la vecchia tasca dei jeans
è ancora piena
di tutte le provocazioni
della nostra giovinezza,
quando sulle nostre primavere,
che credevamo eterne,
cantavamo canzoni di rivolta;
io, forse, indosso ancora
quei vecchi jeans sdruciti
con addosso frasi di Kerouac
e tutta la bellezza,
feroce e primitiva,
dei nostri sogni infantili,
mentre già sanguinava
la ferita del disincanto;
la vecchia tasca
conserva ancora
il sudore delle corse,
l’idea d’essere diversi
tra mille retorici discorsi
e, alla fine, ecco
lacrimiamo su quelle ingenuità,
mentre altri han fatto il mondo
coi sentimenti inscatolati
dalla Tv e dalla stampa platinata,
ma io ancora mi ritrovo
all’alba appollaiato
sotto un’alba di viole
con questa vecchia tasca
che non trascolora