettato quanto micidiale anche se ancora ignorava che il dolore maggiore si sente sempre a iniziare dal giorno dopo.
Pianse,pianse perché ne aveva bisogno come chiunque in certi momenti;pianse e scagliò un pesantissimo pugno su quel castagno tagliuzzandosi una zampa. Le sue lacrime e il sangue che usciva copioso dalla ferita che egli ignorava, testimoniavano che il dolore fisico è molto diverso e meno più intenso da quello che si prova in un altro posto.
Non si pose domande o cercò ragioni per spiegare quello che aveva visto: l’unica cosa che nella sua mente riusciva a vedere era solo quel “secchio gigantesco” dove Zena nuotava dolcemente.
Esausto alla fine , tirò fuori dalla sacca una striscia di stoffa , la avvolse nella zampa gonfia come una pagnotta e, mentre sentiva il sapore salino di due lacrime più lente delle prime si addormentò.


“Chi sei?…Chi sei?…Cosa hai fatto alla zampa?” Quella voce tanto dolce quanto penetrante come uno squillo svegliò Hunt in modo “traumatico”. Dinanzi a lui una lupacchiotta dallo sguardo fiero , indomito, proprio di chi non teme nulla , lo squadrava con curiosa attenzione ; a ridosso lei un’altra lo scrutava allo stesso modo della prima soffermandosi a lungo sulla cicatrice ben visibile sulla zampa :ma questa , a differenza della sorella ,era più cauta e diffidente…Si : Hunt usò il sostantivo “sorella” perché non vi era alcun dubbio che si trovava davanti le sue figlie; la prima calcava in modo impressionante ogni tratto del suo viso compresa anche la colorazione del pelo; la seconda aveva gli occhi, quegli occhi che aveva visto solo in Zena: chi altri avrebbe potuto averli così?
Come avrebbe voluto prenderle insieme e stringerle a sé così forte e portarsele via, ma nell’angoscia soffocata nella maniera di colui che ingoia qualcosa, egli si sollevò lentamente e cominciò ad esaudire le curiosità di quella che era la sua miniatura :”Mi chiamo Hunt, piccolina; e mi sono ferito mentre cercavo di raccogliere delle bacche in un roveto…e tu come ti chiami? La lupacchiotta fece un saltello avvicinandosi ancora di più a quello sconosciuto e poi esordì:”Il mio nome è Thinny ! Quella invece è la mia sorellina Larett…però sembra non lo siamo : vedi che lei è cicciotta e io magrolina? Un amorevole sorriso e la frase “Siete in ogni caso tutte e due bellissime” smorzò, fino a cancellarla del tutto, l’espressione di disappunto dal viso di Larett la quale rivolse anche lei la sua brava domanda.”Che cosa ci fai da queste parti?Sei forse in cerca del tuo branco o cosa…? “No, Larett! Vago senza una meta ben precisa perché mi piace conoscere posti nuovi e vivere avventure…quando capitano,naturalmente.Piuttosto, ditemi signorine: i vostri genitori non vi hanno detto dei pericoli che tutti i cuccioli corrono allontanandosi troppo da casa?”
Come era facile prevedere Thinny rispose con fierezza come se avesse gradito quella domanda: ”Si,ma io non ho affatto fifa! E poi , giocare sempre in giardino…Uffahhh che noia!”Hunt scuotendo leggermente la testa sorrise e rivoltosi a Larett :”E tu?Anche tu non hai paura?” La piccola ignorò la domanda ritenendola forse banale si chinò e, passando la sua zampetta sull’ampia cicatrice del padre ,rispose con un’altra :”E’ successo tanto tempo fa , vero?”Intanto Thinny iniziò ad esplorare con cura il contenuto della sacca del genitore. Commosso e divertito nello stesso tempo, Hunt lasciò che la figlia maggiore continuasse ad accarezzarlo, poi ,poggiando la zampa su quella della figlia iniziò :”Si, è accaduto tanto tempo fa. Durante un lungo viaggio sono rimasto incastrato in una trappola che gli uomini nascondono per catturare e dare la morte crudelmente agli animali che hanno la sfortuna di incappare in quella orribili cosa che ha l’aspetto di due orribili fauci. “ E tu allora?Come sei riuscito a liberarti? Chiese, come era naturale, la piccola.
Evitando di farlo notare, Hunt, osservò la sua Thinny evidentemente interessata al sacchetto delle medicine: ci guardava dentro chiudendo l’altro occhio, lo annusava poi lo capovolgeva scuotendolo energicamente come se qualche dolcetto ,appiccicato sul fondo non si decideva a venir fuori; alla fine , spazientita lo abbandonò e continuò a frugare nella sacca infilandovi il suo corpicino per metà.
“Mia mamma mi ha salvato, Larett. Lei non era più giovane ma, anche se ti sembrerà incredibile, è stata aiutata da una bimba : un cucciolo come voi del popolo degli uomini dove esistono i cuori pieni di generosità e quelli di avidità e cattiveria…Grazie a loro adesso sono qui a poter parlare con voi. Non esistono cuccioli malvagi tra gli uomini:una volta divenuti grandi loro possono scegliere quello che vogliono essere ; noi invece non siamo né buoni né cattivi, però a molti di noi spesso viene tanta voglia di imitarli che, alla fine diventano succubi di questo gioco inutile e pericoloso. Quando crescerai, piccola, capirai bene quello che voglio dire.”
Adesso anche Thinny prestava interesse alle parole del padre, ma a quel dolce batuffolo, come nei fumetti, comparve sulla testolina una nuvoletta con un gran punto interrogativo.


Il nuovo compagno di Zena comparve agitando le zampe e pronunciando ad alta voce parole incomprensibili ad eccezione dei nomi delle lupacchiotte; chiese alle piccole cosa facessero lontane da casa e, per giunta, a parlare con un vagabondo. Le sorelle quasi lo ignorarono marcandone ulteriormente la pateticità.
Hunt non negò a se stesso il compiacimento per quella palese ostilità
che Thinny e Larett nutrivano per quel lupo, tuttavia non potevano sapere che era solo il compagno della madre e tra loro non vi era nessun vincolo di sangue.. Perché allora non gli davano la benché minima considerazione? Questo si chiedeva Hunt, e adesso le uniche che potevano dirglielo stavano per andar via.


Una vecchia lince, grossa come ben poche Hunt ne aveva viste, osservava dalla cresta di una roccia, a pochi passi da loro, i due cuccioli che stavano per andar via ; accortosi del maestoso e inquietante felino, il compagno di Zena smise di recitare la parte del padre e lasciando dietro di se Thinny e Larett, più stupefatte che impaurite, corse in modo tale che anche Spike sarebbe rimasta umiliata.

Lentamente Hunt si portò tra la lince e le figlie rimanendo immobile. Thinny, eluse l’ostacolo costituito dal corpo del padre , sporgendosi più che sufficientemente per non perdersi il seguito che ,nella suo candore, non si rendeva conto di quanto poteva essere terribile l’epilogo.Larett rimase invece ben aggrappata alla coda del padre con gli occhi chiusi.
“Questa non è una faccenda tua, Hunt! Di quei cuccioli non importa neanche al padre, se mai lo è davvero. Lasciale e procedi per la tua strada; sono due settimane che non mangio un pasto decente e a questo non rinuncio…Ti conosco di fama per cui non complichiamoci la vita a vicenda.”
Il lupo senza dir nulla aprì la sacca, ne cavò fuori un abbondante quantità di formaggio e di carne secca e la poggiò alla base della roccia; poi guardando negli occhi la lince disse “ Hai ragione : questi ultimi tempi sono stati duri per tutti, non solo per te. Comunque puoi fare la tua brava scelta fra quelle che sto per proporti ; accetti quello che ti ho appena offerto e sparisci. Sparisci e lasci quello che ti ho offerto, oppure per il tuo ambito pasto dovrai batterti con me correndo il rischio che da stasera non proverai mai più il bisogno di mangiare.”La pacatezza nel parlare insieme alla determinazione di Hunt disorientarono la predatrice intimidendola e suscitando un sentimento di ammirazione e rispetto. Certo avrebbe potuto ucciderlo, ma il suo intuito le suggerì di desistere. “ Questo è il vero padre di quelle lupacchiotte, e nessuna forza fisica può battere l’amore incommensurabile per le proprie creature. Se riuscissi ad avere la meglio, di sicuro non avrei la possibilità di mangiare perché…beh, non credo che ci riuscirei.” La lince, dopo questa breve riflessione, fece la sua scelta: prese il formaggio e la carne secca ,ne fece un fagottino , si avvicinò alle piccole ben salde al corpo del padre carezzando le loro testoline, poi strinse la zampa ad Hunt sussurrandogli semplicemente: “Manda via quel cialtrone e ritorna dalla tua compagna con le tue figlie, anche se da oggi riprometto che chiunque vorrà far loro del male dovrà vedersela con me: la vecchia Whoopy…è cosi che mi chiamano! ” Fece un paio di balzi e sparì come era comparsa.

Thinny e Larett rimasero sconvolte principalmente per il modo di come erano fiere di quel lupo sconosciuto,e come tutti i cuccioli avrebbero desiderato tanto cancellare quello che era scappato prima e, che forse correva ancora, con costui che non aveva dato importanza alla sua vita per salvare la loro. Ma adesso era arrivato quel momento che, se prima era uno solo a sperare non arrivasse mai, adesso erano in tre. Hunt dal fondo della sacca, dove Thinny non era riuscita ad arrivare, prese due pacchetti porgendole uno ciascuno alle figlie: come è giusto che sia, il sorriso tornò su quei due piccoli volti più belli che colui che meglio è riuscito a descrivere l’idea della bellezza
stavolta non sarebbe riuscito;
strinse a sé i suoi cuccioli e le baciò a lungo, questa volta ricambiato vigorosamente e come se sapessero che Hunt lo desiderava, non posero le solite domande del tipo “Dove andrai pertanto?” “Pensi che un giorno ritornerai?”
Da dietro una grossa pianta di more silvestri, Zena li guardava immobile da un bel pò: non poteva in alcun caso togliere o interrompere quel breve stare insieme dei tre lupi: era un diritto loro ed era consapevole che, un giorno o l’altro, sarebbe successo.
Quando quella figura, che lei aveva sempre sostenuto, era l’unico che fosse riuscito a farla innamorare, si era allontanato a sufficienza, venne fuori andando incontro alle piccole.”Sapete, sono davvero dei bei doni!” “Ma mamma! Se non abbiamo ancora aperto i pacchetti…!” “Ne sono sicura, Thinny.”
Zena pianse quando, guardando dietro, non le riuscì più di vedere quella figura di prima: si era allontanata in misura sufficiente come era già accaduto una volta.
Larett guardò la madre e le chiese timidamente:”Tu lo conoscevi quel lupo,mamma!” “Si, figliola. Lo conoscevo!” Quella risposta, e il modo di come Zena si espresse non le lasciarono dubbi: Hunt era suo padre.
Mentre si avvicinavano a casa Larett decretò di non toccare più questo argomento con la madre, almeno per qualche tempo; Thinny intenta ad aprire senza riuscirci il suo regalo cominciava a brontolare.


C’è una fiaba dove un bambino, per ritrovare la via del ritorno butta dei sassolini lungo il sentiero per, un giorno, potersi orientare; anche le lacrime del lupo cadevano come quei sassolini sul verde dell’ erba di primavera ad intervalli regolari e brevi: poi i suoi occhi si asciugarono e cosi rimasero per molto tempo.
Una settimana più tardi, Hunt volle tentare di pescare qualche salmone nel fiume Soul Mirror. Innescò, lanciò a non molta distanza e, mettendo la lenza nella trazione corretta, poggiò la canna su un grosso sasso dal colore e dalla forma di una torta di mele; sedutosi accese un sigaro “rubato” e attese riprendendo quel gioco di farsi le smorfie specchiandosi nell’acqua dando, tra uno sberleffo e un altro, un’occhiata alla lenza.
“Vedi che sei anche capace di divertirti e di non soffrire soltanto? E sai perché sai riuscirci? Perché ti rendi conto che il tuo volto buffo, gli alberi che sembrano ubriachi, i monti che l’acqua riflette come striscioni nelle feste agitati dal vento non sono cosi nella realtà! Certo: spesso l’acqua di un fiume somiglia molto alla realtà. Soltanto la saggezza ci impedisce di non confonderle senza essere più in grado di distinguerle. E’ solo un gioco , Hunt! Non darti pena per ciò che momentaneamente vedi distorto, sii ancora più saggio.”
Il lupo non sembrò sorpreso tanto per il fatto di vedere seduta accanto a lui quella strana bimba dalle orecchie come foglie di alloro con la punta verso su, che vide con la madre quella brutta notte, ma per quello che gli disse: come poteva una bambina, con i suoi pochi anni parlare come fosse un anziano savio?
“Chi sei in realtà, piccola?” Pensò Hunt ad alta voce.
Quel dolce volto reso luminoso da un cumulo di riccioli biondi divenne ancor più bella quando, con un sorriso simile a quello di tutti i bambini custodi anche di un banale segreto, saltò sulle sue spalle.”Sei davvero uno zuccone!” sfregandogli con le dita i peli della testa e tirandogli le orecchie.”Io sono qualcuno che cerca di fare in modo che a nessuno sia tutto concesso come a nessuno sia tutto negato! ”
Il lupo tentava di guardare la bambina ottenendo solo il risultato di sembrare affetto da una seria forma di strabismo.
Ora la piccola rideva di gusto; “ Sai, piuttosto che devo chiederti ed esaudire un tuo desiderio brutto muso di un lupo?”
Hunt era positivamente sconvolto tanto che non riuscì a cavar fuori neanche una sillaba; “ Beh…Non è necessario che lo esprima subito. Prenditi pure il tempo che vuoi perché, tra l’altro, tra poco avrai un bel da fare con un tizio che non scherza affatto!”
In quel momento la canna vibrò piegandosi ai limiti della sua resistenza;
La sfida tra i due si protrasse per quasi un’ora. Alla fine il salmone che pesava una dozzina di chili era poggiato sull’erba, apprezzato come si fa con qualunque avversario sconfitto in una leale competizione.
Hunt non cercò nemmeno di vedere se la bambina c’era ancora: sapeva che era andata via; ma era felice per quell’impresa inconsueta per uno che pescava da sempre, nonostante quella felicità era ineluttabilmente diluita dal fatto di non poterla condividere con nessuno.


Era già estate quando, una notte guardando le miriadi di stelle, con la sua fantasia Hunt chiamava ognuna che sembrava brillare più delle altre con un nome oppure con un ricordo particolarmente piacevole; capì allora che era suo dovere andare dai suoi amici al villaggio,o meglio, quanto di esso rimaneva.

Un grande fuoco gli consentì di vedere da lontano volti conosciuti e altri estranei; Jeremy stava in disparte con Cleò staccando torpidamente un chicco dopo l’altro da una pannocchia portandoselo in bocca. Alcuni lupi danzavano attorno al grande falò: una giovane rapì, ma solo per un istante, la sua attenzione. Blind, dopo una generosa bevuta di rhum, appese sui ceppi accatastati degli enormi fogli di carta: una matita poggiata sull’orecchio destro e una bacchetta simile a quella delle maestra quando indicano un punto su una mappa lo aiutarono considerevolmente ad attirare l’attenzione di quella nuova comunità; dal suo solito albero Owl lo guardava con la solita, candida diffidenza.

Quasi ignorato dai nuovi arrivati, Hunt ricevette gli abbracci dei suoi amici, anche se quello che gradì più degli altri fu quello di Jeremy. Cleò gli chiese, tra le altre cose, delle piccole ma ricevette soltanto un asettico “Grazie,stanno bene.” “Sai bene di averlo ferito: che altro potevi aspettarti? ” Le bisbigliò Jeremy.
I tre raggiunsero gli altri che, adesso seduti in cerchio, mangiavano arrosto di cervo. Gli occhi di quella giovane e bella lupa si soffermavano spesso su di lui ma, sebbene dispiaciuto sinceramente, Hunt evitò senza difficoltà di incrociare quello sguardo con il suo.
Owl dall’alto ruotò la testa disapprovando sempre tutto…come al solito.
“Blind,vecchia canaglia fannullone, come stai?” La talpa saltò al collo del lupo piangendo per la gioia. “Ragazzo mio, quanto mi sei mancato! Sei dimagrito parecchio, vedo. Ma ora che sei qui, presto tornerai quel ragazzaccio vagabondo di una volta! Abbiamo dei grandi progetti da realizzare…” Il sorriso di Hunt si trasformò in una sonora risata comune quando Blind affranto annunciò ai presenti che la costruzione del nuovo villaggio doveva essere rimandata perché qualcuno aveva sabotato le proprie rappresentazioni grafiche: non si era reso conto che sui ceppi aveva appeso una tovaglia da tavola ricamata dalla sua compagna la quale stava per raggiungerlo con le sue piante arrotolate e l’aria poco rassicurante; Blind con un bernoccolo in testa, rifiutò l’aiuto di Eagle e appese stoicamente il suo titanico progetto.
“Vieni, Hunt. Ho una cosa da mostrarti su cui ho lavorato per parecchio.” Il lupo seguì Jeremy in silenzio. Dopo qualche ora raggiunsero la darsena nella quale era ormeggiata una nave, una vecchia nave che nessuno aveva mai usato. “Era destinata per te e per Cleò, ragazzo. Ma di lei hai capito meglio di me che li sopra non ci starebbe bene come non ci starebbe quella giovane femmina che non ti staccava gli occhi di dosso. Cleò ti ha deluso, ma è un cigno a cui non è mai stato concesso di volare e ora nessuno può negarle di sciupare la sua ultima occasione. Sappi però che ti ha voluto bene.
A bordo c’è tutto il necessario per quel viaggio che desideravate insieme, ma qualcuno giustamente ha detto o dirà, che i desideri non possono cambiare le cose. Ora salta su, figliolo.”
Hunt strinse l’amico e salì a bordo. Mollati gli ormeggi, Jeremy agitava una zampa verso la nave che si allontanava, e si sentì riempito dalla soddisfazione, sicuro che un giorno si sarebbero rivisti.
Al campo nessuno si era accorto della loro assenza eccetto la giovane lupa, Owl e Cleò. Blind stanchissimo, continuava nell’esporre il suo progetto agli unici che erano rimasti: mezza dozzina di anziani lupi di origine siberiana che dormivano alla grande, illudendo la talpa di essere seguito attentamente.
Dalla nave adesso era possibile vedere solo il mare e il cielo. Hunt pensava ai suoi pochi e intensissimi affetti: Thinny e Larett, alla sua anziana madre, grazie alle quali capì la ragione per cui , nonostante gli innumerevoli dispiaceri che le aveva dato aveva ricevuto in risposta il puntuale perdono. Pensò a Bear, Jeremy e forse a Zena e Cleò.
La sua amica luna sorrise e falciò le sue malinconie lasciando che ricordasse che era il momento di voler bene anche a se stesso.
E allora ubbidiente, il lupo legò il timone ben saldo ottenendo un rudimentale pilota automatico. Poi mangiò con un appetito che sorprese anche lui, e si distese a prora.
Sul timone stava seduta in silenzio una bambina dalle orecchie a foglie di alloro e dai stupendi riccioli che giocavano col vento.
Hunt si ricordò allora che aveva una risposta da darle: ma c’era tempo per questo: chi può spezzare la matita che ritrae il nostro destino? Si girò dall’altra parte e dormì pacatamente perché, quella notte, gli fu concesso di non far sogni.


   
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