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 RIDATECI LA LUNA
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Capinera
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Inserito - 20/05/2007 :  18:53:48  Mostra Profilo  Visita la Homepage di Capinera Invia un Messaggio Privato a Capinera

Di per sé l’avventura si presentava rischiosa!
Tom era stato scelto tra mille volontari per la missione.
Disteso sul letto, quella notte si rigirava; non prendeva sonno, preoccupato per ciò a cui sarebbe andato incontro.
Guardava sull’orologio scorrere i minuti che passavano lentamente. Infine il trillo si fece sentire: driiiin.
Si alzò con calma, si vestì e, prima di uscir di casa, diede un lungo sguardo a ciò che lo circondava. Un sorriso si accese sulla sua bocca; lì era nato e vissuto, lì c’erano tutti i suoi ricordi.
Si presentò puntuale! Gli altri tre, che avrebbero condiviso con lui l’avventura, erano già sul posto.
Li salutò con un impercettibile cenno della testa, uno per uno.
Li aveva conosciuti durante l’addestramento ma non si erano scambiati che poche parole.
Fonz un omone alto e robusto, aveva lo sguardo accattivante che dava a tutti l’impressione di poter contare su di lui in ogni momento.
Stuzzicadenti era un tipo mingherlino, di poche parole e con l’occhio scaltro; faceva il meccanico di bordo.
Pappa Reale, mente vivace e sempre attiva, era l’unica donna del gruppo; alta e slanciata era il medico di bordo.

Si recarono all’ingresso della navicella che li avrebbe portati lontano, verso mondi nuovi e sconosciuti, e si augurarono reciprocamente la buona fortuna.
Non sarebbe stato facile vivere e convivere in quattro dentro uno spazio così angusto; l’intesa forse sarebbe stata difficile, ma ciascuno era consapevole che l’ affiatamento tra di loro sarebbe stato fondamentale per portare avanti e con successo la missione loro affidata.

Già… la missione!
Impresa veramente ardua: nientemeno!!!, dovevano ritrovare la luna che, a causa dell’urto con una grossa meteorite, era stata spinta fuori dalla sua orbita.
Dopo questo evento, sulla terra si erano verificati strani fenomeni: bambini nati con quattro orecchie, piante che crescevano con le radici all’insù e ignoravano così millenari processi naturali; stagioni che non esistevano più; la notte che si era trasformata in un giorno perenne; tutti erano tristi, non esisteva più il sorriso.

Al decimo giorno di viaggio i cosmonauti si svegliarono con una strana sensazione.
Pareva loro di essere spiati. Questa percezione era così forte che li spinse a correre verso gli oblò di bordo.
Attraverso gli spessi vetri videro strane forme che avvolgevano la navicella trascinandola verso una fonte luminosa che somigliava a una stella.
Senza sapere come, intuirono anche che queste strane forme non avevano cattive intenzioni nei loro confronti, anzi, parevano benevole.
Approdarono dolcemente e senza difficoltà su una impervia superficie rocciosa. Usciti dalla navicella, si guardarono attorno, prima increduli poi estasiati.
Colorate note musicali ondeggiavano nell’aria sospinte da un effluvio armonioso di suoni che loro non percepivano con le orecchie ma intuivano soltanto. Al centro della radura antistante c’era un enorme frutto di melograno.
Con sorpresa scoprirono che era lui il direttore d’orchestra! Il grande frutto, ormai maturo, quando gli furono vicini, cominciò ad aprirsi ed emise un profumato suono melodioso di saluto.
Rivolgendosi ai nostri eroi, disse ”So perché vi siete messi in viaggio e vi dico che la troverete la vostra amata luna, ma prima dovrete risolvere i tre enigmi che ora vi propongo. Il primo è questo!”

1 Eubulide, filosofo greco, domandò ad un mentitore: "Menti, quando dici di mentire?". Cosa rispose il mentitore?
“SI!” Gridò Tom, dopo essersi consultato con Pappa Reale. “Bene” disse Melograno “Ora tocca a Fonz”
2 La Sfinge chiese ad Edipo ”Qual’è l'essere che cammina al mattino con quattro, a mezzogiorno con due e alla sera con tre zampe, e che si dà il caso sia meno forte quando cammina con quattro zampe?”
Fonz guardò Pappa Reale con occhio interrogativo; lei gli fece l’occiolino; lui capì e disse a voce alta “L’uomo”; “Bravissimo” esclamò Melograno “Ora sta a Stuzzicadenti. Rispondi a questa domanda.”
3 Son gustosa e piccolina, sotto questa fogliolina. Cotta e spalmata sono ghiotta marmellata. Ma ancor più leccornia son con la macedonia. La mia amica Anna ci va matta … con la panna!
Stuzzicadenti, leccandosi le labbra, dopo la tacita approvazione di Pappa Reale, disse, “Fragola”

“Bingo!” disse, contento e musicale, il buon Melograno, “Ora però non indugiate, presto mettetevi in viaggio….”
Finalmente, su indicazione del loro protettore, i nostri eroi riuscirono a trovare la luna alla fine della via lattea; ma, aimé una grande porta sbarrava loro il passo. Ci volle la parola magica, conservata nello scrigno di cristallo dell’astronave, “hokus pokus filiokus” e voilà, come per incanto, la porta si aprì.
Dietro c’era la povera luna che stava esalando lentamente gli ultimi respiri, spegnendosi a poco a poco. Su di lei la grande meteorite con una grossa cannuccia le risucchiava con avidità la linfa vitale. Come liberare la povera luna?.
Pappa Reale, sempre pronta di riflessi, ebbe un’idea geniale. Dalla mini-arnia regolamentare, in dotazione alla navicella, liberò in volo un piccolo sciame di api, dopo avere imbevuto il pungiglione con una sostanza esilarante. Lo sciame accerchiò e punse da ogni parte la meteorite che cominciò a sbellicarsi ed a ridere a crepapelle, volteggiando per l’aria come una mongolfiera.
Stuzzicadenti tirò fuori dal ripostiglio dell’astronave un grandissimo sacchetto di cellophane di marca Kuki e lo depose sotto la luna, poi, piano piano, ce la fece scivolare dentro. Tom e Fonz lentamente legarono alla navicella il megasacchetto, con dentro la luna stanca.
Fu così che i nostri eroi ripresero il viaggio di ritorno. Mentre si avvicinavano all’amata terra gioivano in cuor loro per la riuscita della missione. Erano partiti che non si conoscevano e oggi si ritrovavano amici veri; questo era un altro motivo di gioia.
Intanto sulla terra regnava una grande agitazione. L’acqua era da tempo calata, i mari continuavano a ritirarsi sempre più; quasi tutti gli uomini avevano perso la speranza; nessuno dormiva da lungo tempo e il nervosismo era altissimo. I nasi rivolti verso il cielo aspettando invano da mesi un evento che non arrivava.
Ma quel giorno ecco un segno, una luce abbagliante seguita da una scia di arcobaleno. Tutti capirono che la vita stava tornando. La luna lentamente ricompariva. E, con lei, il giorno e la notte, le stagioni; insomma tutto quanto poteva far fiorire la vita sull’amata terra.
SU questa terra così incredibilmente bella che si muove, gioca e danza con la nostra esistenza.

   
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